Fino a qualche lustro fa, il termine rimasterizzare evocava solamente un passato videoludico “oscuro”, dove l’illegalità era una silente consuetudine. Oggi, invece, rimasterizzare significa, il più delle volte, utilizzare l’ariete della nostalgia per entrare nelle tasche degli ultra-trentenni, riesumando a iosa titoli per coloro perennemente alla ricerca di un sapore videoludico che, forse, è più il frutto distorto di epoche lontane che una concreta realtà. Ecco, la nostalgia: il leitmotiv che sembra esser sotteso a Captain Blood, il titolo di cui quest’oggi discuteremo in questa sede. Sviluppato da Seawolf e General Arcade ed edito da SNEG, il gioco è un unicum o quasi nella storia videoludica globale: non capita tutti i giorni nel settore dei videogiochi, infatti, che un gioco considerato alla stregua di una diceria venga poi rilasciato ufficialmente 22 anni dopo il suo annuncio.

Presentato per la prima volta nel 2003, lo sviluppo è stato molto difficoltoso, con numerosi reboot, prima di essere ufficialmente cancellato nel 2010, pare per questioni legali. Pareva impossibile che il gioco, alla fine, venisse rilasciato, e invece, nella vita l’errore è sempre dietro l’angolo: il gioco è stato acquisito, infatti, da alcuni membri del team originale di sviluppo, che alla fine ne hanno rilevato appieno i diritti e lo hanno rilasciato più di quindici anni dopo dal suo annuncio. Una storia di resilienza e invidiabile perseveranza ma… ne sarà valsa la pena?

Bando alle ciance, ecco a voi la recensione di Captain Blood nella sua versione Steam.

Pirati, sangue e… nostalgia

Captain Blood è un gioco d’azione in terza persona, seppur l’angolo di visuale oscilli tra un canonico “alle spalle” a varie e diverse prospettive, come quella a scorrimento laterale e non solo, tutte però “fisse” ed impossibili da orientare a piacere. Per quanto concerne la narrativa, il gioco si ispira al noto ed omonimo romanzo piratesco del 1922 di Sabatini: ambientato nel 1685 sulle coste spagnole del Mar dei Caraibi, Captain Blood segue le gesta di Peter Blood, un nerboruto e sanguinario pirata che accetta con riluttanza la missione di salvare una figlia rapita. Il primo passo di questo viaggio insidioso lo porta al molo di Dead Reef, un forte spagnolo abbandonato dove è di stanza il formidabile Jack Easterling. Peter è affiancato dal suo fedele primo ufficiale, Walt, che i giocatori potranno anche controllare in alcune sequenze. Ma poco dopo, un nugolo di soldati spagnoli entrerà improvvisamente in gioco e di lì… botte da orbi!

Un po’ in linea con una certa tradizione action dei primi anni del 2000, il gioco non avrà dalla sua una linea narrativa particolarmente accattivante, né tanto meno personaggi di spessore o degni di nota: a parte qualche simpatica (con occhio nostalgico) scena d’intermezzo, l’intera storia del gioco sarà piuttosto trascurabile e facilmente dimenticabile.

La “rigida” vita da pirati

Ma com’è ludicamente parlando il gioco? Captain Blood è un’esperienza hack-and-slash semplice: livelli lineari, esplorazione quasi a zero, botte da orbi. Per la maggior parte del tempo, il gioco si poggerà su di un gameplay da classico picchiaduro/action retrò: avanzare, bastonare tutto, avanzare di nuovo. Il nostro eroe potrà contare sia su di una parata condita con attacchi leggeri che pesanti, con la possibilità di eseguire combo sanguinolente e mosse finali che eliminano i nemici con brutali sequenze dal vago sapore cinematografico. Il combattimento in Captain Blood offrirà possibilità piuttosto ordinarie. Il nostro eroe sarà equipaggiato con due spade ed anche una pistola con cui può sparare ai nemici, utile per distanziarli. Sarà anche possibile raccogliere granate nei livelli per infliggere danni ingenti a gruppi di nemici oltre che armi potenti “a scadenza” come stocchi o moschetti ed eseguire esecuzioni che uccidono all’istante i nemici più deboli e finiscono quelli più forti. Danneggiando i nemici, i giocatori riempiono anche un indicatore di Furia che può essere attivato per aumentare i danni per un periodo di tempo limitato.

