Bohemia Interactive è uno di quegli studi di sviluppo capaci di produrre videogames di un particolare genere, evitando qualsiasi possibile distrazione per dedicarsi anima e corpo alla propria creatura, realizzando titoli tutti accomunati dalle medesime meccaniche, ma ognuno con profondi cambiamenti dal proprio predecessore. L’esordio della software house ceca risale a più di dodici anni fa con il loro indimenticabile Operation Flashpoint: Cold War Crisis: fu un successo di critica e pubblico, cui seguirono ben due espansioni nel giro di un anno, una GOTY edition e un titolo per la prima Xbox nel 2005. Dopo quell’ultimo titolo per la console Microsoft, Bohemia Interactive abbandonò il marchio a Codemasters, software house che fino ad allora aveva provveduto alla sola pubblicazione di tutti i titoli precedenti, per concentrarsi unicamente su di un nuovo brand che avrebbe elevato la simulazione a livelli soltanto sfiorati con Operation Flashpoint: nasce così, nel febbraio del 2007, la serie di ArmA. Da quel prototipo ad oggi sono passati sei lunghi anni, nei quali i Bohemia Interactive hanno lavorato assiduamente, rilasciando un secondo capitolo ed innumerevoli espansioni: una grande mole di lavoro, ma nulla se paragonata alle risorse impiegate per l’ultimo nato, ArmA III.
Manuale del perfetto soldato, pagina 5, regola n°3: un colpo ben assestato e sei morto
Da dove partire per descrivere un gioco complesso come ArmA III? Semplice, partendo dalle basi. Anzitutto, scongiurato il pericolo della semplificazione e, dunque, possono gioire i fan storici, sapendo che la loro creatura da duemila tasti è rimasta pressoché inalterata. Questo si traduce in una curva di apprendimento ripidissima e tanto sudore per i novizi che vogliono far parte di questa particolare élite. Inutile, infatti, girarci troppo attorno: titoli come ArmA III non sono affatto di richiamo per le grandi folle oceaniche, più inclini all’azione immediata piuttosto che a quella ragionata; da questa prospettiva è più semplice per i Bohemia rimanere fedeli alla propria linea, perdendo dei possibili acquirenti, certo, ma guadagnando punti stima nei confronti di chi, per anni, ha scelto ArmA e continuerà a farlo perchè completamente assuefatto gameplay tosto e complicato tipico della serie. Se non avete mai giocato un ArmA, questo terzo episodio di certo non vi aiuterà ad entrarci in sintonia, nonostante gli sforzi apprezzabili degli sviluppatori di inserire delle mini missioni di addestramento che simulano, nel complesso, tutte le situazioni in cui un tipico giocatore di ArmA III può imbattersi: missione di supporto a mezzi corazzati e compagni gestiti dall’IA, assalto a piccole roccaforti difese da poche guarnigioni di miliziani, assalti con mezzi blindati o elicotteri, trasporto truppe, infiltrazioni notturne e molte altre che rendono soltanto l’idea della vastità del gioco. Se siete così caparbi e coraggiosi da non abbattervi già nel menù di configurazione dei comandi, e siete così audaci da avviare una qualsiasi missione di addestramento, vi renderete immediatamente conto di due cose: uno, che è completamente diverso da qualsiasi altra cosa probabilmente abbiate mai giocato in vita vostra; due, che ogni azione deve essere ponderata in maniera certosina ed in funzione della propria mansione all’interno del team. Fare i Rambo in ArmA III equivale a morire dopo dieci secondi e farvi odiare dai vostri compagni reali durante le partite multigiocatore. ArmA III è un gioco complicato, non lo nascondiamo, ma non avido di soddisfazioni. Dopo aver appreso i comandi basilari e un pò di confidenza con la balistica, in realtà a volte davvero difficile da decifrare, anche il solo uccidere un nemico vi riempirà di