Rivoluzione o autodistruzione?
Nel corso degli ultimi anni, abbiamo visto le nostre saghe preferite subire drastici cambiamenti alla radice; vuoi perché le meccaniche sono ormai obsolete, vuoi perché quanto offerto non soddisfa più l’utenza, diversi brand di grande successo sono stati sottoposti ad un restayling totale. Tomb Raider ad esempio, dove l’impavida e sfacciata Lara Croft è adesso più giovane, fragile e alle prime armi; Devil May Cry, che oggi vanta protagonista, trama, ambientazioni e personaggi molto diversi rispetto alla serie originale. Nel genere survival horror due sono invece le serie più celebri che hanno venduto l’anima per tentare disperatamente di attirare intere fette di pubblico: Resident Evil ha centrato il bersaglio (a discapito però degli irriducibili fan amanti dell’horror), snaturando sé stessa attraverso massicce dosi di azione, sparatutto in terza persona ed action/adventure. Konami invece ha dato il via alla fine dei tempi d’oro di Silent Hill passando il brand dalle sapienti mani giapponesi del Team Silent a diversi team americani che, pur regalando qualcosa di nuovo alla saga più disturbante di tutti i tempi, hanno inquinato le atmosfere evocative, i silenzi penetranti, la profondità della storie, i complessi personaggi, le creature uscite dal peggiore dei nostri incubi più contorti e in generale la classica formula del “non fa paura ciò che vedi di fronte a te, ma ciò che immagini ci possa essere dietro l’angolo dopo aver sentito quegli strani rumori in lontananza”. Questo 2012 poi si sta rivelando una pessima annata: dopo qualche sorriso strappato da Downpour, che potenzialmente poteva regalare tanto ma cosi non è stato, e dopo le critiche (in buona parte meritate, ma in minima parte forse anche un po’ troppo esagerate) nei confronti di Revelation 3D, ci troviamo costretti a giudicare e valutare Silent Hill: Book of Memories, lo spin-off della serie esclusivo Playstation Vita e sviluppato dai ragazzi di Wayforward, (autori di Shantae e del più recente Mighty Flip Champs!). La serie aveva regalato tantissimo all’universo portatile grazie al debutto di Origins su Playstation Portable. Questo nuovo capitolo inaugura in maniera pessima l’era touch di Sony e infligge l’ennesimo colpo di grazia alla saga. Scopriamo assieme il perché.
Un compleanno da dimenticare
Il drastico cambio di rotta e la ventata (tutt’altro che gradita) di novità di questo capitolo iniziano proprio con la storia. Per la prima volta nella serie, non saremo noi a imbatterci intenzionalmente o casualmente a Silent Hill, ma sarà la città stessa a prendere forma negli incubi del nostro alter ego. Nelle prime fasi di gioco impersoneremo un adolescente, che il giorno del suo compleanno riceverà una visita inaspettata: l’enigmatico postino Howard (già conosciuto in Silent Hill: Downpour), che consegnerà al ragazzo un pacco misterioso, a quanto sembra proveniente da Silent Hill. Data la provenienza, decisamente non il migliore dei regali. Avremo tra le mani nientemeno che l’antico libro delle memorie, in cui ogni pagina parla della nostra vita, che potrà essere riscritta e cambiata, ma solo intraprendendo un viaggio onirico e infernale, molto simile ad un incubo, in cui la morte rappresenta la minore delle sfortune. Il ragazzo non sarà l’unico protagonista della storia ed altri personaggi incroceranno il suo destino, fino a riunirsi per combattere assieme gli orrori della propria mente. Scordatevi intrecci contorti e disturbanti, personaggi dalla psiche deviata e momenti di puro terrore: la trama di Book of Memories rappresenta solo un pretesto per tornare a Silent Hiil, o meglio, quello che ne rimane nei ricordi ormai appannati di Konami. Farsi coinvolgere dalla storia è praticamente impossibile dato che riavere il posto di lavoro soffiato dal nostro collega antipatico o conquistare la ragazza del liceo con cui vogliamo uscire non frega nulla a nessuno, soprattutto ai fan storici della serie, che hanno visto padri tentare di ritrovare la propria figlia scomparsa, mariti ricevere lettere dalla moglie morta e scapoli intrappolati nel proprio appartamento. Questo nuovo viaggio a Silent Hill appare sin dai primi istanti forzato, senza ragion d’essere e l’unico desiderio che nasce livello dopo livello è la comparsa dei titoli di coda.
