Toplitz Productions è un editore piuttosto noto, almeno nell’ambiente underground. Da qualche anno, infatti, l’editore tedesco, e con esso una piccola galassia di studi di sviluppo, è a capo di una vera e propria dinastia (è il caso di dirlo!) di titoli dedicati alla costruzione e allo sviluppo di villaggi, con annessa la gestione capillare del singolo abitante/familiare. I giochi Dinasty (appunto!) sono di già diversi: abbiamo Farmer’s Dynasty (2019), a cui poi si sono aggiunti successivamente Lumberjack’s Dynasty (2021), Medieval Dynasty (2021) e Wild West Dynasty, rilasciato in accesso anticipato lo scorso febbraio e di cui parlammo su questa testata qualche mese fa. Ma oggi, il protagonista assoluto di questa anteprima sarà Sengoku Dinasty recentemente rilasciato in Accesso Anticipato su Steam ed Epic Store e che, sfruttando pressapoco allo stesso modo la formula dei precedenti titoli, ci farà compiere uno “zompo” non indifferente nel Giappone medievale.

Riusciremo a divenire a buon capo villaggio? Non resta che scoprirlo nella nostra anteprima!

Alla ricerca di una nuova vita

Sengoku Dinasty è un interessante ibrido che mescola elementi tipici dei giochi di sopravvivenza con forti elementi gestionali e micro-gestionali dedicati al managing di una piccola cittadina. Per tutti coloro che avessero di giò assaporato le caratteristiche dei succitati titoli di Toplitz, Sengoku Dinasty risulterà sin dalle primissime battute piuttosto familiare. Il gioco ci metterà nei tristi panni di un rifugiato, fuggito dalla devastazione derivante da una guerra fratricida (più o meno storicamente accurata). Dopo una frettolosa fuga su di una barca ed un quasi fatale naufragio, il nostro protagonista si troverà ben presto a vagare per una landa sconosciuta ma rigogliosa. E, di lì a pochi minuti, sulla sua schiena inizierà pian pianino a gravare un compito pesante: creare una nuova città per tutti coloro che non ne hanno una. L’incipit narrativo, e con l’esso l’intero costrutto di trama, non brillano particolarmente di originalità ma, di base, v’è da apprezzare il tentativo degli sviluppatori di creare una premessa e, ad essa connessa, una storyline specifica. Di fatti, con il progredire nel gioco, presto costruiremo missione dopo missione la nostra storia, fatta di persone salvate ed edifici ricostruiti. V’è da segnalare che, nonostante il gioco sia effettivamente solo all’inizio del suo viaggio, Sengoku Dinasty offre di già una linea narrativa sufficientemente corposa seppur non particolarmente “emozionante”.

Ma com’è da giocare, Sengoku Dinasty? Piuttosto divertente, seppur il suo essere ancora in uno stato poco più che embrionale, risulti in non tantissime possibilità ludiche. Sfruttando una visuale in terza persona (intercambiambile con una in prima), il titolo comincerà come un canonico survival a cui, da tempo, siamo abituati. Dunque, Sengoku Dinasty ci “obbligherà” a cumulare risorse di vario tipo che ci verranno utili per diverse attività. Dunque, dovremo badare alla nostra fame e alla nostra sete, oltre che sfuggire ai vari pericoli selvatici e non sparsi per la piuttosto vasta mappa di gioco. Da questo punto di vista, il tran-tran ludico si svolgerà così come Minecraft insegna: dovremo abbattere alberi, uccidere animali e raccogliere pietre, nelle fasi iniziali, per costruire ripari di fortuna e attrezzi primitivi. Ma è proprio l’accumulo di risorse con relativa costruzione ad avere alcuni, immediatamente riscontrabili, nei: il “farm” necessario per i materiali, spesso e volentieri, sarà piuttosto “pesante” e farraginoso. Ad esempio, giunti al primo (e devastato) villaggio, non appena incorreremo nella costruzione della nostra prima abitazione, ci scontreremo con alcuni dei problemi che, a nostro avviso, tagliano un po’ le gambe alla produzione. Innanzitutto, il processo di raccolta sarà un po’ macchinoso e non particolarmente intuitivo: ad esempio, avremo facoltà di abbattere alberi con un’ascia e, successivamente, lavorare i tronchi con una… zappa, per ottenere delle assi (seppur il gioco ce lo indicherà in un basico tutorial… ma ricordarlo è un’altra storia!). Per dovere di cronaca, comunque sia, queste asperità spariranno nel momento in cui appronteremo una catena produttiva ben congegnata, con l’intelligenza artificiale che in automatico procederà al recupero ed alla lavorazione dei materiali. Il segmento crafting, comunque sia, offrirà di già tanti oggetti con cui interagire e da concretizzare, passando per edifici ordinari e speciali, suppellettili e decorazioni di diverso tipo.

