Nato dalle fervide menti che, in passato, han dato vita a capolavori come “The Secret of Monkey Island”, “Grim Fandango” e, ancora, “Psychonauts”, originalissimo (ma parecchio sottovalutato) platform di scorsa generazione, Brutal Legend si prefigura fin da subito come il frutto artistico dell’eccezionale repertorio culturale di cui, oggi, possono vantare i ragazzi di Double Fine.

Brutal Legend si prefissa l’arduo obiettivo di conquistare, attraverso le incalzanti e adrenaliniche note del Rock/Metal, una propria fetta di mercato, caratterizzata da una fusione mirata ed oculata di generi, da quello puramente action, con le varianti che ne conseguono, a quello musicale, creando così un mix decisamente alternativo, originale, nonché funzionale ad ogni tipo di contesto.

La scelta più azzeccata che Double Fine potesse fare è stata quella di ingaggiare l’attuale icona del rock nel mondo cinematografico, meglio nota come Jack Black (famoso soprattutto per School of Rock e Tenacious D ), e renderla protagonista indiscussa del suo Brutal Legend.

Ironia della sorte vuole che Jack Black, doppiatore originale del suo alter-ego virtuale Eddie Riggs, abbia apprezzato in passato proprio Psychonauts, rendendo così la sintonia con gli sviluppatori praticamente perfetta. A Jack Black, comunque, sono stati affiancati altri personaggi noti nel mondo del cinema e della musica, come Rob Halford, Lita Ford, Lemmy Kilmister e l’eccentrico Ozzy Osbourne. Ma analizziamo nel dettaglio il gioco.

Il risveglio di Ormagoden

Tutto comincia sostanzialmente quando il nostro Eddie Riggs, in qualità di nostalgico roadie, prepara la scenografia per un concerto di una giovane band di ragazzi, vista metaforicamente come una delle tante che, ai giorni nostri, hanno snaturato la vera musica rock/metal in favore di quella meramente commerciale. Ma qualcosa, durante l’esibizione, va storto ed Eddie rimane vittima della sua stessa scenografia, costituita da un’enorme creatura mitologica che prenderà improvvisamente vita grazie al sangue infiltratosi nell’amuleto che lo stesso Eddie porta al collo. Al suo risveglio, il nostro roadie metallaro si ritroverà nel misterioso tempio di un mondo parallelo, circondato da monaci/guerrieri che, invocando l’ Ormagoden, offrono Eddie come vittima sacrificale.

Ed è qui che inizia la nostra avventura: ad intervenire in nostro soccorso sarà un’affascinante ragazza di nome Ophelia, la quale ci accompagnerà dai suoi compagni, Lars e Lita Halford, grazie ai quali faremo il punto della situazione e scopriremo di trovarci all’interno di un mondo metal alternativo, dominato purtroppo dal signore dei demoni Doviculus, il quale ha schiavizzato la popolazione censurando qualsiasi forma di espressione artistica. Il compito di Eddie Riggs, coadiuvato dai suoi compagni di resistenza, sarà quello di sconfiggere le armate di Doviculus e sbarazzarsi del signore dei demoni una volta per tutte, liberando così il mondo del metal dalle sue malefiche grinfie.

Dal punto di vista narrativo, Brutal Legend risulta ben strutturato e ricco di colpi di scena, che conferiscono al gioco un ritmo particolarmente incalzante. I personaggi, inoltre, sono dotati di grande carisma e, grazie alla loro ironia, rendono l’atmosfera unica e parecchio ispirata.

Un passato che funziona ancora

Brutal Legend, come anticipatovi, può essere visto come una fusione di più generi, ma quello su cui poggiano realmente le sue fondamenta può essere facilmente individuato in quello action a giocabilità aperta. Fin dall’inizio avremo a disposizione la nostra fida roadie-car, un fiammante bolide costruito interamente con la “magia del rock”. Grazie ad essa possiamo raggiungere velocemente i nostri obiettivi, gentilmente indicatici dalla nostra mappa personale, che descrive per intero la vastissima area di gioco.

