Gli Slightly Mad Studios riscrivono Need for Speed
La serie Need for Speed ha subito fin dal suo concepimento molteplici sconvolgimenti che hanno mutato significativamente il gameplay e la natura stessa del gioco. Nel 1994 l’omonimo videogioco vedeva il giocatore a bordo di fuoriserie destreggiarsi in spericolati inseguimenti braccato dalla polizia, tema che è rimasto centrale fino agli episodi rilasciati negli ultimi anni. Una sterzata netta si ebbe nel 2003 con l’uscita di Need for Speed: Underground titolo che vedeva per la prima l’introduzione della tuner culture, il tutto condito con un modello di guida molto arcade e con gare clandestine tenute esclusivamente in notturna.
Underground, che commercialmente fu un successo, diede adito a molte discussioni tra i fan che vedevano snaturato il concept di gioco originale. I titoli successivi ad Underground furono tutti più o meno incentrati sul tuning e sugli inseguimenti con la polizia, con un atmosfera decisamente alla Fast and Furious.
Una nuova brusca inversione di marcia si ebbe con Need for Speed: pro Street che fece registrare una netta rottura con il passato, passando alle competizioni su veri e propri circuiti e adottando una struttura piuttosto inusuale fatta di “giorni di gara”.
Il gioco fu accolto molto freddamente da pubblico e critica al punto che gli sviluppatori decisero di ritornare alle corse clandestine in città con Need for Speed Undercover; i risultati, seppur decisamente migliori di Pro Street, non furono comunque all’altezza del blasone della saga.
Questo breve excursus storico sulla serie automobilistica che è l’emblema del cambiamento generazionale e della mutazione del concetto di videogioco, ci è sembrato quantomeno doveroso per introdurre la meglio il tredicesimo esponente di questa storica saga. Stiamo parlando di Need For Speed: Shift, che fa registrare l’ennesima inversione di tendenza con il ritorno alle corse sui circuiti. L’intento dei programmatori è quello di dare di nuovo lustro a un brand che sembrava inesorabilmente destinato ad una involuzione dai caratteri irreversibili.
Ad eseguire questa ristrutturazione in perfetto stile “art nouveau” sono stati incaricati gli Slightly Mad Studios, conosciuti ai più come Blimey! Games, co-sviluppatori insieme a Simbin di simulazioni del calibro di GT Legends e GTR 2.
Già l’associazione di questo team di sviluppo ad un brand come quello di Need for speed suona decisamente strano, e potrebbe sembrare un grosso azzardo da parte di Electronic Arts.
Le prime indiscrezioni, successivamente confermate dalla stessa EA, che davano per certo lo sviluppo del titolo da parte dei Blimey! Games suscitarono non poco interesse all’interno della nostra redazione, incuriositi dal tipo dal tipo di impronta che la casa di sviluppo inglese avrebbe adottato per il titolo.
Di sicuro la parola rivoluzione è forse quella più idonea per descrivere Need for Speed: Shift, che riprende il discorso di pro Street, condendolo con un sugo dal retrogusto Polyphony Digital, al punto che si fatica a trovare connessioni con il passato. Elettronic Arts sembra seguire la moda del momento che prevedere lo sfruttamento del nome di brand storici per lanciare dei seguiti che si discostano molto da come era stata concepita la serie originariamente, al punto che è lecito chiedersi se sia il caso di un cambiamento di nome. Lo abbiamo visto con Colin McRae Dirt 2 che non ha nulla a che vedere con il simulatore di rally Colin McRae, e lo continuiamo a constatare con Shift che ha ben poco in comune con il filone dei Need for speed “alla fast & furiuos”.
Senza ombra di dubbio il prodotto sfornato dai Slightly Mad Studios è difficile da collocare, essendo un crossover tra un arcade e una simulazione. Fin qui niente di rivoluzionario quindi, quello che però colpisce è come la casa di sviluppo ha concepito questo games, soprattutto a livello di sensazioni suscitate nel giocatore. L’esperienza emozionale riprodotta in Shift è un qualcosa di unico. Vediamo insieme di cosa tratta questa rivoluzione.
Dentro il casco del pilota..
Come ogni gioco di guida che si rispetti la modalità carriera è il fulcro di tutto il gameplay. La nostra inizializzazione alle corse ci vedrà impegnati in un weekend di gara dove dapprima dovremo superare un giro di prova a bordo di una BMW -e in base alla prestazione il sistema ci suggerirà quale impostazioni più si addicono al nostro stile di guida- e successivamente in una gara vera e propria dove l’obiettivo sarà quello di arrivare a podio.
