Una saga videoludica, per diventare memorabile, necessita che si verifichino alcune particolari condizioni, talvolta nemmeno sufficienti a consacrarla per via di variabili esterne, come possono essere quelle dettate dal livello tecnologico medio durante il quale la serie ha debuttato. Negli anni, abbiamo ripetutamente assistito a grandiose idee stroncate, o ridimensionate, letteralmente da una tecnologia che non era al passo col genio dei game designer, il che costringeva le software house, il più delle volte, o a rivisitare il progetto o ad abbandonarlo del tutto. Quando il primo Thief fece la sua comparsa nell’ormai lontano 1998, assieme agli elogi e ai plausi che critica e pubblico riservarono per il capolavoro di Looking Glass, immediatamente venne spontaneo pensare ad un titolo del genere proiettato direttamente nel futuro, eliminando così quei vincoli tecnici che arpionavano il potenziale devastante di Thief. I seguiti arrivarono, ma nessuno fu all’altezza del capostipite: nonostante gli evidenti passi avanti compiuti dalla tecnologia, il primo Thief rimaneva, e rimane attualmente, ancora il più apprezzato della trilogia. Quando l’ultimo capitolo vide la luce, il calendario segnava segnava giugno 2004: da allora, le ombre si impadronirono del brand risucchiandolo nell’anonimato, senza però riuscire a cancellarlo dai cuori dei moltissimi fan, trepidanti di tornare ad indossare i panni dell’eclettico Garrett. Il nuovo capitolo, chiamato semplicemente Thief e sviluppato da Eidos Montreal, vedrà la luce nel corso del 2014, esattamente dieci anni dopo l’ultimo Deadly Shadows: l’attesa è ancora infinitamente lunga, ma noi di Cyberludus abbiamo avuto la fortuna di provare una lunga demo del gioco e queste sono le nostre prime impressioni.
Sempre lo stesso
La prima nota positiva che abbiamo felicemente riscontrato riguarda lo stessoGarrett. È sempre lui. In una Città, teatro dei nostri colpi e che riflette un degrado avanzato frutto della povertà, non vestiremo i panni del paladino pronto a risollevare le sorti dei bassifondi ed aiutarli nel loro disperato tentativo di rivalsa e giustizia sociale; no, noi saremo semplicemente noi stessi, eseguendo il nostro lavoro all’ombra delle macchinazioni della politica e della disperazione. Ruberemo ai ricchi, certo, ma non come un moderno Robin Hood, piuttosto come qualcosa di leggermente più profondo e sfaccettato che sarà poi un piacere scoprire nel corso del gioco, ascoltando principalmente i lunghi monologhi, tipici del buon Garrett. Rimane fedele al passato, ma allo stesso tempo Garrett subisce un processo di ringiovanimento che si traduce, in termini di gameplay, in una miriade di nuove features da poter sfruttare, più o meno a proprio piacimento, sia durante l’esplorazione sia durante i pochi e rapidi combattimenti. Forte di un sistema di controllo semplice ed efficace, dopo pochi minuti di apprendimento non sarà affatto difficile muoversi con dimestichezza nei panni di Garrett. In primis, tramite la pressione di un singolo tasto, sarà possibile, quando ci si troverà dietro una copertura, muoversi silenziosamente verso una nelle prossimità, per poi da lì sbirciare dietro ogni angolo grazie alla libertà di visuale lasciata all’analogico sinistro. Rinnovate anche le doti atletiche di Garrett, capace adesso di arrampicarsi su tetti, scatole e corde con estrema naturalezza, anche se permane una certo scripting nei luoghi dove queste interazioni sono possibili: un limite che viene, in parte, abbattuto quando si entra in possesso di alcuni particolari strumenti che permettono, in via del tutto eccezionale, di aprirsi dei passaggi altrimenti impossibili da percorrere. Altra novità introdotta è il Focus, ossia una particolare abilità ricaricabile utilizzando dell’oppio, che permetterà a Garrett di visualizzare rapidamente gli hotspot presenti innanzi a lui: un’introduzione che fa storcere leggermente il naso e che non a caso potrà essere tranquillamente disattivata da quei puristi che vorranno godere dell’esperienza di Thief in tutta la sua crudezza, compreso il sottoscritto.
