Pillars of Eternity si apre con un messaggio di ringraziamento per gli oltre 77.000 sostenitori che hanno reso possibile il progetto attraverso la raccolta fondi su Kickstarter. Con questi numeri, il GDR isometrico sviluppato da Obsidian Entertainment – che ha raccolto quasi 4.000.000 dollari – ha attirato a sé le attenzioni che il mercato riserva per le esclusive di punta o per produzioni tripla A, ma lo ha fatto in maniera del tutto naturale e sacrosanta: il progetto del team di sviluppo – già famoso per altri capolavori – incarna alla perfezione il significato delle piattaforme di crowdfinding, che prevedono un onesto dare e ricevere sulla base della spontanea offerta degli utenti e delle promesse di chi avvia la campagna. Il risultato alla fine della raccolta fondi può essere racchiuso in una sola parola per entrambe le parti in gioco: successo. Da un lato, Obsidian ha ottenuto quasi il quadruplo dell’obiettivo di finanziamento, potendosi concentrare su raffinamenti ed espansioni varie del comparto di gioco; dall’altro lato, gli utenti hanno premiato la qualità del titolo con un mastodontico 87/100 user-score su Metacritic. E noi, dopo circa 70 ore di gameplay, siamo pronti a darvi la nostra.

Conoscere il proprio personaggio

Mettiamo subito in chiaro una cosa: Pillars of Eternity non è per casual gamers né per chi è abituato a giocare ai giochi di ruolo in prima o terza persona molto frenetici – alla Skyrim, Dragon Age et similia. Più verosimilmente, siamo di fronte al successore spirituale di Baldur’s Gate; parliamo, cioè, dell’eccellenza dei GDR isometrici. La creazione del protagonista dell’avventura è parecchio complessa, ma molto interessante: per iniziare, abbiamo a disposizione sei razze diverse, tra cui due particolarmente intriganti: gli Aumaua – che esteticamente ricordano molto gli Avatar – e i Deiforme – una civiltà particolare dal viso etereo e malefico. Ciascuna delle 6 razze possiede almeno due diversificazioni, riferite perlopiù alla provenienza e alle usanze delle rispettive regioni. Non solo, oltre alla scelta delle abilità principali del personaggio, è possibile determinare la cultura del proprio alter ego, che incide su uno dei sei parametri fondamentali: ciascuna cultura ha delle proprie origini, che vanno a modificare sotto-parametri come le capacità di sopravvivenza, atletismo, manualità, eccetera.
Come anticipato prima della carrellata di informazioni sulla creazione del personaggio, Pillars of Eternity mette a disposizione una serie pressochè infinita di combinazioni nella scelta del background del proprio alter ego. Inizialmente è quasi scontato tra capacità principale e sotto-abilità, ma gli sviluppatori hanno fatto di tutto per rendere user-friendly l’interfaccia e l’impianto di gioco: ad aiutare l’utente nella gestione del personaggio ci sono tooltip e vari collegamenti alle pagine descrittive dell’enciclopedia, che permettono in qualsiasi momento di rileggere tutte le sfaccettature del gioco, per certi versi complicatissimo – soprattutto quando si vanno ad analizzare le meccaniche di combattimento, fronteggiando peculiarità tipiche del genere come i colpi per combattimento, per riposo, di striscio, eccetera. Fortunatamente, Obisidian ha permesso agli utenti meno avvezzi ai GDR vecchio stampo di concentrarsi su pochi elementi: non a caso, i parametri fondamentali da tenere in considerazione solo sei, tutti molto comuni: vigore, costituzione, destrezza, percezione, acume e risolutezza. Esistono, poi, cinque capacità secondarie utili perlopiù durante i dialoghi e le scene scriptate, una serie piuttosto lunga di abilità legate alle classe del personaggio ed un “paio” di talenti acquisibili al level-up. Salta subito all’occhio la particolare cura riposta dal team di sviluppo circa le sfaccettature dei personaggi giocabili, lasciandoci immaginare le molteplici combinazioni realizzabili in una singola partita, tenendo conto delle 11 classi a disposizione, con rispettive abilità e/o incantesimi.

