La premessa che stiamo per fare è forse quanto di più scontato abbiate mai letto in vita vostra, ma per quanto assurda, ci sembra doverosa. Il cellulare, agli occhi del cosiddetto “hardcore gamer”, è un po’ come l’anticristo della piattaforma da gioco, un covo di titoli per “famiglie” in cui a campeggiare sono prodotti maggiormente user-friendly e di cui godere al volo, senza troppe pretese. Questo lo sappiamo tutti, eppure non sempre è propriamente così. Republique, ad esempio, è riuscito a sfaldare questo mito e a dimostrare a tutti – ancora una volta – che non è tanto l’involucro a fare la differenza, ma il cuore pulsante al suo interno. Partorito da una vittoriosa campagna Kickstarter, lo stealth-game di Camouflaj – team capitanato da esperti che hanno lavorato a saghe del calibro di Metal Gear Solid – è approdato su sistemi iOS e Android durante il corso del 2014. Nonostante la suddivisione episodica in cinque tronconi, però, sono solo tre i capitoli attualmente disponibili per il download, con i rimanenti due che seguiranno a “data da destinarsi”.
Arrivati alla loro terza tappa, Camouflaje ha deciso di tornare momentaneamente sui propri passi e, piuttosto che proseguire il racconto, si è lanciata in una rimasterizzazione per PC e Mac degli episodi già esistenti. E quindi eccoci qui, a trattare del tanto chiacchierato Republique che – con l’abbandono del touch in favore dei classici mouse e tastiera – si fregia ora del rinnovato appellativo di “Remastered”. Come abbiamo già detto, Republique è già riuscito a sorprendere e a farsi apprezzare, complici anche un gameplay spionistico fuori dagli schemi ed una sceneggiatura indubbiamente sopra le righe; ma cosa è cambiato con l’approdo su una piattaforma sensibilmente più potente del cellulare?
Grande Fratello
Ambientato in una società a regime totalitaristico, Republique ci mette nei panni di Hope, una “ribelle” a cui inizia a stare stretto il pensiero impostole dai capi di Stato. In questo mondo, però, non concordare con i dettami dei potenti si traduce in un’unica, nefasta conseguenza: la prigionia con conseguente lavaggio del cervello. L’universo messo su da Ryan Pyton e soci rimanda chiaramente a quello di George Orwell e del suo “1984”, a quella dittatura in cui il controllo del popolo era alla base di tutto e dove la libertà di ogni cittadino era minata dall’occhio vigile di un onnisciente Grande Fratello. Differentemente da quanto ci si possa aspettare, però, il giocatore non si ritroverà a vestire i panni di Hope, l’indifesa fanciulla con la grande passione per i libri proibiti, ma proprio… del Grande Fratello. Republique riesce a sorprenderci immediatamente, fin da quando ci renderemo conto che non avremo alcun diretto controllo sui personaggi su schermo, e che invece la nostra unica abilità – in veste di osservatore “super partes” – sarà quella di poter controllare tutto ciò che di elettronico ci circonda. Capiterà quindi di dover prendere possesso di vari circuiti di telecamere, così da poter osservare silenziosamente la zona circostante senza destare sospetti, di dover aprire porte normalmente sigillate o di penetrare nei computer dei cattivoni per prelevarne informazioni utili.
L’alone di mistero che perma l’intera vicenda di Republique è forte, quasi opprimente, fin dal principio. Già il solo pensiero di comandare questo “buon samaritano” tecnologico finirà per farci porre decine di domande; domande che non faranno altro che moltiplicarsi con il susseguirsi delle ore e con l’apparizione di nuovi, enigmatici personaggi. La guerriglia interna a Metamorphosis – questo il nome della zona in cui ci “risveglieremo” – nasconde molteplici restroscena, alcuni meno palesi di altri. Proseguire nella storia limitandosi ai soli filmati potrebbe anche bastare per farsi un’idea piuttosto chiara della vicenda, ma sarà solo sfruttando appieno tutte le nostre potenzialità tecnologiche che potremo svelarne anche il più oscuro segreto. Hackerare account personali o “prendere in prestito” le carte d’identità di chiunque ci capiti a tiro sono solo alcune delle mirabolanti possibilità che il gioco ci concede.
