In un genere dominato da produzioni milionarie quali “Command & Conquer”, “Company of Heroes”, “Dawn of War” e “Total War” (uno qualsiasi), il genere degli strategici in tempo reale si arricchisce di un nuovo esponente: “AI War: Fleet Command” di Arcen Games. E’ uno dei tanti titoli “indie”, di produzione propria e con alcune difficoltà a trovare spazi pubblicitari degni di nota.
TANTO TEMPO FA, IN UNA GALASSIA LONTANA LONTANA…
Il titolo di Arcen Games non può sperare di competere con le grandi produzioni ad alto budget, neanche con quelle strettamente legate al suo sotto-genere: gli Rts di ambientazione fantascientifica.
Lo si capisce dai primi istanti di gioco, da una veste grafica che non fa certo gridare al miracolo. L’intenzione dei programmatori, comunque, non è mai stata quella di affascinare strateghi veterani con una visione sontuosa, nè di far colpo sulle masse di giocatori “casual” che non hanno idea di cosa implichino i termini “strategia in tempo reale”. La grafica non è tutto e in uno strategico spaziale quello che più importa è poter gestire il proprio impero e le proprie armate con facilità. La missione, in questo senso, è compiuta nel migliore dei modi: l’interfaccia di gioco è essenziale, completa, di facile fruizione. I pulsanti sono ai margini dello schermo ma sono facilmente raggiungibili tramite le “scorciatoie”, cioè le lettere della tastiera. Pur non essendoci un manuale di istruzioni, e avendo concepito il gioco per un’utenza esperta, tutto quello che bisogna sapere è riassunto in maniera molto esaustiva in un tutorial molto esigente, che richiederà un po’ di pazienza per soddisfarne le richieste: non sarà tempo sprecato.
Lo scopo del gioco è tutto riassunto nel titolo. E’ guerra aperta e senza quartiere tra intelligenza artificiale e intelligenza umana; vince chi cancellerà dalla faccia della galassia l’avversario.
Una delle cose più impressionanti del gioco è proprio il concetto di “galassia”. Ogni partita sarà generata casualmente e ospiterà delle cosiddette “mappe procedurali”, tutte diverse tra loro (per un totale di combinazioni prossimo ai sessanta miliardi) e collegate tramite “buchi neri”. Ogni mappa è enorme, la più piccola ospita “solo” dieci pianeti, mentre la mappa predefinita ne contiene la bellezza di quaranta. Il giocatore si accorgerà di essere un piccolo puntino nell’universo dai primi istanti, quando comincerà ad usare lo zoom, per farsi un’idea delle proporzioni della “nave madre” nei confronti di un pianeta sullo sfondo e nei confronti della stessa mappa: semplicemente sorprendente, affascinante, ambizioso.
NELLO SPAZIO PROFONDO NON SIAMO SOLI
La mancanza di una trama degna di nota, che dia un motivo al conflitto e una personalità alle fazioni si fa sentire. Qualcuno, però, potrebbe dar fondo alla propria fantasia ed inventare un qualsivoglia conflitto futuristico. Altra assenza molto importante è quella dei server di gioco: si hanno solo due scelte, cioè quella di partecipare ad una partita oppure ospitarne una. L’unico modo per giocare in compagnia di altri appassionati è quello di collegarsi tramite IP diretto o in rete locale. L’assenza di comodi server, per ritrovarsi e giocare, è abbastanza grave, dal momento che il gioco sembra concepito proprio per essere goduto in modalità multigiocatore, unendo le forze contro un’intelligenza artificiale molto ben caratterizzata. Quest’ultima ha numerose sfaccettature che possono essere selezionate prima della partita: il nemico può essere bombardiere, spione, difensore, predone, tartaruga e molto altro. Ciò che rende le partite molto entusiasmanti è che l’intelligenza artificiale espande le sue capacità e la sua efficienza al pari dell’espansione del giocatore, così da offrire sempre una sfida sempre all’altezza.
