Una lettera d’amore in forma videoludica
Il bisogno viscerale di rendere omaggio a una qualsivoglia forma di opera d’arte scaturisce – nella maggior parte dei casi – da un amore incondizionato verso quell’opera o nei confronti dell’autore stesso. Non a caso, per fare un esempio, Hideo Kojima ed Harry Gregson-Williams vollero omaggiare il leggendario filone cinematografico di James “Connery” Bond con il brano “Snake Eater”, tema principale di Metal Gear Solid 3 e incarnazione musicale della nascita di Big Boss.
Di esempi illustri di omaggi e tributi ce ne sono tanti ma non bisogna dimenticare che questi atti d’amore possono prender forma anche “dal piccolo” e Runic Rampage, titolo per PC Steam di Electrocosmos, è proprio uno di questi.
Lo sviluppatore del gioco ha lavorato per ben cinque anni in solitudine per riuscire a far nascere quella che è – per sua stessa ammissione – una lettera d’amore a Golden Axe e a Gauntlet, quindi non potevamo proprio esimerci dal prendere in esame questo titolo.
Il più classico degli incipit
La sparizione improvvisa della pietra runica che protegge il mondo dei nani di Runic Rampage permette alle forze del male di innescare un lungo e sanguinoso conflitto armato che dilania il mitico regno. Il giocatore vestirà i panni dell’ultimo dei campioni nanici, una sorta di ultimo samurai (ma ancor più basso), e dovrà svelare il mistero che aleggia attorno alla caduta del suo popolo.
Come dovrà farlo? A suon di crani fracassati e di cervelli spappolati, ovviamente.
Grimbard, questo è il nome del protagonista, avrà a disposizione martelli, asce, potenti magie e diversi tipi di equipaggiamento e soltanto grazie all’immancabile avanzamento di livello – con conseguente miglioria delle sue capacità – riuscirà a portare a termine il gravoso compito affidatogli. Al termine di ciascuna missione, il giocatore avrà accesso a un menù mediante il quale potenziare il prode guerriero sia con il denaro del gioco sia con i punti abilità.
Tanta volontà, poca sostanza
L’anima di Runic Rampage prende a piene mani da Golden Axe e Gauntlet, trattasi infatti di un dungeon crawler hack ‘n slash, e non sarà difficile notare delle somiglianze tra il protagonista del gioco e il Gilius Thunderhead della succitata serie di SEGA.
L’offerta ludica di Runic Rampage consta di un prologo e quattro atti – ciascuno ambientato in una differente area del mondo e ulteriormente diviso in missioni. La struttura di queste ultime è molto semplice, anzi basilare: percorrere le brevi e circoscritte mappe condurrà al forziere con le ricompense e quindi al termine del livello. A scatenare il dirompente sopraggiungere della noia non è soltanto la piattezza generale dell’esperienza ma anche la condizione necessaria per procedere nella storia. Senza aver collezionato un sufficiente numero di frammenti della pietra runica, infatti, sarà impossibile sbloccare le ultime missioni di un determinato atto e, di conseguenza, avanzare a quello successivo.
I grossi limiti tecnici del gioco non sono un problema – specie vista la natura praticamente amatoriale della produzione – ma non possiamo evitare di dar peso a un combat system con grossi deficit. Spappolare i nemici con il martello è divertente – almeno per la prima mezz’ora – ma le combinazioni di attacchi si contano sulle dita di una mano e sono le medesime per ogni strumento di morte. Una nota positiva c’è ed è rappresentata dal tema principale della colonna sonora del gioco, tema che ricorda molto le sonorità di un certo The Witcher 3: Wild Hunt.
Concludendo…
Runic Rampage è un vero esempio di forza di volontà. Un singolo uomo ha lavorato cinque lunghi anni per concretizzare il suo sogno e questo è da ammirare. Fatta questa doverosa nota di merito, non possiamo far altro che bocciare il titolo di Electrocosmos che, purtroppo, è minato da una piattezza generale, da scelte di game design sbagliate e da un combat system davvero elementare. Volersi impegnare con costanza nel rendere omaggio a qualcosa o qualcuno è un’opera nobile ma purtroppo non c’è garanzia che questo impegno possa venir ripagato.