The Elder Scrolls IV: Oblivion e Fallout 3, due anime gemelle in corpi totalmente differenti
Due tematiche opposte: da una parte predomina la corrente medievale, legata a leggende, creature mitologiche, magia arcana e tutto il meglio che l’universo fantasy possa offrire, dall’altra la tematica fantascientifica futura, con un mondo post-apocalittico dominato da fazioni in guerra e mutanti; cosa può accomunare due giochi così differenti e fargli vincere due premi Game of the Year? Bethesda Softworks .
Questa software-house statunitense, di proprietà ZeniMax Media , nacque nel lontano 1986 ma rimase quasi totalmente nell’ombra sino al 2002, ovvero quando pubblicò The Elder Scrolls III: Morrowind . C’è da dire che sino ad allora la casa americana aveva già lanciato diversi titoli (per la maggior parte sportivi) riscontrando ben pochi guadagni, gli stessi The Elder Scrolls: Arena e The Elder Scrolls II: Daggerfall non avevano riscosso grande successo e conobbero popolarità solamente grazie ai successivi capitoli della serie; però sin da quei precedenti episodi, Bethesda aveva sviluppato giochi di ruolo totalmente differenti dalla massa, principalmente perché non si basavano sul sistema D&D (Dungeon & Dragons) – in quegli anni risultavano assolutamente innovativi, oggi sono un po’ meno apprezzati – come la maggior parte dei rivali, bensì erano caratterizzati da visuale in prima persona, totale libertà d’azione (sia per quanto concerne lo sviluppo della trama, che per l’esplorazione), ed un sistema di combattimento prevalentemente action; sarà proprio questo ad invertire le cose nella recente generazione, dove tale gameplay è alla base dei successi di queste serie.
Come accennato, Morrowind sta alla base del “boom Bethesda”, fu uno dei primi giochi della casa ad approdare su home console (Microsoft Xbox), ottenne il premio Game of the Year 2003 e gli seguirono due espansioni. Incarnava già tutti i principi che avrebbero reso Oblivion uno dei migliori videogiochi di ruolo della storia. Con l’avvento del quarto amato capitolo il concept si “stabilizzò”, venne perfezionato ed ampliato, corretto dov’era necessario e gli venne donato un comparto tecnico ancora oggi (a distanza di 4 anni dall’uscita) di altissimo livello.
Per quanto concerne Fallout 3 la storia è un po’ differente. Questo gioco è stata la vera scommessa Bethesda che, visto l’enorme successo di Oblivion, decise di prendere in mano una saga fino ad allora semisconosciuta ed implementargli le proprie caratteristiche peculiari; il risultato è stato un grandissimo successo, ennesimo premio GOTY e ben 5 espansioni. Non si trattò di un semplice rispolvero del brand precedentemente sviluppato da Black Isles ed Interplay, ma di un totale rinnovamento ed ammodernamento che l’hanno portato ai livelli della serie The Elder Scrolls ed, ovviamente, ad una vittoria su vasta scala.
Iniziamo quindi un viaggio altamente approfondito all’interno di questi due titoli – pietre miliari fra i giochi di ruolo di questa generazione di videogames – per analizzarne ogni minimo aspetto e vedere come Bethesda Softworks ha rivoluzionato il modo d’intendere la parola “rpg” (Role Playing Game).
C’era una volta…
Incominciamo parlando di una componente basilare per un gioco di ruolo: la trama. Questa deve essere profonda, mai banale, intrigante, ricca di colpi di scena e con personaggi carismatici e ben caratterizzati; più o meno sono linee guida che qualsiasi gioco, film, romanzo, serial, ecc. dovrebbe seguire. Le trame di Oblivion e Fallout 3 sono però entrambe dotate di un valore aggiunto che ha fortemente contribuito alla celebrità dei due giochi: per prima cosa, sono totalmente malleabili a seconda della volontà del giocatore. Proprio questo ci garantisce d’impersonarsi perfettamente con il nostro rispettivo avatar nel gioco, infatti spetta proprio a noi tracciare l’evolversi della narrazione: a seconda delle nostre scelte, dalla più banale come può essere l’esito di un dialogo, sino all’alleanza con una fazione, tutto influenzerà e modificherà eventi ed atteggiamenti di terzi nei nostri confronti. Poi, la presenza di una sorta di karma benevolo o malevolo, orientabile con le azioni e le scelte che compiamo, indirizzerà l’esito della storia in una certa maniera ed influenzerà differenti possibilità che ci verranno presentate nel corso dell’avventura; oltre a darci la totale libertà di scegliere se agire per il “bene” o essere dalla parte del “male”. Infine, come se le trame non fossero già abbastanza complesse, è possibile trovare veri e propri reperti (in Oblivion sotto forma di libri, in Fallout 3 nei vari computer) che attestano e raccontano testimonianze di background sulla serie.
