Lo storytelling interattivo continua a ritagliarsi una fetta di mercato sempre più grande nel mondo videoludico. Dai primi esempi di successo, come Dear Esther e Journey, sono nati progetti più o meno riusciti, che hanno contribuito a creare un genere a sé stante con un numero sempre più crescente di appassionati. Tra i più belli dell’ultimo periodo non possiamo non citare l’ottimo Valiant Hearts: The Great War, la perla di Ubisoft Montpellier che, oltre a risultare una gradita variante nel suo simpatico e toccante modo di raccontare la Grande Guerra, possiede una forte valenza educativa. Oggi vi presentiamo un altro titolo che condivide parte di queste caratteristiche, Never Alone, un platform in 2D sviluppato da Upper One Games e E-Line Media, a cui è affidata principalmente la parte publishing. Il gioco è disponibile per PC, Xbox One e Playstation 4.
Giocare per imparare
Never Alone, nel suo piccolo, fa ciò che Valiant Hearts ha fatto per la Grande Guerra: educare. Se comincerete ad informarvi riguardo il gioco, noterete un altro titolo tra parentesi: Kisima Ingitchuna, cioè la traduzione nella lingua degli Inupiat, una piccola popolazione di nativi dell’Alaska. L’avventura è, infatti, la trasposizione videoludica di Kunuuksaayuka, un racconto locale di Robert Cleveland che vede una ragazzina di nome Nuna e una volpe bianca affrontare un viaggio ricco di insidie e magie per tutta l’Alaska. Il gioco si protrae per una decina di capitoli, ognuno preceduto da una sequenza illustrata nello stile di disegno tipico del popolo Inupiat. Never Alone non è semplicemente la storia di Nuna e della sua candida amica a quattro zampe, bensì un vero e proprio documentario sulla storia degli Inupiat, nativi dell’Alaska che sopravvivono lontano dalla “civiltà”, immersi nella desolazione bianca – ma ricca di fascino – dei ghiacciai.
Legame imprescindibile
Il legame tra Nuna e la volpe bianca ricorda molto da vicino quella del Piccolo Principe e la volpe incontrata nel suo magico viaggio, di conseguenza la pietra angolare del gameplay è proprio la collaborazione tra i due personaggi. Giocando con due pad è possibile controllare indipendente ciascun personaggio e velocizzare l’intensa mole di cooperazione presente in ciascun capitolo. Gli esempi sono decisamente tanti, ma quello più tangibile riguarda i poteri di evocazione della volpe, in grado di far comparire speciali nuvolette che resteranno attive fintanto che questa resterà nei paraggi, obbligando i due protagonisti a proseguire assieme. Il level design a scorrimento orizzontale e verticale ha permesso agli sviluppatori di inserire nell’avventura una buona varietà di enigmi e sezioni platform, perlopiù di carattere ambientale. Dalle magiche nuvolette evocate dalla volpe a brevi sezioni a nuoto, passando per azioni a tempo e addirittura un paio di boss-fight, tutto il gioco è inquadrato in ottica molto casual, proprio per permettere a chiunque di godere dell’avventura. Giocherà un ruolo importante anche l’ambientazione, con le caratteristiche tipiche dell’Alaska: il forte vento obbligherà Nuna e la volpe a resistere per qualche secondo per non farsi spingere via, e i repentini cambi di direzione delle folate permetterà ai due di sfruttare la spinta per superare agevolmente alcuni dirupi. Il tutto passando attraverso un paio di villaggi, foreste e paludi. L’incedere dei protagonisti viene scandito dai video documentari che presentano alcune caratteristiche del gioco e la cultura Inupiat. Ad esempio, verranno presentati la fauna dell’Alaska, le credenze e le usanze locali, e particolari utensili, come i bolas, uno strumento da caccia che Nuna potrà utilizzare per colpire alcuni elementi dello scenario.
Mai soli: anche giocando
Un’avventura breve ma densa di puzzle e inframezzata da video documentari, è sicuramente la scelta ideale per insegnare qualcosa senza appesantire il gameplay, ma Never Alone deve scendere a compromessi con tanti – troppi – fastidi tecnici. Il difetto più grande del titolo riguarda, purtroppo, le meccaniche del gioco in solitaria. A causa di un’intelligenza artificiale non sufficiente, capiterà spesso di vedere la volpe allontanarsi senza alcuna ragione dalle nuvole, creando il vuoto sotto Nuna. Viceversa, capiterà di vedere Nuna restare impalata in un angolo in balia degli eventi. Giocando in single player, insomma, quel legame di cui si è parlato all’inizio, fondamentale per il prosieguo dell’avventura, viene quasi totalmente a mancare, obbligando l’utente a dover cambiare di continuo – e piuttosto rapidamente – il controllo del protagonista. Tutto ciò viene reso ancor più ostico da un fastidioso bug nella versione PC che, se giocata col pad, attiva continuamente la modalità co-op, nonostante la disattivazione manuale nel menu opzioni. Non mancano infine i problemi tipici dei platform low budget, come l’imprecisione nei salti, il controllo giocatore non particolarmente accurato e qualche compenetrazione poligonale che blocca i protagonisti nello scenario.
Magica avventura, senza magia
Superati i difetti tecnici (che in alcune sezioni del gioco sono davvero difficili da mandare giù, per la marea di game-over causati dall’IA), resta l’amaro in bocca per il quello che dovrebbe essere il punto forte del gioco, sarebbe a dire il suo concept originale. In apertura si è detto che lo storytelling va affermandosi sempre di più grazie a quell’alone di mistero e magia che lo caratterizza, ma ciò non basta per prendere un gran voto, ed effettivamente a Never Alone manca qualcosa. Per quanto ricca di fascino – con un paio di belle scene che mostrano il legame tra la ragazzina e la volpe -, la sceneggiatura non regala grandi spunti e non appassiona più di tanto. Credo che i titoli sopracitati, su tutti Valiant Hearts, abbiano qualcosa in più e siano capaci di tenere il videogiocatore incollato allo schermo fino ai titoli di coda. Forse, Nuna e la volpe non sono riuscite ad esprimere tutto il potenziale a loro disposizione. Forse, Kunuuksaayuka – la cui storia originale vede un ragazzo come protagonista – non è sostenuto dal giusto impianto di gameplay, specialmente quando si considera come le vicende più interessanti della storia vengano raccontate tramite sequenze animate e non vissute in prima persona, come accade nei titoli citati ad inizio articolo.
Concludendo?
Sul fatto che Never Alone sia un buon titolo, – nel suo piccolo – educativo e molto interessante, non c’è alcun dubbio. I destini dei due protagonisti si intrecciano in una storia molto affascinante che lascia ampio spazio all’immaginazione, basata su una sceneggiatura semplice ma interessante. Ciò che manca, oltre a una maggior cura sul fronte gameplay, è quel “qualcosa in più” che ci si aspettava da questo titolo, che sembrava possedere tutte le carte per “sfondare”. Sulla bilancia, la differenza rispetto agli altri esponenti del genere si nota, eccome.