È sempre complicato “criticare” un videogame: un gioco di pesi e misure, da scrutare con occhio clinico e critico, appunto, per rispondere ad una domanda semplice e complicata da rispondere, ovvero se valga la pena investire tempo e denaro in un particolare titolo. Ma, al di là della mera valenza, va comunque riconosciuta una medaglia “virtuale” a quei giochi che, seppur lontani dalla perfezione, tentano di mescolare le carte in tavola per provare a dire la propria. Non riuscendoci del tutto, ma mantenendo alto quello che è il senso del creare giochi: ovvero, arte pura. Con questo approccio ci siamo avvicinati a Wanted: Dead, titolo sviluppato da Soleil (composto da alcuni ex membri di Team Ninja) e pubblicato da 110 Industries. Dunque, senza ulteriori indugi, avventuriamoci nel distopico mondo hi-tech del gioco, in questa sede analizzato in versione PC.
Ecco a voi la review!
Complotti e teste mozzate
Wanted: Dead è un gioco d’azione in terza persona, focalizzato su di un intreccio narrativo piuttosto affascinante e meccaniche di gioco che strizzano l’occhio al passato, rendendo l’avventura nel suo complesso piuttosto dinamica e mediamente più ardua dello standard “assodato”. La prima, evidente, caratteristica del gioco, è il suo prendersi sul serio seppur in una visione molto “action movie” a stelle e strisce: nel corso dell’avventura impersoneremo Hannah Stone, in “irrequieto” tenente dell’Unità Zombie, una squadra speciale appartenente alla polizia di Hong Kong e che, oltre ad una certa tendenza a creare disastri epocali, è il team da scegliere se la situazione è senza speranza. La nostra squadra, rispondendo ad una chiamata d’emergenza, ben presto si ritroverà al centro di una machiavellica macchinazione che la vedrà direttamente coinvolta e che sommergerà tutto, tra multinazionali “oscure” e corruzione a tutto spiano. Ciò, naturalmente, si tradurrà in una pioggia di proiettili e teste mozzate, condita con tutta una serie di battute e situazioni cliché tipiche dei film d’azione nord-americani. Nonostante, in sé, la trama non sia ne’ sconvolgente ne’ rivoluzionaria, va riconosciuto a Wanted: Dead un certo fascino narrativo: nonostante sia possibile scegliere un livello di difficoltà tra tre in totale (ma uno si sbloccherà dopo il primo completamento), l’esperienza confezionata da Soleil durerà orientativamente una decina d’ore, portando con sé una (molto) relativa rigiocabilità. Questo limite è, comunque, parzialmente tamponato dalla cura profusa dagli sviluppatori nel creare un universo, bizzarro ma verosimile: persino i comprimari della nostra eroina, avranno una discreta caratterizzazione (che, anche in questo caso, sarà “pescata” dalla tradizione filmesca à la Die Hard).
Ma com’è giocare a Wanted: Dead? Partiamo subito da un presupposto: il titolo è incentrato su meccaniche di gioco e concept volutamente “vecchi”. Il focus del gioco sarà il combattimento, suddiviso tra segmenti dedicati all’uso di un’arma bianca e scontri a fuoco con visuale “sopra” la spalla del nostro personaggio. Una commistione originale e, in linea di massima, ben amalgamata: non sembrerà granché forzata l’unione delle due anime, solitamente ancorate saldamente al terreno da “presupposti concettuali” all’apparenza non “mescolabili”. Il gioco, che sostanzialmente si svolgerà lungo corridoi intervallati da “arene” un po’ più vaste dove saremo accolti, solitamente, da un gran numero di nemici, premerà l’acceleratore sul combattimento che sarà, a conti fatti, la componente cruciale del gameplay. Avremo a disposizione, come detto, un’arma bianca, una pistola (che, stranamente, useremo come se fosse un’arma da mischia), due armi da distanza che potremo utilizzare per “mirare”, più una serie di abilità speciali (tra schivate e una sorta di “Bullet Time” in stile Max Payne) e di gadget da battaglia come granate e kit curativi. Al contempo, avremo accesso anche ad un risicato editor delle armi, che potremo personalizzare con (pochi) accessori che ne andranno a modificare le caratteristiche passive, tra danni, gittata, velocità d’attacco ecc.
