“Un imprevisto è la sola speranza”. Questa celebre citazione letteraria riflette, spesso, un desiderio tipico dell’essere umano: è sorprendente vedere come possa applicarsi felicemente anche alle richieste, spesso non ascoltate, dei proprietari di un Nintendo Wii, i quali hanno spesso tutte le ragioni per storcere il naso di fronte a una ludoteca mediocre, che sacrifica lo spunto geniale al puro racimolare denaro. Vero è che la ‘storia’ (perché storia è, alla fine) ci ha dimostrato che ci sono occasioni dove anche la bianca console della grande N può stupire, soprattutto quando si esce dal limitato universo dei titoli blockbuster: “Little King’s Story”, “Fragile Dreams: Farewell Ruins Of The Moon” e “Muramasa: The Demon Blade”, per esempio, sono titoli (nel senso dizionariale della parola) che da soli, magari messi in stolta comparazione con quelli di un qualsiasi franchise di successo, non spronerebbero l’utente medio a sborsare nemmeno mezza lira, spaventato dall’azzardo. L’azzardo è la chiave per l’imprevisto. E a volte azzardare, staccarsi dal binario, serve eccome: “Ivy The Kiwi?” ne è un’ulteriore prova.

Col rumore delle pagine nelle orecchie…

La storia di “Ivy The Kiwi?” parte dalla forma di cultura più classica possibile: il libro. Grazie alle colorate pagine di un testo sconosciuto il giocatore è chiamato a conoscere Ivy, una piccola kiwi che, novella Calimero, è uscita dal suo uovo senza abbandonarlo completamente, come in una sorta di metaforica nascita a metà a causa dell’assenza della propria madre. Immediatamente la piccola pennuta parte alla ricerca del genitore scomparso, ricerca disperata nella quale il giocatore dovrà agire come una balia, proteggendo Ivy dalle avversità del mondo che la attendono fuori dal suo nido.

Intingere il WiiMote nel calamaio

Come intuibile dalle premesse del paragrafo precedente, al giocatore non è dato il controllo della piccola protagonista: Ivy, una volta ‘sbarcata’ in un nuovo capitolo, si muove di continuo in una sola direzione, cambiando traiettoria solo in caso di scontro con un ostacolo solido. Al giocatore, tramite un veloce puntatore a forma di mano, è concesso di utilizzare tre liane per portarla dal punto A, inizio del livello, al punto B, fine del livello: come una penna d’oca d’altri tempi, il WiiMote viene costantemente intinto nel calamaio della fantasia, producendo linee continue grazie alla semplice pressione del tasto A e di alcuni movimenti precisi, trascinati. E’ possibile costruire piccoli ponti, rampe, muovere Ivy verso una zona troppo alta o troppo pericolosa trascinando l’estremo di una liana, chiudere la protagonista in un angolo per studiare al meglio la struttura del livello e trovare una soluzione al problema di turno. Come se non bastasse, tenendo premuto il tasto B, è possibile interagire con le liane come se fossero delle fionde, sparando Ivy lungo dei corridoi, per raggiungere luoghi inaccessibili o eliminare dei nemici, o per abbattere dei blocchi sgretolati che schermano la strada di questa tenera missione di ricongiungimento madre-figlia. Altri blocchi, invece, sono più resistenti e per abbatterli sarà necessario recuperare un masso e guidarlo, insieme ad Ivy, verso la parete da buttar giù. Attraverso i livelli sono recuperabili alcune piume, grazie alle quali si potranno sbloccare alcuni contenuti e delle medaglie, utili per migliorare la propria prestazione nelle leaderboards del gioco, che registrano i tempi di azione del giocatore di livello in livello. Per evitare i nemici e gli ostacoli, tra i quali figurano pareti e soffitti spinosi, topi, uccelli e gocce d’acqua, Ivy può raccogliere una stella che le donerà un periodo di invincibilità, un lasso di tempo meditativo essenziale per uscire vivi dalle situazioni più concitate. Ivy, inoltre, è abbastanza forte per abbattere alcuni nemici mentre si trasforma in un proiettile per le nostre ‘fionde naturali’, ma questa strategia potrebbe rivoltarsi contro il giocatore in quanto alcuni avversari potranno, a loro volta, trarre vantaggio dai nostri disegni e sfruttare le liane per attaccare la nostra spaventata protagonista.

