Indiani o Cowboy?

Chi di voi, da bambino, non ha mai giocato con i soldatini? Di solito ispirati al vecchio West o magari a una delle due guerre mondiali, quei pupazzi di plastica immortalati in posizioni fantastiche regalavano pomeriggi di divertimento inversamente proporzionali alle loro dimensioni. Bastavano pochi minuti, tanta fantasia, qualche accessorio improvvisato e si potevano ricreare dei campi di battaglia da far invidia ai più grandi kolossal cinematografici. Ahimè i soldatini hanno dei limiti, sono economici, prodotti in serie non esteticamente impeccabili e soprattutto il pubblico cui sono rivolti cresce in fretta e preferisce altro tipo d’intrattenimento. Qui entra in gioco la Games Workshop, (GW) azienda britannica fondata nel 1975 con l’intento di produrre giochi da tavolo di legno come Backgammon e Go. Nel 1979 la GW inizia a produrre miniature per giochi di ruolo di terze parti e solo un anno dopo lancia la propria linea di giochi da tavolo. Da questo punto in poi il successo è esponenziale. Ora la GW è quotata in borsa, ha prodotto e continua ad aggiornare più di quindici giochi da tavolo con migliaia di miniature, creando sia dei propri universi sia attingendo dal Fantasy super-redditizio del filone di Tolkien. I giochi e i manuali sono esportati in tutto il mondo e l’enorme mole di manuali e riviste a essi legati sono tradotti in molteplici lingue.

Soldatini per grandi

Perché il successo di quest’azienda è stato così travolgente? Perché i prodotti GW si rivolgono a diversi tipi di utenti. V’interessa collezionare miniature fantasy? Esistono migliaia di pezzi in plastica o metallo di fattura pregevole che potete mettere sui vostri scaffali. Siete interessati a creare e dipingere le vostre miniature? Esistono competizioni mondiali di modellismo correlate ai loro prodotti, la più famosa di tutte è il Golden Demon, provate a cercare su Google e rimarrete stupefatti da quelli che sono pezzi unici completamente modificati e dipinti con una maestria incredibile. Volete un gioco da tavolo che unisca tutto questo? Quello è il prodotto principale, con tornei nazionali e mondiali che vantano migliaia di partecipanti. Unica pecca di questi prodotti che li differenzia in maniera enorme dai soldatini da cui hanno preso spunto è il prezzo. Le miniature costano, i manuali anche e vernici e accessori non sono da meno. Sì i prodotti GW si rivolgono a un pubblico adulto, le stesse regole dei giochi sono complesse e il giocatore deve tener conto di decine di statistiche per poi affidarsi al cruccio e delizia di ogni gioco da tavolo?i dadi.

Sport e Sangue

Troppo riduttivo limitarsi a questo per un’azienda così ambiziosa. Nel 1987 è lanciata la prima edizione di Blood Bowl. Semplicemente un gioco sportivo da tavolo, un misto tra rugby e football americano, con dei giocatori tratti dall’universo fantasy GW. Un piccolo particolare lo distingue dallo sport comune, in mezzo al campo si muore. Esatto avete capito benissimo. L’obiettivo principale resta in ogni caso vincere la partita segnando alla “vecchia maniera”, portando la palla oltre la linea di touchdown, i mezzi per farlo sono un po’ particolari. Il sistema di statistiche e regole anche qui non proprio per bambini, porta il gioco all’interazione violenta tra i partecipanti, che possono essere spostati, stunnati, feriti o addirittura uccisi con conseguente rimozione dal terreno di gioco. Potremmo iniziare ad amare il football americano, seriamente.

Videogiochi perché no?

La GW ha dato licenza negli anni a creare diversi videogames con il loro marchio. Da Dark Omen, strategico a turni con ambientazione medioevale a Space Marine, action rpg dove vediamo più cadaveri che proiettili. Anche Blood Bowl ha avuto la sua trasposizione videoludica nel 1995 con un successo abbastanza basso. Nel 2009 ci hanno riprovato e complice la grafica tridimensionale e la bravura dei Cyanide studios il successo è arrivato. Ora nel 2015 siamo pronti nuovamente a decorare gli stadi con il sangue e i corpi dei nostri avversari.

