Medal of Honor può essere considerato, a buon diritto, uno dei migliori sparatutto in soggettiva (Fps, in gergo) che la storia del Videogioco ricordi. Era il lontano 1999 quando lo studio “Los Angeles” di Electronic Arts, ispirato dal regista Steven Spielberg, sbancava con il primo di una serie di videogiochi ambientati nella Seconda Guerra Mondiale. L’ultima apparizione, in questa generazione di videogiochi, è stata quella di Medal of Honor: Airborne, che al classico titolo storico aggiungeva interessanti novità che coinvolgevano il gameplay. Gli sforzi, però, non furono premiati dalle vendite, rispettabili ma non all’altezza dei famigerati Call of Duty e Modern Warfare targati Activision/Infinity Ward. Con enormi sforzi economici e grande passione storia, Ea torna a far parlare di sé attirando molte attenzioni con la sua ultima fatica in ambito di sparatutto a sfondo storico: Medal of Honor.
La guerra secondo Electronic Arts
Non paghi dei successi di critica e pubblico riscossi da Crysis, Bulletstorm e tutti gli altri sparatutto, in quel di Ea hanno pensato bene di tornare alle origini e a riproporre alle nuove generazioni di utenti un titolo nuovo – ovviamente – ma che strizzi l’occhio alla passata, gloriosa e mai troppo rimpianta generazione di videogames, dove la narrazione e la capacità di far sentire il giocatore “dentro” allo schermo la facevano da padroni, anche al costo di meno magnificenze grafiche.
Medal of Honor, dunque, si presenta così: come un videogioco di guerra, ma anche come una storia da raccontare e da essere vissuta. In linea con le preferenze odierne, però, il contesto storico non sarà più la fin troppo abusata Seconda Guerra Mondiale; questa volta il giocatore sarà catapultato nel vicinissimo (in termini di tempo) e sanguinoso conflitto tra Occidente e Oriente, per la precisione tra Afghanistan e U.S.A., conflitto che sussiste ancora oggi, mentre leggete queste righe, e che sta per compiere ben dieci anni.
Grafica al top, sonoro da Oscar, narrazione degna di un film
Come già accennato un po’ più su, Electronic Arts sta dando fondo molte energie per confezionare un titolo che vuole passare alla storia per tutto quello che ha da offrire. Il comparto visivo si appoggia al valido Unreal Engine 3, almeno per la campagna del giocatore singolo (della modalità multigiocatore parleremo a parte) ma il vero salto di qualità è affidato ad un sonoro di prima categoria, che avrà il pregio di farci sudare freddo per l’immersione che garantisce. La storia, infine, fusa insieme tra la Storia (con la S maiuscola) a cui abbiamo tristemente assistito, e la piccola storia che ha coinvolto i soldati americani – e non solo – sembra essere sapientemente narrata. L’ingrato compito di raccontarci quanto terribile e devastante sia il conflitto in Afghanistan, è affidato ai soldati e ai commilitoni che si incontranno durante il gioco, appartenenti ai battaglioni di Rangers e Navy Seals dell’esercito degli Stati Uniti. Il gioco quindi promette di alternate autentiche battaglie moderne (seguendo i Rangers) e missioni di infiltrazione (specialità dei Seals).
La beta multiplayer targata DICE
Sebbene Medal of Honor sia atteso per il prossimo autunno, gli sviluppatori hanno concesso in largo anticipo una prova esclusiva ai più importanti canali di informazione. Per chi non lo sapesse, parallelamente alla modalità di gioco singolo, affidata ad uno studio interno di Electronic Arts, procede lo sviluppo del comparto multigiocatore, affidato ad un ben noto sviluppatore che, con il colosso di Redwood, è affiliato da anni. Stiamo parlando della casa di sviluppo Digital Illusion CE, meglio noto come DICE, ovvero gli autori dell’osannato Battlefield (di cui Bad Company 2 è la sua ultima incarnazione). Il curriculum di questi sviluppatori è semplicemente impressionante, e pensare che stiano dedicando anima e corpo al reparto multiplayer di un gioco molto atteso come Medal of Honor fa andare in brodo di giuggiole tutti coloro che attendono questo titolo. La garanzia di avere tra le mani un gioco epocale, tanto in single-player quanto nella modalità online, è sempre più concreta.
Per uccidere gli avversari l’Unreal Engine 3 non basta: ecco il Frostbyte
Il motore grafico utilizzato da DICE è l’ottimo Frostbite Engine, che promette un grado di realismo estremo tanto nelle meccaniche quanto nella fisica delle partite. Le previsioni sono quelle di rendere un cumulo di macerie ogni mappa a nostra disposizione. Sul piano prettamente visivo, pertanto, ci si attesta ad uno spettacolo di ordinaria amministrazione, dove animazioni, effetti volumetrici, schegge di mattoni e intonaco sono ben resi. Gli effetti sonori sono di prima categoria e bastano pochi minuti di intense sessioni multiplayer per esclamare “sembra proprio di essere nel bel mezzo di una battaglia!”. Le mappe sono ottimamente costruite e favoriscono ogni tipo di gioco: nella beta, per la precisione, abbiamo potuto scegliere tra il soldato d’assalto (il rifleman), quello con armamento pesante (special force) e il classico cecchino. Il ritmo di gioco, dunque, è molto frenetico e la sensazione di precarità della “vita” del soldato che si controlla è resa in maniera semplicemente ottimale. Anche in caso di dipartita la rinascita (respawn, in gergo) è quasi immediata e si è subito pronti per rientrare in azione.
Punti esperienza e carriera militare. Premiata la cooperazione
Gli appassionati o semplicemente coloro che non si lasciano scappare nessun Fps che contempli una modalità online, sanno bene che per mantenere l’interesse sempre alto, di questi tempi, bisogna ricorrere a piccoli stratagemmi. Electronic Arts impara l’arte dalla concorrenza e la fa profondamente sua attingendo a piene mani da quanto è stato mostrato da Guerrilla Games (Killzone 2), Activision (Modern Warfare) e Zipper Interactive (Mag). Se il capolavoro di Activision ha il merito di essere arrivato sulla piazza per primo e di aver gettato le basi per le moderne competizioni online, certamente Killzone 2 ha il merito di averne approfondito bene gli aspetti di evoluzione del personaggio e dei stili di gioco. La citazione sul titolo di Zipper Interactive ci sembrava opportuna per sottolineare il fatto che anche in Medal of Honor, analogamente al titolo esclusivo Ps3, i giocatori più cooperativi e quelli che si daranno man forte durante i deathmatch saranno premiati da più punti esperienza.
Attendere prego
E’ ancora troppo presto per esprimere dei giudizi positivi o negativi. Ottobre non è vicino ma neanche troppo lontano e da quel che ci è stato mostrato, la modalità multiplayer di Medal of Honor è sicuramente stabile, divertentissima, realistica senza guastare il divertimento e densa di piccoli orpelli che fanno grande uno sparatutto. Il grande assente, paradossalmente parlando, è il decantato Frostbite, il motore grafico che permette di radere al suolo qualunque costruzione ci capiti a tiro. Lo stato di “beta”, comunque, è indice di un lavoro tutt’altro che finito e rifinito, gli sviluppatori hanno ancora qualche settimana di tempo per confezionare il tutto e regalare alla storia e ai videogiocatori un altro titolo da non perdere.