C’era una volta un paese, il Giappone, dove viveva un ragazzino di sessanta e rotti anni di nome Shigeru; Shigeru aveva trovato lavoro molto presto come creativo in una piccola azienda di carte da gioco che, da circa trent’anni, aveva deciso di cambiare rotta diventando poi uno dei più grandi colossi mondiali del videogioco, quella cosa elettronica che ti pone di fronte realtà interattive… Insomma, quella cosa che ti brucia la fantasia, che fa uccidere la gente, quella cosa lì. Shigeru, però, era diverso: lui amava raccontare delle sue gite nei boschi, era amico di uno strano magazziniere italiano, adorava suonare strumenti musicali e, a quanto pare, amava particolarmente anche la natura+… In tutto questo Shigeru aveva capito che costruire videogiochi attorno alle proprie passioni e alle proprie esperienze personali sarebbe stato il modo più genuino per donare queste stesse esperienze a un pubblico più grande: la formula è risultata vincente e oggi questo ragazzino di sessant’anni ci accompagna per mano tra le foglie, i ruscelli e tante strane creature in un mondo così incredibilmente simile al nostro eppure tanto diverso… Ci prende per mano con la forma di tanti animali colorati (o sono piante, chi può dirlo) pronti a tutto per farci sopravvivere… Ma vogliamo davvero tornarci, su Koppai? Si sta così bene qui…

Fuga dalla carestia

Sul pianeta Koppai la gente non se la passa troppo bene, nossignore… A causa dell’incompetenza e della poca furbizia degli abitanti, infatti, le risorse alimentari stanno per finire e la situazione è drammaticamente vicina a quella di una vera e propria carestia. Tre esploratori, a bordo della navicella Drake, partono seguendo rotte insolite e improvvisate e trovano un pianeta apparentemente ospitale dove si rilevano grandi quantità di frutta, il cibo preferito dagli abitanti del loro pianeta natale… Eh, poi, grandi di nome, di quantità e pure di fatto! Su questo strano pianeta ricoperto dalla vegetazione e composto per la massima parte d’acqua la frutta è gigantesca! Durante la sequenza di atterraggio, tuttavia, la Drake precipita… Alph, ingegnere di bordo, si trova da solo al fianco della sua navicella… Dove saranno Brittanny, la ricercatrice, e il capitano Charlie? Bisognerebbe guardare in giro, aiutarsi con il dispositivo KopPad, ma è tutto così immenso… Per fortuna, Alph incontra alcuni esserini amichevoli, di tanti colori… Nascono come piante ma si comportano come animali, e dei più fedeli per giunta… Sono i Pikmin! Grazie al loro aiuto ricongiungersi alla ciurma e recuperare un sacco di frutta saranno entrambi giochi da ragazzi!

