E’ una delle serie simbolo dell’attuale generazione di videogiochi: nata nel novembre del 2007, tornata alla ribalta nel 2009 e poi annualmente riproposta all’esigente pubblico che si è da sempre spaccato in due nei suoi riguardi. Da un lato vi sono i sostenitori di un gioco che ha fatto la storia (in tanti sensi, NdR) e ha offerto al contempo una trama da Oscar e alcuni dei più bei personaggi che la storia del Videogioco ricordi. Dall’altro lato si oppongono i detrattori di una serie che non ha mai saputo realmente capitalizzare il successo ottenuto, non ha corretto i difetti storici e si è allontanata da una perfezione stilistica che è riuscita ad avvicinare solo in occasione del secondo capitolo ufficiale. Stiamo parlando di Assassin’s Creed, serie di giochi d’azione e avventura in terza persona, con elementi stealth. Sviluppata da Ubisoft, è l’orgoglio e la punta di diamante dell’ormai rinomata multinazionale di sviluppatori/publisher di matrice francese. Assassin’s Creed III è da poco approdato sugli scaffali dei migliori rivenditori, è già disponibile per Playstation 3 e Xbox 360 ed il 23 novembre approderà anche su piattaforme Pc Windows. Si è presentato ai nastri di partenza con molti e roboanti propositi, è indubbiamente il progetto più ambizioso di Ubisoft. Il più eclatante di questi propositi è stato il voler dare un assaggio della prossima generazione di videogiochi nel presente. Il futuro è adesso?

Quando gli altri si piegano alla morale e alle leggi, ricorda: tutto è lecito.

Agli inizi del ventunesimo secolo, la Abstergo Industries, imperante multinazionale farmaceutica, conduce strani esperimenti che hanno a che fare con il DNA umano, con le teorie della cosiddetta “memoria genetica residua” e fa delle indagini che hanno più un sapore mistico che scientifico. Grazie ad una macchina in grado di stimolare i punti giusti del cervello, un individuo collegato ad essa è in grado di ricordare quello che hanno visto i propri avi, fino a riviverne in prima persona tutte le vicende che li videro protagonisti secoli prima. Una specie di “macchina del tempo” che fa viaggiare con la mente e non con il corpo. Per merito di questa macchina che si chiama Animus, il giovane barman Desmond Miles viene rapito dalla Abstergo e sottoposto ad estenuanti sessioni che lo portano a rivivere le vicende di un maestro della Gilda degli Assassini di nome Altair Ibn-La’Ahad, che ha vissuto all’epoca della Terza Crociata. Dopo varie peripezie, Desmond viene a scoprire che lui stesso è un assassino, che la lotta fra Assassini e Templari non è affatto lontana, ma si tratta di un conflitto che va avanti ancora oggi, solo che si è spostato dai campi di battaglia ad una guerra fatta di spionaggio, doppio gioco e segretezza. Grazie al provvidenziale intervento di una dottoressa della Abstergo, Lucy Stillman, Desmond viene liberato dalla prigionia dei Templari e condotto in un rifugio segreto degli assassini per proseguire le indagini che potrebbero mutare le sorti della guerra. Dopo aver rivissuto le gesta dell’arabo Altair, si è passati a quelle dell’italiano Ezio Auditore, che ha svolto un ruolo di fondamentale importanza all’epoca del Rinascimento e ha dato un aiuto non indifferente a Desmond e compagni, per comprendere dove si trovasse il luogo in cui tutti i perché e la soluzione a tutti i problemi scaturiti dalle indagini in corso. Così, il gruppo formato da Desmond, William, Rebecca e Shaun, vola in America nel disperato tentativo di scongiurare una crisi globale imminente. Per far questo, manco a dirlo, Desmond deve collegarsi ancora una volta all’Animus e rivivere i ricordi di un certo Connor Kenway, un patriota che visse all’epoca della Rivoluzione Americana sul finire del ‘700. Questa è a grandissime linee – la storia che muove gli eventi narrati in Assassin’s Creed III. In realtà la trama è ben più complessa, articolata ed intrecciata, densa di colpi di scena: abbiamo cercato di riassumere il tutto senza rovinarvi il piacere della scoperta data dal giocare in prima persona i titoli di questa serie di videogiochi. Abbiamo voluto introdurre il lettore che si affaccia al mondo di Assassin’s Creed solo per merito di quest’ultimo capitolo.

