Un altro anno va concludendosi, e come spesso accade con i titoli calcistici di punta, milioni di giocatori rispondono alla ‘chiamata al dovere’, riversandosi nei negozi ansiosi di acquistare la propria copia del nuovo Call of Duty . Al solito, a nessuno importerà particolarmente se la più o meno lunga attesa sia stata ripagata oppure no. Ma noi, che non amiamo star zitti, proveremo comunque a esprimere un giudizio su Call of Duty: Modern Warfare 3 , cercando di tenerci a quanta più debita distanza dall’entusiasmo irragionevole e l’accanito pregiudizio nei confronti della serie di Infinity Ward. Mouse e tastiera alla mano, abbiamo provato il gioco e lo abbiamo analizzato in ogni sua sfaccettatura. Cosa ci riserva questo nuovo capitolo della saga?
Chiamata al dovere
La campagna principale di Call of Duty: Modern Warfare 3 , a torto o ragione, è protagonista di un momento particolarmente importante nella storia videoludica. Innanzitutto chiude una trilogia avviata nel 2007, che per molti versi, almeno nel suo primo episodio (a nostra opinione tutt’ora il migliore della serie), è riuscita a cambiare le carte in tavola dell’affollata arena degli FPS e dello stesso mercato videoludico. Le novità da allora, non è un segreto, sono state pochissime o insignificanti. Almeno in teoria, MW3 è tale e quale a Call of Duty 4, in ogni suo aspetto: la grafica è rimasta la stessa, salvo qualche effetto in più e forse un’ottimizzazione migliore; il gameplay, con i suoi pregi e difetti, non ha subito cambiamenti significativi; il multiplayer, almeno negli aspetti formali, non è variato, ma si porta dietro 4 anni di labor limae che sono serviti a rendere l’esperienza online offerta da Infinity Ward una delle più bilanciate e divertenti al mondo (ci sarà pur un motivo se trenta milioni di persone si connettono attivamente, no?).
Non ci sentiamo di condannare il poco coraggio dimostrato dagli sviluppatori (o da Activision), quest’anno affiancati da Sledgehammer Games, ma è un dato di fatto che Call of Duty: Modern Warfare 3 è fermo a quasi un lustro fa, lasso di tempo che in un settore come quello dei videogiochi non equivale esattamente a dire “l’altro ieri”.
Siamo sicuri però che chiunque abbia passato (in)sane ore di divertimento tra i momenti à la Rambo di Price e Soap e un Deathmatch o l’altro avrà occasione di spassarsela anche a questo appuntamento, con un “more of the same” che, pur conservando gelosamente una formula ormai obsoleta, la eleva all’ennesima potenza agghindandola di momenti da cardiopalmo e sezioni di pura adrenalina, grazie alla (solita) regia più o meno impeccabile a cui ci hanno abituato i ragazzi di Infinity Ward.
C’è da dire, però, che la campagna di MW3 è forse quella maggiormente sottotono dell’intera serie. Gli sviluppatori si sono impegnati per realizzare in maniera realistica e credibile alcune delle principali capitali del mondo, come New York, Londra, Parigi o Berlino, e le mappe di questa puntata sono di certo le più maestose e spettacolari, ma nella sostanza non differiscono molto da quelle viste negli altri Call of Duty. Anzi, la natura urbana dei vari scenari contribuisce ancor di più ad evidenziare una linearità esasperante, la quale, suo malgrado, offre un gameplay al limite del tiro al segno, che non dà spunti né cerca di darne al giocatore, costretto a seguire la fiumana di script e di spari prevista dai game designer – proprio come in un binary shooter. I tempi di Call of Duty 2, in cui ci si guardava intorno alla ricerca della posizione migliore o della copertura più vantaggiosa, sembrano ormai andati. Il vero problema della campagna di Call of Duty: Modern Warfare 3 è che tutto ciò che c’è di buono nel level design (che per quanto lineare è comunque ricco e variegato) non viene sfruttato adeguatamente. Se, ad esempio, anche a fronte di un effetto “corridoio”, la New York di Crysis 2 offriva innumerevoli spunti tattici e la possibilità di attaccare su vari fronti, in Call of Duty Modern Warfare 3 si va avanti più o meno inesorabilmente e senza troppe cerimonie; è vero che la serie non ha mai puntato sul realismo, ma sussiste l’impressione che la sottile linea tra FPS e giochi come Time Crisis e House of the Dead sia stata sorpassata. Solo alcune missioni, in certi momenti particolari, si distinguono per una sorprendente (e a tratti inspiegabile) libertà d’azione offerta. Sia chiaro, si parla perlopiù di scegliere se affrontare il nemico faccia a faccia o fiancheggiarlo dall’edificio accanto, ma è già tanto se si considera che in altre occasioni non si può far altro che stare in copertura e sparare.