Tanti muscoli, ma poco sforzo
Non c’è cosa più deludente che avere tra le mani un gioiello tecnologico di elevata potenza tecnica e rendersi conto dopo pochi minuti che nessuno sforzo è stato fatto per rendere Playstation Vita fiera di “ospitare” un capitolo di Silent Hill. Tecnicamente, Book of Memories sembra un vecchio progetto pensato per Playstation Portable. Abituati alle meraviglie tecniche di Uncharted, LBP e Gravity Rush, abbiamo fatto fatica a ricordarci che il codice mandatoci da Sony girasse sulla nuova console portatile. Da un lato siamo stati indubbiamente colpiti dal malinconico ed interessante menù di avvio, dalle ambientazioni avvolte nell’oscurità e dal design dei livelli e dei nemici decisamente ispirati a quelli della serie: ruggine, sporco e fiamme decorano ogni livello, pieno zeppo di nemici storici; dalle infermiere, ai cani infernali, fino ad arrivare a guest star come Pyramid Head e altre vecchie conoscenze che non vi sveleremo giusto per non rovinarvi la sorpresa. Il tutto gestito da un discreto sistema di illuminazione che funziona piuttosto bene. Il dramma nasce anzitutto dalla novità più spiazzante di questo capitolo: la visuale isometrica. Tutto è visto e vissuto dall’alto e non più in terza persona. Questa pessima trovata spiazza i veterani della serie sin dai primissimi istanti, spezzando irrimediabilmente ogni sentore di tensione, dato che i nemici appariranno senza destare sorpresa. Gli scenari sono poco dettagliati e caratterizzati da texture decisamente sottotono. I modelli poligonali dei nemici sono disegnati e “pompati” alla buona e lontani anni luce dal timore e dal quel senso disturbo che tanto abbiamo amato nei vari capitoli della serie. Le animazioni infine risultano a dir poco legnose, a tal punto che ci siamo domandati se questo titolo non fosse effettivamente in sviluppo da almeno quindici anni. Un vero peccato: un po’ di ruggine non basta di certo a ricreare l’atmosfera celebre che ha reso questo serie unica e inimitabile. A salvarsi ancora una volta, come in ogni Silent Hill, è il comparto sonoro, impreziosito dalle melodie evocative di Daniel Licht, già autore della colonna sonora di Downpour. E’ stata una gioia riascoltare anche l’inconfondibile e seducente voce di Mary Elizabeth McGlynn, protagonista di alcune delle più belle canzoni dell’intera serie. Abbiamo notato tuttavia che alcune tracce non fanno altro che susseguirsi livello dopo livello fino al completamento di una Zona. Forse un po’ di varietà avrebbe giovato ai nostri timpani stanchi di pezzi già sentiti. Buono anche il campionario suoni, ma davvero poco ispirato il doppiaggio in italiano: che non ce ne voglia a male Sony, ma per Silent Hill preferiamo le voci originali.
Dove sono?
Book of Memories si discosta totalmente dal concetto di survival horror come da quello di action/adventure a sfondo grottesco. Possiamo in effetti definirlo come una sorta di hack’n’slash sulla falsariga di Diablo o Torchlight. In questo contesto dunque, la visuale isometrica risulta la più adatta per questa tipologia di giochi. Sin da subito potremo creare il nostro alter ego seguendo le nostre preferenze: niente personaggi “silenti” purtroppo, ma solo teen-ager che vanno dal classico studente modello, al rockettaro, al nerd, all’emo, che possiamo personalizzare con vestiti, accessori gadget che otterremo avanzando livello dopo livello. I primo di questi fungerà da tutorial: con i tasti quadrato e triangolo impugneremo le armi, che spaziano dai classici coltelli, accette e tubi di ferro, fino ad arrivare a fucili e alle doppie mitragliatrici. Alternandoli svilupperemo delle combo più o meno potenti contro i nemici più ostici. Le armi bianche saranno destinate a consumarsi: sullo schermo saranno distinte da un colore inizialmente verde che passerà molto presto dal giallo al rosso. Potrete impugnare due armi o due pistole per mano. Altri strumenti pesanti invece richiederanno l’utilizzo di entrambi gli arti contemporaneamente. Alcuni livelli abbondano di viveri, altri no. Vi consigliamo quindi di non sprecare medikit e munizioni se non sarete costretti a farlo. Al tasto cerchio sono assegnate la parata e la schivata (accoppiata con l’analogico sinistro per scegliere una direzione). Infine con il tasto X interagiremo con ambienti e oggetti dello scenario. Dopo qualche minuto realizzeremo che i livelli non sono altro che innumerevoli stanze e corridoi semivuoti, che nascondono però oggetti importanti da collezionare, tra i quali pagine del nostro diario, informazioni su quello che ci sta capitando, chiavi inglesi per riparare le armi e parti di un enigma. La maggior parte delle missioni infatti, potranno essere terminate solo ed esclusivamente dopo aver recuperato tot pezzi e/o oggetti sparsi negli angoli più