Tra le tante domande esistenziali che attanagliano l’umana stirpe, una è probabilmente quella più frequentemente proferita: «Cosa c’è dopo la morte?». Nonostante nel merito, nel corso dei secoli, si siano consumate le più disparate argomentazioni o teorie, non v’è ancora una risposta definitiva, ovviamente. Ma, stando a quanto si evince dal titolo di cui analizzeremo le “membra” (è il caso di dirlo!), The Unliving, la risposta al quesito di cui sopra è sin troppo scontata: «Ritornare in in vita sotto forma di cadavere ambulante!». Il gioco, sviluppato da RocketBrush Studio e pubblicato dal celeberrimo Team17 Digital, è approdato all’inizio di novembre su Steam, nella canonica forma dell’Accesso Anticipato. Ma perché quella tiritera sulla morte? Perchè The Unliving ci metterà nei marcilenti panni di un potente negromante, con l’obiettivo unico di travolgere il mondo degli umani con le sue infinite schiere di decomposti soldati.

Ma vestire i marcilenti panni di un “mago nero”, è… divertente? Bando alle ciance, scopriamolo assieme con l’anteprima di The Unliving!

Risorgi, soldato!

The Unliving è un gioco d’azione con visuale dall’alto e una piacevolmente pixelosa “anima” in due dimensioni. Il titolo, oltre ai classici crismi pseudo “button mashing” genetici dell’archetipo di appartenenza, offre al suo interno tutta una serie di caratteristiche extra, tra cui spiccati elementi ruolistici, strategici e rogue-lite (ovvero, morire avrà un costo piuttosto salato). Una serie di elementi, sulla carta, molto interessanti che compongono lo scheletro (ahem…) meccanico del titolo che, come detto, ci vedrà “dirigere” le gesta di un innominato negromante, risvegliatosi “frammentato” e quasi senza memoria dopo un non meglio precisato “esperimento”. Il suo dominio è ora invaso dalle forze della luce “umane”, che hanno pensato bene di prendere il totale controllo delle lande una volta “nere di morte”.

L’obiettivo? Scacciare le forze della luce, ricomporre la propria anima, frammentatasi dopo l’enorme “boom!” occorso dopo il fallimento iniziale e naturalmente… conquistare tutto! Com’è lecito attendersi, le premesse narrative e il concreto intreccio in-game non faranno urlare al miracolo ma, per la media del settore, saranno piuttosto intriganti e daranno un po’ di “spago” al giocatore per motivare la sua discesa (cadaverica) in campo, anche grazie ad una certa ironia di fondo che emergerà dai (non tantissimi) dialoghi e dalla caratterizzazione dei personaggi, non particolarmente elaborata ma divertente.

L’armata delle tenebre

Ma com’è indossare le vesti di un negromante? Potremmo dire «non male!», seppur il complessivo gameplay di The Unliving offre il fianco da diverse angolazioni. Il gioco si muoverà attraverso i classici meccanismi dei giochi d’azione/roguelike in due dimensioni, eccezion fatta per l’utilizzo del puntatore a schermo tipico dei giochi di strategia (d’altronde, dovremo impartir ordini ad un folto esercito di non morti!). Il titolo potrà esser affrontato anche con un controller (solitamente, la “way to go” per giochi del genere) ma, in questo senso, The Unliving si “differenzia” dalla massa. Giocare con un pad, infatti, sarà piuttosto scomodo visto che, con la levetta destra, saremo chiamati a muovere il puntatore come se stessimo usando un vero e proprio mouse. Un movimento libero e che richiede un’alta precisione, spesso molto arduo in situazioni concitate e a causa dei limiti “fisici” dei controller, in questo senso. Dunque, gli accessori di gioco da utilizzare saranno i nostri fidi mouse e tastiera e basteranno pochi istanti trascorsi nel tutorial iniziale, per accorgersene. La scelta, al contempo, non è ovviamente la migliore opzione per quanto concerne la necessità di avere rapidi tempi di risposta nelle fasi più action: dunque,s in dal tutorial, saremo chiamati ad una “sofferta” decisione. Tutorial che, comunque sia, farà bene il suo “mestiere” per introdurre le meccaniche base del gioco: sostanzialmente, saremo non solo chiamati a schivare ed attaccare i nostri nemici umani, attraverso una skill basica che si ricarica nel tempo ed alcune abilità random che potremo scovare ed equipaggiare durante l’esplorazione, ma anche a riutilizzare i loro corpi per evocare i nostri “trapassati” combattenti.