Il mondo di Brutal Legend è caratterizzato da un ambiente molto eterogeneo, a tratti fiabesco e a tratti in pieno stile gotico/dark, in linea con la maggior parte dei gdr occidentali presenti su Xbox 360, Fable in primis. Il confronto con i gdr, anche qui, è più che azzeccato poiché il nostro alter-ego, Eddie Riggs, può subire delle evoluzioni man mano che portiamo a compimento le missioni, ben distribuite tra quest principale e quest secondaria.

Queste evoluzioni ci permettono di potenziare i diversi aspetti del protagonista e del suo arsenale: le armi che ci accompagneranno per tutto il corso del gioco saranno un’ascia ed una chitarra elettrica; più le potenzieremo più queste saranno efficaci in battaglia e ci consentiranno di concatenare un numero sempre maggiore di combo.

Anche la nostra roadie-car sarà soggetta a miglioramenti e, da semplice veicolo di trasporto, si trasformerà in una vera macchina da guerra, con tanto di mitragliatrici e rivestimenti blindati.

A tal proposito, i comandi di gioco, fattore determinante per un titolo che sfrutta più generi contemporaneamente, sono davvero semplici ed intuitivi, sia durante le fasi esplorative che quelle puramente action. Ma il vero fulcro di Brutal Legend, se ancora non l’aveste capito, gravita attorno alla musica, elemento che domina la scena artistica e narrativa del titolo; per sbloccare determinate abilità, ad esempio quella di poter evocare creature in battaglia o eseguire combo speciali dagli effetti devastanti, dovremo servirci infatti dei leggendari totem del metal, i quali ci metteranno alla prova con l’esecuzione di piccoli assoli rock che daranno vita a divertenti minigiochi, seppur di breve durata, che strizzano l’occhio ai titoli maggiori musicali attualmente in commercio. Un altro aspetto curato dagli sviluppatori riguarda, in particolar modo, l’approccio al sistema di combattimento.

Oltre ai semplici comandi di attacco e parata, affidati ai tasti tradizionali del pad, nel corso del gioco avremo la possibilità di reclutare un vero e proprio esercito, sottoposto interamente ai nostri ordini. Qui è stata realizzata una gerarchia di ruoli, così come avviene nei titoli strategici, che ci permette di distinguere e selezionare i diversi elementi da accorpare alla nostra piccola fazione: si và dai comuni soldati semplici, rozzi minatori metal che hanno sviluppato la particolare abilità di utilizzare la testa come strumento di lavoro, a ragazze-arcieri, per finire con metallari yankees a bordo di fiammanti bolidi a tre ruote pronti a spiattellare a terra i malcapitati nemici.

Tutte e tre le categorie saranno selezionabili attraverso la conversione di particolari gaiser, che sprigionano energia, in templi del marketing abitati dalle anime dei morti che sosterranno appieno il nostro gruppetto di eroi, divenendo sostanzialmente una vera e propria fonte di risorse umane.

Di fondo, non c’è solo l’applicazione, seppur minimalista, degli elementi strategici a rendere Brutal Legend molto articolato, ma la stessa idea di convertire qualsiasi cosa di attribuibile al mondo del rock, anche il più banale concetto di marketing, in parte integrante del gameplay. Tutto questo, poi, si traduce in un mix di colori e tonalità esplosive che rendono il gioco ancora più accattivante e divertente. E in effetti, Brutal Legend, è soprattutto piacevole da giocare, pregio che gli consente di innalzarlo ad esponente al momento unico nel suo genere. Inoltre, la libertà concessa al giocatore è abbastanza elevata, in quanto saremo noi a decidere in qualsiasi momento quali parti della trama approfondire, principali o secondarie esse siano. A favorire questo tipo di approccio è la stessa mappa, che ci indicherà fin dalle prime battute i relativi punti di riferimento, che garantiscono, oltre ad una continua varietà d’azione, una completa esplorazione dell’intera area di gioco, davvero vasta e curata in ogni minimo dettaglio.

