Al giorno d’oggi dire “sandbox”, in ambito prettamente videoludico, significa dire tutto o nulla. E il perché di questo “estremismo” è presto detto: sono infatti tantissimi, specialmente su PC, i titoli che si fregiano di questa etichetta spesso con cognizione di causa, tante altre volte solo per aggiungere un ulteriore “tag” su Steam ed aver più possibilità di “comparire” agli occhi degli utenti. Tra tante produzioni mediocri e poche, reali perle, lo scorso 24 marzo è giunto in Accesso Anticipato sulla piattaforma Valve The Planet Crafter, interessante titolo indipendente sviluppato ed edito da Miju Games, già autore del divertente cooperativo a tema “pozionistico” Abracadabrew.

Ma bando alle ciance, ecco a voi l’anteprima (coadiuvata da una nostra video-preview) di The Planet Crafter!

Alla conquista dello spazio

The Planet Crafter è un gioco d’azione in prima persona, orientato principalmente alla raccolta di risorse e alla costruzione di edifici e strumenti di vario tipo, utili alla nostra sopravvivenza. Nei panni di un prode esploratore spaziale, verremo inviati su di un pianeta ostile ed inabitabile con una missione ben precisa: renderlo adatto alla vita umana. Il lento cambiamento del pianeta da desertico ad uno più lussureggiante e colmo di vita, avverrà grazie al nostro continuo impegno nel ricercare e costruire nuove strutture, via via più complesse ed importanti. La missione è raggiungere, effettivamente, il “blue sky”, ovvero una condizione climatica e del terreno favorevole ad una completa colonizzazione umana del pianeta. Seppur non particolarmente originale nelle sue premesse narrative, The Planet Crafter avrà dalla sua una storyline segmentata e che ruoterà attorno ad una misteriosa e precedente presenza umana che, nel concreto, si è tradotta in un cospicuo ammasso di relitti navali. Un tentativo di colonizzazione malriuscito e finito nell’oblio e che, in concreto, ci vedrà visitare “scheletri” di navi abbandonate, alla ricerca non solo di risorse e tecnologie, ma anche di tracce delle vicende passate.

Se volessimo riassumere il complessivo gameplay del gioco allo stremo, si potrebbe tranquillamente dire che The Planet Crafter prende visibilmente le mosse dal ben più noto No Man’s Sky: non solo come tema centrale, ma anche le complessive meccaniche di gioco si ispirano all’arci noto titolo di Hello Games. Nonostante un “prestito concettuale” visibile, The Planet Crafter ci mette del suo a livello più squisitamente ludico: appena fuoriusciti dalla nostra scialuppa di salvataggio, saremo ben presto accolti da un desertico mondo, totalmente inospitale ed inadatto alla vita. Ben presto, anche grazie ad un “tutorial” mascherato, il gioco ci dirà cosa fare: ci ritroveremo quindi a girovagare per un mondo aperto piuttosto vasto, accumulando tramite una pistola “factotum” quante più risorse possibile, di diversi tipi. Quest’ultime saranno il fondamento per progredire nel nostro scopo: colonizzare il pianeta sarà possibile unicamente dopo aver ricreato la biosfera dello stesso, attraverso “l’iniezione” forzata al suo interno di ossigeno, calore e pressione.

C’è vita nell’Universo?

