È veramente difficile discorrere in modo “serio” di Postal, una saga (e chi ci avrebbe scommesso un centesimo!) che da più di vent’anni cerca con ogni mezzo di approfondire il concetto di “meta-gioco”, ovviamente in modo del tutto involontario. Una serie contraddistinta da ultra violenza tendenzialmente immotivata, condita con battute pessime e un politicamente scorretto che è la quotidianità. Nel 1997, il primo capitolo della saga era nulla più che uno shooter isometrico praticamente “story less”, dove l’unico obiettivo era trucidare qualsiasi cosa si muovesse. Nei successivi due capitoli, il gioco intraprese (con estrema difficoltà e con risultati “trascurabili”) una netta evoluzione verso lidi shooting più canonici, con tanto di mondi aperti e una linea narrativa, sino a giungere all’attuale quarto capitolo, Postal 4: No Regerts (si, con l’errore ortografico), a circa 3 anni dal terzo, terrificante (in tutti i sensi) chapter. Sviluppato ed edito da Running With Scissors, il nuovo “rappresentante” della saga ci riporta nuovamente nella sua folle “rivisitazione” della realtà nord-americana, questa volta incentrata a suo modo sul concetto di “self mading”: ma riuscirà il nuovo capitolo a “trattenerci” all’interno del suo violento mondo privo di senso, senza farci fuggire a gambe levate (nel senso di rimosse chirurgicamente)?
Bando alle ciance, ecco a voi la recensione del quarto capitolo della saga!
Nessun… Rimroso
Postal 4: No Regerts è uno sparatutto a mondo aperto in prima persona, anche se sarà possibile optare per una visuale in terza persona. Sin dai primi istanti, il titolo sviluppato da Running with Scissors “odorerà” di vetusto: non solo l’aspetto più squisitamente estetico, ma anche altre caratteristiche come la complessiva mappatura dei comandi (che sarà piuttosto articolata se proiettata proporzionalmente alle “finalità” del titolo) passando per animazioni e dettagli d’ogni sorta: l’intero pacchetto, per chi non ha iniziato ieri a videogiocare, ci farà compiere nostro malgrado un enorme “leap” all’indietro, ma non in senso particolarmente positivo. Checché se ne dica, quasi tutti i capitoli di Postal si sono contraddistinti da ciò che si potrebbe definire come un tentativo, naturalmente poco riuscito, di imbastire una trama che “giustificasse” le “peripezie” del nostro alter ego e il quarto capitolo, in quest’ottica, non fa differenza (in tutti i sensi). Ma andiamo con ordine: nel gioco, il nostro “malsano” eroe, dopo essersi visto rubare la propria auto con annesso camper ad una stazione di servizio, si ritroverà suo malgrado senza una dimora e senza soldi, affiancato solo dal suo fido cane. Di lì, l’imperativo assoluto: cercare un lavoro, nella vicina e “ridentissima” cittadina di Edensin, Arizona. Già dai primissimi istanti, sarà piuttosto semplice comprendere “l’aria che tira” in game: già solo nel tutorial, cominceremo a raccogliere item dei più disparati, da pasticche allucinogene a pipette da simil-crack utili per ripristinare i punti ferita, cercando di comporre un cartello in cui ci proporremo per qualsiasi lavoro, anche per “particolari” massaggi in “particolari” zone del corpo.
Completato il tutorial iniziale (a dir la verità, piuttosto scarno), ben presto ci ritroveremo nella succitata “fantastica” città dove, d’improvviso, si schiuderà innanzi i nostri occhi il cuore “meccanico” del gioco. La struttura ludica, in sostanza, resterà invariata o quasi rispetto agli ultimi due capitoli: l’avventura si dislocherà nei sette giorni della settimana e ci vedrà girovagare in città svolgendo non solo le mansioni lavorative che ci verranno assegnate, ma anche andando a completare (tante) quest secondarie d’ogni sorta. Tra improbabili gare automobilistiche, raccolte firme a suon di pistolettate e addirittura omicidi politici, Postal 4: No Regerts ci costringerà in una struttura ludica, e con essa una linea narrativa, completamente demenziale e slegata da qualsiasi logica “ferrea”. La goliardia brutale e sempre fuori luogo del gioco (e che, a dirla tutta, ben presto diventerà piuttosto ripetitiva tematicamente), lo renderà probabilmente indigesto ad una buona fetta dei giocatori, specialmente per coloro che sono alla ricerca di un titolo dai risvolti più seri. Il gioco, in aggiunta, ci darà la possibilità di completare praticamente tutte le missioni disponibili, senza per forza di cose dar “sfogo” al notevole armamentario che avremo a disposizione, tra armi serie e altre demenziali (ma non meno letali).