Dopo questa breve introduzione sulla struttura della trama, andiamo ad analizzarla approfonditamente nei due giochi.
Le Antiche Pergamene
La serie The Elder Scrolls (abbreviato “TES”) vanta di una trama di background profonda ed articolatissima, per comprendere al meglio quella di Oblivion (quarto capitolo della serie principale) è d’obbligo una prefazione che spieghi le circostanze attorno alle quali s’articolano le vicende.
In TES il mondo è suddiviso secondo quest’ordine: Aetherius , in gergo “paradiso, sede degli Dei (Aedra) e luogo nel quale giungono le anime delle persone benevole una volta passate a miglior vita, Mundus è invece un vero e proprio universo, nel quale vivono i mortali e dove si trova Nirn , il pianeta nel quale hanno luogo le vicende, ed Oblivion, dimensione infernale che divide Mundus da Aetherius, si compone di 16 piani: ognuno dei quali governato da un principe Daedra che lo gestisce e muta a sua volontà.
Nirn è un pianeta vasto ed incontaminato, vi sono 5 continenti principali: Tamriel è il simbolico centro del pianeta, punto d’incontro fra le razze e le culture, fulcro della lunga ed epica storia di Nirn. Il continente è diviso a sua volta in 9 provincie, fra le principali ricordiamo Morrowind (sede appunto di TES III), Skyrim (dove i rumors locano il prossimo capitolo), Argonia ed Elsweyr (patrie di due delle razze più caratteristiche di Oblivion: Khaijit ed Argoniani) e, naturalmente, Cyrodiil: luogo dove si svolgono gli eventi di Oblivion, vanta un paesaggio molto variegato, dalle spiagge della Costa d’Oro, ai gelidi Monti Jerall, passando per la sempreverde Grande Foresta; al centro, fulcro della provincia e culla nobiliare, si erge la Città Imperiale, capitale dell’Impero.
Cronologicamente ci troviamo al tramonto della Terza Era, Uriel Septim VII regnava incontrastato da ben 65 anni ed era amato ed adorato perché grazie a lui s’era instaurata una pace durevole e serena, finché non fu ucciso da un nuovo ordine d’assassini: la “Mitica Alba” adulatori dei Daedra ed in particolare di Mehrunes Dagon, il principe che padroneggia sul caos; fautore di questo nuovo movimento è Mankar Camoran, abile nel far crescere in segreto la sua associazione segreta e reclutare sempre più membri al fine di costituire una vera e propria setta.
L’intera provincia è in subbuglio: la mancanza di un erede al trono ha portato al controllo il Consiglio, comandato dal consigliere Ocato, da pochi ritenuto all’altezza del compito, inoltre, la Mitica Alba ha già iniziato il suo operato aprendo svariati cancelli di Oblivion dai quali sono fuoriuscite creature demoniache che hanno iniziato a vagare e portare distruzione.
E’ in questo contesto che noi abbiamo il compito di ristabilire ordine a Cyrodiil e sconfiggere l’ingente pericolo che Camoran ed i Daedra rappresentano per l’intera umanità.
La Guerra…La Guerra non cambia mai…
Per capire appieno la trama di Fallout 3 , come nel caso di Oblivion, è doveroso descrivere il contesto attorno al quale s’è delineata la trama di questa serie.
