L’appuntamento con un nuovo Dragon Ball targato Namco è diventato ormai una certezza al di là ogni nuova console. Passano le generazioni, il gameplay si evolve, i brand si rinnovano ma il picchiaduro ispirato al famosissimo manga ideato da Akira Toriyama continua ad appassionare un numero sproposito di fan, puntualmente in prima linea per l’acquisto di una copia del gioco. Il successo della produzione non è strettamente correlato alla qualità dei vari titoli rilasciati finora – anzi, la storia ci presenta una line-up piuttosto altalenante in questi termini – quanto all’enorme apprezzamento che il manga continua ad avere ancora oggi, ad oltre 30 anni dalla pubblicazione del primo numero, e poco meno per la serie animata. Dicevamo: Dragon Ball è sempre qui, anche se le console cambiano; infatti, l’ultimo capitolo della serie – Xenoverse – approda per la prima volta su Xbox One, Playstation 4 e addirittura PC, distribuzione del tutto inedita ad eccezione di Dragon Ball Online che appartiene al genere MMORPG. Insomma, oltre a non perdere un colpo, la saga si è espansa, diventando finalmente multipiattaforma al completo. Xenoverse ha goduto di campagne di marketing costanti ed aggressive, indice della grande fiducia riposta nel titolo da parte di sviluppatori e produttori: scopriamo insieme se ne è valsa la pena.

 

Rimettere le cose a posto

Rispetto ai fratelli più anziani, Dragon Ball: Xenoverse rappresenta una piacevole variante dell’universo di Goku & Co.. Il protagonista del titolo non è uno dei personaggi principali del manga, bensì un nuovo eroe invocato da Trunks con l’ausilio di Shenron e le sette Sfere del Drago: il personaggio, creato e controllato dall’utente, avrà il compito di sistemare gli eventi principali della saga, misteriosamente alterati nel corso della storia, provocando un capovolgimento delle sorti di ogni battaglia. Attraverso questo espediente narrativo, Xenoverse ripercorre l’intera serie Dragon Ball Z consentendo al videogiocatore di aiutare gli eroi del manga attraverso il proprio alter ego, opportunamente scelto tra le razze principali della saga: terreste, Sayan, namecciano, Majin e clan Freezer, ciascuna contraddistinta da proprie attitudini di combattimento.

Seppur un plot del genere non lasci molto spazio alla creatività, il team di sviluppo ha cercato di mettere del suo nella sceneggiatura, creando la città immaginaria di Tokitoki, una sorta di micro pianeta simile a quello di Re Kaioh, in cui il videogiocatore è libero di preparare le battaglie, parlare con gli altri personaggi e acquistare potenziamenti. Tokitoki è anche la sede in cui risiedono tutte le modalità di gioco; come detto, la campagna principale prevede la Pattuglia del Tempo, nel disperato tentativo di rimettere il destino sulla propria strada dando una mano a Goku contro i vari boss del manga, a cominciare dalla venuta dei Sayan. Anche se il fascino di Dragon Ball non cessa di entusiasmare nessun fan della saga, fortunatamente sono state introdotte diverse novità inaspettate, con addirittura scene inedite per raccontare la storia rigorosamente in stile cartoon, mettendo per un attimo da parte il cel shading.

 

In Dragon Ball: Xenoverse le quest secondarie, denominate missioni parallele, ricoprono un ruolo piuttosto importante: le battaglie da fronteggiare rappresentano gli scontri di minore importanza del manga o del tutto inventati, lasciando all’utente la possibilità di combattere col proprio personaggio, con uno della saga o costituendo un gruppo fino a tre combattenti. Le missioni parallele non sono semplici scontri riempitivi in favore della longevità, ma permettono di ottenere diversi bonus importanti, tra cui equipaggiamento ed abilità: il sistema di loot alla fine del combattimento non è legato solamente al punteggio finale e al tempo impiegato per terminare gli scontri, ma è parzialmente ricondotto al caso, il che costringe gli utenti collezionisti a dover ripetere più volte le battaglie sperando nella ricompensa desiderata.

 

Vivere a Tokitoki

Oltre alle due campagne della storia, Tokitoki ha ancora molto altro da offrire; il pianeta, organizzato in tante piccole reception, mette a disposizione negozietti per l’acquisto di accessori, equipaggiamento, abilità e oggetti: per questi ultimi è stata prevista anche la sintesi, un particolare sistema di crafting che permette di combinare capsule e materiali al fine di creare intrugli personalizzati a costo relativamente basso. Nonostante la possibilità di acquistare abilità, i colpi più famosi che da piccoli abbiamo cercato di realizzare in cameretta possono essere acquisiti solamente affrontando le missioni principali o diventando studenti di uno dei protagonisti della saga.