soddisfazione, considerando che già al livello di difficoltà normale, qualunque forza ostile non impiegherà troppo a seccarvi con due o tre colpi al massimo. Gioco esigente per giocatori esigenti nel quale sentirsi davvero partecipi di uno scontro militare, in particolar modo nella componente multiplayer dove, organizzati in team con gradi e compiti, sarà vitale comportarsi come una vera pattuglia, accantonando la gloria personale. Siete un cecchino? Non pensate neppure di dover fare stragi di nemici dall’alto di una torre, il vostro obiettivo primario sarà conoscere il campo di battaglia e fornire supporto alle truppe a valle o dare istruzioni a mortai e supporti aerei. Pilota? Dovete solo saper guidare, essere capaci di trasportare truppe senza causare imbarazzanti incidenti con la flora locale: preparatevi, quindi, a prendere una bella licenza di volo perché qui, sollevare da terra un velivolo, non è come bere un caffé. Siete il comandante? Fate in modo che i vostri sopravvivano e portino a compimento la missione nel miglior modo possibile, facendo affidamento sulle vostre capacità strategiche. Sembrerebbe complicato, ma è proprio questo elevato grado di immersione a donare bellezza ed unicità ad ArmA III, a differenziarlo come un quadrifoglio in un prato nella tonnara di FPS disponibili sul mercato. Il suo più grande limite deriva proprio dalla sua natura intrinseca, ossia quell’eccessivo ermetismo nei confronti dei neofiti costretti, senza pietà, a sudare le proverbiali sette camice per non disinstallare ArmA III dopo pochi minuti di gioco. Errore, superbia, difetto, arroganza, scelta giusta: come al solito, la verità si cela nel mezzo di chi crede che cambiarlo sarebbe stato un oltraggio e chi, invece, gradirebbe avvicinarsi ad un titolo leggermente più accessibile. Dal canto nostro, crediamo che arrivati alla terza edizione non sarebbe stata un’idea malvagia un po’ di pietà, ma sarebbe ad ogni modo da stupidi criticare eccessivamente Bohemia per una scelta, che in fondo, condividiamo perché coerente con il proprio modo di fare videogiochi. Chapeau.
Bussola e cartina: amiche inseparabili
A rendere ArmA III un gioco immenso, un contributo decisivo lo fornisce l’ambientazione dove Bohemia ha investito veramente tantissimo, rischiando, addirittura, di vedere due suoi collaboratori in cella per spionaggio, in una vicenda durata qualche mese e risoltasi nel migliore dei modi. Con il senno di poi, si può dire che ne sia valsa la pena. Altis e Stratis: questi i nomi dati alle due fittizie isole della Grecia nelle quali si svolgono tutte le missioni di ArmA III, riprodotte fedelmente grazie a sopralluoghi su alcune isole affini della Grecia (che hanno poi portato all’arresto citato sopra). I risultati, in termini di chilometri quadrati, sono strabilianti: 270 km² per Altis, 20 km² per Stratis; tutti completamente esplorabili a piacimento e senza limitazioni. Una superficie di gioco senza precedenti in cui è presente un pò di tutto: spiagge, pianure, colline, montagne, boschi fitti, prateria con rada vegetazione, piccoli centri abitati e grandi agglomerati urbani. A popolare questo sconfinato territorio, cinque fazioni in lotta tra loro che, se pronunciate l’una accanto all’altra, ricordano o un codice fiscale o una qualsiasi squadra del campionato turco: NATO, CSAT, AAF, FIA, ALTIAN; tutti con i propri obiettivi e il proprio equipaggiamento standard. Sarebbe stato di sicuro maggiore impatto un territorio più densamente popolato e colonizzato, ma la scelta di una natura incontaminata è probabilmente stata l’unica percorribile per realizzare una così estesa mappa. Insomma, sarebbe pretenzioso lamentarsi di ciò, anche perché le cose di cui lamentarsi seriamente, purtroppo, non mancano.
