Parenti serpenti

“Come potevamo migliorare la formula della nostra serie ‘F.E.A.R.’? Ovviamente inserendo una nuova componente: la cooperazione!”. Con queste parole, Dan, uno dei responsabili alla produzione di “F.3.A.R.”, ha introdotto la presentazione di questo titolo, un FPS che fa della paura e dell’orrore i perni attorno al quale costruire un gameplay accattivante. “Ma la cooperazione è spesso indice di sicurezza: come si può mantenere la sensazione di paura pur collaborando con qualcuno? Si decide di accoppiare due persone che non si fidano l’una dell’altra”: in “F.3.A.R.”, che si svolge circa 9 mesi dopo la fine del secondo episodio (per motivi legati a una misteriosa gravidanza di Alma), i giocatori prendono le parti di due fratelli, uno vivo e uno morto, i quali, per diverse ragioni, non vanno affatto d’accordo. La solitudine, quindi, non svanisce affatto: quando ci si trova di fianco a una persona della quale non ci si fida affatto la tensione non può che salire, nel timore che questa possa colpirti alle spalle…

Io vedo cose che tu non puoi vedere

Con “F.3.A.R.” siamo di fronte a un singolare caso di ‘collaborazione infame’: un giocatore controlla uno dei fratelli, quello vivo e vegeto, il quale può difendersi usando le armi che trova in giro e attivando, per un limitato periodo di tempo, una devastante funzione di slow-motion grazie alla quale i nostri occhi potranno gioire di eliminazioni quasi surreali, al limite del grottesco; il fratello morto, invece, può lanciare alcune scariche di energia sfruttando la sua aura e, nel caso, può prendere possesso del corpo di alcuni nemici per sfruttarne le abilità e, soprattutto, le armi. Grazie alle sue abilità spiritiche, inoltre, solo il fratello morto può scovare nello scenario alcune trappole o alcune zone particolari che il giocatore ‘vivo’ non può minimamente vedere: questo è uno dei punti cardine che fa entrare in gioco la volontà o meno di collaborare. Il giocatore che controlla il fantasma, infatti, può avvisare il proprio compagno e dirgli della trappola nascosta dietro una determinata porta o, se spinto da uno spietato sadismo, può tacere e vederlo contorcersi dal dolore dopo che la suddetta trappola è scattata. Ma anche il fratello vivo può prendersi le sue piccole vendette: una delle più potenti mosse del fantasma consiste in una fragorosa esplosione di energia che può spazzare via molti nemici in delle particolari situazioni di pericolo, ma questa tecnica può essere attivata solo durante la slow-motion. Il fratello vivo può, a sua completa discrezione, aiutare il compare a spazzare via i nemici o, molto simpaticamente, infischiarsene e rendere pan per focaccia al povero malcapitato!

Riaffiorano nefasti ricordi

Alcuni dei nemici presenti in “F.3.A.R.” posseggono strane capacità psichiche e possono spedire i nostri “anti-eroi” indietro nel tempo per vivere i ricordi della loro infanzia in una veste decisamente meno serena. Ci potrà capitare, quindi, di combattere all’interno dei nostri ricordi, navigando fra parchi giochi e proiettili, con un gioco di colori grigi e scenari plumbei davvero al limite del crollo nervoso. La mente e i pensieri hanno un ruolo importante anche in una eventuale campagna a giocatore singolo: nel caso si giocasse da soli, infatti, il fratello morto non sarà fisicamente presente ma continuerà violentemente a tormentarvi, sussurrando parole maligne direttamente al vostro cervello. Come se non bastasse, l’intelligenza artificiale e il posizionamento dei nemici sono stati migliorati al punto da cambiare drasticamente e in maniera casuale tra una partita e l’altra. “Vi capiterà di rigiocare e direte ‘Ok, qui c’è un nemico, sono pronto… Ehi… Ma dov’è? Aiuto!’ Questo è l’obiettivo che siamo riusciti a raggiungere”. Con queste parole Dan chiude la presentazione di “F.3.A.R.”, lasciandoci carichi di una bizzarra voglia di infiltrarci ancora di più nella psicologia di questi due fratelli.

Conclusione

“F.3.A.R.”, a questo primo sguardo, promette di regalare un’esperienza psicologica di tipo completamente nuovo, fondata su un sentimento non corrisposto di fiducia nel prossimo e coadiuvata da un nuovo, spettacolare processo di posizionamento dei nemici. La paura acquista così un nuovo valore: non soltanto paura della morte ma anche paura di non poter credere in nemmeno una parola di quanto dice un proprio consanguineo, seppur morto… Una delle peggiori sensazioni che si possano provare…