Asce, martelli ed assi di legno

Costruire, fattivamente, avverrà in diverse fasi che andranno completate successivamente e gradualmente: anche le più piccole costruzioni richiederanno un bel po’ di tempo per essere erette (almeno nelle battute iniziali), tenendo anche in considerazione che l’azione del costruire (concretamente, il nostro personaggio che batte “in aria” un martello) si scontrerà con diverse problematiche. Non solo il numero notevole di risorse necessarie, ma anche la stamina e la durevolezza degli strumenti saranno un problema. Quest’ultimi si sgretoleranno piuttosto velocemente, così come l’energia del nostro alter ego calerà piuttosto velocemente nell’atto del costruire: dunque, erigere un edificio, quanto meno nelle primissime fasi in “solitaria”, sarà piuttosto tedioso e non particolarmente divertente (anche perché gli edifici, fattivamente, saranno “pre-settati”). Il farming diverrà un problema un po’ meno pressante nel momento in cui sveleremo il lato fattivamente gestionale del gioco: lì, Sengoku Dinasty diviene, a tutti gli effetti, uno strategico di discreto livello, seppur anche in questo caso afflitto da alcune problematiche. Dovremo sviluppare e gestire il nostro villaggio in ogni aspetto, tenendo in considerazione anche l’avvicendarsi delle stagioni. Il nostro cruccio, macroscopicamente, sarà imbastire una linea di produzione funzionale: avremo necessità di materie prime, cruciali per lo sviluppo del nostro villaggio, oltre che garantire un rifornimento di cibo e strumenti da lavoro costante e sufficiente in ogni stagione e nonostante il tempo atmosferico.

Un compito di per sé complicato, reso ancora più difficile da una generale mal organizzazione delle informazioni nel gioco: Sengoku Dinasty, infatti, sarà piuttosto avaro di spiegazioni e i tutorial presenti offriranno, nella migliore delle ipotesi, accenni piuttosto basici a meccanismi non particolarmente facili da afferrare oppure “nascosti” dietro interfacce striminzite, specialmente per i nuovi venuti. Nonostante sia possibile ovviare “esternamente” al problema (vi sono guide e video rintracciabili su internet), il primo, reale problema del titolo è quello di meglio calibrare lo stream di informazioni generali, per non rendere l’andirivieni flemmatico e farraginoso. Detto ciò, una volta metabolizzate le “procedure” (e anche assegnare un singolo cittadino ad un edificio o mansione specifica, sarà all’inizio complicato), Sengoku Dinasty si rivelerà, comunque sia, un buon ibrido survival/gestionale, seppur ovviamente meno ampio e sviluppato rispetto ai suoi “consaguinei”. La possibilità aggiuntiva di poter giocare con un amico, con l’hosting di un partita privata, rende le “pene” iniziali un po’ meno pressanti. Sebbene il gioco sia grandemente focalizzato sul segmento costruttivo e gestionale, vi saranno brevi sprazzi action dedicati al combattimento (principalmente, contro la fauna locale). Vi saranno diversi arnesi utili in questo senso, seppur il fighting system sia ancora ben lungi dall’essere completamente approntato (in modo particolare, per quanto concerne l’area di interazione dei vari modelli).

In ultima istanza, riversiamo qualche pensiero sul comparto tecnico: Sengoku Dinasty è un prodotto discreto, con dei limiti evidenti dovuti, ovviamente, allo stato ancora poco avanzato del progetto. Se, in generale, l’impatto estetico sarà di buona fattura, con ambienti naturali rigogliosi e traboccanti di dettagli unitamente ad edifici verosimili e sufficientemente belli da vedere, lo stato computazionale generale del gioco non è però dei migliori. Il gioco fatica un po’ a mantenere una fluidità costante anche su sistemi più performanti, seppur sia ampiamente “fruibile” giocando un po’ con le opzioni (più che sufficienti per trovare il giusto compromesso tra bellezza e cadenza). In aggiunta, parecchie animazioni risultano legnose o addirittura assenti (come i “teleport” che alcuni animali applicano quando attraversano superfici irregolari), sebbene la qual cosa non abbia un impatto granché gravoso sul gameplay. In ultima sede, il comparto sonoro: bene ma non benissimo diceva il saggio e qui, in sostanza, è ciò che appare evidente. V’è una buona libreria generale di suoni, ma la qualità è altalenante così come la complessiva gestione del “triggering” degli stessi (in breve, capiterà ogni tanto un continuum di pochissimi suoni ripetuti a iosa).

Concludendo…

Sengoku Dinasty è di già un buon gioco: nonostante non offra caratteristiche rivoluzionarie rispetto ai suoi predecessori, v’è comunque tanta carne in cottura. L’esperienza ludica è ancora singhiozzante, tra meccanismi complicati e non spiegati con dovizia, unitamente a fasi in solitaria un po’ troppo “gravose” in alcuni aspetti. Sicuramente, data la sua natura “precoce”, il gioco offre meno contenuti rispetto ai suoi “fratelli” e all’appello mancano tante caratteristiche importanti, ma l’unicum giace naturalmente nella sua ambientazione affascinante e nelle possibilità future che il gioco, in prospettiva e “retrospettiva”, potrà avere. In generale, ci sentiamo di consigliare il titolo specialmente a chi ha di già saggiato con piacere le passate fatiche di Toplitz, spendendo su Sengoku Dinasty una somma tutto sommato accessibile per supportare lo sviluppo del gioco. Per i neofiti, probabilmente sarebbe preferibile partire con un altro capitolo della libreria dell’editore tedesco, visti gli “angoli” meccanici e “intellettuali” che affligono Sengoku Dinasty.

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