Passato dalle mani di Gas Powered Games a quelle di Obsidian Entertainment , eccoci davanti al terzo capitolo della saga ruolistica Dungeon Siege , prodotto da Square Enix , che vede finalmente il debutto su console dopo essere stata per anni esclusiva per utenti PC .
Il cambio di testimone, come spesso accade, porta con sè diverse novità, scopriamole una ad una.
Preme immediatamente precisare che chi è legato particolarmente alla saga si troverà tra le mani un Dungeon Siege III molto diverso da quello che aveva immaginato, anche per via dell’adattamento delle meccaniche di gameplay al gioco tramite pad.
Non è infatti esagerato dire che di quella saga nata dalle menti di Gas Powered Games e portata alla fortuna e al blasone che tutti conosciamo, ne è rimasto solamente un titolo: volendo paragonare la storia del prodotto “Dungeon Siege” arrivato al capitolo next-gen, ci salta subito in mente l’ultimo capitolo della saga Gothic: l’ArcaniA che le Poste Italiane hanno rischiato di far slittare di mesi la recensione.
La storia che scandirà le nostre gesta nei panni dell’eroe di turno è molto semplice: bisogna trovare vecchi reduci di guerra, sopravvissuti ad un grande massacro, e sconfiggere il cattivo che tiene in mano l’oscurità in Terra…nulla di nuovo all’orizzonte, insomma.
Dopo aver scelto uno dei quattro personaggi disponibili, l’avventura inizierà come nel più classico dei modi, partendo da quest abbastanza semplici per aumentare man mano di difficoltà.
Balza subito all’occhio dei più attenti che vi è una certa superficialità nei quattro personaggi iniziali ed il gameplay: tralasciando il loro background storico, oltre al classico guerriero e mago, vi saranno due personaggi da distanza, che sfrutteranno uno la magia e l’altro delle vere e proprie armi.
Sfortunatamente, l’approccio al gameplay risulta essere molto simile per ciascuna classe, poiché l’andamento lineare dell’incedere per i vari dungeon la fa da padrone, considerata anche la superficialità con la quale è stato strutturato l’equipaggiamento e l’albero delle abilità.
L’eroe scelto si muoverà, come di consuetudine, tra una corposa varietà di grotte e labirinti, cercando di portare a termine non solo la quest principale ma anche eventi secondari a cui gli amanti del genere sono abituati a trovare in ogni produzione.
Emergerà fin da subito che qualità della storyline è livellata tra il medio-basso, coinvolgendo pochissime volte davvero l’utente, che ormai nel vivo dell’azione procederà quasi esclusivamente per inerzia.
Una delle possibili cause del poco intrattenimento offerto dal plot è dovuta, oltre che alla sceneggiatura solamente abbozzata, alla mancanza di cercare idee originali affidandosi perlopiù a ripetuti luoghi comuni.
A ciò, va anche aggiunto la scarsa varietà di gameplay, che si riduce ad un vero e proprio hack’n’slash con meccaniche tipiche dei GDR da contorno.
Decisamente molto strano considerato che dietro al titolo vi sia Obsidian, team nato e cresciuto con i giochi di ruolo e plot decisamente complicati da gestire: Dungeon Siege III , sulla falsariga di Alpha Protocol, pare incoerente sia rispetto al genere che dovrebbe rappresentare che alle varie caratteristiche di approccio alla storia e al gameplay.
Limitando un prodotto per entrare in nextgen
Le peculiarità del genere hack’n’slash in Dungeon Siege III sono molteplici, e possiamo riscontrarle anche nell’assenza del mana (o del vigore) per gli eroi: tale barra è infatti stata sostituita con una più classica “barra vigore”, basterà infatti colpire più volte l’avversario per vederla ricaricare.
Molto più immediata è anche la gestione della salute: in un gioco di ruolo ci saremmo aspettati di dover entrare in inventario e selezionare una pozione per rigenerare salute, oppure possedere un mago con l’abilità di curarsi. In Dungeon Siege III ciascun eroe, anche un guerriero, disporrà di un potere specifico per rigenerare la propria salute, eliminando un altro tassello del genere ruolistico tra le scelte di gameplay.