remoti dei livelli. Esplorando continuamente corridoi e stanze coperte di ruggine, ci siamo imbattuti in non pochi nemici, tra i quali non potevano mancare le celebri infermiere e i cani infernali. Nonostante l’intelligenza artificiale non fosse certo tra le più acute, abbiamo notato una certa resistenza dei nemici, quasi incapaci di cadere a terra anche dopo trivellate di proiettili, un particolare che ci ha suggerito una pessima calibrazione che, unita alla povertà di medikit e munizioni in diverse stanze, ha provocato non poche morti e parolacce in redazione. Il sistema di combattimento funziona discretamente, ma la ripetitività delle azioni (esplora, cerca il pezzo, uccidi i nemici) e il backtracking inizieranno a farsi sentire prima di quanto pensiate. Le caratteristiche vite sono sfruttate al minimo: giusto qualche scorrimento del dito sullo schermo per selezionare un oggetto o per spostarlo durante un enigma. Nulla di più. Interessante ci è sembrato invece il sistema di moralità: in base ad alcune nostre decisioni e al punteggio ottenuto dall’esito dei combattimenti, l’indicatore posto nella parte alta dello schermo oscillerà tra il sangue e la luce. Tutto questo modifica sensibilmente il comportamento dei nemici e di alcuni personaggi in cui ci imbatteremo nel corso del nostro viaggio, senza contare i ben sei finali diversi da sbloccare. Peccato però che il sistema funzioni malissimo: abbattuti i nemici, dovremo passarci sopra per raccogliere (automaticamente) le frattaglie rimaste. Ma a volte, raccoglieremo indistintamente sia liquido di luce che di sangue, soprattutto quando saremo accerchiati dalle creature e saremo costretti a spostarci velocemente. Il punteggio infine sarà essenziale per acquisire i crediti da consumare nello store gestito guarda caso dal postino Howard (che un postino gestisca una bancarella nel tempo libero poi è una cosa che ci fa ridere, giusto per non piangere), in cui potremo ottenere nuove abilità, armi e proiettili se raccoglieremo diverse somme di denaro livello dopo livello. Inoltre, come in ogni dungeon crawler che si rispetti, saliremo di livello zona dopo zona e avremo la possibilità di assegnare al nostro personaggio abilità specifiche e amuleti di vario tipo. Buona la longevità, che vi terrà a bada per almeno dieci ore. Due parole vanno dedicate alla corposa modalità multiplayer (sia online che locale) che abbiamo avuto modo di testare e che in definitiva rappresenta l’unico oggetto di interesse di questa produzione per passare qualche oretta in compagnia degli amici a fare piazza pulita di aberrazioni silenti fino a un massimo di quattro giocatori. Giocare in compagnia risulta nettamente più divertente e scongiura anche quelle situazioni in cui la salute è bassa e le armi sono poche. Interessanti sono i match online: caricamenti a parte (presenti del resto anche nella campagna principale), le sfide ci hanno allietato diversi pomeriggi, senza mai dimenticare purtroppo la totale assenza di terrore e di tensione.
Conclusioni
Ormai è ufficiale: la serie Silent Hill è precipitata in un baratro senza fondo, dal quale rischia seriamente di non uscirne più. Book of Memories rappresenta il colpo di grazia, a causa di una formula totalmente diversa da quella che conoscevamo. Trama piatta, personaggi patetici, visuale isometrica e un comparto tecnico sottotono, si aggiungono ad un gameplay privo di ansia e della minima componente horror, in favore di un approccio action/Rpg. Se da un lato la giocabilità risulta a tratti divertente (soprattutto in multiplayer), le angoscianti fasi di caricamento, la pessima calibrazione della curva di difficoltà, la ripetitività di fondo e la consapevolezza che, spin-off o meno, siamo comunque a Silent Hill e non in una brutta versione di Diablo, spiazzano inesorabilmente il giocatore. Che i fan della serie stiano alla larga da questa produzione onde evitare delusioni cocenti. Detto ciò e assodato che questo non è un Silent Hill alla vecchia maniera, la parentesi (si spera breve!) intrapresa con l’ hack’n’slash e la modalità cooperativa, potrebbe interessare e tutto sommato divertire i possessori di Vita che desiderano un action/rpg semplice e immediato (ma colmo di lacune), per passare qualche oretta a sterminare creature infernali. E solo per questo regaliamo la sufficienza, non come capitolo di Silent Hill (in questo caso già un 4 sarebbe un regalo pre-natalizio), ma come titolo. Ma anche qui un altro nemico si frappone tra l’utente e il prodotto: il prezzo. Spendere 49, 90 euro per un’esperienza tipica da prodotti venduti in digital delivery a prezzo abbordabile, rasenta davvero il furto. La pazienza è la virtù dei forti: aspettate qualche mese, anche perché siamo sicuri che il calo di prezzo arriverà prima di quanto pensiate.