Articolo a cura di Pier Francesco Cantelli

Mazzo Introduttivo

A prima vista Hand of Fate può sembrare l’ennesimo gioco di carte, genere che in ambito videoludico è tornato alla ribalta in seguito all’uscita di Heartstone, ma in realtà quello delle carte è più un leitmotiv scelto per dare carattere al gioco, che nelle sue meccaniche rivela ambizioni molto maggiori. Le ispirazioni di questa specie di pastiche videoludico sono numerose: giochi da tavolo, dungeon crawler, roguelike, libri-game e giochi di ruolo (cartacei o meno). Eppure, anche con così tante fonti di ispirazione, il gioco sviluppato da Defiant Development per PC, PS4 e Xbox One risulta fresco e con meccaniche molto rifinite. Come si può immaginare dalla lista di ispirazioni snocciolata in precedenza, può essere difficile trovare un genere preciso in cui incastonare Hand of Fate ma, semplificando un po’, lo si può classificare come un dungeon crawler con elementi ispirati al filone dei roguelike.

Teatralità

Il protagonista senza nome di Hand of Fate si ritroverà dopo un lungo viaggio di fronte ad un mazziere misterioso che lo sfiderà ad un gioco altrettanto oscuro. Dopo l’introduzione troviamo il mazziere seduto a un tavolo davanti a noi e questo sarà lo scenario di buona parte del gioco; da qui abbiamo due scelte: la modalità storia, che ci porterà ad affrontare tutti i campioni del mazziere per reclamare nuove carte e i suoi simboli, o l’Endless Mode, modalità bloccata all’inizio. Iniziata una partita salta subito all’occhio il lavoro svolto dagli sviluppatori per far immergere il giocatore nel mondo di gioco: sono presenti un sacco di dettagli inutili al gameplay ma centrali per l’esperienza di gioco, come il mazziere che mescola enfaticamente le carte o i suoi commenti sempre pertinenti con quello che avviene in campo (arriverà persino a commentare se un boss ci ha già sconfitto una volta o se usiamo spesso una carta che ci da troppo facilmente dei vantaggi). Anche la parte relativa al puro gameplay resta fedele al tema del gioco, le carte: i dungeon che ci troveremo ad esplorare saranno rappresentati da numerose carte coperte mentre il protagonista verrà visualizzato come una pedina che si può spostare da una carta all’altra rivelandole. Girata la carta si scopre il suo contenuto, ovvero gli eventi che possono portare a esiti diversi, in generale un testo dove verrà narrata la vicenda (mogli arrabbiate, tombe piene di tesori da rubare e frati che fanno l’elemosina sono solo alcuni dei numerosi e variegati scenari che ci troveremo di fronte) e le varie scelte che potremo effettuare. Le conseguenze di queste scelte potrebbero essere un semplice gioco di riflessi e fortuna o un combattimento.

Concluso un evento, verremo premiati con carte che ci danno dei bonus se avremo avuto successo oppure con carte che ci danno dei malus in caso di fallimento (o con la morte se si tratta di un combattimento). Infine, se si tratta di carte particolari, dopo essere state completate la prima volta sbloccheranno nuove carte. A renderci più difficile la vita entrerà in gioco anche il cibo, che verrà consumato ogni volta che spostiamo la nostra pedina e che, se terminato, porterà il nostro eroe a morire lentamente di fame. Fortunatamente, se ci troviamo a corto di viveri, questi possono essere comprati nei negozi che troveremo in maniera casuale, nei dungeon creati casualmente con l’oro che ci può venire fornito… sì avete indovinato, casualmente: un altro elemento di Hand of Fate che lo accomuna ai giochi da tavolo è il forte elemento di casualità che pervade tutto il titolo, una partita sfortunata può concludersi in fretta anche senza nessuna “colpa” da parte del giocatore. Per fortuna il gioco tenta di limare un po’ questo aspetto rendendo abbastanza brevi le partite (attorno alla mezz’oretta le prime, ma la durata sale avanzando nel gioco) e permettendo al giocatore di personalizzare il proprio mazzo e quindi di scegliere le carte che si troverà davanti, anche se negli scontri con i vari boss alcune scelte saranno obbligatorie.

Let’s Fight!

Per quanto un giocatore possa essere fortunato arriverà sempre il momento il cui si troverà a combattere. Il mazziere pescherà delle carte che rappresentano dei nemici e il nostro protagonista verrà quindi trasportato in varie piccole arene (piuttosto variegate e belle da vedere) dove dovrà affrontare i suoi avversari. Il combattimento prende palese ispirazione da quello visto in Batman Akham Asylum, solo che risulta (probabilmente anche per motivi di budget diverso) molto meno fluido e rifinito. L’esempio più lampante è la meccanica di contrattacco che è anch’essa ripresa dalla serie di Batman: se siamo in possesso di uno scudo, un simbolo sopra la testa del nemico ci segnalerà la possibilità di effettuare un contrattacco premendo il tasto prestabilito. Peccato che se ci troviamo a combattere contro un numero elevato di avversari questi saranno così “educati” da attaccarci uno alla volta rendendo gli scontri più simili ad un combattimento a turni o ad una partita a tennis più che un violento combattimento a colpi di spada. Per fortuna i vari nemici e boss presentano differenze nello stile di combattimento rendendo meno banale la parte relativa al combattimento: è poi possibile far indossare al nostro protagonista pezzi di equipaggiamento (armatura, elmo, anello, arma, scudo e artefatto) che possono dare bonus o abilità particolari durante il combattimento. Quindi non si può certo dire che questo lato sia mal fatto, manca però la freschezza che caratterizza tutto il resto del gioco.

Concludendo…

Hand of Fate brilla in particolare nella sua componente più roguelike, l’Endless Mode, dove la varietà del gioco viene ampliata maggiormente. Nessun mazzo da scegliere o boss specifico da affrontare, un dungeon infinito da percorrere scendendo di piano in piano. Ogni nuovo livello aggiunge nuove carte e aumenta la difficoltà della discesa, ma cresce anche il moltiplicatore del punteggio. In generale Hand of Fate è comunque un gioco incredibilmente studiato, elegante nella sua realizzazione e con un livello di difficoltà che sale in modo graduale, potenziando sia il giocatore che i pericoli che si troverà ad affrontare. A questo si aggiunge un’atmosfera che immerge nella vicenda, una ottima scrittura dei dialoghi e un doppiaggio di ottimo livello (anche se manca la lingua italiana). Pur prendendo in prestito elementi da molti altri titoli non risulta derivativo ma anzi ha una identità ben precisa; presenta qualche incertezza nel combattimento e una ottimizzazione non perfetta, ad esempio per i caricamenti molto lunghi, ma si tratta comunque di un ottimo titolo capace di appassionare a lungo chiunque gli si voglia approcciare.

CI PIACE
- Il fascino dei giochi da tavolo, dei giochi di ruolo cartaceo e dei libri-game rivive in questo titolo\n- Un gioco dalle meccaniche particolari e eleganti\n- L'Endless Mode abbraccia completamente la natura roguelike del titolo promettendo sfide appassionanti e virtualmente infinite
NON CI PIACE
- La forte componente casuale che caratterizza il titolo potrebbe infastidire alcune persone\n- Il combattimento non è all'altezza del resto dell'opera\n- La lingua italiana non è supportata e vista la notevole mole di testo da leggere questo può essere un problema per molti
Conclusioni
Un ottimo titolo che unisce meccaniche di gioco e atmosfere differenti per creare un gioco unico che, sebbene punti molto sul fattore casualità, presenta sempre un grado di sfida ben calibrato.
8.5Cyberludus.com
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