Combattenti che potremo lanciare all’attacco dei nemici impartendo loro un comando in stile Age of Empires, o lasciare che l’intelligenza artificiale del titolo (in verità, non particolarmente brillante) faccia il suo corso. Una volta completato il tutorial, approderemo al nostro tetro quartier generale che ci offrirà tutta una serie di “servizi” necessari per il completamento della nostra missione, oltre che tutta una serie di “figuri” improbabili che scopriremo esser fide pedine della nostra apocalittica scacchiera. Nella nostra base avremo, infatti, facoltà di potenziare abilità ed equipaggiamento di varia specie, al contempo sbloccando nuovi poteri e caratteristiche investendo alcune particolari “currency” che accumuleremo nel gioco (come, ad esempio, la polvere… d’ossa). In generale, il loop di gioco di The Unliving sarà semplice: esploreremo una mappa (non generata proceduralmente, il che potrebbe far storcere più di qualche naso) colma di nemici volenterosi nel difendere la luce dalla tenebra incombente. Durante l’esplorazione, dovremo non solo tentare di accumulare quanti più poteri e risorse possibile, ma anche gestire diversi indicatori strategici tra cui la nostra forza vitale (fondamentale per l’uso delle abilità), il “decadimento” delle nostre pedine non morte e i nostri punti ferita. Il tutto, com’è chiaro, nel mentre non solo impartiremo ordini ai nostri sottoposti, ma al contempo saremo chiamati a “manovrare” il nostro alter ego, tra attacchi, schivate e uso di abilità, come un classico gioco d’azione in 2D.

Non morti alla carica!

La completa esplorazione di un’area sarà ardua per diversi fattori, anche e soprattutto poiché il livello di difficoltà di The Unliving è alto ma “altalenante”. Le mappe di gioco (che dovremo memorizzare, poiché non vi saranno “grafiche” che le mostreranno nella loro interezza) saranno solitamente colme di nemici ordinari che, velocemente, potremo “azzerare” grazie ai nostri soverchianti numeri. Ma, assieme a loro, compariranno d’improvviso degli avversari formidabili, in grado ad esempio di accorciare le distanze con un balzo (alle volte, “attraversando” per intero le nostre truppe) ed ucciderci in pochissimi colpi, costringendoci a reiniziare la mappa da capo. Una situazione che si complica ancor di più con le boss battle, ben realizzate ma davvero ostiche da superare e che fungeranno da vero e proprio “muro” nel complessivo avanzamento del gioco. L’alto livello di sfida (che è quasi uno standard in giochi del genere, c’è da sottolineare), verrà ulteriormente acuito da tutta una serie di scelte “particolari”: ad esempio, nei livelli più avanzati, gli elementi in movimento presenti a schermo saranno decine e decine, rendendo davvero complicato il seguire attentamente ciò che accade a schermo. Ciò, solitamente, si tradurrà nel non riuscire a rintracciare, spesso, abilità nemiche che ci “piomberanno” addosso, perché “cromaticamente” confuse nel delirio di colori ed effetti grafici che caratterizzeranno gli scontri. Un altro elemento “concettuale” critico da tenere in considerazione, è che il segmento più squisitamente strategico, a differenza di quello action che nella sua semplicità è ben riuscito, sarà fortemente limitato da diversi fattori.

Ad esempio, al momento non sarà possibile controllare le nostre schiere in modo più “chirurgico”: non vi sarà, ad esempio, possibilità di dividere i nostri non morti in più squadroni o dar loro comandi separati. Con il click destro del mouse, tutti i nostri sottoposti convergeranno in un unico punto, innescando tutta una serie di “critiche” reazioni. Al contempo, se decideremo di tenere premuto il tasto destro del mouse, i nostri eserciti seguiranno “in tempo reale”, il movimento del cursore percorrendo, palmo per palmo, la traiettoria che “disegneremo” a schermo. Ma, data l’essenza stessa del gioco, la sensazione che si sia molto limitati strategicamente, sarà piuttosto forte non appena ci troveremo ad affrontare più gruppi nemici. Ad esempio, non sarà spesso possibile orchestrare il nostro esercito in modo che le unità più resistenti facciano da “scudo” ad arcieri e maghi. Secondariamente, vista l’impossibilità, come già sottolineato, di impartire ordini specifici, la costante è che tutte le unità convergeranno all’unisono nel punto indicato. Ciò, nell’effettività, si traduce, ad esempio, in unità che resteranno “in attesa” che ci sia sufficiente spazio fisico per poter approcciare i nemici (anche se tenteremo manovre di accerchiamento tenendo premuto il mouse destro).

