Dalle stelle alle stalle
Quella di Silent Hill è probabilmente una delle serie più sfortunate degli ultimi tempi. Non sembra passato poi cosi tanto tempo da quando sulle gloriose PSX e PS2 giravano i primissimi capitoli della serie Konami (e in seguito proposti per le piattaforme più importanti), dove il survival horror alternativo a quello più classico di Resident Evil prendeva forma direttamente dalle nostre paure più segrete e profonde, nascoste nei menadri dell’animo umano. L’oscurità del nostro inconscio, la follia interiore, le incertezze, le colpe, i rimorsi e rimpianti; tutti sentimenti che nella collina silenziosa prendevano vita grazie agli incubi che trasfiguravano la realtà, rendendo il nostro viaggio un biglietto di sola andata verso l’inferno del protagonista di turno. Eppure, dal 1999 sotto i ponti è passato uno tsunami, e il passaggio del brand dalle esperte mani giapponesi del Team Silent a quelle americane dei vari sviluppatori a lavoro sugli ultimi capitoli ? che indubbiamente hanno portato qualcosa di nuovo- ha irrimediabilmente inquinato i cardini stessi della serie, arrivata ormai sull’orlo del precipizio con Shattered Memories e solo minimamente rivalutata (almeno in parte) con l’arrivo di Downpour. Sfortunatamente, l’indubbio potenziale ? purtroppo non sempre espresso nel migliore dei modi- del team Vatra Games che aveva riacceso la fiammella nei nostri cuori, non è servito a confortarci non appena abbiamo visto le prime immagini di Silent Hill: Book of Memories, spin-off della serie esclusivo Playstation Vita e in arrivo il 2 novembre in tutti i negozi. I nostri timori si sono concretizzati testando la versione di prova che in questa sede descriveremo per illuminarvi sull’ennesimo passo falso di questa saga maledetta e incapace di ritornare ai fasti di un tempo.
Taglio netto col passato
Il drastico cambio di rotta e la ventata (tutt’altro che gradita) di novità di questo capitolo iniziano proprio con la storia. Per la prima volta nella serie, non saremo noi a imbatterci intenzionalmente o casualmente a Silent Hill, ma sarà la città stessa a prendere forma negli incubi del nostro alter ego. Nelle prime fasi di gioco impersoneremo un adolescente, che il giorno del suo compleanno riceverà una visita inaspettata: l’enigmatico postino Howard (già conosciuto in Silent Hill: Downpour), che consegnerà al ragazzo un pacco misterioso, a quanto sembra proveniente da Silent Hill. Data la provenienza, decisamente non il migliore dei regali. Avremo tra le mani nientemeno che l’antico libro delle memorie, in cui ogni pagina parla della nostra vita, che potrà essere riscritta e cambiata, ma solo intraprendendo un viaggio onirico e infernale, molto simile ad un incubo, in cui la morte rappresenta la minore delle sfortune. Sappiamo che il ragazzo non sarà l’unico protagonista della storia e che altri personaggi incroceranno il suo destino, fino a riunirsi per combattere assieme gli orrori della città. Nonostante il materiale per valutare la storia sia indubbiamente scarso, non abbiamo avvertito alcuna sensazione familiare, nessun legame con il passato e nessuna tematica simile a quanto vissuto in questi tredici anni in compagnia della serie. E’ come se Silent Hill fosse improvvisamente apparsa nella vita di un teen ager qualunque, al solo scopo di regalargli un giorno alternativo, e non il peggiore della sua vita. Avremo comunque tempo e modo di analizzare la storia in sede di recensione.
Retromarcia
Abituati alle meraviglie tecniche di Uncharted, LBP e Gravity Rush, abbiamo fatto fatica a ricordarci che il titolo in questione gira sulla prodigiosa Playstation Vita. Da un lato siamo stati indubbiamente colpiti dal malinconico ed interessante menù di avvio, dalle ambientazioni avvolte nell’oscurità e dal design dei livelli e dei nemici decisamente ispirati a quelli della serie: ruggine, sporco e fiamme decorano ogni livello, pieno zeppo di nemici storici; dalle infermiere, ai cani infernali, fino ad arrivare a guest star come Pyramid Head e altre vecchie conoscenze che non vi sveleremo giusto per non rovinarvi la sorpresa. Il tutto gestito da un discreto sistema di illuminazione che funziona piuttosto bene. Il dramma nasce anzitutto dalla novità più spiazzante di questo capitolo: la visuale isometrica. Tutto è visto e vissuto dall’alto e non più in terza persona. Questa pessima trovata spiazza i veterani della serie sin dai primissimi istanti, spezzando irrimediabilmente ogni sentore di tensione, dato che i nemici appariranno senza destare sorpresa. Gli scenari sono poco dettagliati e caratterizzati da texture decisamente sottotono. I modelli poligonali dei nemici sono disegnati e "pompati" alla buona e lontani anni luce dal timore e dal quel senso disturbo che tanto abbiamo amato nei vari capitoli della serie. Le animazioni infine risultano a dir poco legnose, a tal punto che ci siamo domandati se questo titolo non fosse effettivamente in sviluppo da almeno quindici anni. Un vero peccato: un po’ di ruggine non basta di certo a ricreare l’atmosfera celebre che ha reso questo serie unica e inimitabile. A salvarsi ancora una volta, come in ogni Silent Hill, è il comparto sonoro, impreziosito dalle melodie evocative di Daniel Licht, già autore della colonna sonora di Downpour. E’ stata una gioia riascoltare anche l’inconfondibile e seducente voce di Mary Elizabeth McGlynn, protagonista di alcune delle più belle canzoni dell’intera serie. Buono anche il campionario suoni, ma davvero poco ispirato il doppiaggio in italiano, che spezza troppo la tensione, a livelli che sembra di trovarsi non a Silent Hill, ma in una puntata di Piccoli Brividi.