Tanto Anvil e poco Next

Il motore grafico (engine, in gergo) è il cuore pulsante di ogni videogioco. A lui vengono delegati la modellazione tridimensionale, le animazioni, definizione delle immagini, fisica dei corpi e degli oggetti, tutto ciò che concorre alla realizzazione di aspetti importanti del videogioco, aspetti che convergono in una semplice parola: la grafica. Nel caso di tutti i titoli di Assassin’s Creed, il motore di gioco si chiama Anvil, è stato creato nel 2006 e da allora ha subito modifiche, piccole implementazioni e miglioramenti che, nel corso degli anni, hanno portato a far credere che vi siano profonde differenze fra un titolo pubblicato più di un lustro fa e un titolo odierno. Le differenze ci sono, ma non le riteniamo così eclatanti.

Nel caso di Assassin’s Creed III, si nota immediatamente un cambio delle animazioni dei personaggi, specie quelli controllati dal giocatore: si avvicinano ulteriormente al realismo da sempre ricercato, a volte (ma è quasi fisiologico) fanno cilecca ma nel complesso impressionano per fluidità, esecuzione e interazione con l’ambiente. Sempre nell’ambito dei personaggi di maggior rilievo, bisogna evidenziare una buona cura per i dettagli quali vestiti, drappeggi, decorazioni ed orpelli. Abbiamo trovato molto convincente la fisica degli abiti ma lo stesso non si può dire per il motore fisico applicato ad oggetti, armi e persone: a volte ci è capitato di vedere armi sospese a mezz’aria o comportamenti non proprio verisimili durante gli inseguimenti a piedi, fra le strade o sui tetti delle abitazioni.

A proposito di abitazioni e città, occorre spendere due parole per sottolineare quanto, la verticalità portata in auge da Assassin’s Creed II e le due espansioni seguenti, sia andata perduta a favore di costruzioni più basse, più facilmente scalabili e più difficilmente sfruttabili per due motivi: le strade che dividono isolati e quartieri sono molto più larghe e non permettono come in passato di utilizzare la cosiddetta tecnica del parkour (corsa acrobatica fra i tetti, NdR) nella quasi totalità dei centri abitati. Inoltre i tetti pullulano di fucilieri, cecchini e armigeri, che rendono estremamente difficoltoso lo spostamento sui piani superiori. La corsa acrobatica fra i tetti, che da sempre è un tratto distintivo della serie, è stata pesantemente ridimensionata; in compenso gli sviluppatori hanno introdotto la possibilità di scalare gli alberi e di potersi spostare agilmente nella vegetazione come se fossimo novelli Tarzan (senza liane). Insomma: la corsa acrobatica c’è, ma il giocatore è portato a sfruttarla più nelle foreste che nelle città. Al di là del numero di ambientazioni in cui agire (di cui parleremo in seguito), qui vogliamo soffermarci sulla critica al motore grafico che, pur essendo stato chiaramente migliorato fino alla saturazione, non può non cedere al peso della vecchiaia. Anvil-Next si difende bene, muove una mole impressionante di roba ma da qui a far definire Assassin’s Creed III un gioco “next-gen” nel presente ci passa un transatlantico. I trucchi per garantire fluidità ottimale, per poter riprodurre il titolo su console tecnicamente ormai obsolete ci sono e in molti casi si notano: provvidenziale nebbia ad occultare i limiti della profondità di campo, scalettature ai margini dei poligoni, ombreggiature appena discrete e un sistema di illuminazione appena accettabile. Al di là della presenza degli spettacolari agenti atmosferici quali tempeste d’acqua e tormente di neve (che sostituiscono la nebbia quasi persistente delle “belle giornate”), ciclo delle stagioni e poco altro, non abbiamo trovato nulla di miracoloso che potesse farci pensare ad un prodotto “futuribile”. Anche di fronte alla lussureggiante vegetazione della Frontiera, non abbiamo provato la sensazione che è stata provata all’epoca del primissimo Assassin’s Creed o in rarissimi altri casi che vale la pena di citare (Doom 3, Half-Life 2, Mass Effect, Battlefield 3, The Witcher 2).

