3,2,1… Lancio!
Mettiamo le mani avanti. Sì, proprio così: partiamo prevenuti. Quando si ha a che fare con un titolo come quello di oggi, non è possibile farne a meno. Oramai ci abbiamo fatto l’abitudine: il mercato indie, periodicamente, non manca di battere un colpo, mettendo KO il mercato. È il caso di ASTRONEER, nuovo titolo di System Era Softworks, arrivato su Steam in accesso anticipato il 15 dicembre 2016, poco più di cinquanta giorni fa. Ora, è giunto il momento di capire cosa si possa nascondere alle spalle di un titolo che in un arco di tempo così limitato ha venduto qualcosa come 650.000 copie.
Cominciamo inquadrandone innanzitutto il topic, palese sin dal titolo: l’esplorazione spaziale. Proprio così, ancora lei. Insieme agli zombie e alla sopravvivenza, è la nostra amica a guadagnarsi a man bassa il titolo di “tormentone” degli ultimi anni videoludici.
Eppure, un successo come quello appena riportato non può che manifestare quanto la tematica in oggetto risulti ancora distante anni luce dalla sua fisiologica “decadenza mediatica”. C’è poco da fare: dateci un pianeta sconosciuto, spazi aperti ed esplorabili, un po’ di craftng e un cielo stellato, che subito andiamo letteralmente fuori di testa (per il sottoscritto, almeno, è così).
E questo ASTRONEER? Successo motivato o magari inevitabile rimanenza di quella “scimmia spaziale” mai soddisfatta dopo il caso No Man’s Sky? Proviamo a scoprirlo insieme.
Si alza il sipario: spazio profondo, silenzio totale. Una serie di capsule per più candidati e un pianeta tutto da esplorare, lì, a portata di mano.
Non attendiamo oltre: 3,2,1… Lancio!
Esplorazione, espansione e manipolazione
L’iter di gioco di ASTRONEER rispetterebbe appieno la pressoché totalità dei cliché del genere, se non fosse per una piccola variante che, a breve, andremo a definire.
Atterrati sulla superficie di un pianeta “nuovo di zecca”, ogni volta differente per via della generazione procedurale, le prime fasi di esplorazione “a naso” (con lo sguardo perennemente rivolto verso la barra dell’ossigeno onde evitare una brutta fine) precedono quelle di raccolta delle risorse, quindi quelle di espansione del campo base. Niente di nuovo fino a qui, tranne i due “attrezzi del mestiere” lasciati a disposizione del giocatore: nientemeno che uno zaino spaziale e, attenzione, un bizzarro aggeggio assimilabile (a prima vista) a un tanto affascinante quanto improbabile “ibrido cannone-aspirapolvere“.
Prima di arrivarci, però, è forse il caso di definire le due variabili delle quali dovremo tenere costantemente conto: l’energia e, logicamente, il già menzionato ossigeno. Nulla di particolarmente problematico, dato che il nostro inseparabile zaino ci permetterà di monitorare i valori di ambedue i “beni d’uso” in tempo reale. Inutile girarci troppo intorno: la prima oretta di gioco sarà certamente contraddistinta da grossolane “scampagnate” verso l’ignoto, immancabilmente seguite da corse contro il tempo dovute al celere esaurirsi dell’ossigeno. Ebbene sì, per ricaricare le nostre riserve d’aria dovremo sempre rientrare (anche se solo per qualche secondo) entro il perimetro della nostra base. Fortunatamente, si tratta di una limitazione destinata a scomparire entro breve tempo: molto presto saremo infatti in grado di costruire dei particolari filtri per l’aria, che ci permetteranno di prolungare le nostre “gite”. Discorso differente per quanto riguarda l’energia, soggetta a ricarica autonoma e adoperabile, ad esempio, per l’accensione di alcuni moduli del campo o per l’utilizzo del secondo “strumento” di gioco.
Quest’ultimo consiste in un bizzarro marchingegno utilizzabile in due differenti modalità: da una parte ci permetterà di modificare ed estendere (a nostra discrezione) la superficie del pianeta attraverso quella che, in pratica, possiamo considerare a tutti gli effetti una funzione terraformante, dall’altra ci darà invece la possibilità di “aspirare” (letteralmente) porzioni di terreno al fine di immagazzinarne le eventuali risorse.
Queste, una volta raccolte, potranno essere collocate nello zaino, vero e proprio inventario dotato di otto scomparti per altrettanti oggetti o risorse, ai quali se ne aggiungono ulteriori due riservati ai “potenziamenti” che riterremo più opportuni, come per esempio un micro-pannello solare per la ricarica dell’energia o i già menzionati filtri per l’aria.
Ma ora arriviamo al punto: in che modo potremo utilizzare le nostre sudate risorse?Come da tradizione, seguendo le classiche tappe del crafting sarà possibile realizzare dapprima alcuni oggetti utili al fine di aumentare, volta dopo volta, le nostre capacità d’azione, quindi “moduli” aggiuntivi per migliorare il campo base. Trattasi delle prime tappe fondamentali di un percorso che, ovviamente, ci condurrà verso risultati inizialmente inimmaginabili. Il limite? Il cielo. Anzi, oltre.