Un mondo brutale

Dal punto di vista squisitamente tecnico, Brutal Legend sfrutta abbastanza bene gli hardware delle attuali console HD. Nonostante l’engine grafico sia pensato per il multiformato, gli sviluppatori sono stati abili a sfruttare le librerie proprietarie e realizzare così un mondo vasto e colorato. Il campo visivo, infatti, si mantiene sempre su discreti livelli e raramente assisterete a perdite generali di qualità, se non qualche sporadico calo di frame rate. A colpire, però, è lo stile dei personaggi: le volute somiglianze, quasi a mo’ di caricatura, con Jack Black ed altri personaggi dello spettacolo, rendono i protagonisti del mondo di Brutal Legend decisamente ironici e ricchi di sfumature, sia culturali che psicologiche.

Altrettanto curata risulta la stessa ambientazione, supportata oltretutto da un algoritmo che gestisce in tempo reale, oltre la variazione tra giorno e notte, anche le condizioni metereologiche, rendendo l’atmosfera di gioco sempre dinamica ed imprevedibile. Le stesse scelte artistiche, inoltre, celano dietro di sé uno scontro metaforico tra il sano mondo del vecchio rock/metal, rappresentato da Eddie Riggs ed i suoi compagni, e quello della piattezza commerciale che contraddistingue oggi la musica occidentale.

Nulla dunque sembra lasciato al caso, tant’è vero che l’indiscussa colonna portante del comparto tecnico di Brutal Legend è rappresentata dalla soundtrack. Dagli Iron Maiden a Rob Zombie, la colonna sonora è sicuramente una delle migliori mai realizzate finora per un titolo di nuova generazione. Dall’inizio alla fine sarete accompagnati dalle calde note del rock e del metal, in un mix che si sposa perfettamente con l’originalità e l’ironia dei personaggi.

Una nota un po’ stonata

L’unica, purtroppo, nota stonata del gioco è rappresentata dalla presenza, quasi forzata, di un multiplayer che effettivamente ha davvero poche ragioni di esistere. In un titolo di questo genere, dove la longevità del single player varia tra le 10 e le 15 ore, ma con un fattore rigiocabilità elevato, la modalità multiplayer poteva anche essere trascurata. Essa, infatti, consiste in semplici scontri online contro altri giocatori, che devono servirsi dell’elemento strategico del gameplay come fulcro dell’azione. Il tutto, però, si esaurisce ben presto in partite anonime e prive di pathos.

Conclusioni

Con questo Brutal Legend, Double Fine conferma ancora una volta una certa maestria nel saper fondere più generi contemporaneamente e realizzare un titolo divertente e bilanciato in ogni suo aspetto. La presenza di Jack Black come protagonista e doppiatore rappresenta già di per sé una certa garanzia qualitativa. Brutal Legend può essere considerato come genere a sé stante, dotato di grande personalità e impatto. Uno di quei titoli studiati a tavolino che, coadiuvati da un’eccellente colonna sonora, sprizzano ironia e divertimento da ogni singolo pixel.

CI PIACE
  • Ottima atmosfera e caratterizzazione dei personaggi
  • Colonna sonora appagante
  • Gameplay vario e divertente
  • Forte dose di ironia
NON CI PIACE
  • Modalità multiplayer trascurabile
  • Sporadici cali di frame rate
Conclusioni

Con questo Brutal Legend, Double Fine conferma ancora una volta una certa maestria nel saper fondere più generi contemporaneamente e realizzare un titolo divertente e bilanciato in ogni suo aspetto.

8.5Cyberludus.com

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Ho iniziato con una Amiga 500. Da allora non ho più smesso.