Alienati sulla terra

Le premesse di Pikmin 3 sono delle più semplici, come avete letto: si è inseriti istantaneamente in quella che è una vera e propria missione di sopravvivenza dove non solo bisogna pensare a fuggire dal pianeta quanto prima ma anche a guadagnarsi più frutti possibili grazie all’aiuto dei Pikmin! Interagire con il pianeta e con quegli strani esseri è estremamente intuitivo: con lo stick analogico si muove il personaggio selezionato, premendo A si lanciano i Pikmin o i propri compagni (quando possibile) e grazie a schivate, movimenti rapidi e al sempre fidatissimo fischietto, ognuno assegnato a un determinato tasto a seconda dello schema di controllo utilizzato, si può ragionare su eccellenti strategie che uniscono esplorazione, raccolta e battaglia, specie per i tanti nemici presenti, all’apparenza inoffensivi per il nostro occhio umano ma più che mai letali per i piccoli protagonisti. Tornano i Pikmin ‘basilari’ conosciuti nel primo episodio: quello rosso, combattivo e resistente al fuoco; quello blu, leggermente più debole ma capace di nuotare e combattere sott’acqua; quello giallo, da ultimo, più leggero e ottimo per i ‘lanci lunghi’ e con una propensione bizzarra all’essere elettrificato senza danno alcuno. Anche se non v’è traccia dei colori viola e bianco (perlomeno, non nella modalità Storia) sono presenti due nuove specie: il Pikmin roccia, pesantissimo ma ottimo per distruggere muri di vetro ed ostacoli di cristallo e quarzo, e il Pikmin alato, capace di tagliare i percorsi aggirando gli ostacoli ed estirpare le erbacce ma molto curioso e quindi con una maggiore tendenza alla disobbedienza. Sparsi per le cinque zone di gioco si possono incontrare i nemici più bizzarri: si tratta di animalacci curiosissimi i quali prendono in prestito tratti da bestiole realmente esistenti e li esagerano, portando a risultati comici, mai troppo spaventosi; perfino i grandi colossi, maestosi boss delle varie aree, sono molto meno inquietanti se li si osserva con gli occhi e la razionalità di noi esseri umani… C’è solo un problema: se per noi un granchio, una coccinella o un bruco sono poca cosa, per i tre alieni sono tutti esseri mastodontici che amano divorare Pikmin più di ogni altra cosa! Per questo è necessario, innanzitutto, osservare i movimenti di questi piccoli mostri, studiarne punti forti e debolezze e attaccarli solo quando le opportunità sono davvero più ghiotte… Abbiate fede, lanciare dei Pikmin a caso porterà solo a immensi disastri! I colossi, oltretutto, nascondono pattern e zone più deboli alle quali è necessario mirare con una cura ancora maggiore, studiando la strategia con un’attenzione ancora più meticolosa. Tra uno scontro e l’altro, Alph e gli altri possono recuperare la frutta sparsa per le zone accessibili, alcune delle quali vanno necessariamente rivisitate quando si ottengono più specie di Pikmin e cipolle più capienti: con un massimo di cento ‘soldatini’ in campo, evoluti da foglioline a fiori grazie al nettare e potenziabili con spray ultrapiccanti, si possono abbattere muri di sabbia, distruggere rocce, sorvolare fiumi e laghetti e recuperare fragole, arance, mele… che, per una meravigliosa scelta creativa, non avranno mai questo nome! I tre alieni, non conoscendo la nomenclatura ‘terrestre’ di questi alimenti, si sbizzarriranno a trovarne tra i più divertenti e insoliti, e tutti comunque corrispondenti alla natura del loro aspetto e del loro sapore: ogni frutto, se spremuto, offre un certo quantitativo di succo necessario alla sopravvivenza notturna sull’astronave; se vengono a mancare i succhi, l’esplorazione non potrà proseguire e sarà Game Over immediato… Ma non preoccupatevi, di frutta ce n’è davvero tanta, bisogna solo stare attenti ad utilizzare la durata del giorno in maniera efficace per non sprecare nemmeno un secondo! Parlando di pianificazione non si può certo tralasciare la funzione del WiiU GamePad: oltre a poter essere utilizzato come sistema di controllo, il GamePad, trasformato nel KopPad dei nostri intrepidi protagonisti, offre al giocatore la possibilità di controllare in tempo reale la mappa, controllando a tempo fermo le zone già esplorate, la posizione della frutta ed eventuali ostacoli, rilievi e nemici sparsi in giro; come se non bastasse, è possibile fare in modo che l’alieno controllato si muova automaticamente verso una zona evidenziata della mappa (come avviene in tutti i normali RTS) seguendo la strada più breve disponibile… Bisogna stare attenti, però, in quanto durante questo processo i protagonisti e i Pikmin ignoreranno i nemici o altri obiettivi utili, portando a conseguenze che potrebbero rivelarsi nefaste! Il GamePad può essere utilizzato anche per analizzare i documenti collezionati nel gioco, scattare fotografie in prima persona da condividere sul Miiverse, visualizzare le istruzioni e le informazioni sui Pikmin e sulla frutta, oltre a fungere da schermo alternativo nel caso si voglia giocare a TV spenta. Per concludere, oltre alla modalità Storia, sono presenti una modalità Missione, divisa in raccolta di frutta, scontri con normali nemici e con i colossi, dove tempi e medaglie possono essere inseriti in una classifica collegata alla rete per paragonare i punteggi con gli altri giocatori e una modalità Bingo, esclusiva per i giocatori in locale, dove gli alieni in gioco dovranno accumulare nemici, frutti e tesori seguendo gli schemi di una schedina della tombola: il primo che riempie una linea diagonale, verticale o orizzontale si aggiudica la gara!

