Di giochi musicali se ne sono visti davvero di tutti i tipi, e le console Sony sono quelle che più di tutte, nel tempo, hanno ospitato diversi nomi di pregio, partendo dalla meravigliosa triade “Parappa The Rapper”, “UmJammer Lammy” e “Vib-Ribbon” che hanno lasciato davvero il segno per stile, vivacità e voglia di innovare. Dopo l’arrivo di “Dance Dance Revolution”, “Guitar Hero” e tutti i relativi surrogati, i giochi musicali sono diventati un prodotto piuttosto comune, entrando nei piani di mercificazione del genere come accadeva già per sparatutto in prima persona e per altri titoli dalla abusata e ormai spenta creatività. Poi, di colpo, arriva un prodotto come “Sound Shape”: stile minimale, silenzio che diventa note, il tutto in un platform da scoprire e costruire passo dopo passo…

Creazione in movimento: uno spartito da esplorare

All’apparenza, “Sound Shapes” può sembrare un semplicissimo platform, poco diverso da quelli che ci sono già stati proposti in passato e, se non fosse per i suoi contenuti, sembrerebbe ancora meno interessante… Al comando di una sorta di asterisco roteante, il giocatore deve affrontare diverse stanze composte interamente da blocchi e forme geometriche, sistemate per creare un percorso a ostacoli dove tutto ciò che è rosso può diventare un problema: pareti, spine, laser, ingranaggi, tutto può rappresentare un pericolo per il nostro asterisco e il silenzio che ci circonda non ci è d’aiuto, causando ancora più agitazione. Improvvisamente, però, appaiono sullo schermo alcune monete le quali, una volta raccolte, attivano un’insieme di canali audio, generando un riff di sottofondo che va a incastrarsi con le note e i battiti diffusi, in precedenza, dal muoversi cadenzato di nemici ed ostacoli. Ed è in questo momento che “Sound Shapes” diventa, dal silenzio, una festa di colori e suoni, dove ogni singolo passo porta a nuove sinfonie e ogni singolo livello può essere giocato e rigiocato per ottenere, di volta in volta, un risultato acustico completamente diverso. E’ per questa ragione che i programmatori di Queasy Games, a nostra disposizione durante la presentazione del gioco, hanno spiegato che hanno preferito non inserire un sistema di punteggi intransigente, per poter permettere al giocatore di muoversi nel mondo colorato di questo titolo con la libertà e la curiosità di un musicista in erba. La stessa funzione è data da un tool di creazione, la “Creation Mode”, che permetterà al giocatore-musicista di comporre livelli-spartito senza limiti di tempo e spazio e con una vasta scelta di note, scale e strumenti musicali: questo tool di creazione sfrutta egregiamente i due pad a tocco di PSVita, rendendo il processo di composizione decisamente più agile e veloce della norma. Ovviamente, tutti i livelli potranno essere condivisi tra i giocatori e ogni partita-performance potrà essere condivisa per permettere a tutti di ascoltare le proprie creazioni musicali, siano esse volontarie o involontarie.

Conclusione

“Sound Shapes” sembra essere una piccola gemma capace di portare la vita ad una console che, per ora, ne ha soltanto il nome. Lo stile semplice vince per un’efficacia sonora inedita, che non viene indebolita dalla grafica spartana o dai semplici elementi di gameplay ma che, anzi, ne sfrutta i vantaggi per creare una strana apoteosi di suoni: uno spartito portatile che ha la forma di platform dalle tante facce, insomma, pronto a far condividere a tutti i giocatori del mondo le più belle musiche video ludiche mai composte, perché nate dall’animo dei giocatori stessi.

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