Il generoso numero di skill ed equipaggiamento porta a una buona componente strategica che obbliga il videogiocatore a scegliere di volta in volta il set di combattimento più appropriato per gli scontri, nonché a spendere bene i propri punti esperienza. Le caratteristiche di base del personaggio sono 6: oltre a salute, aura e vigore, l’utente può accrescere la potenza degli attacchi base e quelli più potenti, a loro volta divisi in colpi di aura e super colpi. Analogamente, durante il combattimento il videogiocatore ha a disposizione fino a 8 colpi potenti: ci sono abilità difensive, che permettono di scappare dalla furia del nemico, abilità passive come il Kaioken e colpi di aura tipici della saga, tra cui la celebre Kamehameha. Come anticipato, gli sviluppatori hanno perseguito diverse strade per rendere più variegato il titolo, introducendo nuovi eventi durante le battaglie, come alleati e nemici che compaiono improvvisamente nel luogo dello scontro. Non solo, in alcune missioni secondarie sarà necessario equipaggiare lo Scouter – il visore, ndr – ed attraversare portali di collegamento tra aree distanti.

 

Ha un’aura potentissima

Al di là di questi espedienti, Dragon Ball: Xenoverse rimane praticamente immutato nell’anima, presentandosi come un picchiaduro super frenetico che, nonostante l’ottimo comparto animazioni ed effetti visivi legati alle abilità, finisce col commettere gli errori tipici della saga. In particolare, quando gli scontri si fanno più corposi in termini numerici, risulta difficile padroneggiare il sistema di bloccaggio dei nemici ed orientarsi in volo, finendo col mandare a vuoto numerosi attacchi semplici: in queste circostanze capita spesso di perdere l’occasione per mandare KO un nemico, anche grazie al supporto degli altri avversari. I colpi potenti soffrono praticamente dello stesso problema, con l’aggravante della direzione: purtroppo sono poche le skill che puntano direttamente al nemico, pertanto è necessario pianificare ogni attacco potente per non rischiare di lanciarlo a vuoto consumando aura o vigore. Rispetto a Battle of Z sono stati fatti diversi passi in avanti sul fronte grafico, in particolare è stato rivisto l’utilizzo del cel-shading favorendo i punti cardine di questa tecnica, come i bordi marcati e tonalità più accese.

In Dragon Ball: Xenoverse c’è, ovviamente, ampio spazio alla co-op, supportata sia in locale che in multiplayer online. Giocando con amici il divertimento raddoppia, anche se siamo rimasti un po’ perplessi dalla decisione del team di sviluppo di inserire tutte le modalità multigiocatore all’interno della campagna principale; ciò significa che non è disponibile una partita veloce con tutti i personaggi del gioco ma è necessario entrare nella propria campagna e diversi con ciò che si è conquistato fino a quel momento. Il tutto è coadiuvato da classifiche, statistiche e un buon sistema di comunicazione, che permette in maniera piuttosto semplice di creare un gruppo di amici o partecipare al Torneo Tenkaichi mondiale.

 

Concludendo?

L’esperienza ludica proposta da Dragon Ball: Xenoverse è ricca, variegata ed originale, nei limiti imposti dal manga. Tutte le idee alla base del titolo ci hanno convinto, a cominciare dall’inedito protagonista esterno alla saga chiamato in causa con un espediente narrativo non brillante, ma comunque funzionale all’intero impianto di gioco. In Xenoverse è presente una forte componente di crescita che si ripercuote direttamente sul campo di battaglia, e le tante missioni parallele consentono di fronteggiare più sfaccettature della storia principale con un occhio di riguardo verso le numerose ricompense che gli amanti del collezionismo non potranno lasciarsi sfuggire. Il problema maggiore del gioco sta nella confusione che si viene a creare durante quasi tutti i combattimenti, problema da risolvere, con tutta probabilità, con un diverso sistema di puntamento dei nemici.

CI PIACE
Un piccolo cambio di rotta nelle meccaniche di gioco, con un protagonista da creare su misura e un gran numero di missioni e oggetti.
NON CI PIACE
Di base, è un susseguirsi di combattimenti caotici che potrebbero farvi perdere la pazienza.
Conclusioni
What's your destiny, Dragon Ball?
7.5Cyberludus.com
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Studente di Informatica Magistrale (Università di Bari "A.Moro").\r\nMi divido tra studio, Juventus e tecnologia tra mille passioni.\r\nL'obiettivo più vicino è la laurea, poi si vedrà.