Quello che lascia inizialmente spiazzati è il modello di guida decisamente inedito in un titolo del franchise Need for Speed.
Chiaramente è customizzabile a proprio piacimento e in base al livello di simulazione che si vuole ottenere. Ad esempio, settando il livello di manovrabilità a pro il sistema toglie automaticamente tutti gli aiuti elettronici (che possono poi comunque essere riattivati), come abs, controllo della trazione, controllo stabilità, e gli effetti dei danni saranno reali. Anche il livello di difficoltà può essere personalizzato, prevedendo infatti la possibilità di scelta tra facile, medio e difficile.
Altra cosa adattabile alle esigenze del giocatore è l’HUD che prevede di scegliere se visualizzare su pista la traiettoria ideale, (che aiuta molto specie su tracciati meno conosciuti). Tornando a bomba sull’argomento inizialmente introdotto, ossia il modello di guida, dobbiamo dire che ci ha molto colpito. I programmatori infatti sembrano aver centrato il perfetto connubio tra arcade e simulazione. Per quanto possa aver subito le influenze di Grid risulta molto ben congeniato, dando il meglio di se con tutti gli aiuti elettronici disattivati; in questo modo per non far intraversare la nostra vettura (specie se a trazione posteriore) dovremo usare con molta oculatezza il pedale dell’acceleratore. La modalità carriera è strutturata molto bene, presentando eventi vari e divertenti. Prima di affrontare il top delle competizioni, rappresentato dal tour mondiale NFS dove gareggiano contro bolidi del calibro di Lamborghini e Pagani, dovremo farci le ossa e superare gli eventi suddivisi in quattro fasce, oltre che guadagnare le stelle ottenibili tenendo determinate condotte in gara. Gli eventi prevedono competizioni come il time attack che consiste in delle sfide a tempo nelle quali affronteremo diversi avversari per ottenere il miglior tempo su giro. Man mano che si avanza e si guadagnano stelle e piazzamenti sbloccheremo altre categorie di eventi con piste più tecniche e auto più potenti. Di diretta derivazione “carboniana” (da Need for Speed Carbon) gli eventi car battle sono una delle competizioni più divertenti del gioco; consistono in battaglie testa a testa tra auto di due diversi costruttori.
Sono composti da tre tipologie di sfide, dapprima dovremo affrontare il nostro avversario da leader, il che significa non farci superare, e poi da inseguitori, ed infine, in sfide spalla a spalla senza alcun vantaggio per i due piloti. Dobbiamo purtroppo registrare che una condotta scorretta potrebbe rilevarsi il più delle volte vincente, nel senso che ci è spesso capitato di vincere essendo noi ad inseguire semplicemente tamponando il nostro avversario e spingendolo fuori pista (si può vincere la sfida anche distaccando il nostro antagonista di 5 secondi). I circuiti sui quali si dipanano le varie sfide sono molti e prevedono anche vecchi classici come Laguna Seca o Silverstone; tutti ottimamente riprodotti e perfettamente riconoscibili dalle controparti reali. Il pacchetto offerto è quindi molto variegato, e forse la sola modalità DRIFT avrebbe potuto essere realizzata meglio. In questo tipo di gare dovremo cimentarci nella realizzazione di derapate controllate in porzioni di circuito delimitati da paletti; velocità, angolazione e distanza sono i parametri da tenere sott’occhio. Quello che però manca a questa competizione è il giusto mordente che ci si aspetterebbe da evoluzioni così divertenti, in realtà ci troviamo di fronte a un qualcosa che sembra essere stato implementato senza troppa convinzione, al punto che il controllo stesso della macchina è quanto meno approssimativo.
Questione di stile…
La particolarità di Shift, nonché uno dei suoi punti di forza, è che tutte le nostre evoluzioni e peripezie in gara saranno attentamente valutate dal sistema che prevede sia un livello pilota che un computo delle stelle. Questo permette di essere altamente gratificati qualora saremo autori di particolari manovre, come ad esempio sorpassare in derapata una serie di avversari a bordo di una macchina ultra-modificata che difficilmente si tiene in pista e che potrebbe andare in testa coda anche in quinta marcia.
L’autogratificazione è un ricordo passato, in Shift tutto è retribuito! Come detto il livello pilota valuta il nostro stile di guida, che può essere preciso o aggressivo, a seconda della nostra condotta di gara.