Minestra riscaldata ma più saporita delle precedenti

Analizzando il versante prettamente giocoso, Assassin’s Creed III si potrebbe riassumere come il concentrato di tutta l’offerta Ubisoft in materia, con qualche licenza presa in prestito da Rockstar Games e il suo adamantino Red Dead Redemption. Una delle prime novità in cui il giocatore si imbatte, infatti, è la possibilità di andare a caccia di pelli ed interiora di animale. Possibilità che sembra mutuata dal titolo Rockstar, con l’aggiunta dell’utilizzare trappole o una “corda uncinata” per colpire dalla distanza, corda che può essere sfruttata anche ai danni di guardie e soldati. Le prede più grosse o più aggressive, quali orsi, lupi o puma, possono essere abbattute tramite quick time event (pressione del tasto giusto al momento giusto) oppure tramite armi a distanza tipo arco, pistole e moschetti. La qualità delle pelli ricavate dalla caccia è direttamente proporzionale alle armi che incidono la selvaggina: una pelle d’orso sforacchiata da un moschetto o pistole vale sicuramente meno della stessa trafitta da una freccia o una un paio di stilettate di lama celata. La caccia può essere intrapresa in due ambientazioni: la tenuta Davenport e la Frontiera. Nella tenuta Davenport, inoltre sorge una magione che richiama vagamente i fasti di ciò che accadeva a Villa Auditore di Monteriggioni, in Assassin’s Creed II: in pratica con il procedere nel gioco, negli acquisti e nelle immancabili azioni degne di nota, la magione diventa sempre più curata, bella ed impreziosita da armi, dipinti e sculture. Non mancherà la classica stanza segreta in cui Connor concentra tutti gli equipaggiamenti o dove si organizzano le missioni più importanti. I controlli sono stati modificati in parte. Adesso la corsa acrobatica è delegata alla pressione di un solo pulsante. In passato bisognava tenere pressato, oltre al tasto “corsa”, anche il pulsante di “salto”. Questa modifica, oltre a semplificare moltissimo la corsa e ? soprattutto ? il parkour già di per sé facile da eseguire, aiuta il giocatore a decidere meglio se “camminare” fra tetti, alberi e appigli oppure se saltare giù o verso un’altra destinazione. Nei titoli passati era facile eseguire un “salto della fede” involontario, a causa della pressione del tasto “salto”, ma adesso questo inconveniente è stato molto limitato. Per chi non lo sapesse, il salto della fede è uno spettacolare balzo che esegue il protagonista controllato dal giocatore, quando si preme l’input di salto insieme alla direzione verso un covone di fieno o un cespuglio. Un modo molto particolare di balzare giù da punti particolarmente elevati senza dover scalare a ritroso. Il salto della fede era un altro marchio di fabbrica di Assassin’s Creed, qui ridotto all’osso in quanto non è nemmeno necessario dover scalare i punti di sincronizzazione: vette da raggiungere e dalle quali il giocatore poteva (e doveva) sbloccare enormi porzioni di mappa. Adesso la mappa può essere scoperta con il semplice peregrinare/esplorare, quindi vengono meno l’utilità dei punti di sincronizzazione, dello scalare strutture molto alte, del salto della fede. Altro piccolo cambiamento coinvolge i momenti d’azione in cui il giocatore è chiamato a farsi largo tra gruppi di nemici che intendono neutralizzarlo con armi bianche quali sciabole, baionette, asce e quant’altro. Mutuando il sistema di combattimento di Batman Arkham Asylum, adesso un’icona appare sulla testa di chi sta per attaccare, permettendo una comoda e tempestiva pressione del comando delegato alla parata. Quando questa va a buon fine, l’azione viene rallentata (in pieno stile “bullet time” di Max Payne) e in tutta calma si può decidere se effettuare una contromossa d’offesa, di difesa o una semplice parata. Si può anche sfruttare il corpo del malcapitato di turno come scudo umano, se ci fosse la minaccia incombente di un’arma da fuoco. Da un lato i combattimenti guadagnano in varietà, di contro sono stati estremamente semplificati e rallentati, questo li rende – alla lunga – abbastanza prevedibili e noiosi. La scarsa capacità dei nemici di coordinarsi per attaccare il protagonista (come al solito, attaccano uno per volta) rendono queste sessioni di combattimento assolutamente fini a se stesse, prive di mordente, un mero espediente per mostrare la fattura delle animazioni e poco altro. Tra le ultime novità si trova la possibilità di creare, nella tenuta Davenport, una piccola comunità produttiva di beni quali legno, minerali, latte ed altro. Questi beni possono essere gestiti per fabbricarne di altri e per commerciare con le stazioni commerciali di Boston e New York (le due città americane dove si agisce durante il gioco, oltre ad una breve visita a Philadelphia). Il ricavato può essere investito nell’acquisto di armi, equipaggiamenti utili alla causa, beni di consumo tipo esche per cacciare, frecce, munizioni per armi da fuoco e così via. Infine si vuole evidenziare un autentico “gioco nel gioco” che è quello dedicato alla navigazione e alle battaglie navali. Qui occorre spendere due parole di plauso per il lavoro svolto da Ubisoft, che è riuscita a confezionare una discreta fonte di divertimento e un sotto-gioco originale ed inedito nella serie. Il giocatore può prendere il comando di una nave chiamata Aquila e può dirigerla in mare aperto, a largo delle coste orientali del Nord America fino ai Caraibi, agendo direttamente sul timone. Può ordinare di navigare a vele spiegate, a mezze vele oppure ammainarle. Contemporaneamente alla navigazione, può impartire ordini di carica e fuoco di cannoni, per respingere i nemici che provano ad abbordare l’Aquila oppure per affondare obbiettivi sensibili. La nave è soggetta al vento, alle forze delle correnti e delle onde, e si comporta molto realisticamente. Diviene più o meno maneggevole a seconda che le vele siano più o meno spiegate e la sensazione di essere al timone di una nave, al comando di una ciurma, è tangibile.