Hard Police Life
Come specificato, il gioco non ci accompagnerà per mano: i nemici saranno mediamente ostici e, seppur governati da una intelligenza artificiale basilare (alle volte, un po’ troppo), strategicamente piazzati e in grado di renderci la vita parecchio complicata. Avremo pochi archetipi di avversari, tra nemici corazzati, ninja hi-tech, normali soldati armati ecc. Ognuno d’essi andrà naturalmente affrontato seguendo una strategia specifica e sfruttando le (poche) combo che la nostra eroina sarà in grado di sferrare. Non saremo immortali, non avremo munizioni infinite e i combattimenti non saranno soft, specialmente quando approcceremo ai boss (uno più complicato dell’altro e che richiederanno ognuno una strategia d’approccio diversa. In questo senso, le meccaniche che muovono Wanted: Dead non sono troppo distanti dal mai troppo osannato Ninja Gaiden, dov’è l’esser “intoccabile” era l’unica via di salvezza.
Abbattere nemici ci farà ottenere esperienza, da spendere non appena toccheremo i vari (e non troppo ben distribuiti) checkpoint che troveremo sparsi nel gioco. Avremo a disposizione tre mini-alberi di abilità, suddivisi in skill offensive, difensive e gadget di vario tipo. Non ci troveremo innanzi chissà che variegate possibilità di “skilling” della nostra eroina, ma potremo comunque, in modo piuttosto blando, dar lei un’impronta più ranged o melee a seconda delle nostre preferenza (tenendo, però, sempre a mente che sarà pressoché impossibile “eliminare” uno dei due aspetti in favore dell’altro). La struttura di gioco ci vedrà girovagare per livelli dalla conformazione piuttosto basica, intervallati dall’esplorazione del quartier generale della polizia. Al suo interno, potremo avviare dialoghi (spesso, “sui generis”) con il personale o semplici cittadini, oltre che gozzovigliare e dedicarci a mini-giochi secondari spassi e divertenti, tra videogames, karaoke, poligoni di tiro ecc.
Chi di spada ferisce… Di spada ferisce (Bitta docet)
Nonostante anche da un punto di vista tecnico Wanted: Dead sia un buon prodotto, l’opera profusa da Soleil non è esattamente esente da difetti e mostra tutti i limiti di una produzione che non ha potuto contare su budget stellari in stile Tripla A. L’aspetto estetico, da questo punto di vista, è sicuramente la caratteristica meglio riuscita, seppur anch’esso non sublime. Gli ambienti di gioco sono sufficientemente caratterizzati seppur tendenzialmente semplici e tesi allo spartano nelle loro forme: lo stesso dicasi dei modelli poligonali, molto buoni quelli dei protagonisti (seppur il design dei volti lasci un po’ perplessi), più deficitari quelli dei nemici (eccezion fatta per i boss, paragonabili a quelli di Hanna & Co).
Per quanto concerne l’aspetto tecnico “crudo”, Wanted: Dead conferma una discreta qualità ma con dei margini evidenti. A cominciare dalle animazioni, visibilmente vetuste ma tutto sommato gradevoli (specialmente, quelle relative ai colpi di grazia). Tolto qualche calo di frame (ma il titolo è piuttosto ben ottimizzato anche su PC meno potenti) qui e lì occorso di tanto in tanto quando si zoomava la visuale per sparare, l’aspetto tecnico meno riuscito del gioco è sicuramente la telecamera: spesso fuori sincrono o mal posizionata, essa ci farà prendere più di qualche legnata e costituirà una vera spina nel fianco soprattutto in situazioni piuttosto concitate. In ultima istanza, il comparto audio: buono e curato, specialmente per quanto concerne la musica, un po’ meno se si guarda alla recitazione vocale (alle volte, completamente in “disaccordo” con il contesto in atto.
Concludendo…
Wanted: Dead potrebbe, probabilmente, esser interpretato come un action movie americano con quel pizzico di complotto oscuro che tanto la faceva da padrone negli anni ‘90. Un film che possiamo, naturalmente, vivere in prima persona e con un controller (consigliatissimo!) alla mano. In generale, il prodotto di Soleil è valido e pesca da concept “vecchi” (ma non morti, sia chiaro), il suo incedere. Detto ciò, il gioco mostra più volte il fianco in vari contesti, da una certa linearità dei livelli sino a qualche magagna tecnica ed estetica. A questo, si associ una durata limitata ed una longevità relativa, il tutto ad un prezzo che è quasi da tripla A. In definitiva, comunque, un più che egregio prodotto, con un guizzo visibile di personalità e che farà la felicità di chi cerca un action “retrò” tosto e sui generis.