Per avere i punti precisione sarà necessario tirare delle traiettorie perfette e seguire quanto più possibile la traiettoria ideale, o in alternativa, azzeccare una partenza perfetta senza far pattinare le ruote. I punti aggressività prevedono invece uno score tenendo conto del nostro comportamento contro gli avversari. Il sistema valuterà se giocheremo sporco, tendendo a buttare fuori pista l’antagonista di turno, o se il nostro modello di guida è nervoso, fatto di continui aggiustamenti alla traiettoria e con la propensione ad andare fuori pista. Accrescendo il livello di esperienza avremo diritto a ricompense in denaro con le quali potremo acquistare nuove vetture o modifiche (di cui parleremo più avanti), ma anche aver diritto a sfiziosi premi come livree, cerchioni, e altre cose per arricchire la nostra macchina, ovviamente, e forse anche la cosa più importante, avremo accesso a esclusive competizioni ad invito. La cosa bella è che le competizioni sbloccabili saranno legate a filo diretto con il nostro stile di guida; se ad esempio saremo dei cultori della guida pulita alla Schumacher ci verranno proposte gare a tempo, in caso di un’indole aggressiva ci troveremo spesso ad affrontare gare ad eliminazione. Ma le gratificazioni per il giocatore non finiscono di certo qui, oltre ai sopracitati punti pilota il gioco ci premierà con delle medaglie assegnate sempre in base alla natura della nostra indole corsaiola. Per quanto riguarda le medaglie, ne avremo a disposizione di varia tipologia, fino ad arrivare alle medaglie maestro. Come accennato all’inizio del paragrafo Shift prevede anche un computo stelle, che valutano ogni singolo evento, a seconda della tipologia di quest’ultimo e in base ai risultati ottenuti (e non stiamo parlando solo di tagliare per primi il traguardo) sempre rifacendosi alle due opposte condotte di gara. Raggiunto un certo numero di stelle sbloccheremo la competizione successiva. Spesso avremo il compito di effettuare delle derapate, altre di mettere fuori causa gli avversari con chirurgiche sportellate, chiaramente tutte queste azioni “sporche” verranno premiate e spingeranno il giocatore stesso a compirle.
Questo mash-up che ci viene proposto, se da un lato appanna leggermente la vena simulativa del titolo, dall’altro lo rende sicuramente divertente e meno “statico” della concorrenza. Emozioni forti.. Come detto in apertura il sistema di guida del titolo EA ha subito una messa a punto davvero notevole, tanto da risultare molto appetibile soprattutto con gli aiuti disattivati. Le visuali disponibili sono quelle classiche previste in questo tipo di giochi. Merita un plauso la visuale all’interno dell’abitacolo, il cruscotto di ogni macchina è riprodotto con una notevole dovizia di particolari.
Ma i programmatori non si sono limitati a questo, infatti, sono state riprodotte più o meno fedelmente tutte le dinamiche che accadono dentro l’abitacolo di un mezzo da gara. Quindi se andremo a finire nello sterrato lo schermo traballerà tutto, e se invece saremo artefici di una notevole botta allora sentiremo l’affanno del pilota a seguito dell’impatto, il tutto riprodotto con degli effetti di tilt e appannamento della visuale davvero efficaci. A livello di giocabilità sicuramente questa visuale è quella che riesce più a riprodurre l’essenza del gioco. Adottando le visuali esterne si perderà gran parte del divertimento. Il team di sviluppo, memore della sua esperienza con le simulazioni di guida automobilistica, ha puntato molto sulle sensazioni che prova un pilota impegnato alla guida di una macchina da corsa. Dobbiamo dire che l’obiettivo è stato raggiunto coadiuvato da un modello di guida azzeccatissimo. Forse per la prima volta è stato raggiunto l’equilibrio ideale tra arcade e simulazione (molto di più che in Dirt2). Joypad alla mano tenere in strada la macchina azzerando tutti gli aiuti è ostico, sono assolutamente banditi i repentini cambi di direzione anche nei tratti rettilinei. Brusche sterzate potrebbero provocare l’imbarcamento della vettura e la conseguente uscita di pista. In questi casi è preferibile lasciare l’acceleratore e far dolcemente sfilare la macchina, anche fuori pista, si avrà poi tutto il tempo di raddrizzare la gara. I controlli rispondono molto bene e il pad della PS3, personalizzabile secondo 3 diverse configurazioni, si rivela all’altezza della situazione. Come in ogni Need for Speed che si rispetti è possibile anche modificare la macchina.
