Un pezzo di storia dei videogiochi
Ritengo non sia mai veramente facile dare conclusione a una grande storia. Se poi parliamo di una “degna conclusione”, la situazione diventa infinitamente più complicata. Guardando il filmato conclusivo, dopo l’ ultima missione, mi sono interrogato su come deve essere stato scrivere un finale per un’opera così massiva quale è stata Starcraft II. Sarà stato più semplice e spontaneo di quanto immagini ? O magari l’ opposto?
Sinceramente, scommetterei sulla seconda ipotesi. Perchè se parliamo di un titolo come quello di Blizzard, in realtà, non ci stiamo riferendo a un semplice videogioco. Non è sufficiente etichettarlo in tal maniera, poichè Starcraft è diventato esso stesso un’ etichetta. E’ un impero, un universo. E quando un videogioco riesce nell’impresa di dare vita a un vero e proprio mondo dinamico, fatto di storie, leggende, regole più o meno rigide e personaggi indimenticabili, un mondo capace di “rimanere in vita” anche al di fuori dei suoi limiti “fisici”, ovvero (in questo caso) quelli del videogioco, allora le attenzioni su ogni suo singolo aspetto devono essere elevate all’ennesima, perché delle incertezze possono fare molto rumore. Trovandomi a dover fornire un commento critico inerente l’ultimo capitolo di una saga nata quasi venti anni fa (era il 1998), non posso non tenere conto delle colossali aspettative createsi attorno a Legacy Of The Void. Perchè in fin dei conti le conclusioni, ancor più degli inizi, ci incuriosiscono sempre in modo speciale: ci aspettiamo sempre quel qualcosa in più quando c’è un finale di mezzo. Nello specifico, la storia di Starcraft II è iniziata oltre cinque anni fa. Adesso, il cerchio è pronto a chiudersi, e lo fa raggiungendo vette di epicità e spessore narrativo finora mai raggiunte dai precedenti due capitoli. Andiamo a scoprire, in breve, che cosa è diventato Starcraft nel suo insieme e perchè, nonostante la “grandezza” del progetto e le spropositate attese della community, quella che Legacy Of The Void riesce a fornirci è una conclusione degna di un titolo divenuto un vero simbolo del gaming su pc.
La volta dei Protoss: fine di un’era ?
Dopo un primo capitolo in ottica Terran e un secondo tra le fila degli inarrestabili Zerg, è finalmente giunta l’ora di accompagnare Artanis e i suoi fratelli Protoss attraverso quello che si presenta, con ogni probabilità, come il periodo più buio per una razza finora abituata a guardare le altre forme di vita “dall’ alto al basso”. I Protoss, privati del loro pianeta natale, Aiur, si ritrovano ben presto con le spalle al muro: il male che si vedono costretti ad affrontare, Amon, ha origini infinitamente più antiche delle loro più remote tradizioni, va ben oltre la loro (seppur semi-divina) capacità di comprensione, e, soprattutto, ha corrotto irrimediabilmente ciò che fino a questo momento aveva costituito il loro punto di forza più grande, il Khala. Sarà evidente sin dall’inizio: solo avendo il coraggio di lasciarsi alle spalle il passato, superando le convenzioni sociali e abbattendo le invisibili ma insormontabili barriere innalzate durante lo scorrere delle precedenti epoche, i Protoss avranno una minuscola possibilità di sopravvivere.
“Insieme, noi siamo forti” (Artanis)
Campagna Single Player
Non voglio aggiungere altro per quel che riguarda la trama della campagna single player, lasciandola nelle mani dei giocatori che ne rimarranno (ne sono convinto) soddisfatti. La storia che si srotola con l’avanzare delle missioni è indubbiamente di buona fattura e caratterizzata da toni altamente epici. Ciononostante, ritengo non manchino momenti prevedibili e non così originali. Il lavoro svolto da Blizzard rimane comunque lodevole, e poi, detto con totale sincerità, sono convinto che Starcraft II non potesse finire che in questo modo.
E’ importante sottolineare che la storia di Legacy Of The Void risulta accuratamente “slegata” dai due precedenti capitoli: in tal modo chi non avesse giocato WoL e HotS potrà comunque godersi a pieno le eroiche gesta dei Protoss. Resta ovviamente sottinteso che l’aver giocato i capitoli precedenti comporterà un coinvolgimento superiore: i moltissimi riferimenti al passato presenti nei dialoghi non possono essere colti da chi, con LotV, si avvicina per la prima volta a Starcraft II. Da segnalare comunque la presenza di un ampio filmato, denominato “riepilogo”, che tenta di colmare queste lacune, logicamente riuscendoci solo in minima parte. Ritengo tuttavia apprezzabile (e inevitabile) la scelta di attuare questa specie di “separazione narrativa”.
Distanziandoci ora dall’aspetto prettamente narrativo e analizzando brevemente la campagna di LotV, ritengo degna di nota la sua longevità: personalmente ho impiegato più di 11 ore per portarla a termine. Come già ben sapranno gli “abituée” dello strategico di Blizzard, questa modalità è in realtà caratterizzata da una elevata rigiocabilità: ripetere nuovamente le missioni con una difficoltà più elevata offre al giocatore un’esperienza decisamente appagante, seppur ostica. Il tutto permette inoltre di sbloccare le numerosissime imprese disponibili, alcune delle quali, in pieno stile Starcraft, veramente ardue da realizzare.