RACCOGLIERE, COMANDARE E CONQUISTARE
Come in ogni strategico che si rispetti, le prime fasi sono molto importanti per gettare le fondamenta del nostro impero galattico. Bisogna accumulare il maggior numero di risorse per poi impiegarlo nella ricerca tecnologica e nella creazione di un esercito ben assortito.
In “AI War” le risorse da raccogliere si dividono in metallo, cristalli, conoscenza ed energia. Il metallo ed i cristalli possono essere raccolti da speciali strutture, da piazzare nei pressi di giacimenti che gravitano intorno ai pianeti. La conoscenza è l’unica risorsa limitata, nel senso che ogni pianeta ne fornisce un quantitativo preciso. Va da sé che per accumularne di più e scalare tutto l’albero tecnologico bisogna acquisire il controllo di più pianeti. L’energia, infine, è la risorsa che viene prodotta in autonomia, con l’ausilio di opportuni generatori.
Già da queste fasi si evince subito che il gioco presenta un ritmo molto lento, portato sia dalla vastità della galassia a disposizione che dalla lenta ricerca tecnologica, legata a doppio filo dalla velocità nell’accumulare risorse.
Dopo la classica fase di “mietitura e ricerca” il giocatore dovrà preoccuparsi di difendere i suoi possedimenti ed espanderli. Per fare questo avrà a disposizione l’imbarazzo della scelta: oltre ai droni di supporto – che si occuperanno di incrementare l’efficienza delle strutture produttive – “AI War” offre, ai comandanti in erba, una straordinaria offerta di unità da combattimento, divise in venti classi e sessanta tipi. Ciascuna navetta ha quattro gradi di evoluzione, da Mark I a Mark IV, ed è dotata di una tra le più disparate tecnologie: dallo scudo deflettore al cannone di precisione. Durante la partita, le classi a cui si può attingere saranno dieci al massimo. Questo garantisce un’ottima varietà nello stile di gioco ma il meglio, ovviamente, avviene in compagnia di un altro giocatore, così da dividersi le classi e creare un’alleanza più coesa e polivalente.
Le code di produzione delle unità sono virtualmente infinite ma avremo il classico “limite di produzione”. Questo non è un limite universale, ma specifico per ogni tipo di unità. Non è sbagliato, quindi, immaginare di quale enormità sarà caratterizzato un esercito di navi spaziali in una fase avanzata della partita. Le epiche battaglie che si scateneranno coinvolgeranno decine di migliaia di unità, concludendosi in un tripudio di “fuochi d’artificio” creati dai fumi, dalle esplosioni e dalle deflagrazioni di ciascuna unità. Fortunatamente anche nelle situazioni più incandescenti sarà possibile, tramite uno o due click, prendere il controllo di una classe di unità o di un gruppo, e compiere manovre un po’ più complesse per ottenere il meglio dal nostro esercito.
Ultima nota di colore è la longevità del gioco, che è prossima alle quindici/venti ore, con la possibilità di salvare i progressi a cadenza regolare o in qualunque momento. E’ esclusa, quindi, la prospettiva di rapide schermaglie: in “AI War” il giocatore è chiamato a guidare un nascente impego galattico, e per far questo si ha bisogno di molto tempo e altrettanta pazienza.
Conclusioni
“AI War”, per quello che offre e per quello che è capace di riprodurre sullo schermo, è qualcosa di assolutamente unico nel suo genere. Partire alla conquista di quaranta pianeti, in una campagna in tempo reale lunga quindici ore circa, da poter affrontare in compagnia di altri compagni umani può essere un’esperienza impareggiabile. Le battaglie che coinvolgono decine di migliaia di unità, estremamente caratterizzate, varie e facili da controllare sono la parte più pirotecnica è spettacolare, ma non esclude profondità strategiche. Non è un gioco per tutti: solo per i più pazienti e i più appassionati del genere Rts. E’ un vero peccato che non si possa giocare online, tramite un server ufficiale, e che il ritmo sia necessariamente lento, adatto solo a un’utenza “di nicchia”.
Antonio “Aurenar” Patti