La possibilità di esplorare ogni meandro di uno spazio virtuale con pochi limiti ai modi di interazione con lo scenario è sempre stata allettante per tutti i videogiocatori, a partire dal primo capitolo tridimensionale della serie Grand Theft auto. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti e titoli sempre più numerosi hanno abbracciato questa filosofia di gameplay. Particolarmente apprezzata poi è sempre stata la possibilità di scelta della condotta morale che ha ridefinito il concetto di libertà in un videogioco. Parallelamente ai più recenti capitoli della blasonata serie GTA, è stata sviluppata una nuova saga denominata Saint’s Row, giunta ormai al suo terzo capitolo. Se già Grand Theft Auto non si poteva definire politically correct quanto al fattore educativo, Saint’s Row può essere definito un corso di formazione di criminalità dallo stile trash, e narra le avventure dei Saints, una pericolosa gang di strada.
Dove eravamo rimasti?
Nei due precedenti capitoli si era assistito alla nascita ed all’affermazione della banda sul territorio di Stilwater, e questo terzo seguito mostra quanto i Saints siano ormai conosciuti in lungo e in largo. Le belle notizie però finiscono qui, perché questa notorietà non viene gradita molto dai Syndacate, la storica banda rivale che non ha intenzione di rimanere a guardare. Anche nel caso di questo titolo la trama riveste un ruolo marginale e di scarso impatto, e la campagna principale può essere portata a termine nel giro di una decina di ore. Ma gli sviluppatori di Volition Inc non hanno prodotto il titolo con l’intenzione di proporne uno svolgimento lineare: il divertimento sta tutto nell’affrontare le innumerevoli missioni secondarie o semplicemente nel trascorrere il tempo a personalizzare il proprio alter ego ed esplorare gli scenari di gioco compiendo malefatte di ogni genere. In questo modo la longevità sale esponenzialmente, considerando il fatto che questa formula di gioco tende a dare assuefazione.
Gameplay fedele alla tradizione.
L’approccio al gioco si dimostra simile a quello dei titoli precedenti. Il giocatore controllerà un personaggio completamente personalizzabile, gestito tramite un’inquadratura in terza persona. La novità principale è data da uno scenario differente che farà da sfondo alle scorribande selvagge dei Saints, che avranno luogo nella cittadina di Steelport. Essa è suddivisa in quattro grandi isole completamente esplorabili, il che garantisce sufficiente varietà per quanto riguarda le ambientazioni. Il giocatore può pilotare qualsiasi tipo di veicolo, acquistare ed esplorare edifici, ed investire denaro in moltissime attività. Elemento chiave è inoltre l’uso del telefono cellulare, grazie al quale è possibile consultare la mappa, un sistema gps, e una rubrica contenente i nominativi degli alleati, che potranno anche contattarci per proporre missioni che influenzeranno il proseguimento dell’avventura. Il versante della giocabilità si rivela quindi quanto mai vario, e tutti gli elementi che ne fanno parte sono stati ben curati, a cominciare dal modello di guida dei veicoli, che adesso non dà più l’impressione di pilotare dei giocattoli (sebbene il modello di guida rimanga prettamente arcade). Numerosissime inoltre sono le armi disponibili, dalla pistola al lanciarazzi e alle molotov. Il sistema di controllo infine è stato ben implementato ed è possibile godere del gioco senza confondersi sui tasti da utilizzare. A questo proposito il lavoro è stato encomiabile, e la gestione del sistema di controllo è decisamente sopra la media (parlando di titoli multipiattaforma ovviamente).
Lo spasso si moltiplica online.