Un mondo perfetto

Prima persona. Via, si va. In una recente discussione mi è capitato di discutere con il mio collega Mikhail della differenza tra un gioco Nintendo e un gioco di Shigeru Miyamoto: per alcuni potrà sembrare solo una piccola formalità ma, credetemi, c’è differenza. Anzi, non credo sia nemmeno necessario spiegarvelo: se si gioca a un prodotto nato da una delle più geniali menti del videogioco, ‘antico e moderno’, le peculiarità si vedono, si vedono i colpi di genio, soprattutto si nota la cura, il calore, l’affetto che il designer ha avuto per la sua opera. Con Miyamoto funziona così, e questo perchè lui voleva andare oltre il gioco: voleva condividere l’esperienza, portare su schermo i suoi vissuti. Boschi? Bum, Zelda. Magazziniere? Bum, Mario. Voglia di suonare uno strumento? Bum, Wii Music (liberi di dissentire sulla sua effettiva qualità). E’ a causa di questa cura, di questa ferrea volontà di fare le cose bene e per un bene, che posso affermare con certezza una cosa: potete sforzarvi quanto volete di trovare errori seri in Pikmin 3, ma non ci riuscirete. Le interfacce sono perfette, perfetta la modalità alternativa, equilibrati e vitali sono la storia e i suoi obiettivi… Le uniche cose che possono far storcere il naso sono la, a volte, eccessiva facilità e la scomodità intriseca all’uso del GamePad, fortunatamente sostituibile con la collaudata accoppiata WiiMote (normale o Plus) e Nunchuck. E’ una quasi-perfezione, insomma, che sopravvive grazie alla cura e all’affetto, aspetti che, in questi giorni, nell’era dei voraci blockbuster spesso senz’anima, è difficile recuperare.

Aggiungiamo che anche la colonna sonora è intelligente e mai invasiva, che la grafica raggiunge una delle vette più alte mai viste su console (la frutta è imperfetta e ammaccata, parliamone, e i riflessi di modelli e ambientazioni sono commoventi) e che il tutto ha una giusta durata e un ottimo confezionamento e via: se vi interessa, avete una ragione per possedere una WiiU. Finalmente, poi. E, ve lo dico onestamente, io non amo particolarmente gli strategici in tempo reale, ed è pure il primo gioco della serie al quale mi avvicino. E dopo 20 ore ho raggiunto, comunque, la massima percentuale possibile: perchè la bellezza richiama, la bellezza lo richiedeva, ignorarla sarebbe stato un atto criminoso. Grazie, Shigeru: di esempi di cura e amore per il proprio lavoro e per la propria vita non ne abbiamo mai abbastanza.

Conclusione

Uscite dall’abitudine e preparatevi a camminare in una valle di amore con i piccoli occhi di tre alieni e circondati dal caloroso abbraccio di chi ha dato loro la vita. Da un cervello sessantenne emerge un’opera che sorprende, entusiasma e rasserena in quasi ogni suo aspetto, dove l’unica barriera può essere solo quella del gusto. Pikmin 3 continua a far brillare la serie di cui fa parte della unicità che l’ha sempre contraddistinta, proponendosi ancora come l’alternativa a chi vuole vivere qualcosa di insolito, meraviglioso e appagante: tre alieni, tanti piccoli amici, un mondo così familiare eppure così nuovo, pungente, curioso, che muore dalla voglia di essere esplorato, per forza, fino in fondo. Ed è un ‘per forza’ che non è costrizione: è un ‘per forza’ che nasce spontaneo da quella che è una volontà quasi automatica di avvicinarsi e di assaporare il bello, qualsiasi sia la sua forma. Perchè Pikmin 3 è un mezzo paradigma del ‘bello videoludico’, se vogliamo. E lo vogliamo? Beh, noi possessori di WiiU lo vogliamo di sicuro… Una gemma vera, unica, per una console che aveva bisogno VERO di un abbraccio simile, di simili coccole, dell’amore di un grande cuore di uomo cresciuto con corpo e testa ma mai, grazie al cielo, con il cuore.

CI PIACE
  • Gameplay ancora unico, fresco, che non stanca
  • Realizzato con un’anima e un pensiero di altri tempi, e si vede
  • Tecnicamente sublime, il meglio sicuramente su WiiU, soprattutto per gli effetti di luce, degli elementi naturali e della frutta
  • Attira con un magnetismo insolito: se si comincia, bisogna finirlo al 100%
NON CI PIACE
  • Brittany è seriamente insopportabile
  • A tratti è un tantino semplice
Conclusioni

Pikmin 3 è la dimostrazione che il cuore, producendo un videogioco, anzi, generandolo, lo si può ancora utilizzare. Splendido sotto ogni aspetto, è costruito con una cura tale da spazzarne via tutte le pochissime imperfezioni facendo emergere l’umanità di chi così lo ha voluto, di chi così lo ha plasmato. La WiiU aveva decisamente bisogno di un prodotto di questo tipo.

9.5Cyberludus.com

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