Molti non conoscono lo studio di sviluppo Fatshark, un team indipendente con base a Stoccolma che in passato ha lavorato su titoli del calibro di Bionic Commando: Rearmed 2 e Lead & Gold: Gangs of the Wild West. Abbandonando il genere degli sparatutto e di titoli di stampo più classico, eccoli sbarcare su Steam con un videogioco d’eccezione che trova pochissimi contendenti nel suo particolare genere d’appartenenza: i giochi d’azione medievale. Stiamo parlando di War of the Roses, ultimo parto creativo di questi sviluppatori svedesi, un gioco che richiama subito alla mente Mount & Blade: Warband tanto per lo sfondo storico preso in esame, quanto per l’approccio al sistema di gioco. Scopriamo insieme di cosa si tratta.
Un po’ di storia non fa mai male
War of the Roses, come suggerisce il titolo stesso del gioco, riproduce sui nostri schermi quella che in Italia è conosciuta come Guerra delle Due Rose, una sanguinosa guerra civile che ha funestato l’Inghilterra per trent’anni, sul finire del sec. XV. Il conflitto fu causato dalla scomparsa della famiglia dei Plantageneti: senza un erede diretto al trono e la famiglia estinta, due rami cadetti cominciarono ad avanzare pretese sul trono, la Casa Lancaster, che scelse come emblema una rosa rossa, e la Casa York, che scelse come effigie una rosa bianca. Dopo tre decenni di guerre fratricide, estinzioni di intere dinastie e sanguinose battaglie, il trono passò alla Casa Tudor grazie ad Enrico VII, che sposò Elizabeth di York e riunì i due casati in quella famiglia regnante che esiste ancora oggi. Gli elementi in comune fra War of the Roses e Mount & Blade: Warband sono proprio il setting medievale e il taglio di gameplay decisamente votato alla competizione multiplayer online.
BitSquid Engine in tutto il suo splendore
Non avrà la portata mediatica e l’impatto visivo stupefacente di un CryEngine o un Frostbyte, ma il motore grafico BitSquid, se affidato alle mani giuste, sa mettere sotto torchio l’hardware dei computer garantendo un alto livello di dettaglio, effetti luce/ombra al passo con gli standard, buone animazioni e discreta fluidità. In passato si è già visto in azione in Hamilton’s Great Adventure e Krater, ma è solo per merito di War of the Roses che possiamo goderne di quasi ogni suo punto di forza. La possibilità di sviluppare in directX 11, cioè le più moderne istruzioni grafiche da poter sfruttare nei videogiochi, hanno reso War of the Roses un titolo dall’impatto grafico tutt’altro che indifferente. Dalle cicatrici sui volti dei personaggi alle espressioni facciali, passando dalla fisica alla qualità delle animazioni, tutto si attesta su livelli molto buoni. Gli effetti particellari, luce ed ombre sono molto buoni. La telecamera è in terza persona (à la Tomb Raider per intenderci), ma può essere regolata per essere molto vicina alle spalle del protagonista o molto simile ai giochi di Crystal Dynamics. Il fronte sonoro offre qualcosa di contrastante: da un lato buone musiche orchestrali che aiutano a calarsi nell’atmosfera, durante le sessioni di combattimento sono anche dinamiche e del tutto in linea con i ritmi dell’azione. Gli effetti sonori, invece, ci sono sembrati buoni ordinari, nella norma insomma, implementati senza infamia né lode.