Fuori dal mondo, nei mondi degli altri

“Ivy The Kiwi?”, oltre ai circa 100 livelli che costituiscono l’ossatura della modalità per il giocatore singolo, offre diverse modalità multi giocatore, basate sulla competizione l’una e sulla collaborazione l’altra. Entrambe le modalità portano all’estremo le potenzialità delle liane, modulando verso i loro massimi livelli l’immagine di un giocatore tanto presente quanto assente. E’ necessario spiegare meglio quest’ultimo tratto: non capita spesso di vedere dei giochi dove l’assenza del giocatore all’interno del mondo di gioco (a pensarci, il giocatore è presente solo nella sua possibilità di creare delle liane) sia l’ingrediente principale che può garantirne un’immedesimazione commossa. Il giocatore, piano piano, vedrà nelle liane una possibilità di intervento così vasta da sentirsi inglobato tra le pagine di quel testo, pronto a guidare Ivy con il cuore dal primo all’ultimo passo della sua avventura. La modalità multi giocatore estremizza tutto questo con estrema eleganza e genialità: nella modalità cooperativa, infatti, i giocatori dovranno collaborare per portare Ivy verso l’uscita del livello, con un massimo di tre liane a testa per un totale di sei liane; la modalità competitiva, invece, è una classica sfida contro il tempo dove fino a 4 giocatori sono chiamati a guidare le loro Ivy fino alla fine dei livelli in split screen. Non solo il giocatore può intervenire creando liane nella sua zona ma può perfino (e qui sta l’immersione) uscire dai suoi limiti e tuffarsi nelle sezioni altrui per sabotarli, costruendo liane opposte e creando una tanto magnifica quanto amichevole confusione capace di aumentare il sentore di armonia che già pervade le normali strutture di gioco. E’ un’immersione dovuta all’averti donato tra le mani una responsabilità, la soluzione al problema di una ‘bambina piumata’: anche se si è fuori, sia dal gioco-libro-storia che dallo schermo, il vortice attraente sprigiona una potenza tale che nessun momento di gioco permette di restare indifferenti.

Bello come un libro

E’ difficile che un videogioco possa trasmettere lo stesso fascino che un libro vero può trasudare, nella ruvidità della sua carta e nei suoi colori. “Ivy The Kiwi?” ce la fa. La grafica, pur nella sua estrema (e forse a tratti ripetitiva) semplicità, fa tesoro delle sue tinte pastello e delle sue animazioni nascoste per scaturire un fascino intelligente, pieno di vita. La colonna sonora, variegata e allegra, svolte più o meno lo stesso identico ruolo, richiamando melodie trasognate, con una nota di estremo merito nel jingle dell’invincibilità, che mima con successo e senza vergogna i tratti tipici delle sonorità del rag-time. Menzione d’onore per il meraviglioso lavoro svolto va a Yuji Naka, il capo degli sviluppatori di Prope nonché padre di quel porcospino blu che, da vent’anni a questa parte, vediamo sfrecciare (non sempre) sulle nostre console col nome di Sonic.

Conclusione

Siamo di fronte a una nuova gemma, una gemma rossa come il cuore che cerca di scaldare continuamente, e con estremo successo. “Ivy The Kiwi?” è un continuo stimolo intellettivo ed emozionale, con gli unici difetti nascosti (bene) nella misera varietà di nemici e nella saltuaria, quasi accidentale ripetitività della grafica. Ma soprattutto, e credo che molti se ne siano accorti, “Ivy The Kiwi?” non è un titolo qualsiasi: è una domanda con tanto di punto interrogativo, una domanda alla quale noi siamo tenuti a rispondere con un’interazione che va oltre i canoni della normale, banale immedesimazione, un avviluppo di umanità che ci pervade e cambia il nostro modo di concepire la semplicità e la mediocrità apparente. Ma Ivy non ha la pretesa di fare ombra a nessuno: nella sua mediocrità (fra infinite virgolette) cela, in realtà, un’umiltà matura, una voglia matta di regalare divertimento ed emozioni senza buttare giù nessuno dal suo piedistallo, così come prima di lei lo avevano fatto un piccolo re, un ragazzo solo e un viaggio bidimensionale in un mondo orientale. E’ un imprevisto che serve di lezione perché a volte forse non è la sola speranza, ma una speranza lo è, eccome se lo è.

CI PIACE
_ Il giocatore è artefice incosnapevole di una narrazione toccante
\n_ Modalità multigiocatore splendida
\n_ Una sfida equilibrata per tutti
\n_ Esteticamente coinvolgente
NON CI PIACE
_ Poca varietà tra nemici e avversari
\n_ Stile grafico vivissimo ma tratti a ripetitivo
8.5Cyberludus.com
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