Vi siete mai chiesti come possa fare una serie videoludica a sopravvivere decenni nello spietato mercato dei videogiochi? Basti pensare a due illustri saghe, come Mario e Zelda, per capire che alla base di questa longevità vi è una precisa politica, fatta tanto di tradizione quanto di rinnovamento, per essere al tempo stesso specchio delle proprie origini e avanguardia generazionale. Questo meccanismo, apparentemente semplice, è in realtà una trappola nel quale sono cadute molte delle serie che da ragazzini ci allietavano i pomeriggi, finendo in un triste limbo di anonimato o sprofondando definitivamente in meandri oscuri e reconditi del mondo dove mai nessuno più potrà ripescarli: ed è innegabile che ciò sia tristemente vero e frequente. Prendiamo, ora, una serie come Castlevania. Un titolo altisonante che vanta una storia ventennale, costellata di giochi memorabili che hanno accompagnato, nel bene e nel male, tutte le generazioni videoludiche. Ora, se interrogassimo un sasso o un distributore di caramelle sulla serie di Castlevania, ci verrebbe detto che questa rappresenta indiscutibilmente uno dei più gloriosi esponenti dell’action-platform bidimensionale (sì, i sassi che conosciamo noi sono molto ben istruiti). Nel corso della sua storia possiamo, però, annoverare anche dei tentativi, completamente falliti, di produrre dei Castlevania in 3D, più vicini ai nuovi action che muovevano i primi passi in quegli anni: in particolare, ci riferiamo ai due titoli usciti nel 1999 per il Nintendo 64 i cui nomi dovrebbero scomparire, per sempre, dalla memoria di qualsiasi videogiocatore. Veniamo ai giorni nostri e al filone attualmente in corso: Lords of Shadow. Il primo capitolo di questo filone narrativo è una sorta di ibrido, un action ambientato nel mondo gotico e cupo di Castlevania completamente in 3D ma con telecamera semi-fissa: il suo seguito, appena rilasciato, è senza indugi un action puro e duro con telecamera mobile che compie un audace passo in avanti, tentando di portare il brand del conte Dracula all’attenzione di nuove potenziali leve.

Tempi moderni

Castlevania: Lords of Shadow 2 è il naturale seguito del suo predecessore, dacché sviluppa la storia esattamente dal finale del primo LoS e dallo spin-off Mirror of Fate. Volendo evitare spoiler, dunque, eviteremo di parlare della trama, ma vi basti sapere che il protagonista della vicenda sarà ancora una volta Gabriel Belmont, impegnato, anche questa volta, in una difficile ed impari lotta contro le forze del male: l’unica differenza sarà la prospettiva dalla quale verrà combattuta questa battaglia e che non vogliamo svelarvi. A differenza dei precedenti Castlevania, LoS 2 si svolge in un epoca lontana da quella cui eravamo abituati nei precedenti titoli, quel Medioevo distopico nel quale viveva e portava terrore Dracula assieme alla sua schiera di sinistri alleati: ora, Gabriel dovrà affrontare le sue lotte immerso nella modernità dei giorni nostri, con tutto quello che ne consegue. Addio, dunque, a lugubri castelli e gargoyle; diamo il benvenuto a palazzi ed industrie futuristiche presidiate da esseri metà uomo e metà macchina, oltre che da immancabili mostri demoniaci: quelli sono dei sempreverdi. In questo contesto futuristico, Gabriel dovrà scontrarsi con i seguaci di Satana in persona, non più discendendo negli inferi come piaceva a Dante, bensì affrontandoli in luoghi simbolo dei mostri moderni, come può essere un’enorme industria farmaceutica. Che in LoS 2 ci sia un messaggio anarchico eversivo? Non crediamo, ma questi paralleli sviluppati da Mercury Steam li troviamo azzeccati. L’ambiente in cui Gabriel potrà muoversi è, essenzialmente, un sandbox in miniatura, o un grosso hub da cui è possibile accedere a differenti missioni – una versione ridotta di quanto già visto, ad esempio, in Darksiders. L’ambientazione moderna riesce ad offrire degli spunti interessanti, anche se non nascondiamo che il castello di Dracula mantenga un fascino ineguagliabile ed insuperabile.

