Nel 1996, diversi anni fa, ormai, Tecmo usciva dalla sua specializzazione in platform e giochi sportivi per avvicinarsi a un campo ignoto: quello dei picchiaduro. E’ l’anno in cui Dead Or Alive appare sulle scene destando interesse più per le strane reazioni fisiche delle protagoniste (spiegare è, forse, abbastanza inutile) che per il suo gameplay, vicinissimo alla serie Virtua Fighter. E’ l’anno in cui i ninja tornano sui campi di battaglia, il karate si fa esplosivo grazie a scenari pericolosi e la velocità vince su tutti gli altri prerequisiti di gioco. Quindici anni dopo le cose dovrebbero essere cambiate: è il concetto generale dell’evoluzione, dopotutto? Ma non è esattamente così: per quanto Dead Or Alive 5 sia stato migliorato rispetto a tutti i suoi predecessori in diversi aspetti, capita spesso e volentieri di provare una stranissima sensazione di deja-vu, come se in realtà le cose non riuscissero davvero a mutare in meglio. Come se tutto fosse uguale. Andiamo a scoprire queste somiglianze per vedere insieme se una squadra vincente debba davvero rimanere identica per continuare a trionfare.
La rinascita della DOATEC
Dopo l’autodistruzione del quartier generale della DOATEC da parte di Helena Douglas, figlia del presidente dell’azienda Fame Douglas, tutto è stato ricostruito dalle ceneri per seguire una nuova via: Helena, salvata all’ultimo momento dal DJ Zack, ha deciso di percorrere una via pacifica, festeggiando la rinascita con il torneo Dead Or Alive 5 ed eliminando tutti i progetti di carattere militare dalle mansioni della DOATEC. Ma di un progetto, purtroppo, non si sa più nulla: Alpha 152, clone potenziato della ninja Kasumi, è ancora in circolazione e Victor Donovan, la mente malvagia dietro a tutte le pianificazioni militari, sembra essere ancora vivo e pronto a utilizzarlo, tenendolo nascosta da ogni potenziale nemico per sferrare, in seguito, un attacco finale. E’ in questo contesto che si incrociano i destini di tutti i più forti lottatori del pianeta, tra coloro che vogliono conquistare il nuovo titolo e quelli che, come i ninja del clan Mugen Tenshin, vogliono far luce sulla sospettosa scomparsa di Alpha 152. Forse Victor Donovan sta tramando nell’ombra per davvero, e la situazione potrebbe degenerare da un momento all’altro?
Un gradito realismo
Pugno, calcio, parata, presa. Ecco riassunto, in quattro parole, corrispondenti a quattro precisi tanti, tutto il gameplay di Dead Or Alive 5. Sono quattro azioni che anche un comune essere umano, specie se prestante e con buone capacità atletiche, potrebbe eseguire senza alcun pericolo o senza puntare ad obiettivi impossibili. La serie Dead Or Alive è sempre stata di richiamo al realismo nei combattimenti e questo quinto episodio non fa eccezione: grazie ad una oculata scelta di pressione e tempi, il giocatore può mettere in scena combattimenti veloci e imprevedibili ma sempre plausibili, senza sfiorare mai il surreale salvo nel caso si utilizzi uno dei quattro ninja presenti nel nutrito schieramento di lottatori (una ventina circa). Le movenze sono sempre affascinanti e questo gusto di realtà non fa che fomentare l’attrazione per queste violente danze, dove ogni colpo può essere fermato, bloccato, previsto, schivato e punito, fino all’arrivo di un sospirato e decisamente sofferto K.O.. Ogni personaggio ricalca un particolare stile di lotta realmente esistente, passando dalla capoeira al taekwondo, dal grezzo wrestling allo stile dell’ubriaco, dal karate semplice al jeet kune do inventato dal grande maestro e star cinematografica Bruce Lee (qui omaggiato dal personaggio di Jann Lee, suo capacissimo emulo). Tutti i combattenti sono stati inseriti all’interno del contesto della modalità Storia, incentrata sulle vicende parallele del nuovo torneo e della rinascita della DOATEC: ogni capitolo della narrazione è diviso secondo una linea temporale (a tratti estremamente confusa) ed è vissuto dal punto di vista sempre differente di ognuno dei personaggi giocanti; mano a mano che si procede verso la fine, il giocatore stesso dovrà incollare insieme tutti i pezzi per capire in maniera limitatamente comprensibile l’ordine in cui gli avvenimenti si sono svolti, costruendo un racconto lineare. Tuttavia, molti sfidanti sono trattati come veri e propri camei e finiscono per essere solo delle divertenti