In questo terzo capitolo della saga troviamo anche interessanti modalità: Il multiplayer cooperativo e la modalità lorda: avere la possibilità di affrontare, nel primo caso, l’intera avventura insieme ad un secondo giocatore è diventata ormai una tradizione della saga. Entrambi i giocatori possono scegliere se condividere le missioni principali e rimanere in simbiosi fino ai titoli di coda, o decidere di rimanere indipendenti l’uno dall’altro. Viene inoltre data la possibilità di utilizzare personaggi appositi creati dal giocatore per affrontare questa specifica modalità, o di rimanere fedeli al personaggio principale del profilo (questo conferirà al personaggio maggior rispetto ed esperienza). Novità assoluta per la serie è invece la modalità lorda. Fondata sulle idee della modalità orda presente negli ultimi due Gears of War, propone di affrontare (da soli oppure in cooperativa) tre diversi scenari in cui i giocatori verranno attaccati da diversi gruppi di nemici. Si parte dai malviventi di strada fino ad arrivare a zombie e mezzi militari. Scopo principale di questa modalità è cercare di resistere ed eliminare gli aggressori nel più breve tempo possibile.
Non c’è limite al cattivo gusto.
Se c’è un motivo per cui si sono distinti i capitoli di Saints Row, questo è senza dubbio lo stile trash: numerosissimi i cambiamenti estetici per il personaggio in fatto di abbigliamento e bizzarri accessori. Se il risultato di tutto questo non risulta all’altezza delle aspettative ci si potrà recare da un chirurgo plastico che riporterà il personaggio all’aspetto di default (volendo si può anche cambiare il sesso). La possibilità di personalizzazione poi va anche oltre: completamente customizzabili i veicoli e l’arredamento del rifugio. Infine la condotta morale è completamente libera. Si potranno picchiare, investire e uccidere liberamente i passanti, si potranno frequentare prostitute, spacciatori e transessuali, assaltare poliziotti, cimentarsi in gare clandestine… insomma, tutto questo contribuisce a fare di Saint’s row un gioco unico nel suo genere (destinato senza ombra di dubbio ad un pubblico adulto, soprattutto per la violenza gratuita che caratterizza l’intera produzione).
Aspetto tecnico migliorato.
Il comparto tecnico che caratterizza la serie non ha mai brillato particolarmente…fino a questo momento. I fan del titolo che chiedevano un tanto atteso restyling grafico sono stati accontentati, ed il risultato è un titolo gradevole alla vista, ma soprattutto meglio ottimizzato per ogni piattaforma, ivi compresa la console di Sony: le immagini scorrono fluide sullo schermo, anche se permangono sporadici rallentamenti che sono si fastidiosi ma che non vanno ad inficiare la giocabilità (come accadeva nei capitoli precedenti). Pregevoli sono gli effetti di luce dei cambiamenti climatici e del ciclo giorno-notte ed anche la risoluzione delle texture. A volte però si nota la pochezza dei dettagli di alcuni edifici e modelli. Non è chiaro se questa sia la conseguenza della capacità di gestione dei poligoni da parte del motore grafico o di un lavoro frettoloso, anche se il risultato finale rimane comunque apprezzabile. Migliorati anche gli effetti sonori, alcuni dei quali vantano una qualità cinematografica. Buona anche la scelta delle soundtrack che si integrano perfettamente con lo stile fracassone del gioco.
Conclusioni.
Saint’s Row: The Third continua la tradizione della saga aggiungendo quel qualcosa in più che è sempre mancato. Estrema libertà di gioco, grande livello di personalizzazione (che abbraccia tutto, dal personaggio ai veicoli ed agli edifici) e stile trash a go go. Pregevole il restyling grafico e apprezzati gli sforzi in materia di ottimizzazione, anche se permangono alcuni problemi proprio a livello grafico: alcuni sporadici rallentamenti e diversi modelli sotto la media trasmettono una sensazione di incompletezza del lavoro, seppur i passi avanti rispetto ai precedenti capitoli rimangono evidenti. Buon sistema di controllo e curata colonna sonora fanno da contorno ad un titolo godibile e capace di dare assuefazione. Longevità ai massimi livelli grazie alle numerosissime missioni secondarie. Ciliegina sulla torta la presenza di due interessantissime modalità di gioco online.