Una frase che si sente spesso tra gli addetti ai lavori, praticamente ad ogni Capodanno, è la seguente: ” Questo sarà l’anno di Linux sui Desktop! “. Una frase, che ogni anno perde credibilità. Una chimera. Dalla sua nascita Linux ha tutte le carte in regola per “sfondare”, e più l’obiettivo sembra a portata di mano e più, beffardamente, si allontana.
Linux è un sistema operativo per PC , che ha caratteristiche che lo rendono “differente” rispetto agli altri: è Open Source , cioè la licenza prevede che il sistema si debba distribuire liberamente e, se in possesso delle capacità, modificarlo liberamente. Approfondiremo prima o poi gli aspetti filosofici di questa scelta, per il momento ci basta dire che grazie a questa “flessibilità” è il sistema principale in ambiente server (63,7% Linux, 33,7% Windows) e anche nei piccoli dispositivi. E’ sufficiente citare i moltissimi modem/router animati da Linux, oppure il nuovo sistema Android di Google, che ha un cuore Linux, così come il futuro Meego nei piani Nokia e Intel. Nonostante questi successi, il mercato dei computer Desktop mostra dati totalmente diversi e poco rassicuranti. In Italia i pc che ospitano un sistema Linux sono fermi all’1,6% (dati Statcounter Ottobre 2010).
Una nuova piattaforma ha certamente bisogno di tempo prima di decollare. Linux può contare solo su appassionati volontari per la sua diffusione, mentre gli altri sistemi hanno alle spalle aziende che possono pagare la pubblicità (anche se le cose stanno cambiando, grazie agli esempi di Red Hat e Ubuntu). Le case software indipendenti guardano le statistiche di utilizzo e scelgono di non supportare un mercato così piccolo; ultimamente la crisi finanziaria non ha fatto altro che accentuare questa tendenza. E’ un classico “problema dell’uovo e della gallina”: nessuno produce perché non c’è nessuno a comprare, e nessuno compra perché non c’è nessuno che produce .
C’è solo da attendere, quindi? Oppure c’è spazio per un’altra analisi?
L inux è da molti anni alla base della computer graphics di Hollywood ; è stato usato addirittura per il rendering del film Avatar: quindi sul versante tecnico ha poco da invidiare alle altre piattaforme.
Esistono problemi altrove, nella comunità che supporta e promuove Linux . Molti settori sono ancora arretrati rispetto alle controparti commerciali, senza dei software nativi all’altezza, ma spesso si ha quasi l’impressione che la cosa venga lasciata da parte. Riguardo ai videogiochi, argomento principe di cui ovviamente ci occuperemo in questa sezione, ci sono alcuni comportamenti da parte della comunità che risultano quantomeno irrispettosi del mondo gaming. Il “controllo qualità” non viene quasi mai effettuato da chi produce le distribuzioni, ad esempio nei repository ufficiali di Ubuntu, mentre sulle distribuzioni server troviamo un controllo serrato e massima severità. Non viene effettuato nemmeno dagli stessi autori, che spesso scrivono un gioco solo per riempire “vuoti di mercato”, senza badare minimamente alla qualità o profondità del progetto. Il risultato è che troviamo giochi ottimi e giochi pessimi, mischiati tra loro, praticamente senza possibilità di distinguerli. Si ha l’impressione di essere in un unico, grande, calderone, con il meglio e il peggio. Sulla piattaforma Linux, in parole povere, manca il controllo della qualità e i feedback degli utenti , che invece ci sono sulle altre piattaforme. Quasi come se la libertà sia solo di creare, ma non di criticare, con il risultato che la comunità continua a tradire sé stessa, illudendosi che tutto vada bene, restando indietro anni luce rispetto ai colossi commerciali.
Serve qualcosa che eviti lo smarrimento dell’utente, sia nella ricerca di un gioco che nella sua installazione, spesso ancora troppo ostica per l’utente novizio, che potrebbe perdere ore di tempo dietro a un gioco, per poi scoprire anche che il titolo è di pessima qualità. Serve qualcosa che possa indirizzare verso giochi gradevoli, originali o classici, meritevoli dell’affetto del giocatore. Qualcosa che faccia conoscere gli strumenti per realizzare le proprie idee videoludiche anche in ambito Linux, e che possa offrire un punto di vista critico e costruttivo, in modo da contribuire alla crescita, e maturazione, della comunità. Sia dei giocatori che degli autori di videogiochi per il sistema del pinguino.
La sezione Linux di Cyberludus nasce per offrire al lettore un occhio critico nei confronti dei giochi esistenti, in modo da valorizzare e dare la giusta visibilità sia ai giochi migliori che agli autori migliori , tramite interviste ai programmatori emergenti. Il nostro obiettivo è quello di creare un ambiente che possa essere uno stimolo per i creatori di videogames, e allo stesso tempo un punto di riferimento per i gamers, che oltre alle review troveranno approfondimenti e tutorial relativi a Linux. Nonostante si tratti di un obiettivo ambizioso, faremo del nostro meglio per raggiungerlo. A voi lettori il compito di giudicare il nostro operato.
Articolo scritto da Giuseppe D’Aquì , Mikhail Vadalà , Antonino Arcudi e Giacinto Tripodi