Le mani sulla Città
Abbiamo affrontato un paio di missioni in uno dei quartieri malfamati della città, in modo da poter mettere in risalto due importanti aspetti. Il primo è, probabilmente, quello che più stava a cuore ai fan di vecchia data e riguarda la natura del gioco: Thief è, in tutto e per tutto, uno stealth. Affrontare il gioco ad un livello di difficoltà basso, non curandosi eccessivamente di trappole, nemici ed ostacoli, renderà l’esperienza non solo meno longeva ma soprattutto meno interessante, perché è quando il giocatore sarà con le spalle al muro che Thief rivelerà il suo lato migliore. Così com’era accaduto in Dishonored di Arkhane Studios, approcciare ogni situazione in modalità furtiva, evitando qualsiasi allarme e potenziali pericoli, vi costringerà ad investire gran parte del vostro tempo su di una meticolosa preparazione dell’azione che, di contro, dovrà poi essere fulminea e di chirurgica precisione. Indugiare in un nascondiglio esposto o ritardare troppo un’azione, potrebbe costarvi caro perché le legnate avversarie si faranno sentire e potranno essere guarite soltanto alla vecchia maniera, ossia utilizzando i cari e ormai caduti in disuso medikit. Se tutto ciò vi spaventa, vi basti pensare che dalla vostra avrete un intero arsenale con cui scivolare nell’ombra senza destare il minimo sospetto, oppure per eliminare rapidamente quegli sfortunati incauti che oseranno frapporsi fra voi e il vostro obiettivo. Tra tutti gli oggetti provati nella demo, abbiamo particolarmente apprezzato le frecce incendiarie, utili sia per ottenere dei vantaggi tattici, visto che sono in grado di bruciare corde e simili, sia per zittire nemici troppo chiassosi. L’altro aspetto, lasciato un po’ in sospeso ma non perché sia poco importante, riguarda la Città: è bella. Non bella come banalmente si potrebbe pensare, ma bella perché vive e respira secondo l’affresco cupo e tetro disegnato ed orchestrato dai ragazzi di Eidos. Un collage cupo di spaccati di miseria quotidiana che sopravvivono in un’architettura distante dai canoni medievali ben noti ai fan della saga, con un risultato convincente sotto ogni aspetto. Camminando per i vicoli è ben tangibile il degrado e i problemi che permeano ogni singolo centimetro di quei quartieri bassi, rendendoci partecipi di un dolore e di una povertà che si ci colpisce e ci inorridisce, ma che in sostanza non ci riguarda in prima persona. La Città, con i suoi bei giochi di luce ed ombra, è animata da una versione pesantemente modificata dell’Unreal Engine, l’intramontabile. Ciò che abbiamo potuto ammirare è senza dubbio di prima qualità, non primissima, ma esprimere giudizi tecnici in questo momento di transizione generazionale potrebbe essere fuorviante poiché, nonostante la versione PC già ora si presenti in buona salute, nulla possiamo dire su quelle delle future console.
Il grande colpo
Conclusa la nostra prima esperienza con Thief è tempo di bilanci, seppur molto parziali e acerbi. La prima cosa che ci viene in mente è quella di rassicurare i fan più dubbiosi, poiché in quello che può essere tranquillamente ribattezzato come un reboot della serie, un po’ come avvenne per Deus Ex: Human Revolution, rimangono tutti i tratti distintivi che resero celebre il primo Thief. O almeno, siamo riusciti ad intravederli, poiché andranno ovviamente contestualizzati all’interno di un’opera intera che punterà tutto sull’esperienza in singolo, senza strane macchinazioni multigiocatore. Tutto quanto di buono abbiamo potuto testare dovrà poi trovare riscontro in un quadro più grande di cinque missioni in un ambiente chiuso e collaudatissimo; anche perché i pochi, ma significativi dubbi, specialmente sull’effettiva vita della Città e dei suoi dinamismi, restano. Eidos ha svolto un buon lavoro con Deus Ex e per questo siamo molto ben disposti a dargli fiducia, nonostante il compito sia leggermente più arduo. Se per Deus Ex fu necessario prendere un brand, composto da un capolavoro e un titolo mediocre, e portarlo ai giorni nostri con pochi stravolgimenti, con Thief, invece, sarà necessario per gli sviluppatori essere capaci di riproporre la qualità del primo brillante capitolo, cercando al tempo stesso di farlo evolvere in una nuova meravigliosa creatura che doni una seconda giovinezza a Garrett.
COMMENTO DELL’AUTORE
Elettrizzante vestire nuovamente i panni di Garrett dopo tutto questo tempo: ancora più elettrizzante constatare, come i ragazzi di Eidos, abbiano intrapreso quella che sembra essere la giusta strada per il ritorno in grande stile di uno dei personaggi ludici più amati di sempre. Proteggete i vostri gioielli: Garrett sta per tornare!