Signore, abbiamo un problema
È doverosa una premessa. ArmA III è, con molta probabilità, il titolo in cui Bohemia Interactive vuole enfatizzare il proprio rapporto con l’utenza, già ampiamente espresso nel precedente, dove mod come il fenomeno DayZ, hanno saputo trascinare letteralmente le vendite del gioco base. In questa nuova incarnazione, Bohemia è voluta andare oltre e per farlo si è completamente affidata allo Steam Workshop che si traduce, in termini di gioco, in tonnellate di contenuti che spaziano dalle missioni, ai corpi di fanteria, ai veicoli e migliaia di cambiamenti ben più radicali ad una base che si presta egregiamente a simili modifiche, come dimostrato da DayZ. Cullandosi, forse, sull’impegno e sulla dedizione dei propri, possiamo dare una risposta alla pochezza di contenuti presenti al lancio di ArmA III. La più clamorosa delle defiance riguarda, senza dubbio, la campagna in singolo, che verrà distribuita gratuitamente durante il mese di ottobre. Gli sviluppatori, dobbiamo ammetterlo, sono stati abbastanza onesti nell’ammettere che avrebbero distribuito le missioni della campagna soltanto una volta rifinite, ma ciò che fa riflettere è che essendo stati uno dei primi team ad usufruire dell’early access di Steam, rendendo disponibile il titolo per l’acquisto l’alpha prima, la beta poi, siano arrivati alla data del rilascio senza aver ancora ultimato il gioco. Non un difetto catastrofico, ma una mancanza che impedisce alla versione finale del gioco di staccarsi di dosso il fastidioso l’appellativo di beta. Cosa rimane quindi da giocare? Oltre alle già citate mappe di addestramento, che non devono essere erroneamente confuse per semplici tutorial, e la modalità multigiocatore fino a 64 giocatori, vi sono una serie di sfide a tempo su percorsi chiusi e predefiniti, con cui affinare le proprie abilità belliche.
Grande non vuol dire necessariamente bello
ArmA è sempre stata una serie la cui realizzazione tecnica ha rappresentato un vanto per Bohemia. ArmA III non fa eccezione e si presenta all’appuntamento con gli utenti mostrando una qualità ben al di sopra della media, specialmente per ciò che concerne il parco animazione dei soldati, apprezzabile in particolar modo se si utilizza la visuale in terza persona. Le due isole protagoniste di questo ArmA III sono anch’esse ottimamente realizzate, se si chiude un occhio sulla scarsa qualità di alcune texture di secondo piano. Ciò che, invece, non è per certi versi accettabile, è la pessima ottimizzazione del motore di gioco, che ci ha costretti ha ridurre notevolmente i dettagli grafici per fruire del titolo senza particolari rallentamenti, nonostante rientrassimo appieno nelle specifiche dichiarate dallo sviluppatore. Ci si può consolare se si pensa che ArmA III, nonostante un motore grafico pesante come un macigno, sia anche molto scalabile, permettendo anche a chi non possiede macchine particolarmente performanti di poter giocare al titolo, chiudendo ovviamente più di un occhio sulla qualità generale. Non mancano, inoltre, glitch e bug in quantità considerevoli da non poter essere trascurati in sede di giudizio.
Un titolo a se
ArmA III rimane un titolo unico nel suo genere e profondamente attaccato alle proprie origini di simulatore bellico in prima persona, riuscendo per la terza volta a resistere alle sirene del mercato e ad una pratica di eccessiva semplificazione che, forse, avrebbe portato più utenti a provare il titolo, ma al tempo stesso lo avrebbe snaturato, in un processo cui, tristemente, stiamo assistendo sempre più spesso negli ultimi anni. ArmA III mantiene, dunque, quell’area granitica e imperturbabile di un montagna ostica da scalare ma che cela, sulla vetta, ricompense inimmaginabili: un percorso impervio che tende a premiare il giocatore solo se esso decide di mettersi in gioco ed assimilare, come ad una qualsiasi lezione, le meccaniche di gioco. Vanno, però, registrate alcune discutibili scelte che adombrano in parte il titolo di Bohemia, sia quelle relative al rilasciare un prodotto palesemente incompleto nonostante i mesi di alpha e beta pubblici, sia per ciò che concerne un motore grafico al passo coi tempo ma decisamente indigesto alla media dei PC odierni. Resta un titolo di nicchia, per i coraggiosi e gli appassionati, per colori i quali ArmA è sinonimo di un certo tipo di videogiochi: per tutte queste persone diventa quasi inutile leggere una recensione; per tutti gli altri, il consiglio che vi diamo è pensateci non una, non dieci, non cento, ma mille volte prima di buttarvi in un titolo simile. Le soddisfazioni e il divertimento abbondano, ma vanno duramente conquistate sul campo.