La magia della semplicità
Dopo il prevedibile grande (ma ci permettiamo di aggiungere) ed esagerato arrivo di Grand Theft Auto 5 sui nostri schermi videoludici, i giocatori di tutto il mondo si possono, almeno per il momento, rilassare un pochino prima che la fame di titoli da tripla A, del calibro di Beyond: Due Anime, Batman: Arkham Origins e Assassin’s Creed IV: Black Flag, rendano questo ottobre 2013, uno dei mesi più caldi dell’anno, almeno dentro i nostri negozi di fiducia. Ma dimentichiamo per un momento la grafica pompata, gli effetti speciali pazzeschi e le fasi di gameplay che mixano tutti i generi possibili. Chiudiamo per un attimo gli occhi e ricordiamo di come i videogiochi, alle volte, possiedano un’anima, sotto lo smalto pixelloso che li riveste e dietro a tutte le nuove futures introdotte per renderli sempre al passo con i tempi. Aprendo gli occhi nuovamente, avrete davanti Rain, un titolo talmente semplice da poter essere frainteso e soprattutto incompreso, ma carico di un’atmosfera cosi ipnotica e contagiosa, da trasformare l’esplorazione in poesia dalle note malinconiche, le fughe in veri e propri stati di ansia e i silenzi in pura serenità per il nostro cuore. Del resto, Rain lo abbiamo notato e desiderato sin dalla sua primissima apparizione, soprattutto perché ci ha ricordato tantissimo la magia delle opere di Fumito Ueda. La verità è che, in un periodo cosi ricco di titoli che rasentano i colossal di Hollywood, fa sempre piacere scoprire in un angolo nascosto timide opere capaci di farci sognare. Rain nasce anzitutto come un progetto coraggioso, Playstation C.A.M.P., che scopre nuovi talenti tra le software house giovani. Se a questo aggiungete il supporto di Acquire e Japan Studio, il quadro sarà completo. Vi accompagniamo nell’universo di Rain adesso, dove la pioggia sarà la vostra fida compagna di viaggio.
Uniti dalla pioggia notturna
La delicata storia di Rain viene narrata senza voci fuori campo o protagonisti pieni di sé. Quello che succede intorno a noi, viene raccontato schermata dopo schermata, attraverso le parole impresse nel mondo di gioco, e che raccontano di una notte di pioggia, dove un bambino rimasto solo si affaccia alla finestra per ingannare il tempo. Ed ecco che all’improvviso scorge la sagoma di una ragazzina sulla strada. La piccola è inseguita da inquietanti creature, che come lei appaiono solo sotto la pioggia. Il ragazzo si arma di coraggio e inizia a inseguirla, diventando egli stesso preda dei misteriosi nemici semi-invisibili. Ed è cosi che inizia la nostra avventura sotto la pioggia incessante, tra le strade di una città avvolta dall’oscurità della notte. Non sappiamo nulla sulle vite dei due protagonisti, ma in cuor nostro, sin dall’inizio del gioco, sappiamo che dobbiamo aiutare la povera ragazza, risucchiata anche lei in una sorta di limbo, dove forze oscure tentano di sopraffarci. Quella di Rain è una storia di amicizia, e perché no, anche d’amore, quello più puro, quello innocente, che ci spinge ad aiutare una persona che non conosciamo nemmeno, ma che sta vivendo il nostro stesso inferno tra le strade della città dove regna il silenzio, interrotto solo dalla pioggia. L’amore per la libertà vista con gli occhi di un bambino, capace di riportare la luce dove il buio regna sovrano. Rain non vanta una sceneggiatura brillante, ma si accontenta di visualizzare sullo schermo qualche frase accompagnata da puntini sospensivi. Tutto il resto è raccontato con i gesti, con semplici immagini e con la musica. Semplici artifizi, ma che alimentano l’atmosfera, regalando al giocatore emozioni forti, come tristezza, malinconia, ma anche sollevo e serenità, e anche una lacrima, ve lo anticipiamo, durante le battute finali.
