Il mio mondo è fuoco e sangue

Lo ammetto. Affrontare le Wastelands di Mad Max mi sta rubando più tempo del previsto. Eppure messaggi da amici e colleghi giungono a me in continuazione: ma Mad Max com’è? Vale la pena? Ci sono collegamenti con i film? Ovviamente continuo a rispondere allo stesso modo: lo sto giocando, mi sta piacendo e avrete un responso finale quando completerò l’ultimo capitolo. Fine? Forse? In fin dei conti sono un bonaccione e un modo per ingannare l’attesa volevo comunque trovarlo. Nasce così questo editoriale, chiamato appunto “Road to review”, che fungerà da preview della review (scusate il triste gioco di parole) con lo scopo di parlare delle prime considerazioni sul titolo dopo un buon numero di ore di gioco accumulate. Indi, buona lettura affezionati lettori!

Ammirami!

Bene. Dopo questo piccolo preambolo, passiamo ai fatti. Viste le ore ad ora accumulate all’interno del titolo Avalanche Studios, l’unica certezza che ho l’opportunità di annunciare è una sola: Mad Max è un gioco IMMENSO. Considerate che attualmente sto per raggiungere la soglia delle 20 ore di gioco e mi trovo – ancora – a circa il 30 % di completamento totale. Ovviamente quantità e qualità, raramente viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda. Mad Max è un titolo che propone tanto. Verissimo. Ma cade spesso in un problema piuttosto comune in titoli del genere: la ripetitività. Capiterà a volte di trovare leggermente fastidioso l’eccessivo backtracking (che in un titolo open world è un po’ assurdo riscontrare) della produzione Avalanche, specialmente quando si tratta di recuperare punti di sciacallaggio rimasti incompleti o avamposti con qualche risorsa al proprio interno, lasciati indietro durante le nostre scorribande nelle Wastelands. Mad Max è allo stesso tempo il paradiso e l’inferno dei completisti: se amate i collezionabili, l’esplorazione e il suono della notifica di sblocco di un achievement, in Mad Max troverete – senza alcun dubbio – pane per i vostri denti. Al tempo stesso però un completista potrebbe cadere nella noia più totale se costretto a ripetere duecento volte gli stessi obiettivi e sfide atti a completare l’avventura e raggiungere il tanto agognato “100%”. E su questo Mad Max non se la cava benissimo? In difesa del lavoro del titolo Avalanche va comunque citata la varietà di meccaniche di gioco, da quelle survival fino al sistema di combattimento “made in Warner Bros” (come mi piace definirlo). Stiamo parlando dell’oramai abusatissimo “free flow” lanciato – e ottimizzato – dalla serie Batman Arkham, che in Mad Max torna in una formula piuttosto collaudata ma tuttavia priva di novità? A differenza di un ottimo sistema di guida, ho trovato deludentissimo il gunplay, limitato a due sole armi da fuoco: un fucile a canne mozze ed un fucile di precisione. Deludente considerato che entrambe le armi non consentono nemmeno di essere utilizzate in movimento (il fucile di precisione per esempio può essere equipaggiato solo dall’auto).

In soccorso al, forse, eccessivo backtracking e alla ripetitività delle attività secondarie viene il sistema di progressione del protagonista – Max – e del proprio veicolo: la Magnus Opus (P.S. Già! Dimenticavo…l’Interceptor è andato distrutto). Collezionando risorse / rottami per il mondo di gioco sarà possibile potenziare l’equipaggiamento del protagonista spaziando dalla giacca fino agli accessori, e dedicarsi inoltre alla componente puramente estetica di Max comprensiva di barbe e capigliature di diverso tipo. A livello di personalizzazione la Magnus Opus non è da meno e passerete le ore – letteralmente – a viaggiare tra i menu cercando di “upgradarla” in tutte le sue componenti. Sul fronte progressione, Max potrà scalare diversi “ranghi” una volta completate quest e attività secondarie, ranghi che ci consentiranno, appunto, di sbloccare nuove categorie di equipaggiamento e perk da spendere dal misterioso Griffa (personaggio di cui vi parleremo in maniera più dettagliata in sede di review), utili per aumentare le caratteristiche di Max come salute, capacità di raccolta di risorse e molto altro…

Sul fronte trama – allo stato attuale – non vorrei sbilanciarmi eccessivamente. Ogni considerazione è quindi rimandata alla recensione ufficiale. Tengo solo a precisare che Mad Max non è assolutamente un tie-in di Fury Road o di qualsiasi altra pellicola dedicata a Max Rockatansky. I collegamenti tuttavia ci sono. L’ambientazione per esempio prende grande spunto dall’ultima pellicola di Miller (la città di Gastown – esplorabile nel gioco – in Fury Road viene citata più e più volte), così come l’antagonista principale – Scabrous Scrotus – non è altro che il terzo figlio di Immortan Joe, il villain di Fury Road. Menzione d’onore in ogni caso al comparto tecnico, non tanto sul fronte texture in se ma in particolar modo sugli effetti particellari. Fumo, sabbia, esplosioni, fuoco, tempeste?una cura sull’effettistica come in Mad Max non mi era mai capitato di vederla in nessun altra produzione videoludica!

Concludendo?

Queste sono le prime impressioni di Mad Max, titolo che è attualmente disponibile per PC (ci stanno arrivando feedback piuttosto positivi sul porting effettuato) e console next gen. La nostra prova – relativa alla versione Playstation 4 – continua a grandi ritmi e ci sono tante cose di cui vorrei parlarvi in sede di review, quindi mi raccomando: continuate a seguirci e a sostenerci sul sito e sui social! Alla prossima!

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