Requiescat in pace, Ubisoft

Assassin’s Creed III è un gioco d’azione e avventura in terza persona con elementi stealth, di infiltrazione, spionaggio e sabotaggio. Si avvale di un motore grafico ormai vecchio di cinque anni, ma perfettamente tirato a lucido e portato alla saturazione. Il risultato finale è tutt’altro che perfetto, le imperfezioni grafiche ci sono ma a far da contraltare al comparto tecnico vengono un’impressionante mole di contenuti, un ritocco al sistema di controlli che rende il gioco ancora più accessibile e le sequenze navali a voler suggerire che i cambiamenti non sono stati pochi o leggeri. Purtroppo per Ubisoft, però, la sensazione di giocare allo stesso gioco che ha stregato tutti nel 2009 (Assassin’s Creed II) è tangibile: questo terzo capitolo è un calderone di cose già viste, fatte e sentite nel corso di tre intensi anni e non riesce a scrollarsi di dosso la colpa di essere il quinto capitolo di un’offerta ludica che sembra aver fatto il suo tempo. E’ come mangiare, per la quarta volta consecutiva, la stessa, riscaldata, minestra che  quest’anno più che nei precedenti due è più saporita. Non basta l’inserimento di tanti contenuti per allungare il brodo ad una storia che si potrebbe portare a termine in una settimana. Non basta il comparto multiplayer (pressoché identico a quelli che lo hanno preceduto, arricchito da pochissime novità degne di nota) a tenere alto l’interesse su Assassin’s Creed III. E’ forse il gioco del momento, la degna “summa videoludica” di Ubisoft per questo brand, ma non ci sembra che abbia le carte in regola per far breccia nei cuori, per vincere la prova del tempo come fece Ezio Auditore in Assassin’s Creed II. Il nostro augurio è che Ubisoft possa prendersi una meritata vacanza, riflettere a fondo su quanto proporre di nuovo, per prepararsi alla nuova generazione che incombe con un titolo di assoluto spessore. Arrivati alla fine di Assassin’s Creed III ci chiediamo se sia davvero necessario insistere su questa strada o non sia meglio dedicare tempo e risorse a progetti nuovi ed interessanti come Watch Dogs. Assassin’s Creed III è un gioco che sembra concepito e sviluppato quasi esclusivamente per coloro che, nel 2007, hanno iniziato a vivere questa affascinante storia, ne sono rimasti piacevolmente colpiti e vogliono sapere, capire, come va a finire. Ne consigliamo l’acquisto solo a questi, mentre per tutti gli altri si consiglia di attendere un fisiologico calo di prezzo oppure si rimanda al ben più affascinante Assassin’s Creed II.

CI PIACE
  • Trama che appassiona i fan storici
  • Grandi passi in avanti nelle animazioni
  • Vasto e vario ma…
NON CI PIACE
  • …non brilla affatto per originalità
  • L’intelligenza artificiale lascia perplessi, come sempre
  • E’ il solito Assassin’s Creed, nonostante il cambio di ambientazione
Conclusioni

Il solito Assassin’s Creed. Più bello, più grande, più grosso. Ma il solito Assassin’s Creed. Si potrebbe definirlo “Assassin’s Creed 2 migliorato e portato all’estremo”. A chi è fan della saga piacerà da matti. Chi lo tollerava poco o era indifferente, continuerà a farlo. Non è un gioco per tutti e non è il gioco che mette tutti d’accordo.

7.5Cyberludus.com

Articolo precedenteNuove indiscrezioni su Zwei
Prossimo articoloDmc – Devil May Cry in un nuovo video gameplay, più il making of!
CyberLudus è un'Associazione Culturale che opera nel settore videoludico dal lontano 2007, a stretto contatto con produttori e distributori di tutto il panorama internazionale. La nostra redazione segue con passione ed entusiasmo l'evolversi di questo mondo, organizzando tornei e contest, partecipando a manifestazioni ed eventi e, attraverso il nostro portale, fornendo all'utenza un piano editoriale che prevede recensioni, anteprime, guide strategiche, soluzioni, rubriche ed approfondimenti.