Che il massacro abbia inizio

Il primo impatto con questo sport sanguinoso sembra familiare. Il menù è semplice e siamo accolti da due simpatici e poco raccomandabili telecronisti, che ci fanno un’approssimativa introduzione al gioco, tra battute di pessimo gusto e commenti sulla difficoltà e brutalità della lega, che non sono per nulla rassicuranti, siamo invitati a customizzare il nostro team. O meglio a crearlo. Nome, stadio, sponsor, e roster della nostra squadra ci ricordano con simpatia dei giochi sportivi abbastanza semplici e obsoleti e ci scappa un sorriso, sarà un fallimento? Sul serio hanno ridotto il gioco a questo? Scegliamo i nostri atleti tra una miriade di possibilità, notando che è possibile modificare nome e ritoccare di un minimo l’aspetto dei nostri campioni, ma a che servirà poi? Non sono mica personaggi famosi e reali. Dubbiosi avviamo la partita. Dopo un simpatico siparietto iniziale degno di fifa 98 in cui sono presentate le squadre e viene mostrato lo stadio, notiamo che i telecronisti presenti nel menù iniziale ci faranno compagnia per tutta la durata del match, con battute a volte azzeccate a volte meno.

Calcio d’inizio? No! Calcio nei denti! La prima differenza, rispetto al suo predecessore, che è immediatamente evidente è la tipologia di gioco siamo passati dal tempo reale a uno strategico a turni. Ok, mettiamo i nostri uomini in difesa e ci prepariamo a quella che sarà una partita semplice e probabilmente noiosa contro una squadra di orchi e goblin. Iniziano loro, stiamo a guardare cosa sanno fare questi pelle verde. BAM! Quale parola usate più spesso quando qualcosa vi lascia stupiti? In questo caso usiamo una metafora. Il primo turno avversario ci prende in piena faccia con la stessa delicatezza di un treno lanciato in corsa. Assistiamo impotenti al pestaggio a sangue di metà della nostra squadra con un paio di membri messi KO e possiamo soltanto utilizzare il nostro turno per cercare di fermare il catcher avversario che s’invola indisturbato verso la meta. 1-0 in due turni avversari. Palla al centro. Magari. Gli strategici a turni di solito ti concedono poco tempo per pensare, ma le azioni che pianifichi vanno a segno, beh non in Blood Bowl. Qui il tempo non è tiranno, ma abbiamo sempre quel fattore casuale chiamato tiro di dado, il nostro lanciatore sbaglia e consegna la palla nelle mani dei nostri avversari. Squadra sbilanciata, contropiede, 2-0. In quattro turni. Qualcosa sta andando storto. Pianifichiamo meglio le nostre mosse e riusciamo a fare un break nella metà campo avversaria, stiamo per portare a casa un punto alla fine del nostro ottavo turno. Fine primo tempo, tutti negli spogliatoi. La nostra azione manovrata si è conclusa con un nulla di fatto. Il riepilogo di metà partita è un bollettino di guerra. 2-0 per gli avversari tre nostri giocatori infortunati e quindi non riutilizzabili ma, sostituibili con i quattro presenti in panchina e solo un goblin in infermeria. Secondo tempo. Pronti via, difesa spiazzata male 3-0. Ok. La buttiamo sulla rissa, ogni scontro corpo a corpo ha dei fattori da considerare, statistiche (forza-armatura), compagni/avversari contigui agli interessati (che forniscono bonus) e il nostro amato dado che può modificare l’esito dello scontro in quattro variabili principali,(vittoria dell’attaccante, vittoria del difensore, indietreggiamento del difensore, e un’ultima azione che chiama in causa le abilità speciali dei giocatori). Con una manovra di accerchiamento carichiamo il portatore di palla e forti dei bonus lo uccidiamo. Sì, morto. Il giocatore è rimosso permanentemente dalla partita e dal roster della squadra. Prendiamo la palla e andiamo in meta. 3-1 ai 12 turni. Ce ne restano quattro. Si sa, il dado da e il dado toglie, i nostri avversari falliscono nel raccogliere la palla, e il loro turno si conclude immediatamente senza poter fare altro. Contropiede e palla in meta. 3-2. Ci restano due turni. La nostra squadra ha iniziato la partita con undici elementi, ne restano sei in piedi. Con così pochi uomini e così poco tempo non riusciamo a organizzare nulla di decente e passiamo l’ultimo turno a sfogarci sugli orchi rimasti. Abbiamo perso. Il gioco è valido. Molto.