Difficile da giocare ma…
Analizzandolo sotto al profilo meramente giocoso, War of the Roses presenta un sistema di controllo che ? soprattutto nelle prime ore di gioco ? risulta veramente ostico, tanto da portare gli sviluppatori ad annunciare ufficialmente, a chi se ne lamentava, che è proprio il risultato da essi sperato. Non sappiamo se hanno voluto rendere il gioco difficile di proposito, oppure esplorare nuovi modi di intendere i combattimenti all’arma bianca. Quel che è certo è che possiamo dividere le tipologie di controlli e combattimento in due modi: quello con armi da lancio e quello con armi da mischia. Impugnando le armi da lancio il giocatore si muove nel campo di battaglia con la già citata visuale in terza persona, mentre quando incocca una freccia o un dardo di balestra, la visuale passa in prima persona. Arco e balestra hanno differenti tempi di ricarica (l’arco è molto più rapido da caricare) e differenti danni (la balestra, se colpisce, è devastante) ma in generale sembra di giocare uno sparatutto che al posto dei fucili da cecchino, offre armi medievali.
Il sistema di combattimento in mischia, invece, ci ha ricordato vagamente quello del primo Gothic: in pratica occorre caricare il fendente tenendo premuto il pulsante, contemporaneamente va premuto un tasto direzionale per decidere se effettuare un fendente, un montante o uno sgualembro. Quel che ci ha lasciati perplessi è che difficilmente siamo riusciti ad effettuare il colpo da noi pensato, rendendo le mischie caotiche e portandoci a prematura dipartita senza poter dare colpe alla nostra incapacità o scarsa abilità. Per rendere difficile un videogioco, non occorrerebbe rendere difficile il sistema di controllo, prova ne è il fatto che Dark Souls o Demon’s Souls sono ardui, ma hanno un buon sistema di controllo che, se padroneggiato bene dal giocatore, può fare la differenza tra una "buona morte" ed una "inutile morte". In War of the Roses abbiamo provato diversi approcci alla mischia, neanche uno ci è risultato congeniale. Vedendo in azione gli altri giocatori, è palese che, invece di far tirare di scherma medievale, i programmatori abbiano ottenuto l’effetto di far cliccare all’impazzata finché qualcuno, quasi per caso, non muore. Un vero peccato, perché War of the Roses ha un ottimo sistema fisico (il PhysX) che è inserito pressoché ovunque e incide nei più piccoli dettagli: dalla pesantezza dell’armatura indossata a quella dell’arma, passando dalla forza con cui si mena un fendente o da quanto teso sia l’arco che scocca la freccia.
…vario è longevo quanto basta
Ogni colpo andato a segno, eliminazione, contributo alle battaglie è premiato da punti esperienza e da altrettante monete d’oro. I primi andranno ad incrementare una barra che ricorda quella dei giochi di ruolo e che sblocca nuove classi di combattimento, armi, armature, equipaggiamenti e perk (i bonus al combattimento, abilità passive del nostro personaggio). Tutto ciò, però, va acquistato in monete d’oro e a patto che il giocatore sia del livello d’esperienza richiesto da tale arma o bonus da acquistare. Le armi possono essere personalizzate a loro volta, possiamo renderle più resistenti o più veloci, più letali contro le armature a piastre o per gli attacchi di punta. Insomma, War of the Roses sotto l’aspetto della varietà offerta e della libertà di plasmare il proprio personaggio, non ci è sembrato affatto male. Trattandosi di uno "spadatutto" online, garantisce ore ed ore di divertimento, soprattutto per coloro che apprezzano il gioco, l’ambientazione, la libertà di personalizzazione. Quelli che restano delusi dal sistema di combattimento in mischia, invece, potrebbero rimpiangere subito i propri risparmi.
War of the Roses è un gioco ben fatto, trasuda passione per la storia medievale da tutti i pixel, offre un bel sistema di avanzamento e personalizzazione e un buonissimo apparato di server per le competizioni online. Il suo problema è dato dal fatto che è difficile, tanto imparare a giocare quanto a tenere alto il tasso di efficienza. Il sistema di combattimento non ci ha colpito particolarmente, perché rende difficile "senza senso" un gioco già difficile e severo di partenza. Di conseguenza farà felice una piccola nicchia di super-appassionati che sanno dedicarsi anima e corpo a questi giochi, tutti gli altri che cercano un’esperienza più spensierata e priva di imprecazioni, possono tranquillamente ignorarlo.