Come auspicabile, le risorse naturali della Terra prima o poi finiranno. Gli eventi storici ridisegnati da Black Isle Studio rilevano la scarseggiante presenza di petrolio ed uranio già dal 2050, ai quali le grandi nazioni (estremamente consumiste) erano fortemente dipendenti. Dapprima gli Stati Uniti iniziarono a risentire di questo onere, nella prima metà del decennio riuscirono però a mettere una pezza su questo incombente problema, appropriandosi del territorio del Messico (ricco di giacimenti di petrolio) con un furbo escamotage derivato dalla pericolosità della sua “instabilità politica”, minaccia della sicurezza nazionale. La crisi, come sempre, si fece sentire inizialmente nei paesi piccoli: i primi ad andare in bancarotta. Nel 2052 scoppiò la prima guerra fra Medio Oriente ed Europa, denominata “Guerra delle Risorse”, attuata infatti dai paesi europei a causa dell’ennesimo rialzo dei prezzi del petrolio; le tensioni crescono sino a che il primo attacco nucleare distrugge Tel Aviv – a distanza di quasi 100 anni da Hiroshima e Nagasaki, la bomba atomica tornò fra le scene della guerra radendo al suolo un’altra città. Gli U.S.A., allarmati dal pericolo incombente, iniziano a creare il progetto ” Safehouse ” dal quale nasceranno i Vault : rifugi antiatomici sotterranei che emulano in tutto e per tutto l’ambiente societario cittadino, sigillati ed autonomi al mondo esterno, nel quale trovarono rifugio solo particolari gruppi di persone accuratamente scelti per proseguire la vita in caso di una catastrofe.
Negli anni del 2060 si denota il fallimento dell’automobile e dei mezzi di trasporto funzionanti con qualsiasi derivato del petrolio, ormai divenuto troppo scarso e carissimo. Proprio in questi anni termina la Guerra delle Risorse, senza né vincitori né vinti, solamente perché ormai il Medio Oriente è stato prosciugato dalle risorse; l’Europa si divide, ogni stato inizia a farsi la guerra per le esigue riserve che ancora ognuno possiede. Nel 2066, la Cina – divenuta una potenza mondiale grandissima – schiacciata dalla crisi energetica decide di dichiarare guerra agli Stati Uniti per impossessarsi dell’Alaska e degli ultimi giacimenti rimasti: nei 10 anni successi si susseguono una serie di annessioni strategiche, la Cina s’impossessa della Corea, dell’Indocina e dell’Indonesia, mentre gli U.S.A. conquistano anche il Canada.
L’apice di questa guerra avviene nel 2077, in un solo giorno le due potenze bombardano l’interno pianeta con missili nucleari al fine di sconfiggersi a vicenda; l’unico risultato che ottengono è una devastazione completa del pianeta e la morte di miliardi di persone.
Le vicende di Fallout 3 si svolgono nel 2277, nell’area dove risiedeva Washington D.C. , ora denominata “Zona Contaminata della Capitale”. Sostanzialmente divisa in due parti: la metropoli dove stanziava la vecchia capitale, messa a ferro e fuoco dai Supermutanti (umani sopravvissuti e mutati geneticamente) e quindi posto più pericoloso dove recarsi, e le lande desolate esterne alla metropoli, dove sono sorti i più grandi insediamenti – per lo più grandi baraccopoli costruite con i residui dei bombardamenti -, caratterizzati da un paesaggio secco ed infido, nel quale vive una fauna anch’essa mutata geneticamente dalle radiazioni. L’umanità sopravvissuta, che non ha avuto la fortuna di fuggire nei Vault, vive alla giornata procurarsi cibo ed acqua senza rischiare la vita è materia quotidiana. Ma il governo non ha abbandonato i propri cittadini: l’Enclave, riorganizzazione dei servizi militari statunitensi, sta lavorando sodo agli ordini del presidente Eden per ristabilire la pace nell’amata nazione, contrastata dalla Confraternita d’Acciaio, ordine militare istituito autonomamente, che accusa il presidente di inviare falsi messaggi e false speranze quando la reale intenzione sarebbe uno sterminio totale di ogni essere vivente al fine di “ripartire da zero”. In tutto questo trambusto, impersoneremo un giovane ragazzo del Vault 101, scappato da una vita d’ignoranza per seguire le orme del padre misteriosamente fuggito; ignaro di tutto ciò che accade all’esterno della sua falsa realtà…
Due giochi con la stessa anima
Seppur a prima vista non si direbbe, Oblivion e Fallout 3 hanno numerosissimi aspetti in comune.