Fortunatamente, ciò che il nuovo Call of Duty non dà in gameplay, lo restituisce in adrenalina. Il “tocco magico” di Infinity Ward è ben lontano dall’esser logoro, e regala una campagna ricca di momenti cinematografici (e che importa se poco credibili?) grazie a inseguimenti, semplici quick time event e flashback. Come in tutti gli altri COD, si alterneranno freneticamente le prospettive di diversi “attori”, dedite a mettere insieme una trama che, per quanto semplice e inverosimile, risulta avvincente e hollywoodiana. Al solito, alterneremo l’uso di vari protagonisti: due di questi (il ribelle russo Yuri e il soldato statunitense Frost) ci accompagneranno per l’intera durata della campagna; altri invece faranno la loro comparsa per uno o due livelli al massimo, o a volte anche solo per 30 secondi. Ciò su cui fa perno l’intera esperienza, dunque, è il costante avvicendarsi di sezioni peculiari, in cui magari il nostro eroe di turno deve ricorrere al supporto aereo, sparare da un veicolo o irrompere a sorpresa in una stanza colma di nemici e ostaggi. È “il solito COD”, come si sente dire in giro sempre più spesso nella rete, “ma è pur sempre COD”, con tutti i suoi momenti emozionati e le sequenze mozzafiato. Tuttavia, al di là di qualche trovata narrativa un po’ scopiazzata da Black Ops, Call of Duty Modern Warfare 3 aggiunge poco o nulla degno di nota alla serie, perdendo il confronto non solo con gli altri esponenti della trilogia, ma anche con l’ultima creazione di Treyarch. I “momenti epici” ci sono, ma non sono né emozionanti né numerosi come in MW 2; e i livelli sono incredibilmente più guidati e lineari di quelli di COD 4. Tra l’altro, la difficoltà è inspiegabilmente tarata verso il basso rispetto agli altri capitoli: l’effetto “piovono granate” è stato fortunatamente eliminato, ma intanto la campagna principale può essere completata in sei, sette, otto ore al massimo se si gioca in modalità “Veterano”. Chi è esclusivamente interessato all’esperienza in singolo dovrebbe quindi ben guardarsi dall’acquistare MW 3 immediatamente. Il prezzo del biglietto, mai come prima d’ora, è fin troppo caro, e le grandi aspettative degli appassionati potrebbero rischiare di tradursi in sonora delusione.
Global Warfare
Molta più attenzione va dedicata invece alla componente multiplayer, quest’anno più che mai ricca e ben strutturata. Scegliamo arbitrariamente di non parlare di Call of Duty: Elite, la nuova piattaforma di gioco tutta dedicata al franchise Activision, per la quale ci riserviamo un giudizio più approfondito in futuro, quando avrà preso maggiormente piede e sarà completa in ogni sua funzione.