Occhio che ti vedo…
Qui entra in campo l’Omni-View, il vero fulcro di Republique. Premendo la Barra Spaziatrice, infatti, congeleremo l’azione di gioco e passeremo al setaccio tutti gli elementi interagibili nella visuale della telecamera di turno. Potremo quindi saltare in un’altra telecamera, o scimmiottare con i comandi dei vari terminali e quindi creare un percorso di fuga per la nostra protetta. Lo scopo del gioco è semplice: permettere ad Hope di farsi strada all’interno della struttura indirizzandola verso l’uscita più sicura. Più facile a dirsi che a farsi, purtroppo, dato che ogni stanza sarà pattugliata da soldati della repubblica pronti a tutto pur di sbatterci nuovamente in galera.
Con l’aiuto del puntatore indicheremo a Hope dove coprirsi, e balzando da una visuale all’altra potremo studiare le ronde dei nemici e capire di conseguenza quale sia il percorso migliore da farle seguire. Ovviamente, come in ogni altro stealth game, tempismo e sangue freddo la faranno da padrone. Per quanto i militari non siano intelligentissimi o chissà quanto reattivi, la difficoltà resta comunque ottimamente bilanciata, considerate anche tutte le limitazioni dal nostro lato. In verità, già solo stamparsi in testa la piantina della zona limitandosi ai soli occhi delle telecamere può risultare leggermente spaesante, soprattutto nei primi istanti di gioco, ma una volta fatta l’abitudine – e magari anche aiutandosi con la mappa in dotazione – le peculiari meccaniche di gameplay inizieranno a diventare sempre meno astruse, finendo per regalare al giocatore un’esperienza davvero unica nel suo genere.
Anche se mi vedi, poco conta…
Fallire nell’impresa e farsi cogliere “nel posto sbagliato al momento sbagliato”, tra l’altro, non sarà neanche chissà quanto punitivo. Non esiste una vera e propria schermata di Game Over, ma piuttosto un reindirizzamento – una volta colti con le mani nel sacco – alla cella più vicina. Sempre a patto che non si riesca a fuggire prima, magari con l’ausilio di oggetti reperiti in giro del calibro di taser o spray monouso al peperoncino. Comunque, caso vuole che Metamorphosis sia stracolma di strutture di detenzione, e raramente farsi acciuffare si tradurrà in dover ripetere più di una zona per volta. All’interno delle celle stesse, tra l’altro, potremo incappare in utili terminali tramite i quali potremo scambiare tutte le “informazioni” in nostro possesso con potenziamenti di vario genere, come documenti sulle ronde di tutte le guardie, possibilità di infiltrarsi in sistemi più complessi e così via.
Cronache di un’evoluzione…
La grande atmosfera che permea ogni androne di gioco risulta ulteriormente valorizzata dal rinnovato comparto tecnico di cui si fregia questa versione casalinga. Attualmente, quindi, Republique Remastered è proprio il modo migliore per godere di questa avventura al massimo delle sue potenzialità visive, e se è vero che portava già con sè delle ottime basi tecniche – come la direzione artistica ispiratissima ed un doppiaggio di tutto rispetto – questo porting riesce ad elevarle ulteriormente e a trasformarsi in un tentativo più che riuscito. Purtroppo alcune chicche hanno finito per perdersi lungo il cammino, con un’interfaccia del cellulare che risultava forse più adatta a livello di immedesimazione, ma niente che arrivi a minare l’esperienza nel suo complesso.
Purtroppo, attualmente non possiamo esprimerci in un parere definitivo sulla qualità dell’offerta. Come abbiamo già precisato ad inizio articolo, l’opera è ancora in fase di completamento e all’appello mancano ancora gli ultimi due capitoli, più che fondamentali già solo per la comprensione della trama. Il voto che troverete in basso, quindi, gli è stato affidato anche sulla fiducia, ma non mancheremo di aggiornarlo una volta disponibili i capitoli mancanti (che, ovviamente, verranno implementati nel pacchetto senza alcun costo aggiuntivo).
Concludendo…
Neanche troppo a sorpresa, questo Remastered bissa quanto di buono era stato fatto con Republique su cellulari e, anzi, ne esce fuori anche rinato, quantomeno sul fattore meramente estetico. Il gioco in sè resta uno stealth nudo e crudo dalle meccaniche peculiari e piuttosto solide, seppur non manchi qualche sbavatura, un’incerta IA nemica in primis. Ovviamente, vista la natura a basso budget del titolo si può tranquillamente chiudere un occhio su alcuni difetti minori e lasciarsi trasportare dall’intricata trama senza eccessive frustrazioni. Restiamo in attesa di una – si spera – degna conclusione.