Il gameplay di questi due giochi, ovvero ciò che ha rivoluzionato i giochi di ruolo, è la perfetta unione di tre differenti generi videoludici: rpg – “genere base”-, action (nel caso di Fallout 3 sarebbe più corretto specificare “fps”) e free roaming; quest’ultima componente è praticamente identica nei due titoli; in entrambi si ha una totale libertà d’azione dettata dal fatto che è possibile scegliere in ogni momento dove andare o cosa fare, non ci sono restrizioni. Per esaltarne le caratteristiche, Bethesda ha inserito nei giochi due mappe vastissime, ricchissime di luoghi da esplorare, ciò può farci scorrere tranquillamente decine su decine d’ore di gioco.
Il fattore ruolistico è invece decisamente più marcato in Oblivion, grazie alle innumerevoli e differenti razze presenti con le quali potersi creare il proprio personaggio, oltre alle altrettante numerose classi con cui specializzarci. E’ importante fare bene queste due scelte, costoro determineranno caratteristiche che il nostro avatar avrà e influenzeranno fortemente l’approccio con l’esperienza di gioco. Ogni razza è propriamente studiata per non surclassarne un’altra – seppur sia riscontrato che, ai bassi livelli, siano favorite quelle che puntano maggiormente su attributi come forza e costituzione – al fine di variegare al massimo le possibili varianti di gioco e permetterci di costruire un personaggio nel quale rispecchiarci. Inoltre, la classe permette di combinare le predisposizioni e le attinenze di ogni razza a determinate caratteristiche che vengono automaticamente conferite al personaggio con la scelta della specializzazione; è scontato sottolineare quante classi disponibili ci siano, oltre che alla possibilità di costruirci una classe personalizzabile con la quale sbizzarrirci; questa è la seconda scelta fondamentale da compiere ad inizio gioco, grazie alla quale è possibile costruirsi personaggi studiati appositamente per le nostre esigenze, piano di gioco nel quale verrà messa alla prova la nostra abilità di creare un avatar cercando di massimizzarne i bonus e ridurre al minimo i malus. La mancanza delle razze e delle classi in Fallout 3 è il gravante maggiore per quanto concerne la sua componente ruolistica; il tutto è limitato all’aumento di particolari abilità del personaggio tramite dei punti assegnabili ogniqualvolta saliamo di livello, oltre alla presenza di alcune abilità speciali molto utili.
Non mancano di certo però gli aspetti in comune, come la capacità fisiche dei personaggi: agilità, forza, resistenza, intelligenza, furtività, carisma ecc. sono incrementabili a nostro piacimento tramite i punti esperienza guadagnati, questi miglioreranno anche le nostre attinenze verso differenti tipi d’armature ed armi, oltre che rendere il nostro avatar più indicato ad agire a seconda del nostro stile di gioco, e ci conferiranno differenti possibilità come poter portare maggior carico, essere più abile nello scassinamento, riuscire a persuadere maggiormente le persone, abilità nel creare oggetti, ecc. Fortemente legati a queste opportunità sono i minigame di scasso, persuasione, e creazione, da non sottovalutare in quanto possono permettere grandi agevolazioni nel corso dell’avventura.