Oltre il buio
La prima cosa che colpisce in Rain è la delicata semplicità che irradia l’intera produzione: durante il nostro avanzare, compariranno intere frasi sulle superfici dei muri che racconteranno cosa sta succedendo attorno a noi, mentre note delicate accompagneranno il dolce suono della pioggia battente e i nostri passi incerti. Lo scenario di gioco è rappresentato dalle strade secondarie e dai vicoli di un paesino, la cui architettura ci ha ricordato diverse città europee. Niente colori accesi: le tinte di Rain sono prevalentemente scure, sia perché il gioco è interamente ambientato di notte, sia per rappresentare quel senso di malinconia e tristezza che salta subito all’occhio (e al cuore) sin dalle prime schermate. Quello che vediamo è reso possibile grazie alle luci dei lampioni della città. Il titolo non abbonda di chissà quanti poligoni. In effetti, il comparto grafico non si difende molto bene perché arretrato e tormentato da texture a volte un po’ troppo sgranate. Ma qui sono l’atmosfera e lo stile in cui viene rappresentata che contano, e Rain regala scenari gradevoli che accentuano la condizione emotiva onnipresente in questo titolo, rappresentata da un senso di solitudine, tristezza ma anche voglia di scoprire cosa sta succedendo intorno a noi. Un plauso va infine al sistema delle inquadrature decisamente dinamico: si va dalle vertiginose inquadrature dall’alto, a quelle alle spalle del protagonista, ad altre frontali che schiacciano l’occhio ai platform bidimensionali. Un sistema che accompagna il protagonista continuamente, svelando, attraverso varie angolazioni, un universo di gioco affascinante quanto ricco di insidie. Il frutto questo di una regia magistrale, che non smetterà mai di stupirvi. Dulcis in fundo una colonna sonora eccezionale, delicata e che ci accompagna per tutto il viaggio con le sue note memorabili (non possiamo non citare Claire de Lune di Debussy).
In fuga dall’incubo
Il gameplay di Rain appare sin dagli inizi abbastanza semplice: il nostro semi-invisibile alter-ego può correre, saltare, arrampicarsi e interagire con porte, cunicoli e vie d’uscita simili. Come si può facilmente intuire, la pioggia ci rende visibili, mentre le coperture come tetti, gallerie e cornicioni nascondono la nostra presenza. Sfortunatamente, questo vale anche per i nostri nemici: avremo a che fare con vari tipi di mostri, alcuni simili a lupi feroci ed altri a giganti, ma mansueti. Il nostro vero nemico e in un certo senso boss del gioco, è l’Oscuro. Questa entità sarà una sorta di Nemesis (Resident Evil 3) che vi darà la caccia dall’inizio alla fine, donando a questa avventura malinconica un pizzico di survival horror. Non siamo eroi e non brandiamo armi, perciò se i mostri ci raggiungono siamo praticamente morti. Per salvarci la pelle sarà necessario sfruttare le coperture per renderci invisibili ai mostri, in altri casi invece bisognerà attirare la loro attenzione facendo rumore in modo da allontanarli dalla via d’uscita o costringerli a rompere ostacoli per noi. All’occorrenza sarà invece necessario darsela a gambe e correre a più non posso per cercare un riparo prima che ci raggiungano. Un po’ avventura stealth un po’ survival/horror, Rain ha la capacità di innescare diverse emozioni dentro di noi, dalla nostalgia, alla tristezza, all’ansia costante! Mano a mano che avanziamo apprendiamo nuove futures, come la possibilità di renderci visibili attraverso pozze di fango, ma che ci renderanno facili prede dei nemici (sarà infatti necessario immergerci nell’acqua per tonare invisibili), nuovi nascondigli e via dicendo. In sostanza, le meccaniche di gioco potrebbero apparire abbastanza semplici e lineari, ma il fatto che un passo falso basti e avanzi per condurvi a morte certa, vi invoglierà a proseguire e a procedere con cautela. La longevità sfortunatamente è davvero bassa: stiamo parlando di due, al massimo tre ore, per completare gli otto capitoli presenti nel pacchetto disponibile su Playstation Store. Una durata che purtroppo non è direttamente proporzionale alla somma da dover sborsare per acquistarlo. Potrete infine rigiocare l’avventura selezionando capitolo specifici e raccogliere oggetti bonus, ovvero i ricordi dei protagonisti. Nulla di più.
Conclusioni
Rain è un classico prodotto di nicchia, non adatto a tutti, a causa della sua stessa natura: la semplicità. E’ un gioco semplice, forse troppo facile e a tratti ripetitivo, ma soprattutto troppo breve. Eppure, è proprio nella "leggerezza" dei contenuti che questo piccolo capolavoro Sony esprime il suo potenziale. L’atmosfera sognante e la semplicità delle meccaniche tengono in mano le fila dell’intera produzione, come Limbo, Journey e il recente Brothers hanno fatto prima di lui. Qui sono le emozioni e le sensazioni a fare da padrone di casa e dove tutto il resto risulta quasi esclusivamente accessorio, compreso il gamaplay che, nonostante appaia intrigante all’inizio, potrebbe risultare lineare dopo un po’. Questo titolo è consigliato dunque a tutti i giocatori che cercano un’avventura semplice, poetica e per nulla impegnativa. Un’emozione da vivere a portata di pad, ma ricordando che, come tutte le emozioni vere, anche Rain è un’emozione breve, ma decisamente intensa e indimenticabile.