God of Dracula

Oltre al già citato cambio di ambientazione, è importante segnalare anche il cambio di direzione, totale e deciso, della serie verso il genere action: Castlevania è appena entrato in un calderone strapieno di videogames che si copiano l’un l’altro, in cui titoli come God of War e Devil May Cry esistono e si contendono il primato da anni. La soluzione adottata da Mercury Steam ha sradicato completamente Castlevania dalle sue origini, del cui passato rimangono solo il nome e i protagonisti. Scelta azzardata? Probabilmente sì, probabilmente no; fatto sta che, per competere in questo calderone, la serie dovrà mostrare solidità, ferocia e innovazione, qualità che non siamo sicuri di intravedere in questo LoS 2. Il sistema di combattimento è un’evoluzione del precedente, con in più la telecamera mobile che adesso consente un totale controllo sul campo di battaglia, nonostante qualche incertezza non da poco che ce l’ha fatta maledire in più di un’occasione. Gabriel ha a disposizione tre armi interscambiabili rapidamente tra loro, di cui una è l’immancabile frusta, mentre le altre due possono essere usate soltanto utilizzando una sorta di mana, ricaricabile tramite dei globi rossi – rilasciati dai nemici trucidati dopo una serie di colpi andati a segno. Le armi e le mosse che utilizzeremo, inoltre, potranno essere acquisite o potenziate tramite l’accumulo e l’investimento di teschi particolari, recuperabili dai nostri nemici. Il sistema funziona senza particolari intoppi, ma siamo lontani dalla complessità di mosse di un DmC qualsiasi: il tutto è studiato per essere intuitivo e competitivo allo stesso tempo, ma purtroppo il fattore “sfida” è stato leggermente tralasciato, rendendo di fatto il nostro Gabriel un essere immortale e devastante anche ad un livello di sfida superiore al normale. Castlevania, però, non è solo combattimento e chi ha giocato i primi capitoli sul NES lo sa benissimo: nulla era più frustrante che morire per un salto sbagliato su di una piattaforma apparentemente sicura. Nei giochi bidimensionali a scorrimento che hanno dominato le prime generazioni videoludiche, le sezioni platform erano un must; in Castlevania LoS 2 sono come l’origano tra i denti. Per non parlare delle pseudo fasi stealth: è come mangiarsi un intero vasetto di origano. Questi piccoli inframezzi, posti tra un’uccisione ed un’altra, sono state inseriti, forse, per allungare una sostanza già di per sé corposa, e che non offrono davvero nulla di emozionante al giocatore: l’idea di trasformarsi in topo per oltrepassare i nemici avrebbe avuto senso se fosse stata interpretata in questo modo, ma la triste realtà è che la nostra forma panteganesca servirà soltanto ad infilarci in strette condutture con uno stuolo di compagni topolini al seguito che fungeranno da vite: se il gatto ha 7 vite, la versione topesca di Gabriel Belmont ne ha addirittura 9.

Che pessimo sangue!

Tecnicamente, LoS 2 non mostra nulla di nuovo rispetto al passato: stessi toni cupi, texture di Gabriel ben fatte, quelle di alcuni personaggi secondari un po’ meno, illuminazione e filtri che funzionano il 90% delle volte ma che quando non funzionano fanno in modo che Gabriel lasci sullo schermo un fastidioso “effetto scia”: insomma, una situazione stazionaria. Abbiamo quindi davanti un comparto tecnico non certo all’avanguardia, ma nemmeno troppo arretrato: piacevole da guardare e abbastanza solido da garantire, in qualsiasi circostanza, un frame rate stabile. La colonna sonora è, invece, gradevole, così come il doppiaggio in lingua inglese della versione da noi provata, coerente con le situazione e le espressioni dei personaggi, nonostante gli stessi siano dotati di una mimica facciale tutt’altro che eccellente.

Concludendo…

Castlevania Lords of Shadow 2 è un buon seguito e un buon action, ma gli encomi terminano qui. Non ha particolari difetti, esclusi quelli già citati nel corpo della recensione, ma il suo essere un “more of the same” spudorato, senza l’introduzione di nulla di realmente diverso da quanto già offerto dal primo LoS, non può che influenzarne il giudizio. Il cambio di rotta netto e deciso verso il mondo degli action potrebbe essere un argomento di discussione valido con colleghi ed amici retrogamer dalla corteccia in giù, ma ora si rischierebbe soltanto di gettare polvere su quello che, invece, deve essere uno spazio critico dedicato a LoS 2: i problemi della telecamera 3D e la nostalgia potrebbero far pensare ad un ennesimo esperimento di ammodernamento fallito, ma in realtà ciò è vero solo per metà. Se da un lato abbiamo un’azienda con il bisogno di rinnovare un brand per poterlo vendere in un mercato certamente diverso da quello in cui muoveva i primi passi, è pur vero che stravolgere i canoni di un brand è un’operazione rischiosa che comporta molti svantaggi e pericoli. Mercury Steam ha svolto un compito buono con l’ottimo LoS, ma non è riuscita nel difficile salto di qualità che in molti si attendevano da questo sequel, confezionando un titolo non anonimo, ma che certamente verrà dimenticato molto presto. In definitiva, Castlevania: Lords of Shadow 2 è un titolo certamente consigliato ai grandi fan del genere; un titolo caldamente consigliato a chi sta seguendo il filone narrativo di LoS e di MoF; un titolo consigliato a chi, al sol nominare Castlevania, ha sbalzi di calore da 3000° F; o, per tutti gli altri, un titolo discreto che vi farà trascorrere una ventina di ore liete e senza particolari patemi d’animo.

CI PIACE
  • Sistema di combattimenti intuitivo
  • Di questi tempi, circa 20 ore di buon gioco in single-player sono oro che cola
  • “Open World”, più o meno
  • Fascino immortale di Dracula
NON CI PIACE
  • Sezioni platform e stealth fastidiose ed inutili
  • Tecnicamente nulla di eccezionale
  • Essenzialmente, nulla di nuovo rispetto al passato
  • Di Castlevania è rimasto ben poco
Conclusioni

Titolo divertente, non c’è che dire, anche se mi duole dover constatare che anche un brand famoso come quello di Castlevania si stia omologando alla massa, rischiando di cadere pericolosamente nell’anonimato e nell’appena sufficiente. LoS 2 è un titolo senza dubbio un titolo discreto, ma a questo punto il futuro potrebbe riservarci anche dei Gabriel Belmont armati di AK-47, piuttosto che di una frusta. Spero solo, in un ipotetico futuro, di non dover mai recensire un Castlevania e dare come titolo all’articolo “Call of Dracula”. Sarebbe troppo.

7.5Cyberludus.com

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