Tutti sanno che I Am Alive è un gioco targato Ubisoft e sviluppato dagli studi di Shangai della famosa multinazionale di origine francese. Pochi, però, sanno che dietro al progetto iniziale erano gli studi Darkworks , gli stessi di Alone in the Dark: The New Nightmare e Cold Fear . Le premesse erano estremamente interessanti: un gioco basato unicamente sulla sopravvivenza estrema, in un’ambientazione apocalittica, degna del più inquietante “lungometraggio catastrofico” come The Day After Tomorrow . Tuttavia alcuni problemi di sviluppo lungo il percorso, hanno prima gettato questo gioco nelle infide nebbie del vaporware (i giochi che prima si danno per certi e poi non vengono pubblicati) e poi lo hanno destinato ad una distribuzione esclusivamente digitale, quindi solo tramite SEN e Xbox Live .

Come demolire l’ordine costituito in pochi istanti

Un violento terremoto ha devastato la città di Chicago facendola collassare su se stessa, creando un ambiente ostile, penuria d’acqua e cibo e trasformando i pochi abitanti sopravvissuti in famelici lupi senza onore e dignità oppure in pavidi agnellini destinati a morire di stenti o per colpa dei più violenti. In questo contesto, il giocatore è posto alla guida di un uomo, padre di una bambina e marito di una donna che lo aspettano dall’altro lato della metropoli. Il viaggio del nostro alter-ego un anno dopo i tragici eventi che hanno mandato nel caos la società civile della metropoli americana. I Am Alive si presenta come un titolo d’azione e avventura, con telecamera alle spalle del protagonista nel rispetto dei più accreditati giochi di questo genere (dai tempo di Tomb Raider , datato 1996). La visuale si sposta in prima persona solo quando decidiamo di prendere la mira con l’arco o con la pistola, riportando alla mente scene analoghe viste fin dai tempi di Metal Gear Solid 2 .

Cronaca di un’involuzione grafica

Il cuore pulsante di ogni videogioco è chiamato, in gergo, “motore grafico” oppure engine. Quello di I Am Alive dovrebbe essere lo stesso che è stato visto in azione su Splinter Cell: Conviction , una versione riveduta, corretta e potenziata di Unreal Engine che, di fatto, vediamo in azione nella stragrande maggioranza dei videogiochi in commercio. “Dovrebbe”, perché a causa dei bassi (o bassissimi) costi di sviluppo e produzione, a causa di un cambio radicale di sviluppatori e tempi di gestazione sfruttati male, il risultato visivo finale di I Am Alive lascia l’amaro in bocca in più di un’occasione. Se è vero che il level design è ben fatto, che le locazioni sono molto ben rese e spingono tanto ad esplorare quanto ad affrontare percorsi che ci lasciano con il fiato sospeso, è altrettanto vero che manca tutto il lavoro di cesello e di ottimizzazione che è proprio di ogni videogioco che si rispetti, sia questo un gioco esclusivamente digitale oppure no. La spiegazione di questo lavoro discreto ma lontano dalle vette di eccellenza può essere spiegato come la necessità di rendere il gioco “leggero”, cioè facile da acquistare ed installare sulla propria console. Un’altra conseguenza di tanta mancanza di supporto da parte del produttore è la palese linearità dei livelli di gioco, che arrivano anche a suggerire un progetto iniziale che strizzasse l’occhio al tanto apprezzato free-roaming (libera esplorazione). Tra i tanti tagli attuati da Ubisoft Shangai , bisogna fare i conti anche con questo. Sul versante audio, invece, gli sforzi per restituire agli utenti un risultato di tutto rispetto si fanno notare. Da un lato assistiamo ad una colonna sonora che sembra mutuata da quella di Heavy Rain, dall’altro ad un campionamento di effetti sonori che non sfigurerebbero neanche in un film da vedere al cinema. Buono anche il doppiaggio affidato a professionisti inglesi, supportato da discreti sottotitoli in lingua italiana.

Il piacere di un’esperienza inedita

Sebbene non sia il primo gioco assoluto a trattare la materia di “sopravvivenza”, I Am Alive è quasi certamente uno dei primi titoli della storia a mettere sul piatto dell’offerta ludica il concetto di sopravvivenza estrema. Già dalle prime battute di gioco bisogna fare i conti con energia vitale e resistenza fisica ed entrambe sono difficili da tenere sopra i livelli di guardia. Ogni azione che preveda uno sforzo fisico, come correre, arrampicarsi, saltare, costa un certo quantitativo di resistenza fisica e se questa, disgraziatamente, dovesse venir meno mentre attraversiamo una voragine le conseguenze sarebbero nefaste e la partita finirebbe prima del tempo. Ogni parte di livello, quindi, va studiata e affrontata con consapevolezza, ogni briciola di resistenza fisica dosata quasi perfettamente, proprio come accadrebbe nella vita reale, di fronte ad una catastrofe di proporzioni gargantuesche (una metropoli rasa al suolo da un terremoto di altissima magnitudo). Se l’ambiente ostile già fa il suo sporco lavoro per minacciare la vita del nostro alter-ego, i sopravvissuti al sisma, di certo, non ci rendono le cose più facili. Molti, spinti dalla disperazione e dal bisogno, non esitano a puntarci le pistole in faccia oppure a minacciarci con coltelli e machete. Altri, invece, in cambio di una bottiglia di preziosissima acqua (utile per riportare la nostra energia a livelli accettabili) potrebbero collaborare dandoci preziose informazioni. Il protagonista ottiene quasi subito un’arma da fuoco ma quasi mai questa avrà più di una pallottola, spingendo il giocatore a riflettere molto sull’uso di questa potente arma.

Una grande esperienza a prezzo relativamente piccolo

I Am Alive è un titolo disponibile per il download digitale sul Sony Entertainment Network e su Xbox Live. E’ un videogioco in terza persona con qualche sporadica ed evanescente sessione di sparatutto in prima persona, punta forte sul concetto di sopravvivenza estrema e offre un grado di sfida certamente alto ma non impossibile da “domare”. Non è un gioco esente da difetti, il comparto grafico è visivamente trascurato e i livelli risultano eccessivamente lineari, gli scontri occasionali con i malviventi si risolvono sempre nelle due o tre maniere previste dagli sviluppatori ma tutto questo non deve distogliere l’attenzione dal fatto che I Am Alive è, prima di ogni cosa, una storia da vivere, un’esperienza da fare. Non sarà ai livelli stupefacenti di Journey, ma ha certamente qualche asso di game design e level design nella manica, mentre la storia che fa da cornice non sfigurerebbe in un lungometraggio da vedere al cinema. Promosso, infine, ma con riserva.

CI PIACE
Ottima sensazione di "sopravvivenza"
Discreto level design
Buon grado di sfida
NON CI PIACE
Tecnicamente lontano dall'eccellenza
Combattimenti anonimi e ripetitivi
Molto lineare e difficilmente rigiocabile
7.5Cyberludus.com
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