Sono passati quasi vent’anni da quando un trio di programmatori geniali e folli fecero approdare sugli scaffali dei negozi il celebre Monkey Island 2: LeChuck’s Revenge, sequel di quel leggendario The Secret of Monkey Island che un anno prima aveva strabiliato tutti – critica e pubblico – per il suo umorismo, l’ironia, il sarcasmo e una buona dose di follia. Oggi, come due decenni fa, un anno dopo l’uscita del remake del primo Monkey Island, arriva la versione tirata a lucido del mitico “secondo episodio”.

LeChuck's Revenge

Sono Guybrush Threepwood, vuoi sentire la storia del pirata fantasma Lechuck? Per chi non lo sapesse, la serie di giochi Monkey Island appartiene al genere delle avventure grafiche. Al giocatore è affidato il controllo del protagonista, che tramite l’utilizzo del mouse può muoversi nelle schermate e interagire con quasi tutto quello che si trova a distanza di cursore. Questo celebre sistema di controllo, unito al genere delle avventure grafiche, diede vita al sottogenere delle cosiddette “avventure punta-e-clicca”. La serie di Monkey Island non vanta essere la prima realizzata nella storia, ma si è distinta come una delle migliori – se non proprio la migliore in assoluto – serie di giochi mai sviluppati. I primi due in particolare sono realizzati da Ron Gilbert (recentemente tornato ai riflettori con DeathSpank) Tim Schafer (la cui ultima perla è Brutal Legend) e Dave Grossman (il direttore artistico che si cela dietro le serie Sam & Max e Tales of Monkey Island, di recente uscita). Il protagonista della serie è Guybrush Threepwood, un ragazzo che ha qualche rotella fuori posto ma riesce, con ottimismo e improbabile fortuna, a farla sempre franca e a risolvere i problemi che gli si parano di fronte. In Monkey Island 2 Guybrush si trova nella pessima situazione di stare sospeso in una voragine; la sua unica possibilità di salvezza è quella di raccontare alla propria fidanzata tutti gli avvenimenti che lo hanno portato a quel punto. Così al giocatore è affidato il lungo flashback che ha Guybrush per protagonista e dovrà guidare il biondino tra situazioni improbabili e dialoghi esilaranti.

Come prima? Più di prima!

Quali differenze possono esserci tra un gioco datato 1991 e contenuto in quattro floppy disk e il remake uscito quasi vent’anni dopo? Di fatto nessuna. Scherzi a parte, l’opera di rifacimento del grande classico degli anni ’90 ha colpito soltanto l’aspetto visivo. Adesso le schermate del gioco possono godere di una definizione decisamente alta, gli sfondi e i modelli dei personaggi sono stati migliorati notevolmente e in più si potrà godere di un doppiaggio degno dei migliori film di animazione (esclusivamente in inglese). Battute dei personaggi a parte, il gioco è interamente localizzato in italiano e quindi pronto per essere goduto da tutte le generazioni di videogiocatori al mondo: sia i retrogamers affezionati ai mitici pixels, sia le nuove leve, che magari non hanno proprio idea di cosa sia questo Monkey Island di cui parlano tanto i genitori o i fratelli e i cugini più grandi. Contrariamente ai piccoli passi falsi che potevano essere rivelati nel remake del primo episodio, questa volta il comparto grafico ha ottenuto un serio potenziamento e ogni singolo minuto di gioco sarà condito da una cura per i dettagli decisamente disarmante.

O tempora o mores!

Dove le differenze tecniche sono quasi impalpabili, però, traspaiono alcune scelte di programmazione che i giocatori puristi, vecchi e perennemente insoddisfatti potrebbero biasimare. In parole povere, in qualsiasi momento del gioco, si può premere un tasto ed evidenziare, così, tutti gli oggetti e le parti dello sfondo che interessano per proseguire nell’avventura. Un altro “aiutone” è dato dalla pressione di un secondo tasto che farà visualizzare sullo schermo un indizio che ci aiuti a risolvere un enigma. Il meglio (o peggio?) è che premendo più volte il suddetto tasto, gli indizi saranno gradualmente più espliciti, fino al punto in cui verrà descritta l’azione precisa da compiere. Se ce ne fosse bisogno oppure no, il parere spetta a chi legge. Chi vi scrive può affermare che sono aiuti squisitamente facoltativi e che non intaccano lo spirito di chi, magari, pretende una sfida degna di essere chiamata tale.

Niente iMuse e niente interfaccia Scumm

Monkey Island 2: LeChuck’s Revenge è un’avventura grafica che si è rifatta il trucco per stare al passo coi tempi. Le migliorie non riguardano esclusivamente il comparto visivo ma coinvolgono anche il lato sonoro. Le vecchie tracce MIDI che accompagnavano gli avventurieri nel lontano 1991 sono state sostituite da tracce rimasterizzate in digitale e veramente ben fatte. I più nostalgici non hanno nulla da temere, però, dal momento che con la pressione di un tasto possono passare in un attimo alla versione “retro” in tutto il suo pixelloso splendore e arricchita dai mitici MIDI. Le assenze più gravi che affliggono la versione odierna del gioco sono quella di iMuse (un avveniristico sistema musicale in cui l’accompagnamento sonoro si adattava perfettamente alla situazione di gioco) e l’interfaccia Scumm. Quest’ultima era, in parole più povere, il vero motore tecnico/grafico delle avventure grafiche, non solo Monkey Island, quindi. Era una caratteristica barra di strumenti nella zona inferiore dello schermo: da un lato vi erano dei pulsanti che attivavano un’azione da fare eseguire al protagonista, come “aprire”, “chiudere”, “raccogliere” e altro; dall’altro lato vi era la rappresentazione grafica o testuale dell’inventario del nostro alter-ego, cioè tutto quello che teneva in tasca a disposizione. Nella versione rifatta del gioco, questa interessante interfaccia sparisce per dare spazio ad una soluzione più intuitiva, che si adatta all’oggetto, personaggio o situazione. All’inventario si accede semplicemente premendo il tasto centrale del mouse.

Conclusioni

Lucasarts colpisce ancora, è proprio il caso di dirlo. Un anno fa sbancava il botteghino con il remake di The Secret of Monkey Island, anche se qualcosa lasciava perplessi gli utenti più attenti: alcuni fondali erano veramente scadenti e il doppiaggio dei personaggi spariva quando si passava alla versione retro del gioco. In Monkey Island 2: LeChuck’s Revenge questi due unici difetti macroscopici vengono risolti e in generale la qualità del titolo si attesta su livelli ottimi. La cosa più sorprendente è vedere quanto possa essere attuale un videogioco datato 1991, a dimostrazione che quando si parla di “pietre miliari” si allude ad opere senza tempo, che mettono tutti d’accordo (o quasi). Se non avete possibilità di giocare su un computer Amiga o un vecchio Pc, il nostro spassionato consiglio è quello di risparmiare una pizza e installare sul vostro computer, la vostra console o il vostro iPod/iPhone questo classico intramontabile, perfetto sotto ogni punto di vista.

CI PIACE
  • Prezzo irrisorio
  • Tecnicamente sorprendente
  • Il migliore nel suo genere
NON CI PIACE
  • Le avventure non piacciono a tutti
  • La difficoltà non è più quella di una volta
  • La versione retro su grandi schermi può apparire esageratamente pixellosa
Conclusioni

Il nostro spassionato consiglio è quello di risparmiare una pizza e installare sul vostro computer, la vostra console o il vostro iPod/iPhone questo classico intramontabile, perfetto sotto ogni punto di vista.

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