macchiette in un contesto narrativo che tenta di essere serio mentre presenta scene drammatiche condite da situazioni al limite dell’assurdo. La storia stessa, oltretutto, finisce con un grosso cliffhanger che, probabilmente, sarà sviluppato nell’episodio successivo ma che lascia l’amaro in bocca in modo spietato: quella che sembrerebbe, in questo senso, una grossa perdita di tempo guadagna una sua utilità grazie ai tutorial presenti in ogni capitolo che riescono ad insegnare egregiamente tutte le meccaniche di gioco, dalle più semplici a quelle più complesso, senza annoiare. Oltre alla modalità storia, il gioco offre tutte le sfide più classiche, dalla Arcade (dove è possibile giocare anche appassionanti sfide due contro due, con meccaniche molto simili a quelle già viste nei due Tekken Tag Torunament) all’Attacco a Tempo passando per la Sopravvivenza: nulla di nuovo sotto il sole, quindi, ma con alcuni picchi qualitativi decisamente elevati quali l’eccellente modalità Allenamento, che permette al giocatore più accanito non solo di provare tutte le mosse una dietro l’altra grazie a una guida ma anche di studiare il numero di frame di vantaggio e di svantaggio per ogni azione svolta. E’ davvero uno sviluppo estremamente meticoloso, adatto ai veterani di grande stampo che vogliono dalla loro esperienza combattiva solo il meglio!
Bellezza impolverata
Giocare a Dead Or Alive 5 è sempre un piacere per gli occhi: gli scenari sono realizzati con una cura commovente, sempre vivi e animati, pieni di trappole e insidie da sfruttare per vincere lo scontro. E’ come se la vita continuasse attorno ai combattenti mentre ogni doloroso spettacolo prende forma, migliorando ancora di più i già ottimi caratteri di realismo. I modelli dei personaggi non sono da meno, rivelando dettagli eccellenti nella realizzazione dei volti, delle parti del corpo, dei vestiti e della sporcizia che si accumula durante il combattimento: altrettanto vero, purtroppo, è che gli sguardi dei protagonisti sembrano non riuscire a mutare, restando vacui e privi di emozioni indipendentemente dalla situazione. E’ un problema che affligge pesantemente la modalità Storia, capace di eliminare l’intensità drammatica da ogni situazione a causa di certi sguardi da manichino che sembrano congelati in un vuoto inquietante. Il gioco, tuttavia, riesce comunque a intrattenere grazie all’incredibile mole di contenuti sbloccabili, tra titoli, personaggi e costumi (ed è glorioso pensare che nessuno di questi elementi sia un DLC, salvo qualche costume gratuito): il carisma dei personaggi di Virtua Fighter, Akira, Pai e Sarah, impreziosisce l’insieme a dona concretezza al recente e silenzioso patto commerciale tra Koei Tecmo e SEGA. Purtroppo la modalità online, disponibile solo attraverso un pass a pagamento (presente gratuitamente nelle versioni acquistate nuove), soffre ancora di pesantissimi lag che minano un’esperienza di gioco che richiede prontezza di riflessi e precisione: si resta speranzosi che tutte queste piccole magagne possano venire risolte col tempo. La possibilità di condividere i propri risultati in tempo reale su Facebook è interessante, ma è solo una piccola postilla e diverte soltanto nelle prime occasioni, fino a che non scema l’iniziale curiosità.
Conclusioni
Dead Or Alive 5 è un titolo brillante che offre una solidissima sfida per tutti coloro che cercano un picchiaduro relativamente realistico, senza le luci e i colori fulminanti di altre produzioni. Le meccaniche sono malleabili al punto da essere approcciabili per tutti, neofiti e grandi esperti, ma il tutto sembra essere piantato ancora nel passato, come fosse davvero incapace di evolversi. Tutto (tranne l’online) funziona bene ma anche le migliori formule, se non riescono a procedere verso un futuro di crescita, rischiano di arrugginirsi e questo quinto torneo di vita e morte ne è una chiarissima testimonianza. Ed è proprio per questo che è difficile mantenere vivo l’entusiasmo per queste fascinose evoluzioni marziali: per quanto si voglia scoprire il nuovo tra queste pagine in lotta, tutto sembra voler restare uguale a se stesso. La ricerca prosegue, il risultato piace: ma se la freschezza inizia a perdere colpi, così anche il giocatore desideroso può stancarsi rapidamente, e vista l’eccellente qualità del prodotto è davvero un peccato.