A modificare un po’ l’andazzo da classico action dei tempi andati, vi saranno segmenti ludici in cui respingeremo gli agguerriti marinai spagnoli e le navi attaccanti utilizzando un mix di scherma e cannoni montati, con tanto di abbordaggi alle navi nemiche. Un’aggiunta, invece, interessante, è la presenza di alcuni quick time event durante i filmati di gioco, il quale ci obbligherà, ovviamente, a star sempre “tesi” onde evitare morti improvvise (e cozzare col terribile sistema a checkpoint del gioco, che ci riporterà indietro anche di interi livelli o quasi). Non vi saranno, ahinoi, alcune variazioni alla formula del continuo “bagno di sangue”: zero puzzle, zero platforming. In più, si consideri che il gioco sarà anche piuttosto breve, anche per gli standard dell’epoca.

Il passato che ritorna ma… qualcuno l’ha invitato?

Tolto il velo dei bei tempi che furono, dopo pochissimi minuti emergono di prepotenza tutti i limiti di una produzione nata fuori tempo massimo: il combattimento è legnoso e limitato, con attacchi “di cartone” e feedback dei colpi quasi inesistente. I nemici saranno mal tarati, con quelli in mischia sin troppo semplici da fronteggiare e quelli a distanza, al contrario, che saranno un vero incubo da affrontare, essendo più veloci del giocatore e sparando colpi “infallibili” o quasi. A questo si aggiungano colpi fantasma, hitbox variabili ed una serie di altri glitch che rendono l’esperienza incredibile (ma non in senso positivo). Se tutto ciò non bastasse, il complessivo level design del gioco sarà sostanzialmente un lunghissimo corridoio che sfocerà, alle volte, in aree un po’ più grandi ma ugualmente stracolme di agguerriti nemici.

Tecnicamente parlando, la situazione di certo non migliora (o lo fa, se si dovessero amare smodatamente i titoli dell’epoca): passando per una infinità di bug e glitch (alcuni anche game breaking), l’estetica di Captain Blood è dogmaticamente ancorata al passato, con una grafica squadrata e pixelosa presa senza se e senza ma dal passato. Gli ambienti sono piatti e scarsamente dettagliati, le animazioni dei personaggi sono rigide e le cutscene sono affrettate e prive di alcun mordente. Detto ciò, Captain Blood ha uno strano fascino: sicuramente non è per nulla vicino agli standard moderni, ma non sorprenderebbe se divenisse, nel tempo, un culto b-side del mondo videoludico. V’è un certo gusto nella direzione artistica e in alcune scelte atipiche, come il mescolare il tema piratesco con qualcosa di molto vicino al fantasy. A peggiorare già una infausta situazione, v’è il mixaggio audio, completamente erratico. Il gioco si lancia all’attacco con tracce di sottofondo ed effetti assordanti, mentre i dialoghi sono poco più che un sussurro (non che ci si perda chissà che profondità).

Concludendo…

Captain Blood è nulla più che il ricordo di un’epoca perduta del gaming, un’epoca che sicuramente farà sentire molti molto nostalgici e potrebbe persino conquistare perdutamente il cuore di alcuni, con il suo mondo e i suoi personaggi sui-generis. Tuttavia, la nostalgia da sola non rende un gioco godibile e il gioco sembra fuori tempo massimo persino per l’epoca in cui avrebbe dovuto uscire. Alcuni potrebbero apprezzare questo titolo, anche nell’ottica di un cult “anti-ordinario” di serie b, ma per altri sarà difficile considerarlo appetibile.

CI PIACE
  • Buona atmosfera piratesca
  • Ha il fascino di un cult di serie B
  • Un tuffo nel passato…
NON CI PIACE
  • …ma l’annegamento è dietro l’angolo
  • Tanti problemi tecnici
  • Gameplay limitato ed arcaico
Conclusioni

Anche se Captain Blood fosse stato lanciato nei primi del duemila, avrebbe potuto, al massimo, aspirare ad una claudicante sufficienza. Tutto urla “vetustà!”, dalle scelte concettuali agli sforzi tecnici. Da appassionato di videogiochi, ho il massimo rispetto intellettuale per la tenacia straordinaria dimostrata dagli sviluppatori, ma questo non giustifica la vendita di un prodotto fondamentalmente incompiuto, fuori tempo massimo e con più problemi che pregi. Anche se, concretamente, alcuni potrebbero trovarlo altamente “fascinoso” nella sua vetustà.

5Cyberludus.com

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