Lo confessiamo. Mettersi sotto ad un caschetto VR in questa calda e torrida estate, è stata un’impresa non da poco. Ma il “sacrificio” è naturalmente stato ripagato perchè, a distanza di qualche giorno dalla sua uscita, siamo riusciti a giungere agli agognati titoli di coda di quello che è, senza alcun dubbio, uno tra i titoli in realtà virtuale più interessanti dall’uscita di Half Life Alyx. Stiamo parlando di Red Matter 2, sequel di quel Red Matter che, circa quattro anni fa, riuscì a proporre buone idee sul fronte puzzle game in VR.

“Bigger and better” – questa sembra essere l’idea alla base di questo sequel che, come vedremo nella successiva analisi, propone miglioramenti su tutta la linea, aggiungendo diverse feature al già ottimo gameplay della precedente iterazione.

Grazie ad un codice review, fornitoci dal publisher, relativo alla versione Meta Quest 2, abbiamo così “spolpato” l’offerta contenutistica proposta da Red Matter 2, rigorosamente in modalità standalone. Siamo così pronti, come di consueto, a fornirvi il nostro finale responso sull’ottimo titolo VR di Vertical Robot.

Buona lettura!

La guerra fredda “spaziale”

A livello di trama, Red Matter 2 si configura come un sequel diretto della precedente iterazione, andando nuovamente a sviluppare quei concetti narrativi lanciati – per l’appunto – con la prima grossa produzione dei Vertical Robot.

Il titolo, fondamentalmente, porta nel futuro – e nello spazio – il “confronto” tra l’Unione Atlantica (a conti fatti, la NATO) e la Volgravia (l’URSS) della guerra fredda. Durante lo sviluppo dell’avventura, ci troveremo spesso di fronte a poster o riferimenti audiovisivi che richiamano molto alla Russia Sovietica, nonostante vengano spesso usati nomi “distorti” o di fantasia, per raccontare gli eventi che faranno da sfondo a Red Matter 2.

Ci teniamo a dire che il gioco è perfettamente godibile anche senza aver giocato il precedente capitolo, ma il giocatore perderà alcuni riferimenti ad eventi passati che, in ogni caso, sarà comunque possibile dedurre dai diversi dialoghi o testi sparsi per le ambientazioni di gioco.

Il gioco, seppur si configuri principalmente come un puzzle game con tanto di enigmi che sfruttano a dovere la fisica del gioco, è altresì definibile come un’avventura narrativa, dove saremo tenuti a prendere il controllo di un’astronauta all’interno di una gigantesca base spaziale russa, dallo scopera della misteriosa “materia rossa” per poi arrivare a tutti gli eventi che ne conseguono.

L’ultima fatica dei Vertical Robot terrà impegnato il giocatore per un quantitativo di tempo che va dalle cinque alle otto ore, ma molto dipenderà anche dalla bravura dello stesso, nel risolvere enigmi e nell’affrontare determinate sequenze action, di cui vi parleremo nel dettaglio più avanti.

Enigmi e sparatorie nello spazio

Gli enigmi alla base di Red Matter 2 sono di una varietà ragionevolmente ampia. Se da un lato è possibile tirare le leve, premere i pulsanti e reindirizzare l’energia, dall’altro ci sono puzzle più interessanti e in grado di “stuzzicare” la creatività, sfruttando l’ambiente e gli oggetti per aprire porte o sbloccare elementi dello scenario per portare a termine obiettivi richiesti dalla missione stessa. Gli enigmi e puzzle ambientali proposti, si realizzano per lo più con le “mani” – in questo caso ecco fiorire le somiglianze con il capolavoro VR di Valve, Half Life Alyx, dove finalmente percepivamo il “peso” effettivo delle mani all’interno del mondo di gioco. In Red Matter 2, concettualmente, il discorso è molto simile e l’interazione ambientale, sebbene non così profonda come nel titolo Valve, ci ha soddisfatti pienamente, considerato l’ottimizzazione dell’engine che ne consente il funzionamento anche in modalità “standalone” su Quest 2.