ASTRONEER e il trionfo del colore: una gioia per gli occhi
Col senno di poi, mi sento di affermare che risulta difficile non rimanere quanto meno affascinati dalla strutturazione grafica di ASTRONEER. Le ambientazioni del titolo, infatti, seppur non eccessivamente particolareggiate o differenziate nelle loro casuali espressioni, non faticheranno troppo a guadagnarsi un piccolo spazio nei cuoricini dei giocatori. Immaginiamoci nel bel mezzo di sterminate pianure ricoperte da singolari forme di vegetazione, tra fiori, arbusti e piante. Quindi, in lontananza, le montagne ricche di depositi minerari, i rottami di misteriose apparecchiature spaziali, pseudo-monoliti e sinistre gallerie sotterranee con al loro interno chissà quali segreti. All’orizzonte si avvicina minacciosa una tempesta di sabbia, mentre in cielo miriadi (e ancor di più) di stelle luccicanti cedono il passo a un colossale satellite che, imperioso e inarrestabile, punta a completare in tutta puntualità la sua “ronda” nella volta celeste.
Vi sembrerà strano, ma dilungarsi oltre in una minuziosa descrizione dei dettagli non avrebbe utilità alcuna. Questo perché il vero (ed esplicito) protagonista della “mise” di ASTRONEER è uno, e uno soltanto: la sua splendida palette di colori vibranti e accesi, che mescolati inondano lo schermo del giocatore, inerme di fronte a tanta bellezza. Cromaticità ai massimi livelli, dunque, unita a una verosomiglianza che non può fare a meno di cedere il passo alla marcata stilizzazione dei modelli.
Scelta condivisibile? Impossibile dirlo: la decisione spetta al “palato” del singolo giocatore.
Chiudiamo il discorso riservando una manciata di righe alla vera ciliegina sulla torta, quel “quid” in più che riesce a definire in toto lo spirito del titolo: la colonna sonora, forte di temi (inevitabilmente!) dalla natura elettronica e semplicemente perfetti per quello che è il contesto trattato.
Il risultato? Colore, spazio e musica, per un trittico armonioso e capace di offrire quel pizzico di relax che ben si sposa con il tema dell’esplorazione spaziale (tanto nei videogiochi quanto nelle nostre fantasie) e con i sogni che questa ha sempre portato dentro di sé.
La situazione dell’Early Access
Dopo questo focus inerente l’aspetto grafico di ASTRONEER, è doverosa qualche considerazione riguardante l’ottimizzazione e la condizione tecnica del prodotto. Come potrete facilmente immaginare, parlando di un titolo in pre-alpha, la situazione non può essere delle più rosee: nel mio caso specifico, infatti, i rallentamenti non sono mancati. Pur trattandosi di inconvenienti che di sicuro non hanno minato quella che è stata la mia esperienza di gioco, non è difficile intuire quanto una serie di cali di frame costanti (ogni 7-8 secondi circa) e dei mini-freeze possano divenire fastidiosi. A questi si vanno ad aggiungere alcuni effetti grafici non eccessivamente curati e qualche bug, ma come si suol dire… errori di gioventù.
Per quanto concerne invece le features di gioco e le modalità, c’è poco da dichiarare: ASTRONEER è un prodotto molto specifico, che porta con sé un unico modus ludendi (a prescindere dalla possibilità di giocare in co-op online). Non sappiamo cosa riserverà il futuro sotto questo aspetto, ma dopotutto è poco rilevante: il gioco è questo, il piacere dell’esplorazione il suo vero “goal”.
Con una tale affermazione potremmo forse paventare qualche dubbio a proposito della tenuta sulla distanza. Ci divertiremo ancora dopo una dozzina di ore? Beh, questo dipende unicamente dal vostro “profilo ludico”. Ma rammentate questo, qualora ancora non ve ne foste accorti: ASTRONEER, indipendentemente dal suo enorme (e onestamente inaspettato) successo commerciale, non è un titolo per tutti. Bello a vedersi, affascinante a livello concettuale, ma destinato a essere lasciato “alla polvere” nella libreria di Steam se non fruito dai giusti giocatori.
Concludendo…
Come sempre, nelle nostre anteprime, il quadro deve essere valutato nella sua interezza, a 360°, e soltanto in funzione di ciò che un prodotto è concretamente in grado di offrire al momento dell’analisi “pad alla mano”. Le potenzialità in prospettiva sono sì fondamentali, ma del tutto irrilevanti al fine di consigliare o meno l’acquisto di un prodotto in accesso anticipato.
ASTRONEER, allo stato attuale delle cose, è sicuramente un titolo degno di considerazione.
Indovinata dal punto di vista grafico, fieramente dotata di una sua “personalità” e avvalorata da una colonna sonora pregevole, la nuova creatura di System Era Softworks costituisce un acquisto consigliato per tutti gli appassionati dei giochi di esplorazione a tema spaziale. Ovviamente a patto di trovarsi d’accordo con un’impostazione di gioco poco simulativa e dalle non troppo celate tinte casual, “stilizzata” nell’aspetto grafico e anche nelle meccaniche.