A questo, si aggiunga anche una certa tendenza dei nostri cadaverici adepti ad incastrarsi nello scenario, la qual cosa si tradurrà nel “dimenticare” indietro alcune unità che, concretamente, resteranno “statiche” sin quando non torneremo indietro a recuperarle. Un altro fattore da considerare, è una certa “debolezza” del sistema di progressione: nonostante vi sia un nutrito ventaglio di caratteristiche migliorabili, tra “personali” e riferite alle unità, esse però offriranno solo dopo un cospicuo level up, una netta sensazione di upgrade. Level up che, di base, sarà correlato ad un altrettanto copioso investimento di tempo nel ripercorrere più e più volte la stessa mappa (che, lo ripetiamo, sarà “fissa” in ogni suo aspetto, dalla morfologia al posizionamento delle truppe). Ciò, probabilmente, si traduce in una certa ripetitività complessiva che, nonostante sia quasi una costante nei roguelike, diviene in The Unliving più ardua da digerire vista l’assenza di elementi procedurali. Caratteristiche che, probabilmente, saranno ampliate e migliorate nel corso dell’Accesso Anticipato ma che, al momento, costituiscono un evidente limite ad un gameplay che, almeno sulla carta, è divertente e piuttosto solido.

Tecniche di… resurrezione

Da un punto di vista più squisitamente tecnico-artistico, The Unliving è un prodotto di grande pregio. A partire dall’estetica pixelosa e retrò, ben realizzata e densa di dettagli e caratteristiche spettacolari (fra cui, è bene sottolineare le “divertenti” animazioni di passaggio a miglior vita dei nostri avversari). Gli sviluppatori sono stati eccezionali nel creare un complessivo design artistico piuttosto originale e qualitativamente pregevole, il quale riesce ad unire in modo coerente l’oscurità dei temi trattati con una certa ironia di fondo. Anche l’orchestrazione di alcuni boss o unità evocabili, alzeranno notevolmente l’asticella dell’epicità degli scontri, alle volte davvero spettacolari. Da un punto di vista computazionale, eccezion fatta per qualche caricamento un po’ troppo lungo se rapportato alla “pesantezza” complessiva del gioco, in generale The Unliving è un prodotto egregiamente realizzato.

I pochi bug della versione iniziale, sono stati già ampiamente risolti dalle prime due patch pubblicate dagli sviluppatori nel corso del mese di novembre. Durante il test effettuato, non sono stati riscontrati errori tecnici in grado di inficiare irrimediabilmente il fluire del gioco, così come cali di performance o problematiche di stampo visivo. The Unliving scorre in modo ininterrotto, offrendo ottime prestazioni tecniche generali anche su computer non esattamente “al passo”. Una menzione d’onore anche al comparto audio: seppur non particolarmente ampio numericamente, l’effettistica e il tono dei motivi musicali di sottofondo, saranno azzeccatissimi e coerenti con il “serio/faceto” di cui The Unliving si nutre.

Concludendo…

The Unliving è un titolo piuttosto sperimentale e che mescola azione e strategia in un mix sufficientemente originale, incorniciato da una storyline “atipica” e da un design artistico complessivo molto pregevole. Nonostante premesse sicuramente validissime di fondo, il titolo ha delle lacune concettuali piuttosto evidenti a livello di puro gameplay le quali, va naturalmente sottolineato, sono anche probabilmente figlie dello stato di “Early Access” del titolo. The Unliving, nonostante ciò, resta un gioco promettente e che potrebbe stuzzicare una folta platea di giocatori, magari “stanchi” di cloni “ortodossi” di titoli ultra-noti e famosi.

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