Correva l’anno … anzi, sarebbe meglio dire “C’era una volta” un eroe, abitante di un regno di nome Albion , il cui destino sarebbe dipeso dalle gesta di costui, un uomo senza nome completamente arbitro delle vicende e responsabile dell’esistenza altrui. Dopo aver vissuto ed intrapreso l’epopea fiabesca attraverso ben due generazioni di eroi, quel genio artistico che porta il nome di Peter Molineaux, nel corso dell’ultimo Tokyo Game Show , ha annunciato, quasi a sorpresa, il terzo capitolo della sua saga principe: Fable. Fable è stato e sempre lo sarà, un titolo tanto amato quanto discusso, per via soprattutto delle numerose promesse fatte ma mai del tutto mantenute. Sembra quasi che il Peter Pan degli sviluppatori odierni non sia mai riuscito ad esprimere appieno la proprie idee e la propria creatività, vuoi per limiti di tempo vuoi per limiti tecnici, deludendo in parte coloro che si sarebbero aspettati qualche novità in più già a partire dal recente sequel. Ma come un bozzolo che man mano si schiude prima di diventar farfalla, Fable sembra aver compiuto lo stesso percorso evolutivo, per poi ritrovare un equilibrio finale proprio in questa terza incarnazione. Con Fable III, l’intento di Lionhead è quello di esaudire una volta per tutte i desideri più reconditi di Mr. Molineaux, optando stavolta per alcune scelte che, effettivamente, rinnoveranno l’opera.
La filosofia del Tocco
Tra le novità svelate e non, spicca sicuramente la possibilità di “toccare” con mano l’emotività delle persone che ci circondano, siano essi donne, bambini, uomini o anziani. Mediante il cosiddetto “Tocco”, infatti, potremo interagire con gli abitanti di Albion secondo una filosofia assolutamente unica, completamente diversa dall’anonima esperienza propostaci dal predecessore. Grazie a questa capacità di coinvolgere, oltre che emotivamente, anche fisicamente le persone, saremo in grado di percepire le sensazioni, il timore, il rispetto, l’ammirazione, di coloro che ci circondano, con le dovute sfumature in base all’inclinazione del nostro eroe. Potremo decidere di abbracciare un bambino per dargli conforto e rassicurarlo del suo futuro o, ancora, potremo passeggiare mano nella mano con una giovane donzella e amplificare, così, le possibilità di approccio amoroso con un determinato personaggio. L’obiettivo di questa nuova formula d’interazione sarà quello di offrire un’esperienza di gioco globale e verosimile, decisamente più intima dal punto di vista dei rapporti interpersonali. Questa stessa filosofia, peraltro, sembra sposarsi alla perfezione con le enormi potenzialità del Natal, previsto, guarda caso, in corrispondenza di Fable III . Le voci circa una sua possibile funzione all’interno del gioco non risultano tanto distanti dalle meccaniche del titolo Lionhead; lo stesso termine “Touch”, appunto il Tocco, sembra voglia richiamare all’attenzione la misteriosa periferica Microsoft . Aspettiamoci ulteriori chiarimenti al prossimo ed attesissimo E3.
Angeli e Demoni
Oltre alle novità, presunte o meno, non mancheranno stravolgimenti sul fronte gameplay, in primis sulle modalità di crescita del nostro alter-ego. L’idea di Molineaux è quella di abbandonare per certi versi i canoni tipici del GDR , perlomeno quelli a cui Fable è strettamente legato. Il primo elemento a subire un taglio netto sarà nientemeno che l’interfaccia di gioco: scompariranno infatti gli indicatori di mana e salute, aspetto che, almeno inizialmente, metterà alla prova i sensi del giocatore. A seguire, se nei predecessori le essenze rilasciate dai nemici rappresentavano l’elemento chiave ai fini della crescita del nostro alter-ego, in Fable III non sarà necessario combattere per acquisire esperienza; ad influenzare il nostro andamento, infatti, saranno le molteplici scelte morali alle quali il gioco ci sottoporrà, il comportamento che adotteremo e, di conseguenza, l’inclinazione caratteriale del nostro ego, variabile sempre tra bene e male. Un aspetto, quest’ultimo, che è stato potenziato in ogni sua forma: l’allineamento, sia esso eroico o malvagio, porterà conseguenze non solo sull’aspetto fisico, ma persino sull’efficienza e lo stile delle armi che brandiremo nel corso delle battaglie. Se, per esempio, ci comporteremo in modo esemplare ed eroico, le nostre armi assumeranno forme angeliche e armoniose; nel caso contrario, invece, assisteremo ad un mutamento delle stesse verso uno stile dark e “spigoloso”. Non solo, le varie tipologie di armi contribuiranno a quella che sembra essere una sorta di “adattamento” fisico del nostro alter-ego: prediligendo l’uso delle armi bianche, quali spadoni e mazze chiodate, il corpo subirà un accrescimento della massa muscolare, garantendo così efficienza con le armi pesanti. Parimenti, utilizzando principalmente armi da fuoco, attacchi magici a distanza e spade corte o leggere, avremo un fisico più agile e snello, che ci permetterà di destreggiarci facilmente tra le fila nemiche. A tale caratteristica si affiancherà la possibilità di attivare un mossa speciale in grado di sprigionare la nostra forza sottoforma di attacchi magici, ulteriormente enfatizzati dalla comparsa di ali, angeliche o demoniache, sulla schiena del nostro eroe.
Rivoluzione industriale
A sottolineare questi stravolgimenti della serie interverrà uno stile artistico in parte lontano da quello sognante e fiabesco dei predecessori, quasi a dimostrare una completa maturazione del brand. Fable III sarà ambientato un paio di decenni dopo le vicende del secondo capitolo e ci metterà nei panni del primogenito di “Little Sparrow”, eroe del secondo capitolo. Il nostro obiettivo sarà quello di spodestare dal trono l’attuale re di Albion e offrire al popolo la salvezza o la dannazione: in ogni caso saremo noi a decidere. Vi sarà dunque una certa continuità del contesto storico, stravolto tuttavia dall’avvento della rivoluzione industriale; i segni del cambiamento saranno tangibili a partire dalla conformazione della stessa Albion, divenuta ora più tetra e artificiale, costernata di torri fumanti e sobborghi industriali sporchi e inquinati. Un’ambientazione sicuramente più dark quella di Fable III, accompagnata da un comparto tecnico che si preannuncia all’altezza e da uno stile sì rischioso, ma che ambisce a fondere, più di prima, fiaba e realtà.
Conclusioni
Con Fable III , Molineaux sembra aver intrapreso la strada giusta per un titolo innovativo e ricco di idee, capace, finalmente, di esprimere il genio creativo del capo Lionhead . La voglia di cambiamento porterà con sé numerose novità, dall’interessante filosofia del Tocco ai numerosi stravolgimenti del gameplay , atti a conferire al gioco una personalità più forte rispetto al passato e dall’indole libertina, super partes oseremmo dire, cioè lontana da qualsiasi accostamento al “genere”.