La coppia di mercenari Salem e Rios protagonista della serie Army of Two ha fatto il suo ritorno in questo inizio di anno 2010. Il titolo debutta in due diverse versioni: casalinga e portatile. La versione portatile è stata sviluppata per Sony PSP e rappresenta uno dei principali brand in uscita a gennaio per la portatile Sony. Col fine di proporre un’esperienza portatile per Army of Two: The 40th Day , molti elementi della versione casalinga sono stati perduti o diversamente riproposti, un processo che non necessariamente definiremo positivo (anche se a volte indispensabile) ma temporeggiamo nell’esprimerci definitivamente finché non vi avremo parlato delle sue caratteristiche chiave.
Cosa proponi per la tasca?
Abbandonandosi al concetto di shooter 3D tradizionale e vecchia scuola, il titolo EA nella sua versione portatile ha eliminato ogni schema di cooperazione tra due giocatori umani. Gli eventi narrati invece sono gli stessi. The 40th Day parla delle peripezie belliche di Salem e Rios nello scenario di una Shanghai in guerriglia. Prima della guerriglia i due protagonisti eseguivano gli ordini dettati dalla TransWorld Operations, corporazione militare a cui appartengono. Iniziata la guerriglia urbana i mercenari si districheranno tra un ricco numero di eventi che li tratterranno a Shanghai nell’attesa di scoprire cosa abbia causato il conflitto nella città. Gli eventi sono descritti con cura da finestre di dialogo a vignette ben curate e filmati di intermezzo in forma di immagini statiche simili ad un fumetto.
Nonostante le brevi scenette di intermezzo in game che mostrano crolli di strutture e arrivo dei nemici sul campo, la sensazione di distruzione e caos che ruota attorno Salem e Rios non è percepita attivamente come avviene nella versione casalinga del titolo. Parte del problema risiede nell’inquadratura dall’alto semi-fissa che impedisce di avere un orizzonte visivo. In seguito ci si accorge presto che questa scelta sia stata anche un escamotage per impiegare in modo furbo le risorse hardware di PSP, allo stesso tempo però l’immedesimazione è andata in gran parte persa.
L’arduo mestiere della coppia mercenaria
Il cambio di visuale ha prodotto una profonda differenza in termini di gameplay. Le inquadrature fisse o semi-fisse hanno portato alla suddivisione dei livelli in scenari, ognuno di questi colmo di nemici da eliminare e di ostacoli da evitare (spesso bombe che cadono dal cielo). Lo svolgimento dei livelli propone la medesima struttura di base: inizio scenario, uccisione nemici e conseguimento dell’obiettivo, prossimo scenario e si riparte. Nel tentativo di rendere meno ripetitiva l’azione vengono proposti dei nemici discretamente diversificati per armamento ed energia vitale, eppure l’IA nemica intralcia questo proposito con la sua incapacità di adattarsi alle azioni del giocatore o di rispondere prontamente al fuoco. A causa di questo la difficoltà di gioco già in modalità normale non è affatto elevata. Elemento di semplificazione è anche un sistema di ripristino delle funzioni vitali del compagno steso in battaglia che spinge ad elaborare strategie suicide-omicide. Spiegato in termini pratici se il compagno o voi stessi siete agli sgoccioli dei punti vitali vi basterà farvi stendere, o stendere il vostro compagno, per o farvi aiutare (o aiutarlo) ad ottenere nuovamente la piena barra dei punti vitali.
La cooperazione è ora del tutto assente e al suo posto abbiamo un’IA amica che gestisce il secondo protagonista. Anche in questo caso l’IA non sorprende, inoltre la sua gestione è piuttosto basilare e non sempre d’effetto. I comandi che possiamo impartire sono: segui, fermati, atteggiamento difensivo e aggressivo. Mentre i primi due comandi sono praticamente inutili, i secondi due si rivelano fondamentali per spostare l’attenzione del nemico su Rios o Salem. Il giocatore può vedere se è l’obiettivo principale del nemico osservando l’aura rossa che lo circonda, in caso contrario l’aura sarà di colore blu. Tutto ciò, purtroppo, a dispetto della versione casalinga dove il sistema di aura (aggro system) è basato anche sul tipo di arma che Rios e Salem equipaggiano.