Cervello o Muscoli?

Sicuramente cervello, dopo il primo impatto traumatico decido di prendere il gioco più seriamente. Questo è uno strategico a turni e posizionare correttamente le unità è fondamentale, inoltre è anche opportuno scegliere che tipo di pezzi schierare sfruttando le molteplici abilità. Questo è un punto dolente. Ci sono troppe razze con tratti distintivi unici. Nei videogiochi la variabilità non è mai abbastanza, ma qui si esagera, ogni razza è propensa a un tipo di gioco diverso. Nani forti in difesa, Skaven che cercano di sorprendere il nemico in velocità, Elfi che prediligono evitare gli scontri fisici, Adepti del Caos che non vedono l’ora di caricarvi a testa bassa e molti altri. Saper padroneggiare tutte queste razze richiede molto allenamento, saperle affrontare anche. Una partita media non dura meno di venti minuti quindi il gioco rischia di diventare faticoso. Le soddisfazioni iniziano ad arrivare nel momento in cui il dado non tradisce, e l’azione pianificata riesce. Al contrario si rischia di perdere una partita per un semplice errore casuale non imputabile a noi. Considerando poi, che con l’avanzare dei livelli il gioco permette di acquistare dei bonus, come un arbitro corrotto che interrompe un’azione attaccando un giocatore o interventi casuali che cambiano, lo svolgersi degli eventi, le cose si complicano ulteriormente.

Chiarezza e semplicità.

Blood Bowl ha un gameplay complesso con certezza, i programmatori, però sono stati molto bravi a rendere tutto leggibile e intuitivo. Difficilmente non saprete come muovervi o avrete dubbi su come fare una determinata azione, anche per quello che c’è da fare fuori dal campo. I menù sono semplici e leggeri e vi basteranno pochi minuti per padroneggiarli. Dal punto di vista strategico le possibilità sono molteplici e avrete tantissime scelte a disposizione. Dal punto di vista tecnico non siamo a livelli altissimi mancano completamente i settaggi grafici, ma in questo genere non è fondamentale. Rispetto al primo capitolo in ogni caso il salto si vede e c’è tanta cura per i dettagli. Cinque stadi che possono essere totalmente personalizzati ci faranno guardare con più voglia le introduzioni alle partite. Le animazioni non sempre impeccabili sono però presenti in sostanza in tutte le azioni. Dal semplice movimento dei giocatori alle varie scene di combattimento.

Lega Mondiale

Il gioco offre diverse modalità. La più classica campagna single player con una difficoltà che aumenta dopo ogni partita. L’apprezzatissima possibilità di giocare in due sulla stessa piattaforma, in perfetto stile da gioco sportivo. E un competitivo online molto ricco, che ci permette di partecipare a campionati con utenti di tutto il mondo, e di tenere traccia di tutte le nostre statistiche. Non abbiamo notato fenomeni di lag di nessun tipo e il net code è stabilissimo. Tutto questo è sempre arricchito dalla possibilità di livellare i nostri atleti e di migliorarne le caratteristiche.

DLC?ancora?

Purtroppo sì. Due razze extra, Elfi Silvani e Uomini Lucertola saranno rilasciate tramite DLC. Purtroppo questo è il trend e ci si adeguano tutti.

CI PIACE
Siete appassionati di strategici a turni e avete una buona conoscenza del mondo Games Workshop. Avete voglia e tempo di gioco competitivo stimolante
NON CI PIACE
I giochi in cui dovete pensare troppo non fanno per voi e non siete disposti a giocarci tanto per padroneggiarlo
Conclusioni
Forse troppo scarno a livello tecnico, ma nel suo genere è sicuramente un ottimo titolo e merita una chance.
8Cyberludus.com
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