Il giocatore dispone anche di un jetpack che viene utilizzato per le occasionali sezioni platform dove, a differenza del primo capitolo, i giocatori hanno un controllo manuale completo sul movimento del jetpack. Sebbene buona, sulla carta, la meccanica di movimento tramite jetpack è forse troppo lenta e poco “coinvolgente”, raggiungendo anche qualche grado di frustrazione in alcune sequenze calcolate fin troppo al millimetro. Forse lo strumento più utile, all’interno di Red Matter 2, è lo scanner, in grado di analizzare gli oggetti per fornire indizi e tradurre la scrittura cirillica degli elementi di supporto audiovisivi all’interno del gioco. Nel bene e nel male, faremo largo uso dello scanner e potrete scansionare quasi tutti gli oggetti presenti nell’ambiente di gioco, siano essi oggetti di scena o display di computer, magari contenenti informazioni importanti per la risoluzione di un determinato enigma.

Un altro strumento che si acquisisce durante lo svolgimento dell’avventura è la pistola a energia, quella che possiamo considerare l’unica arma presente all’interno di Red Matter 2: a differenza del primo capitolo, infatti, potremo ingaggiare diversi nemici “non-umani” in saltuari scontri a fuoco (per lo più contro droni), peccato che le meccaniche di shooting siano state solo che abbozzate, presentandosi per lo più come una feature collaterale più noiosa che divertente, dato che sarà molto difficile colpire i nemici, che tendono a muoversi all’impazzata rendendo così difficile prendere la mira e colpirli con successo (specialmente i bot umanoidi che devono essere colpiti in specifici punti deboli per essere distrutti). Di certo, la velocità e la precisione della stessa pistola non aiuta e rende queste sequenze ancora più frustranti del previsto. Ci auguriamo che questo aspetto venga migliorato in un ipotetico terzo capitolo, perchè meriterebbe un overhaul non da poco.

La nuova frontiera dei titoli standalone Quest 2

Tecnicamente parlando è inutile girarci tanto attorno: tra i prodotti Quest 2 – standalone – Red Matter 2 si configura come una tra le opere più impressionanti mai viste, fino ad oggi, per il visore di casa Meta. E’ assurdo pensare che un motore del genere venga riprodotto, senza problemi, sfruttando il solo hardware del visore, di per se molto limitato nelle performance. Un lavoro di ottimizzazione quasi sopraffino, che non fa mancare per nulla il supporto di un PC. Se a questo aggiungiamo un lavoro di effettistica e modellazione poligonale dei personaggi umani di primissimo livello, otteniamo un portento tecnologico non da poco, specialmente se consideriamo l’interattività che un gioco del genere offre al videogiocatore: non stiamo parlando dei livelli impressionanti di un Half Life Alyx, ma va comunque detto che il lavoro svolto dai ragazzi di Vertical Robot è notevole.

Buono anche il comparto sonoro, affidato ad un doppiaggio in lingua inglese e supportato da una traduzione testuale, che comprende anche la lingua italiana.

Concludendo…

Red Matter 2 è una tra le migliori produzione in realtà virtuale degli ultimi mesi. Il lavoro di miglioria svolto dal team di Vertical Robot, volto a migliorare in toto la vincente formula del precedente capitolo, si può considerare pienamente riuscito. A discapito di una longevità forse un po’ bassa e alcune sequenze action non pienamente riuscite, il titolo rappresenta uno dei picchi qualitativi più alti mai raggiunti su titoli standalone per Quest 2. Da provare, sicuramente.

CI PIACE
  • La versione Quest 2 è, tecnicamente, un portento
  • Puzzle che sfruttano bene la fisica delle mani
  • Trama e atmosfere ben studiate
NON CI PIACE
  • Fasi action da rivedere
  • Dura un po’ troppo poco
Conclusioni

Red Matter 2 è uno tra i migliori titoli recenti usciti su piattaforme VR, nonchè uno dei più miracolosi porting “standalone” per il Meta Quest 2. Un gioco che propone enigmi e puzzle ambientali intelligenti, in grado di sfruttare bene l’ottimo motore fisico proposto, e un’ambientazione incredibilmente curata e immersiva, capace di elevare il titolo Vertical Robot nell’olimpo delle produzioni VR più interessanti della generazione.

8.8Cyberludus.com

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Nerd purosangue classe 1992, si avvicina al mondo dei videogiochi grazie al SEGA Master System di sua madre. Destreggiandosi tra Alex Kidd e Sonic the Hedgehog, comincia a farsi una importante cultura videoludica a base di platform e beat ‘em up. Fedele seguace della “master race”, consuma giochi di ruolo dalla mattina alla sera, anche se la sua saga preferita rimane Grand Theft Auto degli inarrivabili Rockstar Games, che fin dal primo capitolo lo ha aiutato a diventare la brutta persona che imparerete a conoscere.

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