Spec Ops: The Line è uno sparatutto in terza persona in sviluppo presso lo studio di Yager Development, sito in Germania. Questi sviluppatori annoverano nel loro curriculum un solo titolo, anch’esso chiamato Yager, che non ha saputo ritagliarsi l’attenzione sperata. Ma adesso, il loro nuovo promettente titolo in lavorazione, il team di sviluppo sta catalizzando attorno a sé l’attenzione di molti addetti ai lavori. Questa volta le scelte stilistiche e di genere sembrano essere azzeccate, vediamo insieme ciò che Spec Ops: The Line ha da offrire allo stato attuale.

Un libro da raccontare, un oceano di sabbia da scoprire

Spec Ops: The Line sarà il nono titolo della lunga serie “Spec Ops” che ci accompagna da oltre un decennio. Era, infatti, il 1998 quando da Zombie Studios, per Pc, arrivava sugli scaffali Spec Ops: Rangers lead the way. Il lavoro di Yager, però, si presenta come il più atipico e il più originale di sempre, grazie alle già citate scelte di stile, di genere e narrative. Tutto sembra concorrere alla realizzazione di un gioco di alto profilo che, si spera, mieterà molti consensi tra gli appassionati.

Non è un segreto che l’intreccio del gioco in questione sia stato ispirato dal libro di Joseph Conrad, intitolato “Cuore di Tenebra”. Da questo si evince tutto il “plot” narrativo che ci attende: la squadra Bravo della Delta Force, comandata dal Capitano Walker – nostro alter ego e doppiato nientemeno che da Nolan North, lo stesso doppiatore del celeberrimo Nathan Drake della serie Uncharted – viene spedita a Dubai alla ricerca di un altro soldato americano, il colonnello Joseph Kornad. La missione, prevedibilmente, assume una piega tutt’altro che positiva e darà alla squadra Bravo un’esperienza drammatica, che segnerà profondamente tutti i suoi componenti.

L’ambientazione in cui il gioco si sviluppa è quanto mai atipica e originale. Da un lato è molto aderente alla tradizione il fatto di affrontare un titolo tattico e in terza persona, ambientato in un futuro prossimo al nostro e verosimile. D’altro canto non abbiamo, di certo, una lista di titoli che annoverano tra i propri livelli una Dubai sommersa dalle sabbie letali e dorate del deserto. Dagli screen shot e dai filmati rilasciati emerge una cura per l’ambientazione e una realizzazione tecnica sopra la media che farà la gioia dei più esigenti giocatori. Le tempeste di sabbia offrono un assaggio degli effetti volumetrici a cui dovremo abituarci, le sparatorie con i fuorilegge ci danno uno spaccato di quanto ci aspetta in questa Dubai ridotta a città-fantasma, e la gestione della fisica, oltre che delle scene “scriptate” (cioè quelle che dipendono dalla regia di chi ha sviluppato il gioco), ci suggerisce che tutta la fatica di Yager concorre alla realizzazione di un gioco memorabile.

Tra Gears of War e Modern Warfare

Come accennato più sopra, avremo a che fare con uno sparatutto in terza persona. Questo è un genere che vede in Gears of War (disponibile su Xbox 360 e Pc) e Uncharted (solo su Ps3) i suoi massimi esponenti. Dal primo, Spec Ops sembra ereditare la componente bellica e tattica, oltre che la gestione delle coperture, ormai passata alla storia. Dal secondo, invece, sembra essere stato ripreso il taglio cinematografico d’alto impatto, e la componente esplorativa, che non guasta mai. Essendo ambientato in un futuro vicino al nostro, le sezioni prevalentemente d’azione rievocano senza inganno quelle a cui abbiamo assistito in Modern Warfare. Le velleità tattiche a cui saremo chiamati, inoltre, sono leggermente più raffinate che nel titolo di Infinity Ward: saremo al comando della nostra squadra e con rapidi e semplici comandi, quindi, ordineremo ai commilitoni di avanzare, di offrire copertura o di guadagnarla. Le routine di intelligenza artificiale sembrano essere sufficientemente all’altezza per non gridare allo scandalo, ma sarà solo in sede di recensione che potremo essere più precisi.

La forza delle scelte

Maggiore attenzione, poi, è dedicata alla forza delle scelte da compiere nel corso del gioco, che influiranno significativamente sull’evoluzione della trama. Quello che maggiormente stupisce, però, non è tanto l’ennesimo cliché riadattato allo scopo, ma l’evoluzione dei personaggi. Molto raramente ci siamo trovati a controllare un’intera squadra di soldati forgiati da un’avventura dalle tinte forti e da un’esperienza fuori dall’ordinario. Questi nel corso del gioco abbandoneranno l’arroganza e le vecchie certezze a cui erano abituati, assumeranno un aspetto più vissuto, provato. Le ferite riceveranno bendaggi e pezzi d’equipaggiamento saranno abbandonati o sostituiti per far fronte alle esigenze del momento. Come se tutto questo non bastasse, la condotta del comandante, affidato al nostro controllo, influirà sulle reazioni e la collaborazione dei suoi sottoposti. Questi potrebbero addirittura ammutinarsi o rifiutarsi di eseguire un ordine. A corollario di tutte le sopracitate caratteristiche ci saranno momenti in cui la scelta da prendere sarà sempre moralmente discutibile, a noi spetta il compito di affrontarne le conseguenze.

Conclusioni

Spec Ops: The Line è uno sparatutto in terza persona che, di fatto, non vuole inventare nulla di nuovo. Prende idee e caratteristiche dagli illustri predecessori nel rispetto di una tradizione che sembra essere molto apprezzata dal grande pubblico. Da parte sua, invece, il team Yager vuole premere forte sul fronte della storia (ispirata ad un libro vero e affascinante), della narrazione (ricca di colpi di scena e ritmi alti) e dell’ambientazione. Vivere una storia ambientata in uno scenario post-apocalittico e inedito, come una Dubai abbandonata e sommersa dalle sabbie potrebbe essere un’esperienza unica.

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