A livello di gameplay, la campagna di Legacy of The Void ripercorre le orme delle due precedenti senza operare stravolgimenti: il completamento delle missioni ci permette di sbloccare nuove unità militari sempre più avanzate e potenti. Il nostro “centro di controllo” per la quasi totalità dell’avventura sarà la splendida Lancia di Adun, nave spaziale Protoss a nostra completa disposizione. Al suo interno, come da tradizione, sarà possibile scegliere quale missione affrontare oltre che, nelle diverse stanze, interloquire con i vari componenti dell’ equipaggio. In aggiunta, avremo la possibilità di modificare il nostro esercito selezionando le unità militari che intendiamo portare in battaglia, scegliendole tra i quattro eserciti delle rispettive (impropriamente parlando) “etnie” protoss. Il tutto a seconda del nostro stile di gioco. Infine, il giocatore potrà apportare miglioramenti alla Lancia, aggiornandone le componenti. Ciò permetterà di sbloccare delle specifiche abilità (passive o meno) utilizzabili durante le sessioni di combattimento. Tutti questi upgrade potranno essere “acquistati” tramite la solarite, minerale reperibile svolgendo le quest secondarie rintracciabili durante le numerose missioni.
Un meccanismo perfettamente collaudato per un mare di modalità
E’ sempre un piacere tornare a Starcraft. Il suo gameplay era e rimane unico e inimitabile. Non possono esserci significativi cambiamenti per quel che riguarda questo aspetto: il core del titolo rimane quello che abbiamo visto in Wings of Liberty cinque anni or sono. Possiamo tuttavia segnalare una ricca scelta di modalità di gioco che rendono LotV un’offerta davvero completa. La modalità co-op è semplicemente sublime: al suo interno due giocatori alleati hanno la possibilità di affrontare missioni di vario tipo e di difficoltà differente, utilizzando le fazioni di loro gradimento. Potranno dunque trovarsi a dover distruggere delle postazioni nemiche o magari una serie specifica di strutture, o ancora a dovere eliminare dei treni in arrivo da più punti della mappa, e questo è solo l’inizio. Ogni successo permetterà di guadagnare punti esperienza, facendoci avanzare di livello e sbloccando dei potenziamenti appositi per ogni razza.
Parlando di Starcraft, non è possibile evitare di spendere qualche parola per la modalità PvP, indubbiamente il vero cuore pulsante del franchise. A nostra disposizione, come sempre, ci sono partite classificate e non. Si comincia dai classici 1v1 per arrivare ai più spettacolari e complessi 4v4. In questo caso, va segnalato un cambiamento importante: in conseguenza dell’ aumento delle unità di raccolta a disposizione del giocatore a inizio partita, le fasi iniziali risultano ora decisamente più veloci. Questa variazione potrebbe risultare in apparenza irrilevante, ma non è affatto così: il giocatore deve essere più svelto e più attento, poiché i primi attacchi da parte degli avversari potrebbero arrivare entro i primissimi minuti. Una scelta che va indubbiamente a punire il neofita, destinato inevitabilmente a incontrare parecchie difficoltà nell’ abituarsi a ritmi così intensi, specialmente se desideroso di affacciarsi quanto prima alle partite classificate. Meglio procedere con calma e limitarsi, almeno per i primi giorni (o settimane) a delle partite non classificate, dove i ritmi, come sempre, risultano più soft e gli scontri si rivelano spesso più bilanciati. Una novità che farà indubbiamente discutere, ma che personalmente ritengo comprensibile: quelli di Starcraft II sono oramai meccanismi ultra collaudati e un cambiamento di questo genere non fa altro che strizzare l’ occhio ai fan di vecchia data, favorendo l’ abilità del giocatore esperto.
Curiosissima inoltre la modalità Arconte, che dà la possibilità a due giocatori di gestire contemporaneamente il medesimo accampamento. Un’ opzione interessante che sicuramente offrirà nuovi stimoli ai veterani del titolo, e non solo a loro.
Ultima ma non meno importante, la modalità Arcade, che ci mette di fronte a un’ infinità di livelli e giochi appositamente creati dalla community. Una vera e propria bomba per quel che riguarda la longevità: senza dubbio una scelta encomiabile che non fa che confermare la “quantità” della nuova offerta di Blizzard.
Concludendo…
Legacy Of The Void sancisce la conclusione di Starcraft II (indipendentemente dall’ uscita futura di missioni o contenuti extra). Ma non solo: con questo terzo e ultimo capitolo l’ RTS di Blizzard raggiungere la sua completa maturità, oltre che un suo equilibrio.
Forte di un gameplay ricco e profondo, di una trama avvincente e comunque (un pizzico di prevedibilità a parte) grandiosa, di un comparto multiplayer semplicemente magnifico e, infine, di tutte le splendide e inimitabili meccaniche di gioco alle quali Starcraft II ci ha abituato negli anni, Legacy Of The Void si conferma un must buy.
Come avrete notato, nello scrivere questa recensione ho preferito non concentrarmi su aspetti prettamente accademici quali per esempio la veste grafica o il sonoro, in quanto li ritengo, in questo specifico caso, del tutto superflui, fondamentalmente irrilevanti. Poco importa se graficamente Starcraft comincia a sentire il peso degli anni, così come ben poco peso assume, in realtà, una colonna sonora non degna di nota o particolarmente meritevole: non sono questi gli aspetti che hanno permesso a questo grandioso videogioco di brillare.
Wings Of Liberty, Heart Of The Swarm e Legacy Of The Void non sono che tre differenti sfaccettature di un elemento unico e in realtà indivisibile: Starcraft II. Sempre quel gioco del 2010, che, evolvendosi, è divenuto un’opera completa, unica e appagante, destinata a rimanere nei cuori di noi videogiocatori per molto tempo.
Legacy Of The Void è un grande videogioco, Starcraft II è un capolavoro.