Come già anticipato, nella semplificazione generale del tutto a favore dell’azione, ci è andato di mezzo anche l’equipaggiamento dei vari eroi: per quanto riguarda i guerrieri, infatti, non vi sarà distinzione tra attacchi combinati spada+scudo o spadone, ma si potrà tranquillamente switchare tra i due possibili approcci bellici.
Scelte le armi da usare contro i nemici, il combat system prevede solamente le classiche tre vie d’attacco: attacco debole, attacco forte, uso di una abilità, combinati quando e se necessario alla parata ed alla schivata.
Sostanzialmente, per via del poco carisma suscitato dai personaggi e dal trama, come detto, solamente abbozzata, l’incedere sarà molto classico e difficilmente ci si troverà a fermarsi per escogitare una tattica da usare contro i nemici. Inoltre l’uso di una abilità specifica, nonostante sia legata ad una barra ad esaurimento, spesso e volentieri verrà trascurata in favore dei cari vecchi fendenti di spada.
Questi, come nel più classico titolo ibrido tra genere ruolistico e hack’n’slash, attaccheranno in massa cercando di circondare il personaggio, obbligando molto spesso a dover uscire dal classico ring che viene a crearsi per provare a colpire un singolo nemico alla volta. L’ intelligenza artificiale che muove le creature ostili è più che soddisfacente, come anche quella del partner, ma è altresì vero che una cooperativa risulta essere molto più divertente per via della spinta action che arriva inesorabile ad ogni “quadro di battaglia”.
Dulcis in fundo, l’albero delle abilità presente in Dungeon Siege III rispecchia esattamente quanto sia stato considerato di secondo aspetto il comparto GDR .
Vi saranno solamente una decina di abilità da poter apprendere grazie all’esperienza ottenuta durante la storia, ed in più, come variante, per ogni abilità sarà possibile inserire una specializzazione spesso e volentieri solamente stilistica e mai tangibile sul campo di battaglia.
Dal punto di vista tecnico, Dungeon Siege III si presenta come un prodotto sostanzialmente riuscito in buona parte.
Le cut scene sono realizzate con cura, anche se mostrano evidenti lacune per i modelli poligonali, spesso sfocati e generalmente poco dettagliati, artisticamente incompleti – per via del parziale riciclo di armature e volti – e decisamente poco carismatici.
Ingame, si nota una certa varietà di paesaggi, soprattutto nelle aree all’aperto che spaziano tra montagne innevate a boschi ricchi di vegetazione .
Nota negativa per ciò che concerne i dungeon : considerato che gran parte del tempo lo si passa nel dimenarsi tra rocce nemici, sarebbe stato più opportuno diversificare meglio i vari dungeon, allontanando il rischio di “già visto”, che spesso fa visita l’utente durante l’esperienza col titolo.
Realizzati davvero con cura, invece, gli effetti particellari e le animazioni dei nemici: i due aspetti danno vita a combattimenti spettacolari, auree magiche evocative e un particolare richiamo tra il fantasy e il medievale.
Ottimo anche il doppiaggio inglese, così come la soundtrack in tema con gli argomenti dark trattati per tutto il gioco, anche se un po’ povera a livello di quantità di tracce.
La longevità si attesta sulla decine di ore, contando su di una finta-giocabilità: seppur sia vero che il prodotto possa essere rigiocato con un altro personaggio, la linearità della trama oltre che a rendere inutili le scelte di dialogo tra i personaggi, abbatte notevolmente l’interesse per una nuova run di gioco, considerata anche la scarsa varietà di gameplay che porterebbe con sé.
Obsidian ha smarrito la strada del GDR?
*Per l’ennesima volta, ci troviamo davanti ad un titolo storico che passando da un team di sviluppo all’altro viene completamente snaturato, producendo spesso gli effetti opposti di quelli desiderati, ovvero far ritornare la passione verso il titolo.
Dungeon Siege III è, a conti fatti, il capitolo più debole della saga, che salvo pochi casi non piacerà ai fan.
Il debutto su console viene bagnato con scelte di gameplay rivolte verso la semplificazione dei comandi e la totale linearità d’azione, a vantaggio dei neofiti e del gaming col pad.
Gli amanti dei giochi di ruolo potrebbero restare con l’amaro in bocca per via della semplice gestione dell’upgrade del personaggio, mentre chi ama colpire ripetutamente i nemici in piccole aree di gioco, sarà accontentato.*