Unico modo per sopperire alle mancanze dell’IA è giocare in multiplayer con un compagno, anche in tal caso però la cooperazione si limita all’uccisione dei nemici su schermo e a poche altre operazioni.
Tutto ciò che è richiesto dai livelli di gioco è fronteggiare le orde di nemici che si presentano davanti utilizzando le due armi equipaggiate. Il proprio set di armi può essere migliorato o cambiato presso il negoziante di armi ambulante che sbuca letteralmente fuori da ogni angolo di Shanghai. Ovviamente sia l’operazione di up-grade sia quella di acquisto richiedono l’utilizzo dei dollari raccolti o guadagnati sconfiggendo nemici o raggiungendo obiettivi. L’utilità pratica di upgrade e nuovi acquisti è però quasi inesistente dal momento che il basso livello di sfida consente di proseguire dall’inizio alla fine del gioco con il primo ed unico set di armi. Oltre i preziosi verdoni, sul campo si trovano medpack, upgrade momentanei per la potenza di fuoco e scudi difensivi. Questi ultimi sono ad uso singolo e permettono di avanzare difendendo il partner fino a raggiungere la fine dello scenario o un ostaggio da salvare.
Una menzione positiva meritano i boss di fine livello che rappresentano i nemici più ardui da sconfiggere tramite una buona strategia, anche se spesso tutto consiste nel trovare il giusto punto di copertura da cui sparare. Durante le battaglie contro i boss il livello di sfida e immedesimazione si alzano per poi riscendere allo standard del gioco durante la prosecuzione dei livelli.
Altra caratteristica casalinga riproposta su portatile è il sistema di scelte morali. Tale sistema però non sempre funziona. Ad esempio uccidendo ostaggi si perdono dollari, in tal senso si viene puniti per aver scelto di essere cattivi in una determinata occasione. Non mancano scelte morali portanti della trama che hanno maggiori ripercussioni sulla narrazione che sul gameplay.
Shanghai in movimento
Ad avere alcune ripercussioni sul gameplay è il comparto tecnico che non sempre riesce a mantenere il framerate costante durante le fasi di guerriglia più ricche di elementi ed esplosioni su schermo, il calo di FPS si nota specialmente quando il campo visivo è più vasto e ciò incide sulla fluidità dell’azione. Andando oltre i problemi di fluidità, il motore grafico sfoggia un interessante varietà degli ambienti ad ogni schermata, tutti ricchi di oggetti 3D ed effetti grafici, senza dubbio l’aspetto grafico è uno dei vantaggi di The 40th Day per PSP . A dire il vero si nota di tanto in tanto (casi piuttosto rari) una schermata simile ad una precedente, eppure vi è sempre una leggera diversificazione che agli occhi meno attenti e scrupolosi può sfuggire. Poca attenzione è stata riposta nella varietà di animazioni, questo in totale contrapposizione con l’ottimo risultato conseguito nei dialoghi parlati (in lingua inglese) che riescono a sottolineare col giusto tono le battute ironiche o i momenti di difficoltà. Il resto del sonoro non sorprende né però rovina l’esperienza di gioco.
Conclusioni
Non possiamo consigliare Army of Two: The 40th Day come il titolo del mese disponibile su PSP né possiamo affermare che si tratti di uno dei migliori titoli in cooperativa disponibile per la portatile Sony. I difetti che non ci consentono di esprimere una delle due affermazioni scritte sopra sono piuttosto palesi ed in primis abbiamo un gameplay che non è orientato alla cooperazione nonostante il concept del brand sia proprio quello. Andando oltre questo problema di concepimento del titolo, l’IA costituisce un elemento di ripetitività che a tratti mura le porte del divertimento.
The 40th Day è un titolo da provare se siete diventati particolarmente amanti della serie, è godibile graficamente e giocarlo senza pretese, nonostante il basso livello di sfida, può intrattenere qualche ora, ciononostante la trama ed ogni evento narrato è identico alla versione casalinga che indubbiamente rimane la migliore sul mercato.