A metà degli anni novanta il genere delle avventure grafiche, così come quello dei platform, era in auge e proponeva molte alternative. Titoli come Maniac Mansion, la saga di Monkey Island e Broken Sword sono passati alla storia come i migliori esponenti di questo genere. Alcune avventure erano originali e brillavano di luce propria, altre invece erano talmente ispirate dalle pietre miliari del genere da soffrire della mancanza di una loro personalità. Tra queste spicca sicuramente Touché: The Adventures of the Fifth Musketeer (oppure semplicemente Touché). Il gioco, sviluppato da Clipper Software prende più di una licenza dal famoso The Secret of Monkey Island e cerca di adattarne ironia, sarcasmo e buon umore ad un contesto diverso da quello offerto da Lucasarts. La missione riesce solo in parte.
Dove “I tre moschettieri” finiscono…comincia la nostra avventura
Touché è ambientato in Francia, nella seconda metà del sedicesimo secolo. I Moschettieri sono la frangia dell’esercito più famosa del regno è questo incoraggia un tale Geoffroi a farne parte. Le ambizioni di quello che assumerà i contorni del nostro alter-ego non si fermano certamente a questo: il sogno di Geoffroi è di passare alla storia come ‘il Quinto Moschettiere’, l’autentico successore dei mitici Athos, Porthos, Aramis e D’Artagnan. In suo “aiuto” viene subito la mala sorte: l’aspirante moschettiere arriva in una città, chiamata Rouen, nel cuore della notte e trova per strada, agonizzante, un malcapitato che ha subito il furto di un testamento ed è stato pugnalato a morte. Tra una battuta e l’altra prende forma l’avventura di Geoffroi, cioè svelare il mistero dell’omicidio, ritrovare il bottino e l’erede del moribondo. In suo aiuto verrà un “leccapiedi” di nome Henry, che con Geoffroi intavolerà discussioni a tratti esilaranti.
Una gioia per gli occhi e poco più
Il primo impatto con Touché è di quelli che non si dimenticano. Eccezion fatta per le tinte scure delle ambientazioni notturne, il titolo di Clipper Software offre ottimi sfondi disegnati a mano e a regola d’arte. I personaggi sono realizzati piuttosto bene e, se chiudiamo un occhio sulle animazioni, ci accorgiamo che si fondono bene con il paesaggio, regalando degli scorci indimenticabili. Purtroppo a tanta cura certosina per l’aspetto visivo non segue un’attenzione particolare per i personaggi secondari. Dopo aver visto un locandiere li avremo visti tutti, e lo stesso può essere detto per i chierici, i moschettieri ordinari e tutte le comparse che incontreremo nel nostro cammino. Un discorso analogo può essere fatto per le locazioni: letteralmente riciclate e riproposte senza soluzione di continuità. Peccato, perché un briciolo di varietà in più non avrebbe certo guastato. Sul fronte sonoro ci si attesta su una realizzazione senza infamia né lode: Touché non è quindi passato alla storia grazie alla propria colonna sonora.
Poco da salvare, molto da migliorare
Quanto di buono può offrire Touché è l’appartenenza ad un genere molto apprezzato nel panorama videoludico su computer. L’essere un’avventura grafica è, nonostante i difetti citati, la garanzia di un titolo impegnativo e longevo. Il ritmo di gioco non è di certo frenetico: a qualcuno potrà dispiacere il perdere tempo in discussioni allucinanti con Henry o con altri personaggi ma, nonostante tutto, la trama è discretamente orchestrata e sembrerà di sfogliare le pagine di un racconto liberamente ispirato dalle pagine di Alexadre Dumas (l’autore del classico letterario “I Tre Moschettieri”). Gli enigmi, punto focale di ogni avventura grafica che si rispetti, alternano soluzioni intuitive e logiche ad altre totalmente fuori dagli schemi. L’esempio più emblematico ricordato nei quattro angoli della rete è quello di gettare nel fiume un melone per distrarre un pugno di guardie intenzionate a non farci proseguire. Cosa ci fosse di tanto speciale in quel melone, non lo sapremo mai.
Tra il successo e l’anonimato c’è di mezzo… Clipper Software
La sensazione finale è che la stessa Cipper Software sia stata concepita per rendere omaggio a Ron Gilbert e Tim Schafer (i due geni che si celano dietro Monkey Island I e Monkey Island 2). Il protagonista di Touché, Geoffroi, sembra la copia meno sgargiante e scanzonata di Guybrush. In generale vi è la sensazione latente che – al di là degli ottimi fondali, dei discorsi sarcastici e ironici, degli enigmi più o meno logici – in quel di Clipper Software ci fosse una cronica mancanza di idee. Il risultato finale è estremamente accademico, realizzato senza difetti di programmazione ma privo di reale mordente per far breccia nei cuori esigenti degli appassionati. In definitiva Touché è un concentrato di contraddizioni: una splendida idea, partita con il piede giusto e inciampata in un completamento frettoloso e privo di colpi di genio. Peccato.