Fa il suo ingresso, tra le varie modalità offerte dal pacchetto, la modalità Survival. Sebbene già considerata da molti una sezione “d’allenamento”, dedita a meglio preparare a Deathmatch e simili, la suddetta offre spunti interessanti. Si ispira palesemente a quella Zombie ideata dai ragazzi di Treyarch, ma in questo caso non è necessario costruire barricate, e si affrontano nemici ancora (per poco) vivi e vegeti. Man mano che le uccisioni aumentano, si guadagna denaro che può essere investito in equipaggiamenti o capacità aggiuntive, in un sistema di progressione immediata che reinterpreta in maniera più immediata e leggera quello dei perk e delle kill streak . I livelli proposti sono ben sedici, e vedono uno o più giocatori resistere a continue ondate di nemici di numero crescente. All’inedita Survival si accosta la già nota Spec Ops, modalità cooperativa in cui si rigiocano piccoli frammenti della campagna principale in diverse chiavi interpretative. Le missioncine, che non arrivano a tenere occupati per più di cinque o dieci minuti l’una, sono sedici, e brillano per varietà. Possono essere affrontate in solitario, ma il livello di difficoltà è tarato decisamente verso l’alto, ed è quindi consigliabile giocarle in due. In alcune, ad esempio, occorre attraversare aree densamente popolate da nemici: un amico può prendere parte alla missione e fornire supporto con un fucile da cecchino, anticipando incontri spiacevoli. In altre è necessario muoversi furtivamente, ed eliminare coppie di nemici simultaneamente risulta particolarmente comodo. Nel complesso, la modalità è ricca di elementi originali e ottime trovate, che non avrebbero affatto sfigurato nella campagna principale: peccato siano state implementate solo a piccole dosi e in livelli così brevi. Molto più ampio e intricato è il discorso da fare in merito della componente multiplayer “pura”. La novità che salta subito all’occhio è la comparsa di un nuovo tipo di partita, Kill Confirmed, in cui ogni uccisione va “confermata” raccogliendo le piastrine del nemico caduto prima che i suoi compagni lo facciano al posto nostro, rendendo il frag nullo ai fini del punteggio. A prescindere dal tipo di partita che si vorrà giocare, comunque, risulta subito evidente quanto gran parte degli sforzi profusi degli sviluppatori si siano positivamente riversati sulla componente multi giocatore. Se forse la campagna di Modern Warfare 3 non conclude degnamente una trilogia iniziata quattro anni fa, lo stesso non si può dire della controparte online del prodotto. Perk e Streak sono stati bilanciati ulteriormente, e ogni scelta di design è stata capillarmente valutata. Sembrano ormai del tutto sparite le “combo assassine” potenzialmente in grado di guastare il divertimento – anche se il tempo potrebbe smentirci. Intanto, l’accento è stato posto sulla personalizzazione ed ora più che mai è possibile adattare le Kill Streak alla propria attitudine. Tre “classi”, altrimenti dette Strike Packages, sono infatti state introdotte. La prima, “Assalto”, non differisce poi così tanto dal classico set di Streak proposto dagli altri Modern Warfare: con l’aumentare progressivo dei frag consecutivi si viene premiati da supporti tattici sempre più potenti, sino ad arrivare al devastante Osprey Gunner ottenuto con diciassette uccisioni. La seconda, “Specialista”, sacrifica interamente le Kill Streak a favore di perk aggiuntivi temporanei, azzerati anch’essi ad ogni respawn. L’ultima classe è quella di “Supporto”, così chiamata perché più congeniale ad un approccio di gioco difensivo e utile alla squadra; in questo caso, viene tenuto conto delle uccisioni a prescindere dai respawn – particolarità unica del suddetto Strike Package che, al contempo, si rivela utile per i meno esperti e utilissimo per i fragger più navigati. Le numerose mappe brillano per varietà. Riciclano, chiaramente, tutti gli ambienti visti nella campagna, ma lo fanno tenendo conto di un’infinità di varianti e di opportunità tattiche. Al solito, il fuoco incrociato è ordinaria amministrazione, e gli scenari che si sviluppano in maniera intricata tanto in verticale quanto in orizzontale ben si sposano con tutta la carne messa al fuoco dagli sviluppatori. Indubbiamente, comunque, lo schema di gioco è fortemente orientato all’azione, a tal punto che un confronto con Battlefield 3 sarebbe tanto superfluo quanto pretestuoso: se cercate adrenalina e frenesia, Call of Duty è di sicuro la scelta vincente; il titolo EA, invece, offre più realismo e strategia.