Avremo tre livelli di modifiche che prevedono customizzazioni sempre più importanti. Le parti modificabili comprendono la trasmissione, il motore, i freni, e le sospensioni; per quanto concerne l’aerodinamica invece si può agire su modifiche estetiche della carrozzeria -alettoni e minigonne- ma anche sulla riduzione di peso che influisce notevolmente sull’agilità in curva del nostro mezzo, migliorando il rapporto pesopotenza. Infine ci sono le modifiche da gara che prevedono il kit nos, la trasmissione corta, e il telaio rigido.
A livello estetico oltre al classico cambio di livrea con colori differenti e aerografie personalizzate, si può intervenire anche sui cerchioni. In ogni caso tutte le modifiche potranno essere vendute. La vena realistica del titolo è visibile anche in questo settore. La preparazione della macchina va fatta con criterio, ed è pressoché inutile agire sulla potenza del motore quando non si interviene anche sull’assetto.
Questo si potrebbe tradurre nell’avere un bolide con una marea di cavalli ma non poterli scaricare a terra a causa di un assetto inadeguato. Per rendere guidabile la macchina sarà necessario cambiare mescola delle gomme, ed intervenire sulle sospensioni, altrimenti ci troveremo esattamente a recitare la parte di un leone un gabbia, coscienti di avere una vera bestia a quattro ruote sotto il sedere ma incapace di farla ruggire, perché aprire la farfalla dell’acceleratore al massimo equivarrebbe a trovarsi in direzione opposta rispetto il senso di marcia.
Grafica e tecnica
Pur essendo un titolo multipiattaforma il lavoro svolto dai programmatori è notevole. I fotogrammi per secondo sono circa 30 e piuttosto costanti durante tutte le fasi della competizione, partenza inclusa. Le auto disponibili sono perfettamente modellate, la cui realizzazione è però leggermente inferiore rispetto a quelle di Forza Motorsport e Gran Turismo.
Complessivamente sono presenti circa 60 vetture acquistabili regolarmente, ed altre successivamente sbloccabili. Non mancano marchi blasonati come Audi, BMW, Honda, Ford, Nissan; presenti all’appello anche le supercar del calibro di Bugatti, Lamborghini, Maserati, e Mercedes SLR McLaren.
Da registrare l’assenza delle rosse di Maranello. Ottime le texture, a bordo pista si nota purtroppo l’ormai onnipresente (quasi) antialiasing.
I circuiti sono ottimamente realizzati e perfettamente riconoscibili dalle controparti reali, molto riusciti anche quelli “di fantasia”.
Per quanto riguarda gli effetti grafici, da menzionare il motion blur per dare la sensazione di velocità all’interno dell’abitacolo.
Il campionario di effetti sonori è ben realizzato, sia il rombo dei motori -caratteristico per ogni vettura- , sia lo stridere delle gomme sull’asfalto. Belle anche le musiche che ci accompagnano tra gli asciutti menù, mix tra diversi generi. La fisica che gestisce i danni è buona, pur senza facendo gridare al miracolo, infatti, schiantandosi a 300 kmh addosso ad una vettura avversaria non avrà delle conseguenze perfettamente reali.
Sul lato multiplayer il titolo riesce a difendersi discretamente pur senza facendo gridare al miracolo. E’ garantito il supporto fino ad 8 giocatori, ma sono disponibili soltanto due tipologie di modalità; Versus e gara standard (quest’ultime completamente personalizzabili). Non è stato rilevato alcun lag durante tutta la durata delle nostre prove.
Conclusioni
Alla fine del nostro lungo viaggio tra i circuiti di Need for Speed Shift ci sentiamo di fare un meritato plauso ai programmatori, e all’audacia di EA che ha deciso di investire su un gameplay inedito per la serie. I punti deboli del titolo sono davvero pochi e si contano sulle dita di una mano, ma soprattutto scompaiono di fronte a una struttura di gioco varia e mai noiosa, e a un titolo di corse dai connotati decisamente emozionali che ha preferito intraprendere una strada propria piuttosto che scimmiottare i titoli già presenti sul mercato. Il livello di sfida è alto, grazie anche ai tre livelli di difficoltà, l’AI degli avversari molto credibile, e la longevità che ne deriva è soddisfacente, specie perché c’è lo stimolo ad affrontare le gare più volte per guadagnare punti piloti e stelle. L’ottimo comparto audiovideo, e il modello di guida che fonde il meglio di due generi opposti come simulazione ed arcade fanno il resto. Need for Speed: Shift è un titolo da possedere assolutamente sia che siete amanti di giochi corsaioli sia che vi approcciate per la prima volta al genere.