Infine, la componente action cammina di pari passo con il battle system dei due titoli, di fondo similare ma con peculiarità diverse: innanzitutto c’è da sottolineare le differenze che scaturiscono dalle diverse tematiche trattate dai giochi, in Oblivion ci troveremo molto più spesso di fronte a scontri corpo a corpo dato che le uniche varianti alle armi bianche sono le magie, mentre in Fallout 3 le armi da fuoco predominano. Ciò ha costretto Bethesda a studiare differenti caratteristiche per ognuno: i giochi della serie TES offrono un battle system rude, limitato alle funzioni d’attacco a parata, sostituibili solamente con le differenti tipologie di magie o l’arco (non troppo conveniente, a causa di un IA studiata per attaccare a testa bassa qualunque nemici gli si pari davanti), in Oblivion sono state perfezionate alcune funzioni come le combo eseguibili con la pressione in successione del tasto d’attacco, oppure l’esecuzione di questo in particolari occasioni come il salto o la schivata, mentre è in Fallout 3 che si è espresso maggiormente il talento della software-house statunitense, incarnato nel rivoluzionario sistema “S.P.A.V. “; nient’altro che uno “stop” dell’azione, nel quale abbiamo tempo di ragionare su ogni zona colpibile dell’avversario dalla nostra posizione e, tramite l’ausilio dei Punti Azione (dipendenti dalla stamina del nostro personaggio e dalla stazza dell’arma utilizzata) ed una percentuale di riuscita (questa dipendente dalla nostra abilità mira), scaricare munizioni sul nemico. Questa è una delle funzioni più apprezzate ed innovative di questa generazione, ha fatto digerire il genere fps anche a molti che lo disprezzavano e dato una popolarità incredibile al gioco ed alla saga.
Senza ombra di dubbio queste sono le principali ragioni che hanno fatto il successo di questi due giochi e Bethesda, abile nel rispolverare in questa generazione due vecchi brand vissuti fino ad oggi all’ombra delle “solite” grandi saghe.
Comparto tecnico fantastico
A distanza di anni dalla loro uscita, tecnicamente sono ancora due titoli d’altissimo livello.
Soprattutto le soundtracks, qualcosa di magnifico e perfettamente in linea con le tematiche dei due titoli. I brani lirici di Oblivion, oltre che essere validissime composizioni classiche, creano un senso di spensieratezza, avvolgono in una pace sconfinata ed una calma solenne, difficilmente riscontrabile in altri giochi. Le sensazioni che conferiscono, mescolate nell’esplorazione delle sconfinate vallate, paesaggi collinari arricchiti di rigogliose foreste e monti innevati dal panorama mozzafiato, sono uniche e che riecheggiano nella mente come sogni di sconfinata libertà, di un tempo passato ed epico. Curiosa invece la scelta apportata in Fallout, dove la tematica futuristica s’accompagna ad uno stile anni ’50, nel quale le ultime radio americane trasmettono brani celebri di Cole Porter, degli Ink Spots, Roy Brown, i Bobcats e molte altre glorie di sessant’anni fa; rendono comunque l’atmosfera molto particolare e suggestiva.
Il comparto grafico lasciò il mondo a bocca aperta con Oblivion, quattro anni fa, grazie ad una grafica d’altissimo livello: linea d’orizzonte lunghissima che permette d’ammirare paesaggi favolosi, fortissima attenzione sui dettagli, soprattutto una cura maniacale degli interni e delle zone che in ogni modo potessero interagire col giocatore. Fallout 3 è invece stato un upgrade di Oblivion, anch’esso molto curato, non fu così un “exploit” dato che uscì due anni dopo, ma sorprese in positivo per la resa dell’acqua e delle esplosioni, oltre che un leggero miglioramento generale.
Senza dubbio, anche la parte tecnica ha giocato il suo importante ruolo nel rendere celebri questi due giochi, è la giusta cornice per presentare un quadro d’altissimo livello.
Un tributo doveroso
Bethesda ha cambiato il modo d’intendere il gioco di ruolo, ne ha creato uno tutto particolare ed unico, non riscontrabile altrove, che ha stregato milioni di giocatori. Ancora oggi questi due giochi vantano di moltissimi giocatori, anche grazie alle numerose espansioni e contenuti scaricabili messi a disposizione per ampliare l’esperienza di gioco.
Sensazioni uniche, distribuite nell’arco delle centenarie ore di gioco necessarie per completarli al 100%, attraverso numerosissime quest ed esplorazioni sconfinate. In una generazione dove le software house tendono a farsi la guerra, cercando massimi spunti da ogni gioco che fa successo, è doveroso premiare il coraggio Bethesda che ha insistito nel voler conservare la sua vena peculiare, senza mai cambiare strada e rifiutando modo e tendenze. Quest’oggi, coloro che giocano e giocheranno questi titoli, devono essere consapevoli di trovarsi davanti all’inizio di una nuova era del gioco di ruolo, l’era dettata da Bethesda.