Tecniche di guerra
Abbiamo testato il titolo nella sua versione PC, e quindi al massimo del dettaglio possibile. È innegabile che il duro e certosino lavoro svolto dai grafici di Infinity Ward e Sledgehammer Games abbia reso un motore vecchio ormai otto anni ancora bello da guardare, ma nel 2011, dopo aver visto in azione il CryEngine 3 e l’ultima incarnazione del Frostbyte risulta difficile spalancare la mascella. Fondali super-pixelosi e privi di qualunque tipo di profondità non possono che farci rimpiangere quelli visti in The Witcher 2, e l’elementare motore fisico può al massimo indurre a sorridere teneramente. Un cambio generazionale (di motore in primis, e poi di hardware) è probabilmente ciò su cui sarà indispensabile investire in vista in un inevitabile prossimo capitolo della saga. Se non altro, comunque, l’engine è leggerissimo e raggiunge senza problemi i tanti agognati 60 frame per second, tanto sulle console quanto sui PC meno aggiornati. Tutt’altra storia, invece, la regala il comparto audio. Il doppiaggio inglese è ottimo, e quello italiano si difende tutto sommato bene, pur non raggiungendo i picchi di qualità di Modern Warfare 2 o Black Ops (benché presenti il medesimo cast di attori). Frattanto, abbandona la corsa Hans Zimmer, che aveva regalato un’indimenticabile colonna sonora a MW2, ma prende il suo posto un Brian Tyler particolarmente in forma, che non mancherà di allietare le orecchie dei più attenti e smaliziati.
La guerra è finita
La trilogia di Modern Warfare, a modo suo, ha saputo inevitabilmente cambiare le sorti del genere degli FPS. L’ottavo capitolo del franchise Call of Duty arriva forse un po’ stanco sugli scaffali: l’urgenza di un cambiamento, grafico e ludico, è più che perentoria. Cionondimeno, Modern Warfare 3 fa quel che deve, e lo fa dannatamente bene: di certo non passerà alla storia come il capolavoro di Infinity Ward o come lo sparatutto che ha innovato il genere (o anche solo la serie), ma il divertimento che offre è perlopiù subordinato ai gusti di chi lo gioca – che sono il più sacro e preciso dei metri di paragone. La campagna ricicla grossomodo quanto già visto nei precedenti capitoli, senza picchi di qualità indimenticabili, e conclude forse in maniera un po’ ingrata una miniserie che ha segnato un’intera generazione videoludica. Le scarse emozioni offerte dal single player sono sopperite però da una delle migliori modalità online sulla piazza, sicuramente il fiore all’occhiello della produzione. Chi cerca una campagna longeva e gratificante, però, farà meglio a guardare altrove. Sotto questo punto di vista, Modern Warfare 3 sembra cristallizzato, prossimo all’anacronismo: cos’ha di nuovo non lo sappiamo neppure noi. Nella nostra intervista, Robert Bowling accennava alla volontà di Infinity Ward di offrire un’esperienza a tutto tondo: ebbene, per questa volta, il bersaglio è mancato. Possiamo solo riporre le speranze in una vera e propria rivoluzione del brand, incoraggiata da un’inevitabile (o quanto meno auspicabile) cambio di engine; intanto, comunque, avremo il nostro bel daffare: ore e ore di divertimento in rete aspettano di essere consumate, almeno in attesa di vedere qualche cosa di completamente nuovo.