Dipendenza a portata di click

Ma, anzitutto, chi è il protagonista di Pillars of Eternity? È praticamente ciò che vogliamo. Possiamo dargli l’impronta di un avventuriero, di un fifone, di un villano: ogni background è tollerato, così come ogni comportamento è ammesso. Potremo decidere spesso di ingaggiare un combattimento o lasciar correre un’offesa, pagare per ricevere informazioni o cercare strade alternative. Nonostante vi sia un sistema di reputazione nel gioco, non riusciremo perfettamente a centrare una strada, in quanto preverrà la scelta più conveniente per noi e per il nostro party, pena, guardacaso, inutili complicazioni e spreco di risorse. L’impronta della sopravvivenza in Pillars of Eternity è tangibile fin dai primi istanti di gioco, quando si renderà necessario interrompere l’esplorazione per accendere un fuoco di campo e recuperare salute ed incantesimi, in mancanza di una locanda in cui schiacciare un pisolino. Il complesso sistema di gioco permette all’utente di tenere a portata di mano un po’ tutto ciò che serve per dare ristoro al party quando non è possibile riposare: da una notevole varietà di cibi e bevande alle classiche pozioni, passando per particolari accessori e mascotte che renderanno più piacevole l’avanscoperta. In tal senso, è apprezzabile la scelta di non vincolare del tutto l’inventario a un certo numero di oggetti trasportabili: infatti, anche se ogni personaggio ha un limite di elementi che può portare con sé, l’utente può buttare gli avanzi in una cassa senza fondo – disponibile sempre ai livelli di difficoltà più bassi – e recuperarli quando necessario, per mercanteggiare o rimpinguare le risorse del party.
A prescindere dall’impronta di gioco dell’utente, ci si ritroverà appresso a una carovana fuori le rovine Glafathan al servizio del comandante Odema. L’incipit del gioco – che funge, ovviamente, da tutorial – ci permette di iniziare a prendere confidenza con i comandi e l’interfaccia: scopriremo presto che è possibile aumentare la velocità del gioco durante le fasi di esplorazione, ed attivare la pausa tattica una volta ingaggiato uno scontro. I combattimenti sono, ovviamente, il cuore della produzione, basato su un complesso sistema di parametri da tenere in considerazione: ogni membro del party – sarà possibile costruire un gruppo con altri cinque elementi – è in grado di dare un forte contributo alla battaglia, soprattutto quando gli scontri si faranno più imponenti e complicati da fronteggiare. Tuttavia, è proprio il combat system l’aspetto che lascia un po’ perplessi: l’intelligenza artificiale dei compagni è volutamente inesistente, costringendo l’utente a mettere in pausa ogni 5-10 secondi per ordinare a ciascun personaggio di sfruttare una particolare abilità o, semplicemente, di rispondere all’attacco nemico. A causa di questo continuo e tedioso cliccare, la fruizione del gioco comincerà a diventare pesante da digerire per lunghe sessioni, abbassando l’attenzione del videogiocatore: infatti, capiterà spesso di fallire un combattimento parecchio lungo accorgendosi che qualcuno è fermo o bloccato dietro gli altri membri del party che se le stavano suonando in inferiorità numerica con i nemici.
L’importanza della pausa tattica è evidenziata anche nel menu di gioco, che mette a disposizione una serie impressionante di filtri per l’attivazione automatica in diverse circostanze – ed addirittura ad intervalli continui. Tuttavia, i difetti evidenziati in precedenza sono tipici del combattimento in tempo reale, scelto per accontentare anche i non amanti dei GDR a turni; la conseguenza diretta del combat system concepito sta nella confusione totale che si è costretti a fronteggiare nella seconda metà del titolo, quando il party sarà pieno e il numero dei nemici imporrà anche una ventina di pausa tattiche a combattimento. In un gioco di ruolo così profondo come Pillars of Eternity non mancano, ovviamente, tutte le peculiarità del genere per la gestione dell’inventario: per confrontare gli oggetti è possibile aprire popup e spostare a piacimento le finestre, mentre la scelta degli incantesimi da utilizzare nei combattimenti è legata al grimorio, che è possibile espandere acquisendo conoscenza da altri libri o personaggi che dispongono di abilità non ancora conosciute o addirittura fuori dall’albero di crescita della classe. Non mancano i sistemi di crafting per upgrade dell’equipaggiamento o per la creazione di pergamene a singolo utilizzo, che risultano più che altro un escamotage a corredo dell’esperienza di gioco per togliersi dai guai o, semplicemente, per aumentare ulteriormente l’offerta contenutistica.