Seppur, data la presenza di errori e bug costanti, tra oggetti che scompaiono e “trigger” di missione irresponsivi a partire persino dal tutorial, spesso finiremo per optare, quando ci sarà la possibilità, per un “comodo” bagno di sangue. Nonostante evidenti limiti, dovuti anche ad una mappa di gioco dalle dimensioni molto ristrette e afflitta da caricamenti tra una zona e l’altra tendenzialmente lunghi, la campagna (che durerà circa una decina di ore) risulterà piuttosto divertente e variegata, anche grazie al discreto lavoro profuso dagli sviluppatori nel creare differenti attività da svolgere.
Tecniche… brutali
Se volessimo dare un complessivo giudizio sull’intero comparto tecnico del gioco, lo stesso sarebbe ben lungi dall’essere positivo. Come detto in incipit, Postal 4: No Regerts è un gioco di un paio di decadi fa: graficamente passabile ma solo ai dettagli più alti, il titolo è però tendenzialmente caratterizzato da dettagli grossolani e spesso di bassa qualità. A cominciare dai modelli poligonali dei personaggi, i quali saranno poco più che manichini costretti, tra le altre cose, in animazioni legnosissime e alle volte “assenti”, con cui avremo tra le altre cose scarsissime possibilità di interazione. Ma anche edifici ed ambienti, specialmente se “secondari”, risulteranno visibilmente di bassa qualità. Un impatto visivo che peggiora sensibilmente come effetto “collaterale” del fatto che Postal 4: No Regerts soffrirà di soventi cali di frame rate anche su gaming rig di alto livello, costringendo di fatto ad intervenire sulle opzioni grafiche. E ai livelli più bassi (praticamente un “must” per chi non ha un PC piuttosto potente), Postal 4: No Regerts diviene a tutti gli effetti un gioco del 2005 o giù di lì, rendendo difficoltoso anche solo l’avventurarsi in edifici dalla mappatura più complicata per il “confondersi” delle texture. Non possiamo non citare, nel “ricamo” del complessivo quadro tecnico del gioco, anche lo status dei controlli: difficili da digerire, tendenzialmente imprecisi e confusionari anche per chi non è esattamente alle prime armi con gli shooter.
Una mediocrità che confluisce e inficia anche il complessivo stato di “pulizia computazionale” che non farà gridare al miracolo: sono diversi i bug che affliggono il gioco, alcuni anche “fatali” o che costringeranno ad un riavvio nel tentativo di risolverli specialmente in relazione ad azioni “trigger” per far evolvere le missioni in divenire. Una menzione va fatta anche alla complessiva interfaccia utente, incasinata e anch’essa contraddistinta da errori e imperfezioni d’ogni sorta (con una particolare “predilezione” per l’inventario, non particolarmente chiaro e spesso non perfettamente “cliccabile”). Unico “plus” senza se e senza ma dell’intera area tecnico-artistica, è il comparto sonoro, con musiche adattissime al “tono” dell’avventura e una recitazione vocale notevolissima e che non può non condurre col pensiero alle vette raggiunte decadi fa da Duke Nukem, tra demenzialità e voluta violenza verbale, con giochi di parole e doppi sensi continui.
Concludendo…
Postal 4: No Regerts è un brutale capolavoro… all’incontrario. Solo passabile graficamente, colmo di errori e “vicoli ciechi”, tecnicamente arretrato e limitato, il gioco creato da Running with Scissors è un tuffo in un passato videoludicamente remoto, ma nell’accezione negativa del termine. Se si considera il prezzo di lancio non particolarmente generoso (circa 34 euro) e la mole di contenuti piuttosto limitata, il titolo è probabilmente un pessimo acquisto. Il che, siamo certi, era proprio l’obiettivo primario degli sviluppatori e, al contempo, per i fan irriducibili della serie.