A cura di Alessandro Taglione

Benvenuti nelle lande desolate di Atomicrops, insolita fusione di elementi roguelite, bullet hell e farming simulator proposta da Bird Bath Games. In Atomicrops rivestiremo i panni di un coltivatore che ha la responsabilità di sfamare con il suo orto un piccolo villaggio, in una non meglio precisata area rurale di un mondo sconvolto da un’apocalisse atomica. Ma non troveremo le atmosfere angosciose di Fallout ad accoglierci, bensì il tono leggero e scanzonato di una piccola odissea agricola, divisa tra l’amore per il proprio orticello mutante e gli scontri furiosi con i mostri purulenti che vogliono rubarcene i frutti.

Voglio andare a vivere in campagna…

Atomicrops si configura come uno sparatutto con visuale dall’alto, omaggiando anche con la sua pixel art i ruggenti anni delle console a 16 bit. Spostiamo il nostro agricoltore con la leva sinistra, e miriamo e spariamo con la destra. Il nostro primo obiettivo è arare il nostro orto e piantarvi frutta e verdura, il tutto comodamente gestito da un singolo tasto; annaffiare i germogli, avvicinandoglisi con un innaffiatoio riempito al pozzo adiacente; difenderli e difendersi, con l’aiuto di numerose armi da fuoco, da lumache mutanti, conigli assassini, talpe deformi e altre schifezze; e infine, se si è ancora in vita, raccogliere i frutti del proprio duro lavoro, portarli a casa e sfamare I compaesani Le partite sono scandite da una sequenza di giornate. Un elicottero ci lascierà ogni mattina di fianco al nostro orticello, per poi venirci a recuperare il mattino successivo. Queste giornate virtuali durano in realtà pochi minuti, e starà a noi gestire il tempo come riteniamo più opportuno: possiamo dedicarci alla cura degli ortaggi, oppure esplorare I territori circostanti, in cerca dei (pochi) semi da piantare tra I (moltissimi) mutanti assetati di sangue che ci ostacoleranno. Vale la pena, a questo punto, parlare del difetto principale che abbiamo riscontrato in fase di review, basata sia sull’alpha che sulla versione 1.0 di questo Atomicrops: un livello di difficoltà decisamente punitivo, forse oltre i limiti dell’intrattenimento.

Farming Hell

I minuti che compongono le giornate di Atomicrops sono pochi, e sembrano meno. L’esplorazione ne viene in qualche modo compromessa, perchè difficilmente si avrà il tempo di andare in cerca di semi e di tornare all’orto per piantarli e coltivarli; d’altronde, tornare a casa a fine giornata senza frutta e verdura da vendere non ci permette di comprare I power up – comunque non proprio decisivi – per aiutarci ad affrontare la giornata successiva. I nemici, in compenso, sono numerosi, agguerriti e, onestamente, un po’ troppo coriacei. Abbiamo osservato come il livello di difficoltà di Atomicrops sia stato oggetto di revisione da parte del team di sviluppo in questi ultimi giorni, ed è lecito supporre che continuerá a venir limato successivamente alla release; ma anche dopo poche partite sulla versione 1.0, sembra che il lavoro da fare non sia pochissimo. La morte, inoltre, è una punizione definitiva; non ci lascia alcun punto da impiegare in un qualsivoglia skill tree, che ci consoli dando al game over un pretesto per potenziare il personaggio. È un peccato che l’esperienza di Atomicrops risulti per questo un po’ frustrante, perchè il gioco, sotto altri punti di vista, è davvero brillante…

 

Redneck in bassa risoluzione

Dal punto di visata grafico, Atomicrops si rifà all’epoca delle console a 16 bit, con I suoi colori brillanti e I personaggi rigorosamente pixellosi. É il coraggio di osare a meritarsi il plauso di Cyberludus; é chiaro come, nel disegnare boss e nemici, gli sviluppatori abbiano dato libero sfogo alla fantasia, con roditori psicotici a cavallo di lumache giganti, un sole malefico e piromane, conigli sotto steroidi in groppa a lune bitorzolute. A una qualsivoglia coerenza interna del character design si è preferito proporre personaggi davvero fuori di testa, scelta che apprezziamo sinceramente. Gli ortaggi stessi che ci troviamo a coltivare crescono e sbocciano in deliziose verdure mutanti con occhi e bocca, che una volta maturi e pronti per essere raccolti, ce lo segnalano saltellando felici e sorridenti, come fieri delle loro vitamine radioattive: difficile non affezionarcisi. Solo alcuni sprite, dobbiamo notare, sono disegnati peggio di altri. Menzione d’onore alla colonna sonora: benché I loop siano tutti un po’ brevi, I pezzi sono orecchiabili, azzeccatissimi e intenzionalmente “stonati” quanto basta; confermano con successo – forse meglio di ogni altro elemento in gioco! – il tema di Atomicrops, un’avventura scanzonata di agricoltori postatomici che coltivano patate mutanti.

Concludendo…

Atomicrops è un gioco caratterizzato con amore. Grafica, musica e gameplay concorrono in un’esperienza con alti e bassi, ma di certo interessante. Alcuni sprite sono un po’ grezzi, ma forse proprio in questo il gioco svela la sua natura più profonda: il suo omaggio all’epoca dei 16 bit non si inserisce nella corrente di un retrogaming modaiolo e ruffiano, ma è un tributo tra I più onesti e senza compromessi che ci sia capitato di vedere. Degli anni  ‘80 e ‘90 vengono dunque riproposti gli aspetti migliori e peggiori, come facce inseparabili di una stessa medaglia: il considerevole livello di difficoltà, gratificante nel lungo termine ma indubbiamente frustrante; un comparto grafico a cui piace osare, con sprite eccentrici e colorati e, solo raramente, un po’ improbabili. Atomicrops è comunque un buon gioco, consigliato a chi abbia voglia di provare qualcosa di originale, e a chi, giocando a Stardew Valley, è mancato il tasto per sparare.

CI PIACE
  • Originale!
  • Ottima soundtrack
  • Divertente…
NON CI PIACE
  • …a patto di avere molta pazienza!
  • livello di difficoltà sbilanciato
Conclusioni

Un farming simulator con sparatorie a volontà, eccentrico e originale, penalizzato da un livello di sfida da aggiustare. Divertente se si ha molta pazienza e perseveranza!

7Cyberludus.com

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