Figlio illeggittimo

Volete sapere cosa sia The Bridge, nel minor numero di parole possibili? Ecco, immaginate un universo parallelo in cui Escher e Newton si incontrano, scambiano informazioni sulle rispettive ricerche e generano un nuovo, improbabile connubio di fisica mista a concetti di prospettiva. Ecco, The Bridge è proprio questo: un puzzle-game che sembra essersi palesemente ispirato a due geni dei tempi passati per tirare fuori un mix piuttosto peculiare, oltre che pieno di potenzialità.

Metà Escher…

Risvegliatosi in un mondo dalle prospettive impossibili, il nostro barbuto eroe dovrà mettere in gioco anima e corpo per venire a capo dei numerosi enigmi che si frapporranno tra lui e il suo enigmatico obiettivo. Basta la semplice caduta di una mela sul suo capo a svegliarlo dall’assopimento, ricollegare il protagonista al noto matematico e a catapultarci in un mondo che non avrebbe nulla da invidiare allo sketch-book di un grande artista. Le tonalità in scale di grigio si adattano perfettamente all’atmosfera cupa e malinconica che The Bridge vuole trasmettere, mentre i tratti – qualcuno direbbe “scarabocchi – a matita, con tanto di effetto cancellatura e finte sottostrutture, riescono a farci amare ogni attimo e minuto passati in compagnia di questo vero e proprio quadro in movimento.

…Metà Newton

Artisticamente, parliamo indubbiamente di un prodotto sopra le righe – inattaccabile, oseremmo dire – oltre che ispirato in larga parte agli intricati dipinti di Escher, come già detto anche in precedenza. A livello di gameplay, invece, si tratta di un “semplice” titolo ad enigmi in due dimensioni in cui, grazie ad un enorme potere di interazione con il quadro stesso di gioco, potremo far ruotare il livello tanto in senso orario quanto in antiorario, generando così nuove “prospettive” e vie di fuga. Metabolizzato questo piccolo concetto, la linea di difficoltà ci porterà per mano, sfida dopo sfida, a superare ogni tipo di ostacolo senza mai sconvolgere con impennate a sorpresa. In linea di massima, ci ritroveremo spesso e volentieri a “ricalibrare” angolazioni di architetture (e, di conseguenza, dell’oggettistica al loro interno) proprio per trovare la prospettiva migliore con la quale potremo arrivare al nostro obiettivo, sia esso una chiave o una semplice scorciatoia per superare un ostacolo prima irraggiungibile. Se inizieremo dalle basi, ovvero inclinando in alternanza a destra e sinistra per lasciarsi cadere verso il soffitto e viceversa, proseguendo sarà sempre più facile imbattersi in rompicapo più complessi, spesso anche mortali. L’intero mondo di gioco reagisce realisticamente alle sollecitazioni della telecamera, quindi capovolgendo un quadro aspettatevi anche gli effetti collaterali, come detriti in caduta libera e trappole che non aspettano altro di sfruttare la nuova inclinazione per farvi la pelle.

Evoluzione di un’idea

Pian piano andranno ad aggiungersi sempre nuove regole, nuovi input che terranno l’attenzione dell’acquirente sempre alta. Il genere enigmistico, si sa, è forse quello più difficile da tenere fresco durante tutto l’arco dell’avventura, ma The Bridge ci riesce quasi sempre. Sarà raro trovare due enigmi simili, così come sarà altrettanto raro trovarsi di fronte a rompicapi senza capo né coda. La difficoltà è adatta un po’ a tutti, e quasi ogni livello può essere superato senza mai eccessivi problemi. Purtroppo, se proprio dovessimo trovargli un difetto, andremmo a sottolineare alcuni spezzoni fin troppo ancorati al trial&error, più che sul ragionamento vero e proprio. Ci riferiamo ad enigmi interi che richiedono più tempismo e prontezza di riflessi che materia grigia, cosa non sempre apprezzabile in un titolo che si è presentato in tutt’altra maniera. Capiterà quindi di doversi concentrare per risolvere un livello anche con certe tempistiche, pena il Game Over. Fortunatamente, giunge in nostro aiuto la funzione di “Rewind”, permettendoci così di ripercorrere a ritroso alcuni secondi e poter riprovare il pezzo in questione quante volte vorremo. Un giocatore di media bravura dovrebbe essere capace di portare a termine The Bridge in circa tre ore, un tempo in verità non eccessivamente soddisfacente e che non riesce nemmeno ad appoggiarsi al fattore rigiocabilità, praticamente assente.

In Conclusione…

The Bridge appare come un puzzle-game non eccessivamente geniale, ma comunque interessante in più punti. La direzione artistica riesce a ricreare un’atmosfera spoglia, oscura e assolutamente degna di nota, mentre gli enigmi basati sulla fisica riescono a sorprendere e ad appassionare nonostante una difficoltà non sempre stimolante. In linea di massima, ci troviamo di fronte ad un prodotto onesto, che ci mette davanti ad una serie di stanze da risolvere nei modi più disparati senza troppi impedimenti di sorta, soprattutto narrativi. Adatto a chi cerca una – breve – esperienza capace di mettere alla prova ingegno e riflessi.

CI PIACE
Ottimo stile grafico\nMolti enigmi interessanti
NON CI PIACE
Non molto lungo\nA volte servono più riflessi che materia grigia
Conclusioni
Una buona avventura ad enigmi bidimensionale, forse mai troppo geniale, ma comunque sempre interessante
7.5Cyberludus.com
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