La “cura” per il “blue sky” sarà possibile solo con la costruzione di specifici edifici e strumenti: man mano che “riempiremo” il pianeta dei tre citati elementi utili per riportare la vita sullo stesso, il cui status sarà assimilabile consultando diversi apparecchi contenenti specifici indicatori, progrediremo in un vastissimo albero tecnologico che ci consentirà non solo di sbloccare nuovi strumenti ed edifici, ma anche di potenziare i vecchi. Ecco che ad esempio, ci serviremo di bombole per l’ossigeno o esoscheletri migliorati che ci consentiranno di portare più strumenti o avere più spazio nell’inventario. Lo status complessivo della missione sarà evidenziato da un indicatore piazzato in alto a destra sullo schermo, mentre in basso a sinistra saranno posizionati degli indicatori fondamentali, quali quelli della vita, dell’idratazione e della riserva d’ossigeno: in base alla difficoltà di gioco prescelta nella modalità “storia”, al momento l’unica accessibile, morire potrebbe essere solo un contrattempo oppure condurre alla perdita totale dell’inventario. Nonostante meccanismi di già piuttosto profondi e variegati, The Planet Crafter soffre un po’ dei classici problemi dei rappresentati del settore: la routine di gameplay, al momento, ci vedrà unicamente far da spola tra relitti di navi e zone d’interesse “naturalistico”, alla ricerca di materiali e chip per sbloccare tecnologie, al contempo affannandosi quanto più possibile nella costruzione “ossessiva” di nuovi edifici o nella replica dei vecchi, al fine di riempire quanto più in fretta possibile gli indicatori per il “blue sky” (spesso, arrivando anche a “soste forzate” in attesa del raggiungimento dello specifico numero “desiderato”).

Pericoli ce ne saranno pochi e sarà davvero difficile morire: ciò si traduce in un gameplay lento e tendenzialmente rilassato, il che potrebbe risultare un tantino indigesto per chi fosse alla ricerca di un andazzo ludico con vasti segmenti sparatutto o d’azione dinamica. In aggiunta, nonostante sia fondamentale, l’esplorazione al momento risulta non particolarmente piacevole anche a causa di una ambientazione un po’ scarna e ripetitiva nelle forme e nei dettagli. C’è anche da considerare che una buona fetta delle risorse base, saranno sostanzialmente sparse sul terreno in modo casuale, avvilendo un po’ il senso stesso della ricerca che risulterà quasi un girovagare tra gli scaffali di un supermercato: per fortuna, con il progredire del gioco, alcuni dei metariali cruciali saranno un po’ più “nascosti” e necessiteranno di uno studio un po’ più approfondito dell’ambiente, anche se la situazione non migliorerà di molto.

Nonostante sia un gioco in Accesso Anticipato, The Planet Crafter può contare già su di un buon sostrato tecnico che, com’è lecito attendersi, godrà di alti e bassi. Nel corso del nostro test, abbiamo incontrato diversi bug ed errori, testimoni ovviamente di uno stato di programmazione ancora non perfetto: ad esempio, arrampicarsi su superfici con una seria pendenza ci vedrà spesso “impattare” con micro-muri invisibili (probabilmente, elementi scenici non precisamente assemblati) che dovremo superare a furia di saltelli. Anche il terraforming, nello specifico, non sarà particolarmente preciso specialmente se decideremo di dar sfogo al nostro “renzopianismo” su superfici scoscese o irregolari: in quel caso, il gioco ci impedirà spesso una costruzione “ortodossa” oppure, al contrario, ci consentirà di erigere l’edificio prescelto a mezz’aria (alle volte, rendendo difficile anche l’accesso). Se esteticamente il titolo non farà gridare al miracolo ultra tecnologico, a livello di performance The Planet Crafter scorrerà in maniera piuttosto fluida anche su sistemi non particolarmente performanti, inciampando sporadicamente e solo in situazioni più pressanti (ad esempio, durante le bufere di sabbia o le spettacolari piogge di meteoriti).

Concludendo…

In conclusione, ci sentiamo di consigliare The Planet Crafter? La risposta è si ma con un asterisco bello grosso: il gioco, nonostante abbia una base abbastanza solida ed un futuro potenziale promettente, al momento potrebbe esser davvero apprezzato solo da chi fosse alla ricerca di un sandbox con tenui elementi survival ed incentrato principalmente sulla costruzione e su di una esplorazione priva di grandi rischi. Per chi, al contrario, cercasse un’esperienza più vasta e che si avvicini ai lidi più canonici degli shooter o dei giochi di ruolo, The Planet Crafter potrebbe risultare un’esperienza ancora acerba e molto limitata. Insomma, non ci resta che attendere: tutto giace nelle sapienti mani degli sviluppatori!

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