Dopo la positiva esperienza con gli ultimi due capitoli della serie Black Mirror, Cranberry Production torna a far parlare di sé con una nuova avventura grafica dall’alto potenziale: La Città Perduta di Zerzura, una delle ultime pubblicazioni di dtp entertainment, porta l’utente nei panni di un inventore nella splendida Barcellona dei primi anni del 1500, alle prese con un mistero condiviso in famiglia e dall’Inquisizione. In Italia, La Città Perduta di Zerzura è arrivata in versione retail e completamente in italiano grazie a FX Interactive.
Cosa nasconde Zerzura?
Il protagonista delle vicende è il giovane Ferrán Morales, seguito dal fratello Hakem, attualmente impegnati a realizzare una macchina volante con l’aiuto di un ricco investitore che, in caso di fallimento, non perderà un istante a denunciare i due fratelli all’Inquisizione, per via delle leggi in vigore che etichettano gli inventori quasi come dei demoni. Tuttavia, in Catalogna la presenza costante delle guardie dell’Inquisizione fa parlare anche tra i mercanti, fino a che l’avventura prende una svolta precisa e si scopre il motivo di tanto interesse: i soldati cercano proprio Hakem, il fratello del protagonista, poiché rientra tra la schiera dei giovani prigionieri con i capelli bianchi che stanno catturando lungo tutta la penisola iberica. Molto scosso dall’accaduto ma intenzionato a non lasciare solo suo fratello, Ferrán riesce a seguire le piste lasciate dall’Inquisizione anche grazie all’aiuto di Jamila, la figlia di un capitano conosciuta ai confini spagnoli, riuscendo a raggiungere Tripoli, la città in cui è costudita la chiave per fare chiarezza su quello che accade. Sarà proprio qui che si comincerà a parlare di Zerzura, una città leggendaria in cui scorre acqua miracolosa in grado di regalare benessere ai propri abitanti. Ma qual è il legame con i due inventori? E come sono andate le cose prima che l’Inquisizione rapisse Hakem? A voi scoprirlo. La storia si evolve col giusto ritmo, tenendo la suspense per metà gioco e svelando i retroscena solo nel finale. Una storyline originale e coinvolgente, una delle migliori da gennaio per quanto riguarda le avventure grafiche, anche se come vedremo in seguito si poteva – e doveva, viste le premesse – fare qualcosa di più sul lato gameplay.
Il giovane inventore: occasione mancata
La Città Perduta di Zerzura è un’occasione persa a metà. Il primo quinto di gioco si passa a cercare di costruire la macchina volante utilizzando il genio e le abilità meccaniche di Ferrán, formula che funziona alla grande sia per gli enigmi proposti che, soprattutto, per l’idea originale di fondo. Il giocatore è chiamato a collezionare tutto il necessario per costruire la macchina, dialogando con gli altri personaggi, combinando altri oggetti tra loro e tutto ciò che è presente nel più classico del gameplay dei punta e clicca, con l’aggiunta di alcune azioni da compiere in una sequenza obbligata. Una mano importante la da il diario e il sistema di idee di Ferrán: oltre a raccogliere il materiale per la costruzione, l’inventore ha bisogno dell’ispirazione giusta per sfruttare al meglio le componenti dell’invenzione. Sarà dunque necessario cliccare, per esempio, su una sacca gonfia d’aria per suggerire a Ferrán come far alzare la macchina volante in cielo. Una volta ottenuto il materiale necessario e tutte le idee, il videogiocatore può mettersi a disegnare l’invenzione sul banco di lavoro, leggendo il diario o andando d’istinto verso la soluzione dell’enigma. Questo sistema si rivela decisamente intrigante ed eleva il gameplay de La Città Perduta di Zerzura solo per pochissimo: gli altri 4 capitoli della storia, infatti, sono privi di questi meccanismi e si adagiano sui soliti canoni delle avventure grafiche, per un totale di circa 8-9 ore di gioco. Gli enigmi sono buoni e convincenti, dunque chi si aspetta combinazioni adatte al contesto rimarrà soddisfatto. Anche se il titolo resta piacevole per via della coinvolgente trama, alla resa dei conti il profilo di inventore di Ferrán poteva essere sfruttato di più alla luce di quanto visto nel primo capitolo: inspiegabile come mai quegli ottimi elementi originali vengano accantonati dopo le prime ore.
Un lungo viaggio nel passato
Gli affari di Ferrán con Zerzura portano l’inventore a visitare varie località: dalla ridente Barcellona nella storica Catalogna a Tripoli, suolo libico, passando per Malta. Chiaramente non finisce qui, e l’alternanza di posti al chiuso e all’aperto rende ancora più godibile il viaggio dei protagonisti. Tuttavia, c’è poco da guardare: le location sono curate ma prive di idee originali, e popolate giusto dai personaggi con cui si dovrà interagire per volere della trama. Ferrán avrà bisogno di osservare gli oggetti anche più volte prima di poter interagire con gli stessi, e la mancanza di un doppiaggio a sottolineare i pensieri -mostrati solo col testo su schermo- allontana un po’ la passione verso il gioco. Il videogiocatore è sostanzialmente lasciato al suo destino, molto distante dal protagonista e dai suoi amici, non all’altezza della bella storia che propone il gioco. Nel lavoro dei Cranberry si notano animazioni imprecise e qualche problema con gli hotspot, punti negativi in comune con molte altre avventure grafiche, ma non fanno gridare al miracolo nemmeno gli altri elementi dei modelli poligonali e, come detto, delle location, salvo alcuni scorci ben realizzati. Il doppiaggio italiano, come già anticipato, si ferma al dialogo tra i protagonisti, ignorando i pensieri di Ferrán quando si tenta di osservare qualcosa. Sicuramente di buon livello, le interpretazioni dei doppiatori vengono accompagnate da una bella soundtrack.