Diablo Hill?
Book of Memories si discosta totalmente dal concetto di survival horror come da quello di action/adventure a sfondo grottesco. Possiamo in effetti definirlo come una sorta di hack’n’slash sulla falsariga di Diablo o Torchlight. In questo contesto dunque, la visuale isometrica risulta la più adatta per questa tipologia di giochi. Sin da subito potremo creare il nostro alter ego seguendo le nostre preferenze: niente personaggi "silenti" purtroppo, ma solo teen-ager che vanno dal classico studente modello, al rockettaro, al nerd, all’emo, che possiamo personalizzare con vestiti, accessori gadget che otterremo avanzando livello dopo livello. I primo di questi fungerà da tutorial: con i tasti quadrato e triangolo impugneremo le armi, che spaziano dai classici coltelli, accette e tubi di ferro, fino ad arrivare a fucili e alle doppie mitragliatrici. Alternandoli svilupperemo delle combo più o meno potenti contro i nemici più ostici. Al tasto cerchio sono assegnate la parata e la schivata (accoppiata con l’analogico sinistro per scegliere una direzione). Infine con il tasto X interagiremo con ambienti e oggetti dello scenario. Dopo qualche minuto realizzeremo che i livelli non sono altro che innumerevoli stanze e corridoi semivuoti, che nascondono però oggetti importanti da collezionare. Siamo andati alla ricerca di alcuni vasi indispensabili per la risoluzione di un puzzle, attraverso il quale abbiamo superato. Alcune missioni potranno essere terminate solo ed esclusivamente dopo aver recuperato tot pezzi e/o oggetti sparsi negli angoli più remoti. Esplorando continuamente corridoi e stanze coperte di ruggine, ci siamo imbattuti in non pochi nemici, tra i quali non potevano mancare le celebri infermiere e i cani infernali. Nonostante l’intelligenza artificiale non fosse certo tra le più acute, abbiamo notato una certa resistenza dei nemici, quasi incapaci di cadere a terra anche dopo trivellate di proiettili, un particolare che ci ha suggerito una pessima calibrazione. Anche in questo episodio, le armi tenderanno ad usurarsi, e anche troppo in fretta, perciò sarà necessario trovare alternative per non rimanere a mani nude. Sarà anche possibile riparare al massimo quelle in nostro possesso tramite l’utilizzo di un bonus a forma di chiave inglese, presente nel nostro inventario insieme ai kit medici (ne possiamo raccogliere fino a un massimo di 4) e alle munizioni. Il sistema di combattimento funziona discretamente, ma la ripetitività delle azioni (esplora, cerca il pezzo, uccidi i nemici) e il backtracking inizieranno a farsi sentire prima di quanto pensiate. Le caratteristiche vite sono sfruttate al minimo nella demo: giusto qualche scorrimento del dito sullo schermo per selezionare un oggetto. Tutto qui? Speriamo vivamente di no. Interessante ci è sembrato invece il sistema di moralità: in base ad alcune nostre decisioni e al punteggio ottenuto dall’esito dei combattimenti, l’indicatore posto nella parte alta dello schermo oscillerà tra l’oscurità e la luce. Tutto questo modifica sensibilmente il comportamento dei nemici e di alcuni personaggi in cui ci imbatteremo nel corso del nostro viaggio. Il punteggio infine sarà essenziale per acquisire i crediti da consumare nello store gestito guarda caso dal postino Howard, in cui potremo ottenere nuove abilità, armi e proiettili. Una simpatica (ma altrettanto poco ispirata considerando la saga) trovata per evidenziare il sottile lato RPG del titolo Konami. Non abbiamo avuto modo di testare la tanto decantata modalità cooperativa, che dovrebbe rappresentare l’unico oggetto di interesse di questa produzione per passare qualche oretta in compagnia degli amici a fare piazza pulita di aberrazioni silenti fino a un massimo di quattro giocatori.
Conclusioni
Silent Hill rappresenta una serie ormai in balia di sé stessa, cosi presa dalla ricerca di innovazioni per risalire dal pozzo in cui è precipitata, da scegliere alternative davvero infelici e poco gradite ai fan. Il colmo è che all’epoca di PSP, fu proprio Silent Hill: Origins dei Climax (ma dove siete?) a stregare i possessori della console portatile Sony, grazie ad un prequel dannatamente perfetto per l’occasione. Playstation Vita non può vantare lo stesso trattamento. Che gli irriducibili e i veterani della serie stiano lontani da questo nuovo prodotto, assolutamente privo di una qualsivoglia componente survival horror, se non appunto qualche scenario (e nemmeno ben realizzato) e una manciata di nemici classici messi li alla rinfusa giusto per attirare il fan più ingenuo. Detto questo e assodato che questo non è un Silent Hill alla vecchia maniera, la parentesi (si spera breve!) intrapresa con l’ hack’n’slash e la modalità cooperativa, potrebbe interessare e tutto sommato divertire i possessori di Vita che desiderano un action/rpg semplice e immediato, per passare qualche oretta a sterminare creature infernali. Se non portasse il nome di Silent Hill, Book of Memories sarebbe un titoletto da acquistare tranquillamente a prezzo budget. Come capitolo della serie va invece evitato come la nebbia silenziosa, nella quale Konami si è ormai irrimediabilmente persa senza intenzione alcuna di uscirne.