Per la serie “Forse non tutti sanno che…” nell’ormai lontano 2007 lo studio Cing pubblicò un’avventura grafica che costituì uno dei titoli di punta della neonata console a doppio schermo della casa di Super Mario. Tale gioco si intitolava “Hotel Dusk: Room 215”, e vedeva protagonista un giovane ex-poliziotto di nome Kyle Hyde , all’epoca lavoratore per la società di consegne Red Crown, intento a gettare luce sulla morte di un suo collega e sui decantati poteri di realizzazione dei desideri della Stanza 215 dell’Hotel Dusk. Il gioco ebbe un successo ampio e meritato, e così Cing ha dato vita ad un seguito intitolato “Last Window: il segreto di Cape West” nel tentativo di bissare il trionfo conseguito. E così, un anno dopo aver risolto i misteri dell’Hotel Dusk, Kyle torna all’opera sul doppio schermo dei nostri Nintendo DS .
Casa dolce casa
La nostra nuova avventura inizia a Los Angeles, nel 1980, e il nostro buon Kyle è stato appena licenziato dalla Red Crown per colpa del suo carattere piuttosto impulsivo. Fa così ritorno a casa, nel suo appartamento all’interno di quello che un tempo era l’Hotel Cape West. Qui incontra la proprietaria, che lo informa della sua volontà di vendere il complesso, ma glissando sulle motivazioni che la spingono a questa scelta. A questo aggiungete anche la misteriosa lettera che Kyle trova nella sua cassetta della posta, inviata da qualcuno consapevole del secondo lavoro del nostro eroe, il “recupero oggetti”, che gli richiede di cercare un misterioso oggetto chiamato Scarlet Star. Questi sono solo i primi due interrogativi a cui il signor Hyde dovrà dare risposta nel corso dell’avventura, in una trama che si propone avvincente fin dalle prime battute. Il mix è quello già apprezzato in Hotel Dusk: un primo mistero che al suo interno ne comprende numerosi altri, che accrescono la suspense fino allo scioglimento finale. L’intreccio è avvincente e profondo, colorato da quelle tinte “noir” che avevano fatto la fortuna del suo predecessore. Il racconto si dipana oltre che con le nostre azioni investigative, anche attraverso cut – scenes di grande impatto, sempre realizzate con l’inconfondibile stile del gioco. L’unico neo che si può riscontrare è il ritmo del racconto, che in alcuni momenti cala, e che quindi i neofiti del genere possono magari non gradire più di tanto. Questo però è imputabile al genere dell’avventura grafica, di per sé più lento rispetto ad un qualsiasi altro gioco in cui è l’azione a fare la parte del leone, piuttosto che al lavoro dei Cing. La nostra avventura verrà man mano riportata in quello che rappresenta una vera aggiunta rispetto a “Hotel Dusk”: il Romanzo. Qui verranno trascritti i nostri spostamenti e gli sviluppi della vicenda e il tutto potrà essere riletto a proprio piacimento. Alla fine della nostra avventura quindi ciò che ci troveremo in mano entrando nel Romanzo sarà un vero e proprio e-book da poter leggere quando meglio ci aggrada. La trovata, per quanto relativamente rilevante nell’economia del gioco vero e proprio, è estremamente gradevole e aggiunge una nuova sfaccettatura al titolo.
Ad personam
Sicuramente Kyle è un personaggio che abbiamo imparato a conoscere e apprezzare. Non è perfetto, non è dotato dell’attitudine flemmatica di Sherlock Holmes, è al contrario impulsivo, spesso distratto, ma a suo modo carismatico. In questo nuovo capitolo conosceremo ancora meglio il signor Hyde e il suo carattere, grazie anche ai suoi comportamenti, ai suoi monologhi interiori e alle sue reazioni durante i dialoghi. Già, i dialoghi. Uno degli elementi che porta avanti la storia insieme alle investigazioni. Attraverso le interazioni con gli altri personaggi, infatti, potremo ottenere nuove informazioni utili per la nostra indagine. Potremo scegliere cosa dire di volta in volta tra una serie di opzioni, e ottenere così reazioni diverse da parte dei nostri interlocutori. Non solo, ma anche il modo in cui ci rivolgeremo a loro influirà sul risultato delle nostre domande: usare un’attitudine accomodante o una più ferma può avere esiti diversi a seconda delle situazioni. In definitiva, i dialoghi risultano vari, dinamici e quindi divertenti da seguire. I personaggi con cui ci interfacceremo sono caratterizzati in profondità, enigmatici anch’essi a loro modo. A loro il compito di completare con le loro informazioni ciò che Kyle capirà dagli indizi e dai classici enigmi in cui si imbatterà in giro per le locazioni. A questo proposito, il sistema è il medesimo visto in “Hotel Dusk”: sul touch screen potremo interagire con l’ambiente, spostandoci e muovendo la visuale a nostro piacimento, per poi zoomare sulle zone di maggior interesse e agire sugli elementi sensibili dello scenario, mentre sull’altro schermo avremo sempre sott’occhio la mappa del luogo in cui ci troviamo. Il sistema è collaudato, e oggi come allora risulta immediato ed efficace.
Bianco e noir
Sotto il profilo tecnico, “Last Window” è sicuramente degno di nota. Il motore grafico che muove le sessioni di esplorazione sfrutta a dovere il potenziale del Nintendo DS, risultando fluido e con texture generalmente ben definite. Diversa è la scelta invece effettuata da Cing per i personaggi: la formula è quella del titolo precedente, cioè il disegno “a matita” che dà un look assolutamente particolare al gioco. Questo escamotage conferisce un sapore retrò al gioco, un aspetto che ben si sposa con il clima da romanzo noir tipico di “Last Window”. Normalmente i colori prevalenti sono il bianco e il nero dei personaggi sui fondali colorati delle ambientazioni, ma i primi cambiano anche colore a seconda del loro stato d’animo, dal rosso al blu. Per quanto riguarda il comparto audio, le musiche di sottofondo sono in linea con il mood generale delle ambientazioni e quindi risultano gradevoli. Il gioco infine è disponibile completamente tradotto in italiano, in maniera sempre precisa e pertinente, che non fa perdere smalto all’impianto narrativo del gioco. La completa localizzazione è molto importante, in quanto permette anche a chi non si destreggia con le lingue straniere di godersi il gioco senza che esso perda un briciolo del suo appeal.
Il canto del cigno
In definitiva, “Last Window” è un gioco indubbiamente validissimo nel suo genere. E’ accattivante, avvincente e profondo, ad un’avventura grafica non si può davvero chiedere molto di più. La sua debolezza forse risiede proprio in questo, nel suo appartenere a questo genere e quindi non essere un prodotto adatto a tutti, ma di rimanere chiuso in una nicchia che seppur grande rimane limitata. La tristezza più grande è pensare che questo è l’ultima piccola perla a cui Cing ha dato vita, avendo lo studio dichiarato bancarotta. “Last Window” non è un capolavoro assoluto nè una killer application universalmente apprezzabile, ma un gioco che per essere apprezzato appieno deve avere una volontà forte da parte del giocatore, una grande voglia di scoprire cosa “Last Window” ha da offrire. Del resto, non è la stessa sensazione che si ha di fronte ad un romanzo?