Una premessa da incubo

E’ sempre difficile esprimere giudizi su un gioco indipendente, in quanto ogni elemento, bello o brutto, va valutato secondo canoni particolari, diversi da quelli del mercato tripla A. Un team di sviluppo ridotto all’osso, un budget da fame e tempi tecnici estremamente dilatati, tutti elementi che rendono ogni ragionamento relativo alla qualità della produzione di difficile contestualizzazione. Come topping a questa torta di melma, va aggiunto che il gioco di cui parliamo oggi, Afterfall: Reconquest, è il seguito spirituale di Afterfall: Insanity, un titolo che non ha certo raccolto grandi consensi da parte di pubblico e critica. Un breve round up: indipendente, in early access e seguito di un brutto gioco. Una premessa da incubo. Quindi facciamo due respiri profondi, prepariamoci una tazza di camomilla al valium, liberiamo la mente da ogni preconcetto e lanciamoci in questa early review di Afterfall: Reconquest -Episode 1.

Il mietitore senza nome

In Afterfall: Reconquest il giocatore si troverà a vestire i panni (scomodi) di un Reaper – un cacciatore di mostri, mutanti e delizie varie – alle prese con una storia di vendetta in un mondo post apocalittico. Già da questa introduzione si intuisce come Afterfall: Reconquest, al pari del predecessore, non brilli certo per originalità. Non una vera critica, badate, l’originalità è ormai merce rara nel mercato dell’intrattenimento digitale, più che altro l’ennesimo presagio di sventure. Come dicevamo, il nostro Reaper, unico sopravvissuto della famiglia Corvin, sarà impegnato in un viaggio di vendetta alla ricerca di chiunque abbia causato la morte dei suoi cari, cercando, strada facendo, di risollevare le sorti di un mondo in rovina. La cosa fastidiosa è che le uniche informazioni relative alla trama sono quelle messe a disposizione dal team di sviluppo sullo pagina Steam del gioco. Avventurandosi nelle lande post-apocalittiche di Afterfall: Reconquest non viene infatti offerta al giocatore nessuna informazione circa il protagonista, la sua storia, il perché del suo pellegrinare. Al momento, l’unico elemento che offre qualche particolare sulle oscure vicende di Afterfall è una breve cinematic intro che accenna allo stato – desolato – del mondo di gioco. Considerando che, stando alle note di Steam, Afterfall: Reconquest viene proposto come un gioco con un forte accento sulla trama e sulle facoltà decisionali concesse al giocatore, viene da chiedersi se non sarebbe stato il caso di offrire ai backers qualche dettaglio in più sullo stoico peregrinare del protagonista.

Si fa presto a dire indie

E’ senza particolari indugi, dunque, che il giocatore si ritrova al comando del proprio ignoto avatar in un tunnel diroccato. Qualche passo – senza tutorial – dopo, vediamo un treno sfrecciare a tutta birra nella nostra direzione. Al ché due interrogativi bussano alla porta della nostra mente: “cosa ci fa un treno perfettamente funzionante in un tunnel in rovina a malapena illuminato?” e “perché dopo 30 secondi scarsi di gioco gli sviluppatori già tentano di ucciderci?”. Un inizio da dimenticare. Schiviamo il treno – per il rotto della cuffia – e ci prepariamo a scontrarci con il primo gruppo di nemici. Nell’arsenale a disposizione del giocatore, in questa build primitiva del gioco, ci sono una pistola, due abilità speciali e tanta speranza. Le due abilità speciali, alimentate da una barra di energia autoricaricante, consistono in un’impepata di proiettili a corto raggio (raramente a segno) e uno scudo energetico. Va aggiunta alla lista la capacità di recuperare l’energia vitale assorbendola dai corpi dei nemici uccisi, un’abilità che, per quanto inspiegata e inspiegabile, risulta decisamente utile. Per il resto, il nostro buon Reaper è in grado di svolgere quel gruppo di azioni basilari che caratterizzano ogni buon action-hero (o essere umano in generale): saltare, correre, abbassarsi e rotolare. Vista la rapidità dei mutanti avversari e le ambientazioni spesso claustrofobiche del gioco, stupisce l’assenza di un attacco corpo a corpo, che sarebbe stata una salvifica aggiunta alle meccaniche di combattimento. Alla comparsa dei primi nemici dotati di armi da fuoco, risulta evidente come gli sviluppatori non abbiano saputo – per il momento – trovare il giusto equilibrio tra le meccaniche survival e la difficoltà media del titolo che, al momento, subisce fluttuazioni inaspettate e letali. Più teste che proiettili, nemici dotati di una mira eccezionale e la parziale inutilità delle abilità speciali conducono sovente a una morte dolorosa e prematura. Tra l’altro, il segmento “open” (solo in apparenza) del livello sembra disegnato con il preciso intento di far perdere tempo al giocatore, al fine – immaginiamo – di aumentare la longevità dell’episodio con minuti di pura frustrazione. In generale, tutti gli elementi del gameplay risultano abbozzati e derivativi, una sequela di iterazioni che non coinvolge, anzi annoia. Il gunplay è approssimativo e insoddisfacente, vuoi per le ovvie limitazioni dell’arsenale, vuoi per il divario di forze tra il protagonista e i nemici, vuoi perché tutto, ma proprio tutto, sa di “già visto, già fatto”. Ovviamente ogni valutazione fatta finora va intesa come una versione “embrionale” della recensione definitiva, pertanto ai problemi descritti va necessariamente applicato il beneficio del dubbio.

Gradevolezza post-apocalittica

Dal punto di vista tecnico il gioco si difende abbastanza bene. L’atmosfera post apocalittica è ben resa da una buona gestione di luci e ombre, con nebbie volumetriche e un design generale azzeccato. Anche il comparto sonoro, per quanto scarno, è in linea con la media di questo genere di produzioni. Certo, il gioco è ancora il festival del clipping, dello spawning casuale e del framerate ballerino, ma questi elementi sono perfettamente giustificabili in questa fase di sviluppo e non danneggiano più di tanto l’esperienza in-game.

Conclusioni…per ora

E’ chiaro che, in questa fase, è impossibile lanciarsi in valutazioni di massima sulle qualità del gioco. Possiamo al massimo parlare di potenziale, e di questo, in Afterfall: Reconquest, ne abbiamo visto davvero poco. Il gioco manca di elementi distintivi e non riesce a sollevarsi dalla mediocrità. Non ci sono meccaniche che, sebbene in fase embrionale, risultino veramente interessanti. Stesso discorso per la trama, per la quale dobbiamo rifarci alle note di sviluppo sulla pagina Steam. L’unica nota veramente positiva è il prezzo (6,99 euro), che permette l’accesso ai primi tre capitoli della storia, anche se noi vi suggeriamo di attendere il rilascio di una build più completa e, auspicabilmente, più divertente.

CI PIACE
Costa poco
NON CI PIACE
Potete utilizzare il vostro tempo in maniera più produttiva
Conclusioni
Un titolo scarsamente ispirato che difficilmente riuscirà a sollevarsi dalla mediocrità
5Cyberludus.com
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