Gioca come vuoi

Due delle caratteristiche più interessanti di Pillars of Eternity sono il sistema di dialoghi e le scene scriptate. Per quanto riguarda le conversazioni, il gioco propone una semplice interfaccia testuale direttamente collegata alle abilità dei personaggi. Pertanto, alcune opzioni di dialogo saranno accessibili soddisfacendo un certo parametro, mentre altre risposte verranno totalmente negate per requisiti culturali. Le scene scriptate, invece, sono vignette interattive che si attivano per raccontare eventi della storia o affrontare un enigma ambientale, in cui il videogiocatore può decidere come agire: ad esempio, l’utente potrebbe decidere di tentare la scalata di un muro scivoloso con o senza strumenti, con tutti i vantaggi/svantaggi che comporta tale scelta. Il GDR di Obsidian è la perfetta definizione di versatilità, prestandosi a qualunque approccio. Con 11 classi a disposizione, un party ricchissimo e un insieme di abilità pressochè infinito, l’utente è lasciato libero di agire secondo le proprie abitudini e riflessioni. Ad esempio, è possibile creare un party resistente agli attacchi e abile nel corpo a corpo, oppure formare una squadra perfettamente equilibrata in cui le seconde linee attaccano dalla distanza o, ancora, dotarsi di un chierico per ribaltare le sorti del combattimento attraverso magie di status: per questo, l’utente può adottare una delle formazioni predefinite o addirittura crearne di nuove. Questa è solo una delle numerose chicche che rendono Pillars of Eternity un gioco unico – o quasi – nel suo genere. Nel diario di gioco, per esempio, è possibile creare e modificare delle note da consultare in qualunque momento, utili per appuntarsi dettagli relativi alla narrazione o al mondo di gioco. Le difficoltà con cui è possibile cominciare la campagna sono quattro, di cui la più alta – denominata Via dei dannati – non può essere modificata nel corso dell’avventura. Nel menu di gioco, trovano spazio anche altre raffinatezze, come l’adattamento per daltonici, le teste giganti e due modalità non altrettanto simpatiche: Esperto, che disattiva tutti gli aiuti in-game, e Prova del ferro, che attiva la morte permanente.

Concludendo?

Pillars of Eternity è il GDR che tutti stavano aspettando; più precisamente, è il GDR che tutti i sostenitori stavano aspettando: un gioco capace di evocare grandi confronti con il passato e guardare al futuro con più di un motivo per sorridere – laddove non arrivano i publisher e ci sono le abilità, ci pensano i giocatori. I dubbi sul combat system restano tutti: in un gioco così complesso e caotico, dove è necessario impartire ordini a tutti i membri del party, sarebbe stato più semplice gestire i combattimenti a turno piuttosto che la necessità di mettere in pausa frequentemente, ma Obisidian è stata capace di dare una spolverata convincente ai vecchi canoni su cui poggiano gli altrettanto vecchi GDR figli di Baldur’s Gate, creando un amalgama complessa e affascinante che farà la gioia di tutti gli amanti del genere. E poi, aspetto non trascurabile, il gioco è completamente sottotitolato in italiano.

CI PIACE
- Profondo, vasto, complesso ma versatile
- Ottima ambientazione, trama interessante
- Sviluppato con cura maniacale
NON CI PIACE
- Se non vi piacciono i GDR isometrici con un complesso sistema di combattimento, allora non fa per voi
- Alla lunga diventa confusionario e stancante
- Dotare i membri del party di un'IA un po' più autonoma, avrebbe certamente giovato all'esperienza
Conclusioni
Quando gli utenti diventano partecipanti attivi del processo di sviluppo. Stavolta è nato un piccolo capolavoro.
8.5Cyberludus.com
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Studente di Informatica Magistrale (Università di Bari "A.Moro").\r\nMi divido tra studio, Juventus e tecnologia tra mille passioni.\r\nL'obiettivo più vicino è la laurea, poi si vedrà.